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"Il Velo sulla Fronte" di Liala

Trama: Lalla è fidanzata a Morello, che è uno stimato dottore, ma l'arrivo di Onda e poi di José causa continui battibecchi tra i due, per una gelosia immotivata di Lalla al sapere che Morello ha in cura Onda, che porteranno alla rottura del fidanzamento. Morello si fidanza quindi con Onda, sapendo, fin dal principio, che la giovane è condannata a morire di un brutto male: accetterà di starle vicino come marito proprio per farle passare gli ultimi giorni di vita in modo sereno, facendole vivere l'amore. Lalla, inconsapevole di tutto questo, persiste nelle sue ripicche e quando si renderà conto della verità, sarà troppo tardi. Eppure, i due si amano ancora...

Commento di Lunaria: terzo episodio della saga di Lalla, (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/02/dormire-e-non-sognare-di-liala.html)(https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/01/lalla-che-torna-di-liala.html) dove Liala dipana, per pagine e pagine (ben 509!) tutti i tòpoi letterari a lei cari: le fanciulle frivole, vanesie, leggiadre, capricciose, egoiste (Lalla), contrapposte a quelle "sacrificali", dolci, caste, pure (Onda), uomini volitivi (José) e quelli pronti a sacrificarsi per un senso di onore (Morello), la tragedia e la morte che aleggiano, in maniera più o meno palpabile, nelle sue trame, fino all'epilogo finale. Oggigiorno i romanzi di Liala possono sembrare molto anacronistici (e in determinati passaggi lo sono) eppure Liala aveva una gran classe narrativa; splendide, come al solito, le descrizioni paesaggistiche (che sono sempre il punto di forza dei suoi romanzi) 

Gli stralci più belli: 

"La sera scese su l'Umbria dorata, la vestì prima di veli foschi, l'ammantò poi nel suo notturno mantello di velluto nero. Poche stelle apparvero, salì per l'arco del cielo una grande luna. Il manto notturno si illuminò, divenne argenteo. Restò così, argenteo, per ore e ore; poi a poco l'argenteo perse fulgore, divenne opaco. La luna disparve, vi fu per qualche tempo la tenebra: i piccoli fari delle stelle lontane si spensero, la terra umbra si ammantò di pallore, si vestì di rosa, ridivenne d'oro. Un altro giorno era cominciato."

"Nella mite sera primaverile, volavano alcuni petali di mandorlo. Uno, maggiormente sostenuto dalla brezza lieve, danzò un poco incerto davanti al terrazzo sul quale si apriva la camera di Lalla. Parve volersi posare. Ancora esitò. Infine si adagiò sulla balaustrata, accanto a un petalo scarlatto di geranio. Ma vi rimase poco. La brezza se lo riprese, lo riportò nello spazio, lo lasciò cadere su un'altra balaustrata in fiore, quella che aveva le finestre quasi sempre chiuse, una camera dove non dormiva più nessuno, ma nella quale in un giorno lontano un'altra Lalla Acquaviva aveva chiuso gli occhi per sempre, addormentandosi in un sonno eterno e senza sogni."

"Una luce straordinariamente viva si diffondeva sulle cose; un'immensa onda d'oro pareva sommergere la terra. Il piccolo lago si era fatto ancora più chiaro e più dolce e le ombre dei salici, delle canne e delle verzure che vi si riflettevano, erano leggere leggere, quasi fossero proiettate da una flora trasparente."

"Il lago era prossimo. E gli olivi vi si specchiavano e se nell'aria erano fermi, nell'acqua avevano un fremito lieve, che li rendeva vivi, tangibili, misteriosi. Tutte le cose attorno suggerivano le superstiti memorie e una moltitudine di ricordi si levava attorno ai due silenziosi ed era moltitudine mormorante ciò che le labbra non osavano proferire. Il passato tornava. Tornavano nel mormorio delle memorie le ore buone e le ore cattive. Il bene e il male, la gioia e il dolore, i torti e i meriti, tutto tornava, in quell'istante!"

"Cadde in ginocchio accanto alla creatura bionda. Le prime foglie morte, rotolavano sulla ghiaia, portate dal vento. E nel loro cammino verso il nulla mettevano, nella pausa delle raffiche, un mormorio di preghiera."


"Riverberi Lontani" di Liala

Purtroppo non ho la copertina del libro, l'ho trovato in pessime condizioni...


Trama: Aurora Mius lavora in una gioielleria, barcamenandosi con problemi economici e nel sogno di riscattare l'antica casa a sua infanzia, in Maremma. Quando viene notata e desiderata dal ricchissimo Delio Recanati, accetta di andare a letto con lui in cambio dei soldi necessari per acquistare la casa; ma l'uomo la tiranneggia sempre di più, con ricatti economici, tanto da pretendere che lei gli dia un figlio...


