"Lo Sconosciuto di Quella Notte" di Charlotte Lamb (Collezione Harmony)

Trama: Si può volere bene ad un uomo dall'età dell'asilo in poi, si può considerarlo l'eroe dei propri sogni, l'amico fidato, il fratello che non si è mai avuto, l'ideale di marito, in attesa che anche lui si accorga di noi, che smetta di trattarci come bambine, che scopra finalmente che siamo diventate donne... è quello che Magda fa con Tom, il medico di famiglia. Poi in una notte ventosa, dal nulla compare uno sconosciuto, Randall, arrogante, appassionato, selvaggiamente possessivo, che non indietreggia davanti a nessun inganno, a nessun tranello pur di sposarla... che vuole il suo corpo e non il suo cuore...


Commento di Lunaria: Ci risiamo, al solito, questa Autrice erotizza la molestia, la strafottenza maschile, la gelosia, il possesso, l'arroganza, la violenza sessuale. Randall è insopportabile: non esita ad usare il suo potere economico per ricattare il padre di Magda, alle sue dipendenze nella stessa ditta (anche se il padre di Magda ha commesso uno sbaglio) pur di sposare Magda, con tutto che lei è contraria e accetta pur di salvare il padre e la madre malata... e in quelle pagine, 76-77-78, è difficile non pensare alla celebre "monaca di Monza" di manzoniana memoria, Gertrude, che, pur di "far contento il padre", accetta di monacarsi contro la sua volontà...  E poi continue umiliazioni verbali e anche fisiche verso Magda, persecuzioni disseminate un po' per tutte le pagine, un'atmosfera pesante e plumbea per tutto il romanzo... Manesco, possessivo, stupratore e persino quasi omicida: ecco chi è Randall, "partorito" dalla penna di questa scrittrice che mi suscita sempre delle perplessità.

Anche in questo caso, come negli altri romanzi che ho letto, (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/10/la-torre-nel-bosco-di-charlotte-lamb.html)(https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/08/e-le-mura-caddero-di-charlotte-lamb.html)(https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/01/obbligo-damare-di-charlotte-lamb.html)(https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/03/il-ragazzo-della-spiaggia-di-charlotte.html)(https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2019/06/rapimento-di-charlotte-lamb-collezione.html)(https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2019/05/possesso-di-charlotte-lamb-collezione.html)(https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2018/05/notturno-di-charlotte-lamb-collezione.html) (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2023/01/conquista-dautunno-di-charlotte-lamb.html) Randall, odioso esattamente come i precedenti personaggi maschili, ha gli occhi grigi: evidentemente all'Autrice "gli uomini con gli occhi grigi" dovevano ispirare cose come "possesso morboso", "violenza sessuale" e "arroganza".

Il mio commento è il solito: i comportamenti maschili che trovate nei romanzi di questa controversa scrittrice di romanzi Rosa sono REATI. (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/11/non-e-amore.html)

Mi domando se una simile fissazione, nel continuare a presentare sempre lo stesso canovaccio, sempre lo stesso tipo di uomo possessivo, cinico e crudele, fosse dovuto a qualche trauma o violenza subita dall'Autrice...

Perché in tutti i romanzi che ho letto di lei, ad oggi, c'è sempre questo canovaccio: cambiano i nomi dei personaggi, i nomi delle città e delle "location" dove la storia è ambientata, cambiano i dettagli fisici delle protagoniste, ma l'andazzo è sempre quello lì, in quasi ogni pagina (come sempre, descritta nel dettaglio, con analisi psicologiche intensissime) fluttua lo spettro dello stupro e persino dell'omicidio passionale.

Alcuni stralci per dare un'idea dell'opera: si parte con una lugubre descrizione di Londra che fa quasi venire in mente la Londra di Jack lo Squartatore...

"Il vento che soffiava sul Tamigi, increspandone le acque cupe e facendo dondolare le barche ormeggiate che si urtavano cigolando, s'infilava a raffiche, gemendo, tra i rami spogli dei platani e gelava fino alle ossa i barboni addormentati nei vani delle porte. Nelle viuzze le insegne dei pubs oscillavano sui sostegni arrugginiti e le foglie morte danzavano in vortici con vaghi mormorii. Magda Hallam rabbrividì. "Londra è spettrale, la notte", mormorò."

Dopo che improvvisamente Magda, accompagnata dall'assistente sociale in quel quartiere malfamato di Londra, viene "approcciata" da alcuni giovani e baciata da quello sconosciuto prepotente che poi la rintraccerà, cioè Randall, iniziano subito le scene di stalking, così tipiche dei romanzi di Charlotte Lamb:

"Rossa per la collera, lei lo fulminò con lo sguardo, poi con un gesto rabbioso si tolse i guanti e li gettò nel laghetto. (...) Magda gli voltò le spalle e si allontanò a passo svelto, ma si accorse subito che lui la seguiva. (...) Era terrorizzata dalla sua espressione arrogante e dalla luce sardonica presente negli occhi chiarissimi. (...) "Devo chiamare una guardia e dirle che mi sta molestando?", lo affrontò."

"Sentiva su di sé gli occhi grigio chiaro che parevano due ferri roventi... la bruciavano, la marchiavano con il segno del possesso, la facevano tremare e sognare di poter sfuggire al loro sguardo..."

"Scappò a gambe levate giù per il viale (...) presto si accorse di essere finita in un angolo del parco, deserto e schermato da un filare di abeti. Allarmata, si fermò e si girò per tornare sui propri passi, ma lui le era alle spalle..."

"Lei era più che terrorizzata: era prigioniera di quella mano che, pure, non la stringeva, era incatenata da quegli occhi chiari, insistenti... (...) Alla fine le loro labbra si sfiorarono. A occhi aperti lei fissava il cielo senza vederlo, travolta da un'onda di emozioni dolcissime e terribili."

"E credo che sia per questo che mi piaci tanto. è più eccitante dare la caccia alla selvaggina in fuga che a quella che si arrende senza lotta!" La nota di crudeltà e di determinazione contenuta in quella voce indifferente le fece correre un brivido per la schiena."

Similmente ad altri romanzi lambiani, c'è di nuovo la scena della segregazione con Randall che chiude Magda in una stanza chiusa e commette quasi uno stupro:

"Qualcosa negli occhi chiarissimi di Randall le metteva paura. (...) Spaventata, agitata, lei si guardò in giro, ma la stanza non aveva altre uscite (...) lui si avvicinò facendola indietreggiare di nuovo, intimorita, e quando le sue mani l'afferrarono per le spalle emise un'esclamazione e alzò su di lui gli occhi verdi, supplichevoli. "No... per favore... no (...) Si dibatté, inarcando il corpo flessuoso. "Mi lasci! Mi lasci!" (...) La sollevò di peso tra le braccia come se fosse una bambolina (...) scelse quell'attimo per baciarla furiosamente. (...) Lei aveva chiuso gli occhi e stringeva le palpebre, ancora aggrappata a lui, rigida e contratta. Il bacio sembrò durare un'eternità e alla fine, quando lui rialzò la testa, lei non riusciva nemmeno più a respirare."

Magda, non avendo la forza fisica e morale per opporsi a queste molestie, perché nei primi capitoli quando lui le mette le mani addosso "lei è paralizzata dalla paura", le subisce, ad un certo punto "il suo corpo reagisce al tocco" (con la sua mente ben lontana dall'aver dato un consenso totale ed esplicito!) e a fine molestia si autocolpevolizza:

"Quando lui l'aveva fatto [baciarla] non solo non aveva protestato, ma aveva reagito alla passione con passione. Come faceva, quell'uomo, a renderla tanto sottomessa, tanto partecipe? Perché non poteva illudersi: non era stata una vittima passiva..."

A pagina 47 compare la minaccia di stupro; davanti allo sguardo libidinoso di Randall che la vuole "portare a letto" Magda "Si sentì soffocare: che volesse mettere in atto..."

"Una grande mano le si posò sulla gola e la costrinse a rovesciare all'indietro la testa"

"Lui le andò più vicino e le mise una mano sulla gola, accarezzandole il collo. Lei cercò di scostarsi, ma l'altra mano le era risalita sulla schiena e adesso la premeva contro di lui, tanto forte da immobilizzarla."

Adesso ditemi dove sarebbe "il consenso e il rispetto dell'altro" in queste pagine di Charlotte Lamb!