Commento di Lunaria: uno dei romanzi migliori di Liala (che, incredibilmente, rispetto ad altre sue opere si ferma "solo" a 245 pagine) con splendide descrizioni rurali e campestre della Maremma e personaggi a tutto tondo ed indimenticabili: Aurora Mius, che viene violentata e poi perseguitata da Delio Recanati, il prototipo dell'uomo ricco che pensa di poter comprare (e buttare via) le persone e che schiavizzerà Aurora con ricatti e sotterfugi, facendo leva sul suo bisogno di riscattare l'antica casetta in Maremma, dove la ragazza è nata; la moglie di Recanati, che, ad un certo punto, accetterà di farsi da parte, pur di lusingare "la voglia egoistica di paternità" di Delio; l'infelice Felix, che amerà Aurora, andando contro i pregiudizi e la bigotteria della sua famiglia e del paese che considerano Aurora "l'amante mantenuta del ricco padrone"; il figlio che alla fine nascerà, come segno di speranza e di redenzione. Ne esce un compendio di illusioni e grettezze, di comportamenti vili che vengono equiparati da quelle poche "gocce distillate" di bene che di tanto in tanto Liala lascia emergere nell'intreccio del romanzo. Uno dei suoi romanzi più toccanti, che suggerisco di leggere per primo, se non si è mai letto nulla di questa autrice.   


Gli stralci più belli:

"Maremma. Malinconia distese sotto un cielo che talvolta pareva troppo basso. Case sperdute, davanti le quali il più delle volte bei cavalli dai fianchi forti sostavano o galoppavano o trottavano. […] Pensieri. Quelli di ogni giorno, in definitiva: ma resi più pesanti quella sera, forse perché sulle strade si distingueva il primo umidore autunnale, forse perché nella grande città, l'inverno si annunciava come una malinconia ben diversa da quella di laggiù. Laggiù era un addormentarsi placido di tutte le cose terrene. Laggiù, l'inverno avanzava lento: e non era mai un inverno troppo rigido. E se era rigido, bastava il calore delle stalle a farlo dimenticare."

"Ella avrebbe visto in lui l'uomo che l'aveva assalita come una belva e non aveva avuto altro scopo che quello di raggiungere una femminilità che esasperava i suoi sensi."

"Scostò la tenda leggera, guardò all'esterno. C'era una sonnolenza beata di cose pacificate dalla bruma e dal silenzio. Non troppo lontano dalla casa tutta era inghiottito dal vapore che avvolgeva le cose. Un piccolo mondo silenzioso, raccolto, lontano dai rumori, dalla vita, da tutto ciò che poteva ricordare un'altra esistenza. Una casa, un rifugio sereno (...) Le pareva di vedere i vetri scintillanti: riverberi lontani d'una invocazione all'amore e alla vita. Ecco: avrebbe atteso che il sole battesse nei vetri, che il sole li infiammasse, che tutto per quei vetri fosse scintillio prezioso: avrebbe atteso tutto ciò per parlare al figlio..."


AGGIORNAMENTO: ECCOLA





"L'Azzurro nella Vetrata" di Liala


Trama: Con quanta impetuosa forza Doranna è entrata nella vita di Nelson! Lei è una giovane orgogliosa, architetto, lui un uomo al quale la ricchezza non è riuscita a sottrarre un'istintiva capacità di amare. Fra i due si leva l'altera figura della cantante lirica Edmée, arrogante, vanesia e gelosa fidanzata di Nelson. Prevarrà l'inerzia del vecchio legame, ormai vissuto da Nelson come una condanna o l'impeto della nuova passione? Sullo sfondo di una suggestiva Liguria, nell'azzurro della vetrata si specchia un'emozionante schermaglia d'amore.


Commento di Lunaria: Non è il miglior romanzo di Liala, anzi, la vicenda (già molto esile e banale di suo) si dipana con un ritmo alla moviola per pagine, pagine, pagine dove tutti i cliché alla Liala, sia quelli positivi che caratterizzavano il suo stile (le belle descrizioni poetiche dei paesaggi) sia quelli negativi (roba ormai anacronistica come "l'onore della donna, la donna svergognata" et similia) vengono sciorinati in uno stillicidio continuo. 

E tuttavia, ha comunque il suo fascino, pur essendo un romanzo molto di maniera e prolisso con personaggi bidimensionali "fatti con lo stampino" esattamente come tutti i personaggi di Liala (la storia del "triangolo amoroso" nella sua banalità di per sé si poteva narrare in dieci pagine e pure meno...) di tanto in tanto spuntano dialoghi interessanti, le splendide descrizioni paesaggistiche (la parte migliore di tutti i romanzi di Liala), quei tocchi "lialeschi" che rendono indimenticabili i suoi romanzi, per quanto fatti in serie, prolissi e oggigiorno persino anacronistici nelle sue storie d'amore "puritane" (più di un bacio i personaggi non si danno e anche quando "vanno a letto" Liala non scende mai nei dettagli ma lascia alludere...)    

Bello il finale, davvero indimenticabile (tra i migliori finali di Liala) che "riabilitano" un romanzo prolisso e un po' indigesto (nonostante, ripeto, ci siano pagine molto apprezzabili)


Gli stralci più belli:

"I begli occhi grigi ebbero un lampo di furore allorché la centralinista di Odero rispose (...) Per trattenere la sua ira e per trovare pazienza, Nelson Graziani guardò il panorama che dalla finestra della sua villa egli poteva godere. Il mare aveva un colore delicato, tra l'azzurro e il verde. Il cielo, d'un azzurro plumbeo, solcato qua e là di nuvole aveva una striscia rossa dove all'orizzonte si fondeva pacificamente con il mare. Sotto la balaustra del giardino, c'era la distesa di scogli e fra di essi, a tratti, serpeggiava l'acqua spumosa. Per gradi, a sinistra, saliva un monte: chiari olivi nei primi piani, armoniose querce dalla chioma cupa via via che il monte saliva."

"Le ali andavano incontro al cielo che si faceva scuro. E lontana, pallida e cheta, saliva una stella. Nelson Graziani chiuse gli occhi. Ma non dormì. C'erano tanti pensieri in lui. (...) La stella pallida e cheta ebbe, repentinamente, una compagna. Pallida anch'essa, anch'essa cheta. Insieme, restarono là a far da asterischi dove c'era scritto cielo."

"Doranna rimase affacciata. Le collinette digradanti verdeggiavano deterse dalla gran pioggia. Nel giardino, dentro i minuscoli laghi che s'erano formati, si specchiavano i rami delle magnolie e le strisce chiare dell'azzurro che era nel cielo. Gli alberi, stillanti, s'andavano colmando di brezza. E sul terreno, per ogni sospiro di vento, cadevano gocce grosse e lucenti di quell'acqua che le foglie ancora trattenevano."

"Si guardò attorno, perplesso. Si avvicinò alla finestra. Al di là dei vetri osservò il cielo saturo di fumi. E d'un tratto vide che il cielo mutava di colore. Una pennellata di sereno, un più chiaro riverbero, una zona totalmente azzurra. Restò incantato a guardare quel cielo che d'attimo in attimo si liberava dal grigiore e prendeva, per un passare di luce obliqua, il tono diafano di un cielo d'aprile."

"Scese in giardino. Dell'autunno, in quella zona felice del mondo, non c'era che qualche languore di fiore. Per i prossimi colli salienti gli olivi ondeggiavano con il loro mutevole colore tra il verde e l'argenteo. Su le magnolie del giardino resistevano le coppe enormi, carnose e candide dei fiori. Soltanto nel filare altissimo e diritto delle salvie, a tratti, uno stelo fiorito si inclinava."

"Imbruniva. Fosche, tetre e malinconiche si delineavano le piante contro il cielo senza gioia. E lungo l'autostrada giù per le vallate, su per i colli e i monti, si insinuava, precoce, la notte. Qua e là, nelle rive più fonde, s'ammucchiava, pallida, quasi lunare, qualche striscia di neve. E dalle gallerie risonanti stillava, gelido, il sudore del monte."

"E tutto fu uguale all'ora della colazione: soltanto, mancava il sole. Poi fu il dopo cena e con esso il terrore di una notte molto lunga. Regnava lassù, nella notte, un silenzio di cimitero. Basse le luci, grandi le ombre, sommesse come una trepida preghiera le voci. E le stelle, nel cielo, infinite. Erano sbocciate tutte, come fanno le primule al nuovo tepore di una primavera felice."

"E poi venne un sabato, giorno in cui Nelson Graziani non lasciava Nervi. L'inverno, per Nervi, era già finito. Le magnolie fiorivano, gli oleandri mettevano macchie di colori nel verde pallido delle loro foglie. E le mimose, gialle, olezzanti, tenerissime, si piegavano sotto il peso dei loro grappoli a pelliccia."

"E quella sera d'un qualunque sabato c'era la luna piena. Uscirono, dopo cena, Doranna e Nelson, e si avviarono alla balaustrata sul mare di dove potevano scorgere la torre. La luna, precisa, fredda, senza raggi dominava nel cielo. Un colore tra l'oro e l'argento colava su i piccoli vetri della trifora. Era come se dall'alto, fondendosi per grande fiamma, un metallo prezioso si sciogliesse e calasse giù a donare i inargentare i vetri limitati dal grigiore del piombo. (...) E nella immensa distesa dell'amoroso silenzio, non c'era posto per le parole."




"Diario Vagabondo" di Liala


"Di splendido non ci sono che i ricordi, che qualche volta perdono, tuttavia, di splendore e diventano rimpianti"

Sono parole del "Diario Vagabondo" di Liala, un diario che spazia lungo l'arco di tutta una vita, da quando la scrittrice, bambina, era chiamata Ghinghi, a quando, molti anni dopo, guarda il mondo con occhi saggi e un poco malinconici. I ricordi di Liala sono ricordi d'amore: amore per i compagni della giovinezza, per una pecorella bianca che ricevette in regalo a cinque anni, per il suo lago sereno, per la vita. Amore, soprattutto, per il suo bel pilota, che dopo averle donato una breve stagiona di felicità, la lasciò sola, precipitando con il suo bolide rosso nelle acque azzurre del lago.

Ma quell'amore era stato "strisce di luce, di fulgore, di bellezza, stelle cadenti che partono e brillano" e a Liala era bastato per illuminare la sua vita.