La cosa disturbante non è il fatto che una donna possa scrivere o avere fantasie di sottomissione o stupro (che piaccia o meno, esiste un masochismo femminile) ma che tale libro pieno zeppo di violenze sessuali e psicologiche a tinte maschiliste sia etichettato come "Romanzo Rosa" e non "Romanzo erotico a tinte esplicite sul masochismo femminile", come un romanzo in stile "Histoire d'O" (ovvero il masochismo femminile al suo apice). Voglio dire: chi (maschio o femmina) vuole andare a leggere scene di stupri, umiliazioni e violenze psicologiche o fisiche, a tinte più o meno esplicite, può già trovare queste cose in romanzi espliciti come "Histoire d'O" o nei romanzi di de Sade, per l'appunto, che sono stati scritti con l'intento di parlare proprio di quello e sono considerati romanzi sul sadomasochismo, non sull'amore (anche se O subisce quelle cose "per amore" più che non per godimento, componente che compare immancabilmente nei romanzi BDSM femminili odierni).

Quello che disturba e spiazza è il fatto che nei romanzi Rosa (quindi non "erotici, non BDSM") di Charlotte Lamb si ritrovino stupri coniugali ed umiliazioni\vessazioni della protagonista, che ovviamente subisce e si immola a mo' di agnello sacrificale perché incapace di sottrarsi, di reagire, di ribellarsi all'aguzzino, e che il tutto sia etichettato sotto la generica dicitura di Romanzo Rosa. Peccato che di romanticismo e spensieratezza, nei romanzi della Lamb, ci sia poco o niente, con protagoniste continuamente vessate, umiliate e in lacrime.

è un tipo di Rosa molto disturbante, insomma, che io definisco "Rosa di piombo" per il malessere che mi fanno provare durante la lettura (anche se ormai leggendo i romanzi della Lamb mi aspetto principalmente queste scene, ma quando lessi "Notturno" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2018/05/notturno-di-charlotte-lamb-collezione.html, il mio primo romanzo di Charlotte Lamb, non sapendo a cosa stavo andando incontro, mi causò veramente malessere quel romanzo); le trame "alla Charlotte Lamb" potrebbero spiazzare le lettrici che vogliono leggere atmosfere dolci e rassicuranti e non dover leggere certi "pugni allo stomaco" come lo stupro coniugale che compare a pagina 126:

"Si girò di nuovo, lentamente, verso Randall e sobbalzò: gli occhi grigio chiaro brillavano nell'ombra, fissandola. (...) Sentendolo muovere, lanciò un grido di protesta."No, Randall!... Non voglio.""Peccato per te. Io, lo voglio. Mi hai svegliato mentre stavo facendo un sogno bellissimo...""Lasciami!", insisté, divincolandosi. Per tenerla ferma, le forti mani di Randall strapparono la camicia da notte. (...) Senza parlare, lui finì di stracciare la camicia, gliela tolse con uno strattone, poi, trattenendola per i capelli con una mano perché non potesse muoversi, l'inchiodò al letto con il peso del proprio corpo. La baciò violento e cattivo come quella volta in auto, facendole male, e, appena prese ad accarezzarle il seno e più giù, lei si dibatté ancora, cercando di respingerlo, lo picchiò e lo graffiò. (...) "Mi fai male..." si lamentò lei (...) "E io ho voglia di farti male! (...) Il tuo corpo è qui e non mi scapperà!" (...) Quella notte, lei lo indovinava, non ci sarebbero stati né tenerezza né dolcezza né giochi d'amore, solo violenza e presa di possesso, quasi uno stupro." Ti odio", singhiozzò, sentendosi vittima vulnerabile, ma provando insieme una strana esaltazione. E non smise un attimo di resistergli, mentre lui si accaniva, feroce, a forzarle corpo e mente...Quando alla fine si staccò da lei, e sempre senza una parola, si girò su un fianco voltandole la schiena, le lacrime le scesero sulle guance. Era quello l'inizio della loro vita a due?"

 Alle pagine 131 e 132 Randall, completamente fuori di sé dalla gelosia, si mette a guidare "a velocità terrificante, sfiorando pericolosamente gli altri veicoli" e mettendo a repentaglio la vita di Magda, che "senza la cintura di sicurezza lei sarebbe finita contro il parabrezza".

"Lui si girò, la prese per le spalle e la fronteggiò, minaccioso, il viso arrossato e gli occhi che gli luccicavano come l'acciaio di una lama. "Quando ti ho comprata, ti ho comprata tutta!"

Quando Magda, tremante, è a letto, "Si rigirò in silenzio e in silenzio pianse finché non si addormentò."

è davvero incredibile come questa donna, al pari delle altre donne dei romanzi di Charlotte Lamb, subisca e pianga, pianga e subisca, senza chiedere aiuto, senza scappare, senza denunciare...

In alcune scene, quando il corpo di Magda "risponde ai baci e al tocco di Randall", poi lui le rinfaccia, anche senza usare quella parola, di essere una sgualdrina perché "sta provando piacere con lui, non con Tom" e non perde occasione per sfotterlo e umiliare lei: "Magda gli si appiccicò addosso e offrì le labbra a quelle di lui, esigenti, dure, cattive. Intanto pensava "che bello se Tom mi baciasse così!"(...) "Che cosa direbbe il tuo amato bene [Tom] se ti vedesse in questo momento?", le chiese, crudele. Per un brevissimo secondo lei restò assolutamente immobile, poi con un gridolino di disperazione, come quello di un gattino spaventato si tuffò fuori dall'auto e corse verso casa. Nell'atrio si fermò, addossandosi al battente e, le guance bagnate di lacrime, si disprezzò per il suo tradimento.

Aveva tradito se stessa e il suo amore per Tom, e il traditore era il suo stesso corpo, (...) che la trascinava a offrirsi, perché era questo che aveva fatto, a un uomo che odiava. (...) "Lo odio", mormorò in silenzio. "Lo odio e mi odio..."

"Se l'integerrimo dottorino fosse stato un po' più uomo ogni volta che ti ho messo le mani addosso mi avrebbe preso a sberle. Invece... non ne potevi più per la frustrazione. Non è vero, tesoro?"

Dopo che Magda, vittima del ricatto che Randall ha messo in atto contro il padre di lei, ha dovuto dire a Tom che "si deve sposare per obbligo":

"Lei andò alla finestra e rimase un momento a fissare il cielo grigio, poi riprese a preparare il pranzo, con gesti lenti, come se ogni movimento le causasse dolore. Randall tornò nel pomeriggio. (...) Lui le passò davanti, elegante e sicuro di sé senza nemmeno salutarla. Magda lo guardò con distacco, come se si trovasse in un'altra dimensione dello spazio, senza profondità, senza emozioni, in cui l'unica certezza era quella di avere perso Tom. (...) I suoi occhi [di Randall] erano sempre color acciaio e la sua bocca una piega dura. "Ti sposerò", gli rispose. Era stato facile: le parole non significavano più niente, per lei. Dalla sera prima la battaglia per vincere la sofferenza era stata dura, ma alla fine aveva vinto e adesso era calma, assente, in una specie di limbo. Lui la esaminò attentamente, in silenzio, poi la prese per le spalle con un gesto collerico. "Sembri la morte ambulante." (...) Fin dal loro primo incontro l'aveva pungolata, tormentata, fatta reagire come voleva lui e non come lei credeva che avrebbe reagito."

"Lui le stava sbottonando la camicetta. Poi, chinando la testa per posarle le labbra sulla pelle bianca, mormorò: "Non voglio il tuo stupido cuoricino sentimentale. Voglio il tuo corpo. E, dato che posso averlo solo col matrimonio, ti sposo."

Cercò di fargli rialzare la testa con la forza, afferrandola per i capelli neri, ma lui la strinse con cattiveria per le braccia, poi la baciò sulla bocca, lentamente, studiatamente, obbligandola a quella reazione dei sensi che non riusciva a dominare. Così che, quando lui si raddrizzò, sarebbe caduta, tanto era debole, se non l'avesse sostenuta. E tutto quello che poté fare fu di guardarlo con odio."

(...) "Forse non mi darai mai il tuo cuore, ma la tua mente è già mia... e presto avrò anche il tuo corpo." "Sei peggio di un negriero!" "Sì, se vuoi dire che voglio essere il padrone del tuo corpo", ribatté lui, senza nessuna vergogna.