Le pagine più belle: "Dianzi ho raccattato una foglia volata sul terrazzo della mia casa. Ha la forma di un cuore elegante, snello, giovane. Ma è morta. Ha il colore fulvo delle foglie che hanno finito di vivere. (...) Questa che ho fra pollice e indice sarebbe sola. Forse le verrebbe la malinconia, forse guarderebbe su alle altre sorelle e penserebbe: perché io sono già morta e le altre no?"

"Chiudo questi miei ricordi remoti e recenti con un altro sfogo della mia insanabile malinconia. Sono vecchia, oramai, ho concluso l'arco della mia vita spirituale; forse scriverò ancora qualche romanzo, forse no: non lo so dire."

"[Liala] è abbastanza simpatica e conserva tracce di una remota bellezza. Remota molto, ma che fa? Anche le stelle cadenti non arrivano sulla terra e sono belle lo stesso."







"Il Pianoro delle Ginestre" di Liala

 

Trama: Fin dall'adolescenza, vissuta in un suggestivo paesetto umbro, Pietro Battaglia, figlio di un casellante, sogna di diventare un aviatore e volare alto nei cieli. Porterà sul petto le ali d'argento di ufficiale pilota e conoscerà la guerra e tanti diversi tipi di amore: quello tenero e casto per Bianca, quello angoscioso per Grazia, vittima di un incidente che causerà a Pietro un trauma, quello passionale per Elgisa. Su uno sfondo avventuroso gli indimenticabili protagonisti vivono in pagine vibranti di azione e di sentimento.


Commento di Lunaria: Non il migliore romanzo di Liala, anche se il suo inconfondibile stile è ben centellinato in ogni pagina (con tanto di dettagli tecnici sugli aeroplani...) e, cosa inusuale nei suoi romanzi, dal punto di vista maschile (visto che il protagonista assoluto è un uomo, e non una donna)


Gli stralci più belli: "Percorsero in silenzio la stradina a ghiaia minuta che portava al camposanto. Gli snelli cipressi avevano così alte cime, che, mirandole, pareva di vederle fondersi con l'azzurro del cielo. Il cimitero era tutto fiorito, le lapidi umili sbocciavano da minuscoli giardinetti rettangolari, le poche cappelle sorgevano da un praticello verde. "è qui...", disse Bianca, aprendo il cancelletto di una cappella. Egli entrò, si guardò attorno. Vide un piccolo altare con un Cristo d'avorio. Alzò gli occhi: lesse sulla parete di sinistra il nome del padre e d'una zia di Bianca. Si volse a destra e trasalì. I suoi occhi avevano incontrato il nome della sorella: su una lapide, di recente murata, c'era scritto: Grazia Battaglia."






Vedi anche https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2023/10/quel-divino-autunno-di-liala.html

"Quel Divino Autunno" di Liala


Trama: In una casa di gioco, Cino Mirasole conosce Iva, che, all'amico di Cino, Vezio Vilmara, ricorda l'amante Ingi, conosciuta in Turchia, e morta avvelenata. Iva è attratta da Cino, ma non può sopportare di ricordarle una donna defunta. Durante una festa, un pazzo sparge della polvere allucinogena sugli ospiti, e Cino, Iva e Vezio Vilmara si ritrovano in preda a dei deliri e visioni: Vilmara è convinto di essere entrato in una serra attigua alla casa, in compagnia di Iva, e di averla baciata, mentre la donna gli confessa il suo amore. Ripresasi dal delirio, Cino, Vezio e Iva tornano piano piano alla normalità. Vezio è tormentato, non sa se quanto ha vissuto sia successo realmente oppure sia un'allucinazione. Iva non ricorda nulla... o finge? E perché ad un certo punto dichiara di non essere vergine?


Commento di Lunaria: romanzo totalmente "lialesco", anche se oggigiorno disturba parecchio l'idolatria che viene fatta dalla verginità e dell'"onore" e della "dignità per essere amata" della donna "che passa per il suo essere integra" (e Iva viene giudicata una "poco di buono" perché dichiara di non essere "integra"), mentre i due uomini della vicenda hanno eccome rapporti sessuali con donne giudicate "amanti" perciò "di poco valore".  Purtroppo era l'ideale "catto borghese moralista" corrente di quando Liala scriveva questi romanzi, perciò oggi vicende come quella narrata in "Quel Divino Autunno" ci appaiono anacronistiche. Disapprovo il contenuto morale che ci sta dietro, insomma, e di cui questo romanzo, più di altri di Liala, si fa portatore, ma lo apprezzo per il consueto talento di Liala nel descrivere dettagli e particolari, con toni delicati e umoristici al tempo stesso. 

 



Vedi anche https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2023/09/trasparenze-di-pizzi-antichi-di-liala.html

 

"Trasparenze di Pizzi Antichi" di Liala


Trama: la giovane e bellissima Yvelise posa come modella di nudo per pittori famosi, come il conte Antonello Drago, il quale però la considera un oggetto senza anima buono solo per venir ritratto, è deluso dalle donne e soffre di turbe mentali; ma è attratto da Yvelise, che però ama, anche se lo nega, il cugino di Antonello, cioè Milo, disposto a rinunciare a lei per il timore che Antonello impazzisca del tutto se verrà privato di Yvelise. Quando si tratterrà di scegliere tra due uomini che l'amano entrambi, anche se di diverso amore, Yvelise potrà dimostrare tutta la sua capacità di sentimento. Sullo sfondo della magica Scozia, uno dei più dolci romanzi di Liala.