 Quando Randall la porta a scegliere l'anello di fidanzamento, Magda non vuole neanche sceglierne uno, e Randall lo fa al posto suo, prendendo un anello con uno smeraldo, infilandolo al dito di Magda: "La pietra le pesava sulla mano, più della catena alla caviglia di una schiava" (...) In salotto, uno di fronte all'altro come due nemici, le prese la mano sinistra, le infilò lentamente l'anello all'anulare, rimase a contemplarlo per un attimo, sprazzo di luce verde sulla pelle bianca, poi chinò la testa e le baciò la mano. "Adesso sei mia", le disse, raddrizzandosi, e nella sua voce c'era una nota di trionfo. Lei si sentiva gli occhi colmi di collera amara."

A pagina 96 lui la picchia:

"Lui si incattivì: l'afferrò con brutalità e la baciò con tanta ferocia che lei sentì in bocca il gusto del sangue. Poi si mise a slacciarle la camicetta.  Lo respinse, ma inutilmente. "Smettila di agitarti. Ho pagato il diritto di fare quello che voglio, con te!"

Allora lei restò passiva, immobile, i sensi attutiti dalla collera, mentre lui la sbaciucchiava (...) l'accarezzava con labbra perverse. (...) "Posso riallacciarmi, o non hai ancora finito?", gli chiese, fredda. Lui le diede un ceffone. "Non parlarmi mai più con questo tono! E adesso vattene!" Gli occhi colmi di lacrime, lei ubbidì e corse in casa, stringendosi addosso il cappotto."

In tutta la scena del matrimonio, o meglio, una parodia di matrimonio, sembra di vedere un agnello condotto al mattatoio: "La musica dell'organo era assordante, il profumo dei fiori d'arancio nauseante... Gli si aggrappò al braccio per non cadere, pallida come una morta. Poi fu il turno delle fotografie sul sagrato, interminabili, e fu costretta a sorridere, a sorridere..."

Non pago, Randall le strappa il medaglione che Magda porta al collo con la foto di Tom, lanciandolo fuori dal finestrino della macchina, e distrugge, gettandolo a terra, il regalo di nozze di Tom: una delicata rosellina di cristallo in un minuscolo vaso d'argento.

Questa è la scena del primo rapporto sessuale durante "la luna di miele" a Venezia:

"Tirati su", le ordinò lui brusco e, dato che lei non si mosse, la prese per le spalle, la mise seduta e con un gesto solo le tolse la camicia facendola volare per terra." Magda si rifugia sotto le coperte e Randall "con uno strattone, gettò le coperte in fondo al letto e lei restò nuda, tramante e smarrita, sotto lo sguardo avido degli occhi grigi."

Cosa ci sia di "dolce e romantico" e come tutto questo si concili con l'idea di romanzo Rosa, nella prima volta di Magda, non è dato sapere, visto che tutto il preambolo ricorda uno stupro:

"Alzò una mano per picchiarlo, ma lui le fu sopra, schiacciandola contro i cuscini (...) le sue mani le facevano male". Solo quando "Magda si arrende smettendo di lottare", Randall "divenne più dolce, più delicato"

C'è da chiedersi se Charlotte Lamb conoscesse il reato di stupro coniugale e forse la risposta è no, dato che questo tipo di scene si ripetono in tutti i suoi romanzi che ho letto, e di continuo.

Che poi Magda (e le altre protagoniste di Charlotte Lamb) dopo essere state forzate "all'abbandono eccitato di tutti i sensi" (la parola è proprio quella, "forzandola") "dicano di sì e\o facciano qualche sospiro di piacere" non rende meno insostenibili questo tipo di pagine.

Quando Randall, poco dopo averla deflorata, si rende conto che Magda "sta pensando se sarebbe stato altrettanto bello con Tom", "imprecò e la maledisse e sibilò "Ti avevo avvertito! Dovrò schiacciarti questa testa dura per toglierti il suo ricordo?" E si accanì a baciarla come quella sera di una settimana prima, brutale e selvaggio, lasciandole il segno sulla pelle delicata. Lei si dibatté e lo picchiò con i pugni sul petto e sulla schiena, finché lui non smise e non si sollevò, il corpo una macchia pallida nella penombra." (...) "Mi viene già voglia di ammazzarti, qualche volta!"

Durissima anche la scena di Magda, svenuta per lo shock, in stato di gravidanza, salvata da Tom che la adagia sul letto e Randall che aggredisce Tom!, a pagina 142, mentre sbraita "Lei è mia, adesso! E sarà sempre mia! Non la lascerò mai andare, chiaro?"

Con tutto che Magda giace "pallida e disfatta", Randall sbraita e impreca, senza soccorrerla. A Tom non resta che replicare "Se Lei le farà ancora del male, sarò io che l'ammazzerò."

Magda implora Tom di andare via, lui tentenna perché ha paura che Randall l'aggredisca, ma lei insiste.

Quando Tom se ne va "Randall continuava a osservarla con occhi cupi, senza parlare. (...) "Torna a letto", le disse, secco, dopo un attimo. "Sembri mezza morta". Girò sui tacchi e uscì sbattendo la porta. Attonita, tremante, lei ricadde a sedere sul letto, ma alla fine si riscosse e andò in bagno a svestirsi. Mentre ripiegava le coperte, battendo i denti per una strana sensazione di freddo, le lacrime le inondarono il viso, e continuò a piangere in silenzio, senza potersi fermare, anche quando fu coricata, inerte sotto il lenzuolo gelido. La porta si riaprì d'un tratto e, tra le lacrime, lei vide Randall che la studiava con espressione implacabile."

Da qui in poi "Randall e Magda si chiariscono, lui le concederà il divorzio, ma lei non vuole, si amano entrambi e c'è l'happy end come se niente fosse."

Dopo che per tutte le pagine precedenti, abbiamo letto di lacrime, schiaffi, stupri coniugali...

Da pagina 146 in poi "i due scoprono di amarsi" e Charlotte Lamb ci fa sapere che "Magda si raddrizzò e gli occhi verdi lucidi di pianto e quelli grigi d'acciaio si incontrarono. E subito lei tornò a chinare la testa, mentre un delicato rossore le saliva al viso: la luce che tanto amava era di nuovo presente negli occhi grigi (...) timorosa di rivelargli il suo amore nonostante la visione di felicità che le balenava davanti, per non esporsi al suo scherno, se si fosse trattato di uno scherzo malvagio. La luce dello sguardo grigio era adesso una fiamma ardente, alta e pura, che si tuffava nel verde luminoso dei suoi occhi, le sfiorava, riscaldandole, le rosee labbra tremanti e la guancia gelida. (...) Randall disse: "Da quando ci siamo sposati ho aspettato, ogni notte, sperando di sentire la tua voce dirmi che mi amavi. Ma, e lo sai anche tu, non è mai successo." (...) "Stasera, poi, sono stato a un pelo dal saltargli addosso [a Tom] per ammazzarlo. Non ci vedevo più." "Anch'io ho creduto che mi avresti ucciso, quando hai cominciato a scuotermi in quel modo", gli confessò e rabbrividì di paura retroattiva." "Ero quello che avevo intenzione di fare e al diavolo tutti e due!" (...) "Lo baciò con passione, e lui la strinse ancora più forte a sé. "Totalmente, esclusivamente mia?" "Totalmente ed esclusivamente", ripeté con fervore."

Similmente alle recensioni precedenti, mi domando: quale era lo scopo di Charlotte Lamb? Fare una sorta di feroce parodia all'acido muriatico dei romanzi Rosa, divertendosi a dissacrarli? Esprimere una misoginia, anche inconscia, descrivendo donne vittime, deboli, perennemente piangenti e servizievoli al cospetto di despoti che molestano, stalkerizzano, sbraitano, stuprano e prima della fine "si ravvedono un pochino e confessano di amare"? Traeva piacere dal lasciare queste donne in balia di simili despoti? Si eccitava con quel tipo di uomo? Stava esorcizzando qualche trauma o violenza subita, descrivendo e rivivendo il trauma? Non è dato sapere...

Sono scene talmente vivide e "sentite" e quel particolare degli occhi grigi che torna in continuazione che ho come la sensazione che Charlotte Lamb abbia realmente vissuto, o meglio subito, certe scene o ci sia andata vicino...

I suoi romanzi sono davvero particolari e originali, rispetto ad altre Autrici di "Rosa standard" che si dimenticano a fine lettura, e trasudano un certo malessere inquietante...