Commento di Lunaria: romanzo dalla mole titanica (500 pagine!) purtroppo, anche se qui e lì si ritrovano le pennellate tipiche dello stile di Liala, si affossa in una continua salmodia di dettagli e particolari ininfluenti, che ne rendono la lettura indigesta, proprio perché troppo prolisso. Comunque la storia è particolare e i personaggi si ricorderanno anche a fine lettura dopo molto tempo.


Uno stralcio: "Antonello indossava l'abito nero: Yvelise era tutta bianca: e il broccato dava qua e là miti bagliori. Yvelise era tutta luce nel viso e nei capelli. Antonello era pallido, tutto ombre: fra i capelli neri vi era l'impronta precoce del tempo: il candore di quei capelli già privi di giovinezza. Erano, Yvelise e Antonello, la luce e l'ombra, l'aurora e il tramonto, la vita e la morte."



Vedi anche https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/02/le-copertine-dei-romanzi-di-liala.html


"L'Arco nel Cielo" di Liala


Nota di Lunaria: purtroppo, la mia versione di "L'Arco nel Cielo" è "mutilata": l'ho letto dalla pagina 69 in poi perché le pagine precedenti sono mancanti (l'ho trovato per caso, "buttato via per strada" e me lo sono portata a casa)


Trama: Un triangolo amoroso tra Diana, Guido, uomo gravemente malato, e Guglielmo. Chi sceglierà Diana?


Commento di Lunaria: Da quanto ho potuto visionare, "L'Arco nel Cielo" non è al pari dei libri di Liala che mi avevano appassionato: tra dialoghi (scarni) e descrizioni, non va oltre la sufficienza, anche se il tocco di Liala, nel suo inconfondibile stile, si percepisce.


Gli stralci più belli:

"Andò nella sua camera, dalla quale si vedeva il bel golfo azzurro e argenteo. Spalancò le persiane, posò i gomiti sul davanzale, chiuse il viso nella nicchia delle belle mani. Pensieri e pensieri nascevano nella sua mente e talvolta i pensieri erano così acuti che le davano una specie di spasimo. [...] Con Guido il suo bell'arco luminoso finiva. Finiva? Ha forse fine l'arco luminoso che si disegna nel cielo dopo la burrasca? Ha forse termine questa meravigliosa fusione di colori che il cielo si trattiene, dopo le tempeste? L'arco si fonde nel cielo, svanisce, ma non finisce."

"E la guardò, con lo sguardo che si dona alle cose che non si avranno mai, che saranno eternamente perdute, che resteranno nella memoria e nel cuore come rimane ciò che s'è ardentemente e vanamente amato per lungo tempo."


Vedi anche https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2023/07/laddormentato-cuore-di-liala.html




"L'Addormentato Cuore" di Liala




Trama: Con questo romanzo Liala si butta su una strada completamente nuova per il suo stile: l'indagine poliziesca: infatti ad un certo punto, il romanzo diventa decisamente un Giallo. Una giovane donna, bellissima e corrotta, Desirée, viene trovata uccisa. Due uomini hanno gli stessi motivi per averla uccisa: il marito e l'amante di lei, entrambi folli di passione.  Un errore è possibile e un innocente sarebbe condannato al carcere, se una donna, Soledad, portata dal suo cuore generoso e innamorato, non scoprisse il vero colpevole, iniziando a frequentare i bassifondi della città di Nizza, fino a risolvere il caso.


Commento di Lunaria: Con il suo solito stile, tra il melodrammatico e l'umoristico, e la totale assenza di "eros esplicito", Liala racconta una sorta di triangolo amoroso tra Soledad, rimasta orfana, e i suoi due cugini, presso cui la ragazza viene accolta, a Nizza. Soledad, fidanzata con Manuel, è innamorata di Ulrico, ma il fratello di Ulrico, Adolfo, viene accusato dall'omicidio di Desirée, donna fatua e viziosa. Sarà proprio Soledad ad ostinarsi e ad indagare per dimostrare l'innocenza di Adolfo, per riportare la serenità tra i due fratelli, figli di un noto imprenditore nel settore alberghiero, il cui nome è stato macchiato dal sospetto del delitto. Ma l'operato di Soledad viene frainteso, e la giovane donna si sente rifiutata proprio da Ulrico, che la crede innamorata di Adolfo. Partirà, proverà a ricominciare la storia con Manuel, ma il suo cuore è addormentato, fino a che.. 

Non è proprio veloce da leggere (sono 379 pagine scritte fitte fitte) e non è neanche il miglior romanzo di Liala, ma chi ha apprezzato altri suoi romanzi, leggerà con piacere anche questo, dove Liala, per un po', si cimenta anche in alcune pagine che ricordano i romanzi Gialli e Polizieschi; viene da chiederci cosa avrebbe tirato fuori se avesse scelto di scrivere un romanzo Gotico-Rosa...


Gli stralci più belli:

"E ancora l'ira lo invase. E con essa il bisogno di scrollare Soledad e di chiederle di parlare, di spassionarsi, di dire la verità, di non tenere tutto dentro di lei... E anche di chiederle perché si era innamorata di Adolfo, perché aveva potuto amare lui che era affettuoso ma sempre distante, perché aveva donato il cuore a lui e non... Il pensiero non si fermò, compì la frase."

"Si sentiva invadere da una furia che gli faceva male. Era come se qualche cosa di troppo grande e troppo violento fosse dentro il suo petto e il suo petto non lo potesse più contenere."

"La sollevò come se ella fosse stata senza peso. Con lei fra le braccia cadde dentro una poltrona e Soledad si rannicchiò e si sentì piccina, fatta di nulla, composta soltanto d'amore. Fu come un casto amplesso ché ella si sentì tutta sua, adorata, desiderata, ammirata."







"Un Gesto, una Parola, un Silenzio" di Liala


Trama: Il marchese Ivo della Torre è fidanzato con la ricchissima borghese Fabiana, orfana, che vive col nonno, famoso produttore di olio. Fabiana è ossessionata dal pensiero che Ivo la possa lasciare e tradire, e in particolare si lascia andare a crisi di gelosia quando nei paraggi c'è Idilia, figlia di un chirurgo. Fabiana non può sposare subito Ivo, perché il nonno le impone un periodo di lutto per la scomparsa dei genitori, e il matrimonio è rimandato. Ma Fabiana non si dà pace, così si concede ad Ivo, pensando che così facendo l'uomo la sposerà per "responsabilità". Quando, durante dei lavori di manutenzione di una strada, la macchina di Ivo deve sostare al lato della carreggiata, permettendo all'auto guidata da Idilia di procedere, Ivo porge a Idilia una rosa, sporgendosi dal finestrino dell'auto. Le dice una parola, "Amore", ma poi preso dai rimorsi, si ripromette di non cedere alla tentazione carnale e di coltivare un amore castissimo e puro per Idilia. Fabiana, però, continuamente assilla Ivo credendolo innamorato di Idilia, che per Fabiana è diventata la rivale per eccellenza, nonostante Idilia non faccia nulla per alimentare i sospetti: deve sposare Remigio, un giovane che la sposa unicamente per prestigio sociale.  Quando la macchina di Ivo ha un guasto, e Idilia si offre di dargli un passaggio, la sfortuna vuole che i due abbiano un incidente: per Fabiana è la prova del tradimento, nonostante non sia successo assolutamente nulla tra i due e Ivo sia stato ricoverato all'ospedale per diverse fratture. Accecata dall'ira, dal sospetto, dalla gelosia che le fa perdere il lume della ragione, Fabiana tenta di uccidere Idilia e poi si concede a Remigio, che ne approfitta, alimentando i sospetti di Fabiana e lasciando intendere che "se Ivo è andato a letto con la mia promessa sposa, noi, Fabiana, possiamo rendergli pan per focaccia".  Fabiana cede, ma poi non riesce a reggere al rimorso e lentamente scivola in uno stato di tormento; nel frattempo, Idilia che ha scoperto la tresca, lascia Remigio. Fabiana, terrorizzata che Remigio possa confessare tutto a Ivo, decide di lasciarlo e di sparire dignitosamente per salvare almeno l'apparenza. Ma Ivo, che pur non amando più come una volta Fabiana, è legato a lei per la parola data, chiede ad Idilia di confermargli il tradimento della fidanzata. Idilia tace, perché l'ultima cosa che vorrebbe è ferire quell'uomo che adora. Un gesto, una parola, un silenzio: una storia dolce e forte che ha per protagonisti un gentiluomo d'antico stampo (Ivo), una ragazza impetuosa e gelosa (Fabiana), un'anima delicata (Idilia), un giovane superficiale e sensuale (Remigio). 