Resta il fatto che questo "Lo Sconosciuto di quella Notte", al pari di tutti gli altri romanzi di Charlotte Lamb, è scritto benissimo, sintassi notevole, personaggi complessi e vividi, si ricorderà a lungo anche finita la lettura, ma presenta un rapporto uomo-donna che oggigiorno non è più possibile tollerare.

Se siete innamorate di uomini che "si comportano come Randall", se vi rivedete in Magda... il mio consiglio è di chiedere aiuto a qualche centro antiviolenza. 

Non è amore, non è sesso consenziente, è abuso, maltrattamento e violenza.

Poi, come avevo già detto: nei romanzi di Charlotte Lamb c'è "l'happy end", la protagonista non muore ammazzata durante un raptus di gelosia, alla fine lui "le sorride, l'abbraccia, la bacia, le dice che l'ama" e il romanzo finisce così, con un "e vissero felici e contenti" e tutte le angherie delle pagine precedenti sono dimenticate.

La vita reale, però, non è "un romanzo di Charlotte Lamb", nella vita reale le donne che si legano, anche per mancanza di autostima e masochismo, a quel tipo di uomini, fanno una brutta fine, delle volte.

Perciò: se vi riconoscete nelle "donne charlottelambiane", se subite quelle cose, è REATO, è VIOLENZA, E DOVETE CHIEDERE AIUTO.

LIBRI DA LEGGERE, PER PRENDERE CONSAPEVOLEZZA: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/11/non-e-amore.html



Dalla stessa Autrice: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/05/un-altro-uomo-unaltra-vita-di-charlotte.html


"La Canzone dello Zingaro" di Regan Forest (Harmony Emozioni)

Trama: Ah, il fascino della Scozia! Per una studiosa di storia antica come Laurie è il luogo ideale per una vacanza romantica. E in effetti tutto, più o meno, si svolge secondo le previsioni. L'atmosfera magica e ancestrale dei luoghi celtici, il mistero di Loch Ness, la gente ospitale e l'incontro con Eric, un bellissimo ragazzo dalle origini gitane con il quale Laurie intreccia una coinvolgente storia a base di passione, danza e musica. Musica? Certo, anche molto convincente e persuasiva...  Ma cosa nasconde Eric? Chi è veramente?

N.B: Il termine "zingaro", usato di continuo anche nei romanzi, è considerato dispregiativo, così come è stato caricato, nell'uso che se ne fa, di pregiudizi e denigrazione razzista. Il termine corretto è Romanì, che prevede diversi "gruppi": Kalè, Manouches, Kale, Romanichals, Sinti.  I 5 gruppi principali sono suddivisi in centinaia di sottogruppi, con una propria specificità culturale, etica e complesso di regole vincolanti (chi non le condivide viene estromesso) e un proprio dialetto. Ogni gruppo quindi rappresenta una realtà a sé stante, e non va confusa "con un unico termine", come si fa sempre. Si possono distinguere i Rom in base ai mestieri che esercitavano un tempo; qui ne elenco qualcuno:

Rom Lautari -> musicisti

Rom Lovara -> allevatori e commercianti di cavalli

Rom Argintari -> lavoratori di argento

Zlatari, Aurari -> orafi  

Rom Kalderasa -> lavorazione del rame

Rom Ursari -> ammaestravano gli orsi; erano anche artisti ambulanti e acrobati da circo.

Rom Keramidara -> fabbricanti di mattoni e ceramica

Rom Setara -> produttori di setacci e cesti in vimini

Rom Colara -> venditori di tappeti

Rom Machvaja -> chiromanti, astrologi e narratori di leggende.


Commento di Lunaria: Avevo già letto romanzi Rosa con protagonisti gitani:

https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/03/per-lamore-di-un-gitano-di-anne-mather.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/02/fascino-gitano-di-rebecca-winters.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/03/una-zingara-sotto-la-luna-di-sheila.html



 E mi era capitato di vederne anche di più voluminosi, ambientati nell'Ottocento o nel Rinascimento.

Alcuni anni fa avevo studiato una storia e il folklore del popolo Rom e lo avevo trovato piuttosto interessante, oltre a capire le origini storiche della discriminazione. Devo dire che i romanzi Rosa che ho letto, pur trattandoli sinteticamente, inseriscono, in modo pertinente, diversi elementi tipici della cultura Romanì. "La Canzone dello Zingaro" si concentra molto di più sul rapporto d'attrazione, un vero colpo di fulmine, tra Laurie ed Eric e sui malintesi che sorgono tra loro, ma lascia sullo sfondo tutto il contesto del pregiudizio razziale e tratta sinteticamente gli elementi culturali, messi lì di contorno, ma i protagonisti risultano ben caratterizzati dal punto di vista emotivo. In compenso, sono molto suggestive le descrizioni dei luoghi celtici e per tutta la prima parte del romanzo l'Autrice gioca molto sul "magia o no" per descrivere Eric, quasi come se il paesaggio ancestrale scozzese contribuisse ad enfatizzarne il fascino magico e magnetico. Non può mancare l'immancabile cavallo che compare sul finale, peraltro un riferimento veritiero: infatti, nei secoli passati, i Rom erano considerati degli eccezionali allevatori di cavalli. Bellissima la scena d'amore nella grotta, davvero idilliaca.

N.B: L'Autrice ha scritto anche l'eccezionale "La Casa dell'Incubo" (1989), tra i miei Intrigue preferiti.

https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/02/la-casa-dellincubo-di-regan-forest.html


Gli stralci più belli:

"L'indomani, un sole pallido riscaldava l'aria fresca che spirava dal mare. (...) il dolore che [Laurie] provava offuscò in parte la sua eccitazione nel vedere di persona il circolo di pietre verticali che costituiva il sacrario di antichi riti celtici. Nell'aria percepiva strane vibrazioni. I raggi del sole filtravano attraverso gli alti rami delle querce. Le pietre, fredde e immote, erano coperte di muschio. Una quercia secolare si staccava dalle altre, e le sue foglie sussurravano oscuri e terribili segreti legati ai culti dei Druidi, che alla sua ombra avevano praticato sacrifici pagani. Gli spiriti dei morti aleggiavano sui prati silenziosi e tranquilli per le colline e lungo il ruscello."

"I resoconti di sacrifici umani e magia nera la facevano rabbrividire. Si sapeva così poco dei Druidi, non essendoci testimonianze scritte delle loro dottrine! Ma le forze magiche che avevano dominato il loro mondo si sentivano perfettamente su quell'isola. Un'isola la cui storia era carica di incantesimi, leggende e spiriti... gli stessi spiriti nei quali Eric sosteneva di credere. I bardi un tempo sapevano incantare le persone con la melodia della loro musica..."

"Una folata di vento gelido soffiò dall'oceano. Laurie si tenne il cappuccio sulla testa con la mano, mentre con l'altra continuava a stringere quella calda e rassicurante di Eric. Non c'erano viottoli che conducessero giù per la scogliera, ma dopo poco che camminavano, appena sotto uno spuntone roccioso, comparve l'imboccatura di una grotta. Eric vi si infilò, quasi trascinando Laurie con sé. Il rumore della pioggia s'interruppe bruscamente. L'interno della grotta era grigio e asciutto: dall'imboccatura filtrava la luce, offuscata da spettrali strati di nebbia. (...) Laurie rimase in silenzio. La luce della candela sul viso di Eric lo faceva apparire ancora più bello di quanto l'avesse mai visto. La camicia rosa brillante, che lasciava intravedere una porzione del suo petto abbronzato e le sue braccia muscolose, catturava effettivamente lo sguardo. Nel biancore spettrale che rischiarava la grotta, gli occhi di Eric erano chiarissimi e, quando fissarono quelli di Laurie, parvero trasferire in lei un qualche segreto potere. (...) Il desiderio che divampò istantaneamente nel corpo di Laurie fu per lei una sensazione completamente nuova e sconvolgente. I battiti del cuore di Eric si mescolavano ai suoi e avevano lo stesso ritmo forsennato. La mano di Eric superò agevolmente le barriere di seta e pizzo per continuare la sua esplorazione, mentre non smetteva di baciarla. "Eric mi sto sciogliendo..." "Lo sento", sussurrò lui, "Ma non preoccuparti. Con me sei al sicuro."