Commento di Lunaria: Originale romanzo di Liala, che, con il suo inconfondibile stile tra il melodrammatico e l'umoristico, racconta "un quadrato amoroso" con scambio di coppia. Non è tanto la storia, ma come viene narrata, anche se 376 pagine sono una mole eccessiva per una trama così monotematica (tutta incentrata solo sul binomio alternato tra "scene di gelosia-tradimenti presunti e veri") ma Liala riesce ad intrigare con belle descrizioni di paesaggi (al solito, Liala ama descrivere "quadretti" idilliaci curando i particolari e i dettagli, si veda la descrizione che fa dell'edera, a pagina 373, definendola "edera egiziana, bianca filettata di verde... vi si adagiavano ombre che parevano immagini" e dell'odore dei fiori "gelsomini, tuberose, e anche l'odore di umido che cominciava a evaporare dalle aiole." aggiungendo, subito dopo, un tocco "molto alla Pascoli": "Dal cielo si staccò una stella. Ne seguì il velocissimo andare, non poté vedere dove la stessa aveva trovato un nuovo posto per risplendere. "Si è dissolta", pensò. "Come le lacrime sul viso. Scendono, si perdono lungo la guancia... Anche le lacrime del cielo si perdono e non brillano più...") e scene cariche di pathos e melodramma, nel tumulto delle emozioni dei personaggi coinvolti.  Certo, trattasi di Rosa assolutamente anacronistico e che annoierà tutte le lettrici di Rosa "moderni": dai dialoghi "retrò" dei personaggi alle convenzioni sociali\morali dell'epoca, inclusa l'ormai illeggibile "purezza della donna" (peraltro anche "Una Notte a Castelguelfo" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2023/03/una-notte-castelguelfo-di-liala.html  presentava la stessa morale "puritana" e oggettificante dell'imene...)   ma se amate lo stile "Rosa retrò", "Un Gesto, una Parola, un Silenzio", al netto delle sue interminabili e prolisse 376 pagine, è un romanzo "100% Liala style", che si ricorderà a lungo, a fine lettura... Ha persino un tocco shakespeariano a tratti, così tragicamente incentrato com'è sull'ossessione e il delirio della gelosia che distrugge un amore e porta all'autodistruzione (e alla distruzione dell'altro; il delitto è evitato solo per un intervento tempestivo di Ivo). Remigio, quando "soffia sui sospetti di Fabiana", facendoli divampare, ha molto dello "Iago" e non escludo che Liala avesse in mente "Othello", ma anche "Macbeth", mentre descriveva la discesa di Fabiana nell'ossessione. Assente, al solito, l'eros: i personaggi si scambiano solo castissimi baci e gli amplessi sono "fatti intuire" e niente più.

N.B: è uscito con diverse copertine ma io l'ho ricomprato con la copertina che raffigura il pozzo della villa di Fabiana (e nel romanzo, il pozzo è il protagonista di una delle scene migliori, per tensione, del romanzo)




Gli stralci più belli: 

Pagina 54 "Ma la mano dell'uomo, adagio, quasi guidata da un potere magico, andò alle rose: una ne sollevò, una ne porse alla fanciulla. La bocca di lei si dischiuse appena appena, un sorriso venne lievemente accennato, poi la piccola vettura azzurra scattò in avanti."

Pagina 83 "Aveva nelle nari il profumo di Fabiana, aveva sulla pelle l'odore delizioso della pelle di lei: sentiva sotto la pelle la compatta consistenza di quelle stupende spalle nude che ella aveva esibito per tutta la serata. Ma il cuore era tormentato dal rimorso.

Perché dentro il cuore, cheta e umile, senza speranze e senza esigenze, stava Idilia. E non sapeva come fare per scacciarla."

Pagina 219: "Se uno non se l'aspetta e io spingo, quell'uno andrà giù [nel pozzo] [...] Fu in quel momento che Ivo della Torre si ripromise di dire a Idilia di non andare più presso il pozzo, con Fabiana."

Pagina 268: "Piccole, lontane, quasi spente erano le stelle: invisibile la luna, ma tutta chiarità lunare la terra. E quella chiarità pareva fatta di una finissima cipria che cadesse dall'alto su le cose terrene. Vi era odore di fiori, di mare, di terra bagnata. Vi era un chioccolio, prolungato, che pareva il primo canto dei merli e anche lo sgorgare di una fontanella."

Pagina 353: "E le parve davvero di morire: si confusero le mille e mille foglie di olivi, parve salire a lei la terra coperta di quella cosa che somigliava al rusco. Poi le sembrò che il cielo di tra le foglie le cadesse addosso, sfaldandosi in mille e mille strisce. Poi si sentì madida e a un tempo fredda: e il cuore, quel cuore non suo buttato dentro da mano demoniaca per straziarla, le salì alla gola e gliela serrò."

Pagina 355: "Il futuro le non lo aveva voluto attendere, aveva accelerato i tempi, aveva bramato solamente il presente e del presente aveva fatto un periodo di lotta, di errori, di incomprensioni. Il cuore le era caduto. Lo sentiva pesare, fatto di sasso bruciante."

Pagina 376: "Torniamo di dove siamo partiti, Ivo. Tu compi un gesto e mi dai una rosa, poi dici una parola, amore, e poi silenzio, Ivo. [...] Sorrise guardando in alto: vi era un gran movimento lassù. Innumerevoli le stelle rigavano l'azzurro cupo del cielo. Su la terra colma di profumi, su il mare maestoso e cheto come un deserto, la notte piangeva il suo pianto: ma era un pianto fatto di luce, fatto di stelle che se ne andavano qua e là, vagabonde e felici."


Vedi anche: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/02/le-copertine-dei-romanzi-di-liala.html

https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2023/07/laddormentato-cuore-di-liala.html


"Una Notte a Castelguelfo" di Liala

Trama: A sedici anni Coralla ha già conosciuto l'amarezza di chi si sente discriminato dagli ipocriti perché è figlia e sorella di attori. Ricca di fascino e di innato talento, Coralla è destinata a diventare una grande star del cinema. Ma nessuno sa che dietro lo smagliante sorriso per i fotografi si nasconde un'infinita amarezza: il destino ha voluto che la deliziosa figlia d'arte s'innamorasse di un aristocratico ufficiale di Marina, Lauro. Nelle vene di Coralla non scorre sangue abbastanza blu perché il brillante tenente possa sperare nel consenso dei genitori sdegnosi.  E accanto a Coralla c'è l'impetuoso Dick, famoso attore, uomo di mondo, che ha perso la testa per la sua tenera nuova compagna. La suggestiva cornice di Castelguelfo con il suo magico laghetto, sembra perfetta per una notte d'amore sbagliato... Finirà in tragedia.