"Eric? No, impossibile! Laurie doveva essere rimasta vittima di uno degli incantesimi che aleggiavano su quel luogo magico e spettrale. Lo zingaro che cavalcava verso di lei non poteva che essere un'apparizione, uno scherzo della fantasia."

"Sposiamoci", disse Eric, sfiorandole le labbra con le proprie. "Che gli spiriti del buio si prendano la mia anima se tu dovessi mai pentirti anche per un solo istante di avermi scelto come marito." (...) Le promise con voce carica di emozione "E questa sera, vedrai, amore mio... Nel cielo splenderà per noi una luna gitana..."

Bibliografia consigliata:

Questo libro dimostra che diverse cose che "sono state spacciate come musica classica inventata dai musicisti austroungarici" in origine erano musiche composte e suonate da artisti Rom che si esibivano nelle piazze cittadine... il Flamenco lo hanno inventato loro... erano maestri nell'arte orafa e nell'allevamento dei cavalli o nel suonare, praticamente imbattibili... Con l'avanzare dell'industrializzazione e la scomparsa "della vita contadina" che si è avuta nel Novecento, sono stati progressivamente espulsi dal mondo del lavoro e ancora più relegati all'angolo, col risultato che oggigiorno il 98% delle persone che li detesta e crede che "siano parassiti incapaci di lavorare" NON SA che prima del Novecento i Rom lavoravano, eccome se lavoravano, avendo di fatto il monopolio in questa o quella professione... Il continuare a ignorare, e al far ignorare, una VERA storia del popolo Rom, serve proprio a fare pensare, alla massa, che "quelli lì non hanno mai fatto niente nella Storia" quando un contributo culturale i Rom l'hanno offerto eccome. 

A questo aggiungo che i Rom hanno diversi miti e leggende molto interessanti che potete leggere in questi libri. 


Per curiosità: negli anni '60, a Castellanza (Varese) i Rom erano chiamati "gli strolighi" e questa cosa mi è stata testimoniata da mia madre. Non sono riuscita a risalire all'etimologia del termine... forse, mi è stato suggerito, deriva da "astrologi", con riferimento al fatto che i Rom praticavano la divinazione. 

APPROFONDIMENTO: LA PERSECUZIONE CONTRO I ROM E LE ORIGINI STORICHE DEL PREGIUDIZIO 

 Il termine "zingaro" è dispregiativo. Deriva dal nome di una setta manichea, gli "Athingani", detti anche "Atsingani" o "Atsinganoi", "colui che non vuole essere toccato"; il termine generò "Tzigani", "Zingani", "Sigani", "Zingari". Gli Atsingani facevano parte di una setta eretica che rifiutava il contatto fisico, praticava la magia, conduceva vita itinerante. Già nel 1323 iniziò a circolare l'idea che fossero "della razza di Chaym"; non è chiaro se ci si riferisse a Cam o Caino, comunque la connotazione resta negativa. Vennero anche chiamati "Gypsy" o "Egiziani", termine derivante dal Monte Gype, noto come "Piccolo Egitto", nel Peloponneso. Nei Principati Rumeni o Danubiani le comunità Romanès furono spesso schiavizzate: già nel 1340 nobili serbi donarono alcune famiglie Rom al monastero della "santa vergine di Tismana" nei Carpazi. La schiavitù dei Rom è durata per oltre cinquecento anni; fu abolita nella metà del XIX secolo. In Ungheria erano schiavi anche i "Saraceni" ovvero i musulmani, e gli Ebrei Cazari, finché non si convertirono al cristianesimo. Nel 1445, Vlad Dracul portò con la forza dalla Bulgaria alla Valacchia circa 11.000-12.000 persone "che sembravano egiziani". I Rom venivano usati come forza-lavoro non retribuita dallo Stato, dalla Chiesa o dai Boiardi; il termine "tigan", da "Atsingani", diventò sinonimo di "schiavo". Esisteva tutta una divisione per gli schiavi: schiavi domestici, dei campi, della corona, dello Stato, della Chiesa ecc. Comunque, qualche schiavo riusciva ad emanciparsi, per esempio nel 1595 Stefan Razvan, riuscì a diventare un boiardo e poi principe moldavo. Anche la Chiesa perseguitava i Rom: per via della divinazione, soprattutto chiromanzia, danze, lavorazione dei metalli, le comunità Romanès vennero accusate dalla Santa Inquisizione. Vennero perseguitati anche per il colore della pelle scura, che in quel periodo era associato al diavolo. Queste erano alcune delle pene previste per i Rom: allontanamento, fustigazione pubblica, marchio a fuoco, taglio del naso e delle orecchie, galera, impiccagione. Il "girovagare" e il fermarsi in zone di confine nelle foreste o sulle montagne derivava proprio dal fatto che erano cacciati ovunque; nel 1646, a Berna, era legale "abbattere o liquidare personalmente con bastonate o con arma da fuoco gli zingari". Ancora prima, nel 1498, Massimiliano I d'Asburgo aveva concesso il "diritto a chiunque di ammazzare e bruciare gli zingari". Nel 1749 in Spagna furono organizzate retate e il Vescovo di Oviedo sosteneva che la scomparsa dei "Gitanos" era "un servizio da rendere a Dio." Più tardi, quando si smise di ucciderli a vista, si cercò di "rieducarli" proibendo i loro vestiti, cibi, lingua, mestieri come il commercio di cavalli o la lavorazione di metalli. Fu in questo periodo che presso i Calé nacque il flamenco, che veniva usato per comunicare ed esprimersi, visto che era proibito usare la loro lingua (Nota di Lunaria: provvedimenti simili sono stati usati anche contro i Curdi. La Turchia ha varato leggi che proibivano persino la loro lingua, anche quella da usarsi tra genitori e figli!) 

Il termine corretto non è "zingari" è Romanì, che prevede diversi "gruppi": Kalè, Manouches, Kale, Romanichals, Sinti.  I 5 gruppi principali sono suddivisi in centinaia di sottogruppi, con una propria specificità culturale, etica e complesso di regole vincolanti (chi non le condivide viene estromesso) e un proprio dialetto. Ogni gruppo quindi rappresenta una realtà a sé stante, e non va confusa "con un unico termine", come si fa sempre. Si possono distinguere i Rom in base ai mestieri che esercitavano un tempo; qui ne elenco qualcuno:

Rom Lautari -> musicisti

Rom Lovara -> allevatori e commercianti di cavalli

Rom Argintari -> lavoratori di argento

Zlatari, Aurari -> orafi  

Rom Kalderasa -> lavorazione del rame

Rom Ursari -> ammaestravano gli orsi; erano anche artisti ambulanti e acrobati da circo.

Rom Keramidara -> fabbricanti di mattoni e ceramica

Rom Setara -> produttori di setacci e cesti in vimini

Rom Colara -> venditori di tappeti

Rom Machvaja -> chiromanti, astrologi e narratori di leggende.

Onde evitare il perpetrarsi di stereotipi e pregiudizi contro i Rom, sfoggiando la propria ignoranza, per lo più, suggerisco di leggere questi libri prima di "parlare a vanvera" su un argomento che il 99% di chi parla "contro gli zingari" ignora totalmente:



Per quanto riguarda il genocidio compiuto dai nazisti, detto "Porrajmos", forma sostantivata del verbo "Porav-", "divorare, ingoiare", si calcola che furono almeno 500 mila i Rom e i Sinti massacrati. Altri termini usati dai Rom per definire il loro genocidio sono stati "Samudaripen", "Samudaripé", "Baro Romanò Meripen", "La grande morte". Ovviamente prima del nazismo vero e proprio, erano già uscite pubblicazioni "pseudo-scientifiche" che catalogavano le razze in base alla loro presunta inferiorità etnica. Gli "zingari" vennero marchiati come inferiori da "studiosi" come Gonineau o Galton (padre dell'eugenetica) e questo fu il preludio alla politica di sterminio. Termini come "igiene razziale, razza ariana, piaga zingara" iniziarono a circolare. Il nazismo si appoggiò al darwinismo sociale per giustificare la superiorità della razza bianca su quella nera e di quella ariana su tutte le altre razze bianche. I Rom vennero rinchiusi nei campi di concentramento dove si moriva per fame, per stenti, per lavoro. Le donne venivano sterilizzate e venivano compiuti esperimenti scientifici. Quello che sanno in pochi è che Rom e Sinti militarono nelle file partigiane: Amilcare Debar, Walter Vampa Catter e Giuseppe Catter, Renato Mastini, Lino Ercole Festini, Silvio Paina. Le comunità Sinti e Rom vennero perseguitate ovunque: in Croazia dagli Ustascia, in Belgio, Olanda, Moravia, Romania, Polonia, Norvegia, Lussemburgo, Danimarca, Svezia, Finlandia, Francia, Grecia, Estonia, Lettonia, Lituania, Ucraina, Bulgaria, Ungheria, Slovacchia, Albania. Ovviamente non si sono mai risarcite le vittime del Porrajmos, perché si accampano vari pretesti per negarne il genocidio. (idem dicasi per Gay o Testimoni di Geova, perseguitati e internati anche loro. Nota di Lunaria)  Anche il termine attuale di "campo nomade" è figlio della mentalità nazi-fascista: "campo" rimanda a "campo di sterminio", un luogo "distaccato" dalla società. "Nomade" non specifica il nome dell'etnia e rimanda a "non nominato, non esistente". Non a caso i campi nomadi vengono ubicati in luoghi degradati e malsani e nei mass media si presentano sempre gli stessi stereotipi, che serviranno a rinforzare l'illegalità. Gli stereotipi servono a semplificare la realtà e chi li coltiva è interessato solo agli aspetti negativi, tutto il resto non esiste. 

CURIOSITà SUI ROM E BELLE IMMAGINI 








Sara La Kali, una santa molto venerata dai Rom; in realtà trattasi di un'antica Dea, poi cristianizzata.

Un indù mi ha confermato che Sara La Kali è la fusione di tre Dee indù (e i Rom probabilmente erano originari dell'India): 

"Sarasvati\Lakshmi\Kali = Sara La Kali", per l'appunto.


"Falso Nome per Amarti" di Claudette Williams (Intimità)


Trama: Chi era Miria White? Ora pura e ingenua, ora cortigiana seduttrice, la figura di quella splendida ragazza era avvolta nel mistero e Lord Christopher non poteva, non doveva fidarsi di lei... anche se per merito di quella misteriosa fanciulla che lo ha soccorso, suo fratello William è sano e salvo... Eppure per Miria sarebbe stato semplice confessare la sua identità e riportare Christopher al rispetto dovuto ad una lady: ma lei voleva qualcosa di più e continuando nella sua finzione avrebbe raggiunto la felicità o conosciuto l'amarezza?  E la situazione si complica quando un vecchio pretendente di Miria, Roland, ricatta Miria: o lo sposerà o lui rivelerà a tutti che Christopher è un contrabbandiere... come farà Christopher a dimostrare la sua innocenza?


Commento di Lunaria: "Falso Nome per Amarti" è un romanzo Rosa "retrò" (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/08/intimita-copertine.html) per i nostri standard, sullo stile dei Romanzi della Rosa. Eros praticamente assente e abbracci puritani, una leggera spolverata di intrigo, il lieto fine.  Le pagine che mi sono piaciute di più sono quelle del primo capitolo, quando Miria fugge dal padre che vorrebbe imporle il matrimonio con Roland perché crede che lei "non sia più illibata"; la fanciulla fugge a cavallo, scortata dal fedele stalliere, e si trova a dover attraversare la campagna al chiarore della luna; stralci molto suggestivi con echi da romanzo gotico di fine Settecento. Il titolo originale è "Myriah", inspiegabilmente italianizzato in "Miria" nella traduzione.


Gli stralci più belli: 

"Ormai cavalcavano da tre ore e si avvicinavano alla loro destinazione. Ma le nuvole scure che a tratti velavano la luce della luna sembravano decise a invadere le campagne e la strada. (...) Finalmente la nebbia si diradò un poco e questo permise loro di vedere un crocicchio con delle indicazioni. (...) La nebbia svanì del tutto mentre si addentravano nelle paludi, mostrando le sagome degli alberi cupe nell'oscurità. La stanchezza cominciava a giocare brutti scherzi a Miria, suscitando in lei delle strane sensazioni di paura... (...) L'istinto le diceva che qualcuno era in pericolo. Distinse l'ombra di un cavallo senza cavaliere, e senza parlare gli si avvicinò. C'era un uomo per terra, e lei, scesa di sella, gli si inginocchiò accanto."



"Analisi Pericolosa" di Jenna Ryan (Harmony Emozioni)

Trama: L'ospedale psichiatrico dove lavora Nikita è teatro di un orribile omicidio. è proprio lei a rinvenire il cadavere di un'infermiera orribilmente martoriato ed è sempre lei che insieme alla polizia conduce le prime indagini. Daniel, il poliziotto a cui è stato affidato il caso, è ben deciso a non tralasciare alcun indizio. Finché inaspettatamente non avviene un altro misterioso assassinio: perché non è riuscito ad evitarlo? E perché sembra che...?


Commento di Lunaria: Dopo alcune pagine promettenti, "Analisi Pericolosa" perde un po' di ritmo e suspense. L'ospedale psichiatrico, che avrebbe potuto essere una location terrorizzante e adatta ad un thriller, non viene sfruttato nelle sue potenzialità, anche le pagine sugli omicidi si mantengono su toni stringati. Quasi assenti le scene d'amore. Non me la sento di bocciarlo perché qui e lì c'è qualche frecciatina nei confronti della psichiatria visto che la nonna di Daniel è stata fatta morire da uno psichiatra (e un'Antipsichiatrica come me non può che approvare queste frecciatine al vetriolo contro "l'intoccabile psichiatria") ma non è così emozionante e thrilling come pensavo a prima vista. Un romanzo nella media, insomma, che comunque ha la particolarità di essere critico nei confronti della psichiatria, anche se la critica è espressa in sintesi. Il che conferma che i romanzi Rosa si possono davvero occupare di tutto, dai temi storici all'Antipsichiatria.


Gli stralci più belli:

"Problemi", ripeté lui con tono sarcastico. "Voi psichiatri vivete grazie ai problemi degli altri, ne create anche quando non ci sono e alla fine i vostri pazienti sono così confusi da non riuscire nemmeno a ricordare i loro nomi. (...) Era una donna vitale e in salute, ma il suo dottore le riempì la testa di stupidaggini, la inserì in un programma sperimentale, le fece un sacco di esami, la imbottì di farmaci e le disse di cercare nel suo subconscio le risposte alle domande asinine che lui le rivolgeva. (...) Dopo la sua morte si rivolse ai familiari per chiedere altro denaro."

"In quell'attesa che le sembrò eterna la mente le si affollò di pensieri e immagini. Quella donna aveva del sangue alla base della gola e il suo indice destro era rotto, proprio come nel caso di Laverne. Perché? Quale mostro accoltellava una persona, le rompeva un dito e vi arrotolava una ciocca di capelli?"

"Con il cuore che le batteva all'impazzata procedette ancora finché non sentì in modo chiaro dei passi dietro di lei. Si girò, ma vide solo un dedalo di corridoi che si diramavano in una dozzina di direzioni differenti. (...) Non fece in tempo a finire la frase che qualcuno la colpì con violenza. Si accasciò a terra, intontita dalla botta e da un odore nauseante."

"Mia nonna aveva ragione. La vita è dura e nessuno psichiatra al mondo può cambiare questo fatto."


Nota di Lunaria: per approfondimenti su una storia criminale della psichiatria, vedi


Per curiosità: uno dei cd dei Lacuna Coil, "Delirium" è ispirato ai manicomi; mi è piaciuto molto





"Rosa d'Inverno" di Kathleen Woodiwiss


Trama: Inghilterra 1792. Il Signore di Saxton è potente, cavalleresco, crudele, appassionato, ricchissimo. Cela sempre il suo volto con un cappuccio di cuoio: perché in un incendio è rimasto sfigurato, e nessuno riesce a levare lo sguardo su di lui senza ripugnanza e orrore. La tenera e bella Erienne, venduta al miglior offerente dal padre avido e sommerso dai debiti, è appena diventata sua moglie, e trema al pensiero dell'intimità che presto sarà costretta a concedergli... Intanto, una serie di misteriosi omicidi sconvolge la contea.  Ed Erienne è perseguitata dal tenace Christopher Seton, che si è innamorato di lei, a prima vista...


Commento di Lunaria: "Rosa d'Inverno" è un monumentale romanzo Historical Romance (486 pagine!) davvero eccezionale e tra i migliori che ho letto. La mole, a prima vista, potrebbe dare l'impressione di un romanzo prolisso e noioso, ma il ritmo è avvincente per tutte le 486 pagine, con splendide descrizioni paesaggistiche, spesso venate di tinte gotiche (la brughiera, i boschi notturno dove cavalca il cavaliere oscuro, il castello di Lord Saxton con i suoi corridoi oscuri e paesaggi segreti per i quali l'indifesa Erienne si aggira, che non può non ricordare i celebri "Il Castello di Otranto" e "I Misteri di Udolpho"), che faranno la gioia degli appassionati dei romanzi di Ann Radcliffe. Personaggi indimenticabili, vividi e complessi, una trama particolareggiata e appassionante, densa di un notevole colpo di scena, roventi scene erotiche. In conclusione: "Rosa d'Inverno" è un capolavoro e Kathleen Woodiwiss merita la corona di Regina dell'Historical Romance, anche un gradino sopra la già eccezionale Barbara Cartland. Certo, ci si impiega mesi a leggerlo tutto, ma ne vale la pena e non vedo l'ora di leggere anche gli altri romanzi di Kathleen Woodiwiss: "Come Cenere nel Vento", "Shanna", "Petali sull'Acqua" e "Il Lupo e La Colomba".


Gli stralci più belli:

Nota: il libro si apre con una bella poesia, penso composta dalla stessa Autrice

Vermiglio un fiore tra neve d'inverno\fuor di stagione nel gelo eterno\come di bella dolore e scherno\bene al riparo presto è spuntato\dei rossi petali freschi aureolato\come frammento di cuore spezzato\della fanciulla che aspetta ogni giorno\del cavaliere lontano il ritorno\stanco di guerre, di cacce e frastorno.\Non morirai là nella brughiera,\rosa d'inverno: sorridi e spera,\il vero amore non è una chimera.

***

"Le colline erano battute continuamente dal vento, con scarsi alberi contorti. Nelle valli più profonde, protette, le querce erano alte e antiche, con i rami che si stendevano sopra la sua testa, e ai loro piedi un tortuoso sentiero di foglie miste e rami secchi rendeva difficile il cammino alla sua cavalcatura. Nel tardo pomeriggio fu presa da una grande stanchezza e cominciò ad accarezzare l'idea di cercarsi un riparo. Spingendosi lungo uno stretto sentiero su per un pendio alberato, si fermò un attimo a contemplare il paesaggio. Da qualche parte davanti a lei l'abbaiare dei cani cominciava ad affievolirsi e le giungeva ovattato dalla nebbia che calava. Era un rumore piacevole, poiché significava la vicinanza di gente civile. Improvvisamente nel silenzio un sasso rotolò oltre il punto dove lei si trovava facendola sobbalzare. Col cuore in tumulto, si guardò attorno scrutando fra le tenebre sempre più fitte per trovare il luogo da cui il sasso era precipitato. Non vide niente, ma non riuscì a togliersi dalla mente l'impressione che ci fosse qualcosa. (...) Il grido di paura di Erienne si spense improvvisamente quando urtò la riva pietrosa. Picchiò la testa contro un masso coperto di muschio e un lampo accecante di dolore le balenò nel cervello. Lentamente la luce si spense e calò una profonda oscurità. Vide le scure sagome degli alberi sopra di lei, confuse e agitate come attraverso un velo d'acqua. (...) Erienne scivolò sprofondando nell'acqua freddissima e la sensazione di gelo la fece boccheggiare."

"Era completamente atterrita da quell'uomo mascherato che ora era suo marito, e non era affatto certa che la loro destinazione non fosse un luogo infernale. Il pensiero continuava a girarle vorticosamente nella testa. (...) Avvicinandosi a Saxton Hall, la strada seguiva la cresta di una collina (...) Il cielo appariva rosato verso occidente all'avvicinarsi del crepuscolo e, a distanza, la scura sagoma del castello si stagliava in netto contrasto contro le soffici nubi rosate che si ammassavano all'orizzonte. Molto al di là di quello, una stretta striscia di mare luccicava come un zaffiro incuneato tra le colline. La carrozza si infilò nella valle, portandoli più vicini a quella specie di cripta che certamente sarebbe diventata la sua prigione. Le paura le stringeva lo stomaco in una morsa di ansia, e niente avrebbe potuto alleviare la sua trepidazione. Era in preda all'orrore più violento, e non c'era via di scampo."

"Per essere una persona così evidentemente impedita nei movimenti, Lord Saxton sembrava a volte essere in grado di muoversi senza fare il minimo rumore, come uno spettro o un'ombra della notte. Ed era proprio di notte che l'inquietudine la rendeva nervosa, quando all'improvviso lo trovava nella stanza, con quella vuota maschera inespressiva verso di lei, senza neppure un barlume di luce visibile dietro quell'orribile mezzo sorriso."

"La luna, alta e brillante, circondava di un alone argenteo le nuvole color ebano e giocava con un fugace, fantastico, mutevolissimo disegno di ombre e luci attraverso le colline. Una brezza marina spazzava la terra, arruffando le cime degli alberi e agitando la vegetazione della brughiera."

"Con ira, Erienne diede un calcio a un piccolo ciottolo davanti a sé. Il sasso rimbalzò in avanti, costringendola a guardare un punto vicino al muro dove una tenue macchia di colore spiccava sulla monotona distesa di neve e contro il grigio opaco e il marrone spento dell'intricata boscaglia. In quel punto, derelitta e tremante sotto le raffiche di vento, era spuntata una piccola rosa scarlatta. Il cespuglio era piccolo e spoglio, e aveva un solo fiore che, per miracolo, aveva dischiuso la sua bellezza nel cuore dell'inverno. Quasi intimidita, Erienne prese il fragile bocciolo tra le mani e si chinò per annusare la delicata fragranza che si sprigionava dai suoi petali cremisi. Da un tempo remoto, quando i suoi sogni avevano cullato la splendida illusione di un principe che le offrisse una rosa come pegno del proprio amore, le tornò alla mente una leggenda: una rosa che sboccia d'inverno reca la promessa di un amore vero."

"Una sera caddero grandi, compatti fiocchi di neve e, all'alba, piogge leggere velarono il cuore della brughiera, poi presero a scorrere in rivoli cristallini lungo le solide, rocciose facciate delle scogliere a picco sul mare."










Vedi anche https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2023/12/il-lupo-e-la-colomba-di-kathleen.html


''Riaccendi la tua lampada, Gipsy'' di Liala

Trama: Gipsy, fanciulla bella e felice, si trova un giorno davanti a una rivelazione dolorosa che sconvolge la sua esistenza. Ma quando si è ormai convinta che la sua vita andrà sempre avanti così, senza luce né felicità, incontrerà un uomo che attraverso la dedizione e il sacrificio riuscirà a farle capire i suoi veri sentimenti... Gipsy credeva che la luce della passione si fosse spenta, ma non era così...


Commento di Lunaria: uno dei romanzi più intensi di Liala, con una protagonista , Gipsy, davvero indimenticabile. Ritorna il tema caro a Liala, quello delle due sorelle inseparabili, già comparso in "Bisbigli nel piccolo mondo" (Chantal e Dagmar https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/06/bisbigli-nel-piccolo-mondo-di-liala.html), visto che Gipsy, che è stata adottata, ha un legame molto intenso con la sorella Diletta, tanto da rinunciare all'uomo che ama, Luca Zoldan, quando anche Diletta le confessa di amarlo. Gipsy fuggirà da quella famiglia benestante e così attenta alle apparenze, che le ha nascosto la verità, quando la madre adottiva la rinnega, trovando accoglienza, aiuto e affetto in Marcel Sand, l'avvocato maturo che saprà rispettare Gipsy fino alla fine, rinunciando a lei e autocondannandosi alla solitudine. Al solito, Liala dipana l'intreccio della trama alternando pagine di intenso ritratto psicologico e grande intensità drammatica a pagine con toni e scene umoristiche e frivole, il marchio di fabbrica dei suoi voluminosi romanzi.


Gli stralci più belli: 

"Avevano infilato via Lorenteggio, una via che rivelava ancora, in certi punti, di essere stata la periferia di Milano. La campagna lombarda era totalmente cheta sotto un pallido cielo privo di opinioni: a levante vi era un ammasso di nuvole scure, a ponente era tutto azzurro. [Gipsy] si era distratta e guardava la campagna. Era bella, tranquilla e tutta tenera di erbe nuove.  Nei prati c'erano rivi che andavano da tutte le parti.  La strada correva a livello di una teoria di prati. Ma oltre a quei prati, vi era un balzo e pareva vi fosse un'immensa, altrettanto pacifica vallata. Nella vallata, tra pioppi e gelsi, correvano altri rivi. Nel sole, tutto luccicava: ma dove non giungeva il sole, e vi erano campi che parevano allagati, l'impressione che la natura dava era di palude. Ora bella ora no, la pianura lombarda si offriva allo sguardo ricca e tranquilla.  Poi Zoldan svoltò: un poco d'acqua a sinistra, in abbastanza ampio letto: a destra, poco più largo di un metro e mezzo, un altro canale: e pareva, quell'acqua, la freccia indicatrice che doveva guardare quel curioso fabbricato a un solo piano e a mattoni. (...) Non lontano il Naviglio Grande forniva acqua a quei due corsi e giù dove la strada secondaria si biforcava, correva proprio lui, il Gran Naviglio. Scuro e quieto, dava l'impressione che l'acqua, pur limpida, fosse densa, quasi oleosa."

"Luca Zoldan. Ebbene, vi era lui. Egli l'amava, lei era contenta di averlo accanto. Non sapeva ancora se quel piacere nell'averlo accanto fosse amore, ma sentiva, con sicurezza estrema, di avere un appoggio in quell'uomo. Luca Zoldan. Lo conosceva da pochi giorni: ma era già nella sua vita."

"[Gipsy] si preparò per coricarsi. Dentro il cuore aveva l'inferno. Con un tonfo, era precipitata dal paradiso del pomeriggio all'inferno di quella sera. Aveva negli occhi l'acqua limpida del Naviglio Grande e negli orecchi la confessione, inattesa, di Diletta. (...) Gipsy si sentì soffocare: tornò sul bancone. L'estrema grazia della notte lunare si frangeva nella mollezza dell'acqua: vi era un punto in cui acque e cielo si congiungevano come il mare con l'orizzonte. E le magnolie, per un vento leggero, parevano respirare tra le foglie scure e lucide dei rami. (...) Chiuse la finestra, la notte restò fuori con tutta la sua luce e con tutta quella grazia che fondeva acque e cielo. Si coricò, smaniò, si agitò, finalmente si addormentò."

"Oltre l'ordinata confusione fiorita, lontano, vi era il lago: carico di scintille. Ma come il sole moriva, le scintille qua e là argentee si facevano rosse: come fiammelle che dessero l'ultima vampa prima di spegnersi."

"Gipsy lo guardava incantata. Vi era da qualche istante, nei suoi occhi leali, una specie di adorazione per lui. Ma era un'adorazione fatta anche di malinconia, di umiltà, come se ella adorasse qualcuno a lei assai, assai superiore e da quella superiorità ella si sentisse schiacciata."

"[Gipsy] aprì la finestra. Volse la faccia alle stelle, aspirò il profumo della notte di estate. Fu la quiete del giardino, la pace notturna, il bisogno di sentirsi l'aria attorno che la invitarono a scendere nel giardino. (...) Camminò per quel raggio di luce che saettava fuori dall'ingresso. Girò attorno alla casa, guidata dal loro profumo raggiunse le piante di gigli. Crescevano in un piccolo spazio erboso: su quello spazio ella sedette. Serrò fra le braccia le ginocchia rialzate, puntò il mento su le ginocchia e permise al suo mondo di esserle attorno. (...) Ebbe uno sguardo pieno d'angoscia, uno sguardo di addio. Si abbandonò sul piccolo spazio erboso, tese le braccia, disperata, sentì la frescura dei lunghi, sottili, diritti gambi dei gigli, rabbiosamente li strappò, un fiore le cadde sulla faccia bagnata di pianto. Allora, bocconi, le labbra sul fiore strappato, ella sperò di morire. Si accorse di bagnare l'erba con le lacrime e la saliva, si accorse di essere anche troppo infelice, inarcò la schiena, si sollevò puntando le mani, si accorse che la notte era diventata più chiara. "Forse nasce la luna", pensò."

"Si era anche lui seduto [Zoldan] sul piccolo spazio erboso. Il profumo dei gigli morenti era acuto e delizioso a un tempo. Nella penombra egli vedeva  Gipsy chiusa nella vestaglia (...) Ma aveva soltanto voglia di baciarla. Triste e disperata, amara e smarrita, gli stava accanto in quella notte chiara tutta adorna di stelle. Nell'aria profumata, sul piccolo spazio erboso, con quei gigli morti accanto, Gipsy era infinitamente adorabile. E glielo disse baciandola."

"Gipsy entrò in casa e chiuse adagio la porta. Salì nella sua camera, le finestre erano spalancate e lei incontrò se stessa nella lastra lucida dello specchio. Si accorse di avere le labbra quasi bianche. Andò verso il letto, esitò e poi piombò supina su di esso. Un gran freddo la prese per tutto il corpo, e a un tempo mille dolori la tormentarono. Le tempie le dolevano, la testa girava e il sangue pareva esserle sfuggito tutto dalle vene. "Forse io sono morta", balbettò. E quel pensiero la colmò di gioia. La morte avrebbe risolto tutto."

"La luce del giorno smoriva. Le rose che erano nella sua camera illanguidivano l'aria. D'improvviso, tolta dall'atmosfera artificiale nella quale si era tuffata fino a poco prima, lei sentì tutta la sua disperata solitudine e tutta la sua perduta gioia. Una sensazione imprecisa, scura, non fuggevole, l'afferrò. Percepì un malessere insolito che le fasciava le tempie. Sentì pesarle il cuore. (...) Il giorno declinava senza splendori. E lassù? Forse il sole, lassù, era tutto rosso e le belle isole si ammantavano di un verde più cupo che qua e là, per il sanguinare del sole, prendevano riflessi cuprei."

"Lasciò cadere la fronte sulla spalla di lui e pianse. In quel pianto vi era tutto il suo stupendo mondo ridotto a macerie. E dopo aver detto addio al mondo stupendo, lei diceva addio anche alle macerie e andava, decisa, verso la sua nuova vita."

"Gipsy cara! Io ho tanta paura anche di un'ombra che ti viene proiettata sul viso. Temo sia un'ombra nata in te." "Nessuna ombra deve farti paura. E nemmeno qualche eventuale rimpianto."

"L'uomo autunnale si guardò a lungo nello specchio: in verità la primavera era ben lontana da lui, ma il suo autunno era rigoglioso e bello. Era un autunno da lago italiano: ne ricordava uno, sul Lario. Le sponde erano ricche di fronde e di verde, i monti erano freschi di colore, il lago azzurro e in pace. Fiori non ve ne erano più, ma che importava se tutto era bello, illuminato dal sole, colmo di rami e foglie? E non era lui forte e sano e il sole non lo aveva anche lui, nell'anima? Capì di volersi illudere. Il suo era un sole pallido: davanti al quale avanzava una nuvola. Se non fosse riuscito a scacciare quella nuvola, a farla dissolvere, ad annullarla, il suo sole sarebbe scomparso. Lo sapeva bene."

"Si sentiva livido. Raccolse un po' di forza per ricomporre il suo viso, per dissimulare la sua ambascia; si alzò, fece qualche passo. Sentì passare dentro di sé un pianto accumulato insieme a tante ribellioni. Lo afferrò anche il bisogno di fuggire, di allontanarsi da quel suo grande amore."

"Un chiarore violaceo salì repentinamente dal basso: era cominciato a piovere, pioggia sottilissima, totalmente autunnale."

"La domanda era facilmente uscita dalla bocca di Gipsy: ma il viso di lei pareva un impasto inerte di ambra pallida, di oro opaco, forse anche di rosa disfatta. Un viso che perdeva la vita, che entrava nella morte. I lunghi, grandi occhi risplendevano immoti, come laghi in un bosco nell'ora del crepuscolo. La sua stessa voce gli parve lontana e disperata."

"E lei si avviò. Con quel suo abito e con quel suo viso, aveva colmato la stanza di luce. Quando se ne fu andata, la stanza fu desolatamente vuota. E agli occhi dell'uomo, occhi abbacinati da quel folgorio, tutte le cose attorno già s'andavano scolorendo, a poco a poco."








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