Commento di Lunaria: Notevole romanzo di Liala, che, con il suo inconfondibile stile tra il melodrammatico e il satirico\umoristico, racconta "un triangolo amoroso" reso ancora più amaro dai pregiudizi classisti: Coralla, non nobile e perciò discriminata, ama perdutamente Lauro, nobile, che per obbligo familiare deve sposare un'amica di Coralla, promessa sposa scelta dalla famiglia di lui; Coralla è amata dal ricchissimo Dick, e lei non riesce proprio a ricambiare il suo amore... Esattamente come in altri romanzi di Liala, finirà in tragedia (gli appassionati di Shakespeare coglieranno i riferimenti ad Ofelia...). Certo, è un tipo di Rosa assolutamente anacronistico e che annoierà tutte le lettrici di Rosa "moderni": dai dialoghi tra i personaggi alle convenzioni sociali dell'epoca, inclusa una plumbea cappa di morale patriarcale e misogina (Coralla che si dispera perché "non  è più illibata": nel 2023 non si possono più sentire simili oggettificazioni della donna ridotta "alle sue parti intime"!) ma ha il suo fascino, come una cartolina retrò.  Bellissime le descrizioni dei paesaggi, come sempre, il punto forte delle narrazioni di Liala. Assente, al solito, l'eros: i personaggi, esplicitamente, si scambiano solo castissimi baci; l'amplesso tra Liala e Dick è "semplicemente fatto intuire" e niente più.

N.B: è uscito con diverse copertine ma secondo me l'edizione più bella è quella che ho comprato io!






 

Gli stralci più belli: "Si chinò a scrutare il volto di Coralla. Gli occhi di lei, ombrati dai cigli, risplendevano come i laghi di monte nel crepuscolo. "Coralla!" Ella gli cinse il collo, si aggrappò a lui. E l'uomo sentì che a lui si aggrappava la bimba che moriva e la donna che nasceva (...) Lei taceva assorta. Gli occhi non splendevano più come laghetti di monte al crepuscolo: si erano spenti e guardavano lontano. (...) Nel profumo dei fiori si baciarono: ma erano poveri baci nei quali c'era già tutta la malinconia delle cose alle quali si deve rinunciare."

"Gli occhi di Coralla cercavano qualche cosa, nel cielo. Non c'era che l'incerto colore che scaturisce fra la notte prossima a morire e il giorno che sta per nascere. Non era buio e non era chiarore di alba. Ma su l'acqua del quieto lago, già scendeva una luce tra livida e argentea."

"Le andava incontro la strada del suo dolore. Tutte le vicende più amare della sua vita erano abbinate a quella vita. E non voleva vederla più, quella strada. Ma involontariamente aprì gli occhi: e allora vide l'autunno. Bruciate le foglie, malinconica la campagna: quiete le erbe che erano state sì vivide e festose, ferme le cime degli alberi, ostile il cielo."

"Dalla riva l'acqua si parte grigia e fredda. La gran luce non è facile da raggiungere. Mormorio di fronde e picchiettare più distinto delle gocciole che abbandonavano le foglie e i rami. Lievi tonfi su la terra molle, secchi rumori delle gocce su corpi duri. E costante, fastidioso, quasi penoso il cadere di stille su qualche cosa di metallico e invisibile."

"Via. Per la strada soleggiata, dove rilucevano le foglie ben deterse dalla pioggia, dove l'erba delle prode era molle e inclinata, dove la malinconia autunnale non aveva languori ma soltanto lacrime."


Vedi anche: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2023/06/un-gesto-una-parola-un-silenzio-di-liala.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/06/signorsi-di-liala.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/06/bisbigli-nel-piccolo-mondo-di-liala.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/12/di-ricordi-si-muore-di-liala.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/01/riaccendi-la-tua-lampada-gipsy-di-liala.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/05/ombre-di-fiori-sul-mio-cammino-di-liala.html


"Preludi Nostalgici" di Liala


Raccolta di racconti: 

"Ti mando un fiore", "Passettini", "è nata una mamma", "Un ritratto e due lumi", "La donna dei sogni miei"

Purtroppo la copia che ho io è incompleta: mancano diverse pagine di "è nata una mamma" e "Passettini"; il primo racconto però era stato pubblicato anche in "Foglie al vento"(https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/09/foglie-al-vento-di-liala.html) col titolo di "Adorabile Muci" e in "Preludi Nostalgici" è leggermente diverso (Liala ha tolto o aggiunto certe frasi)

I racconti che ho amato di più sono "Ti mando un fiore" (un ingegnere, Ippolito, si innamora di una bella nobile in disgrazia, che gli fa credere di essere innamorata di lui unicamente per spillargli soldi per mantenere casa e amante... Ippolito troverà l'amore andando in campagna e dimenticando il mondo falso e ipocrita dei nobili) "Un ritratto e due lumi" (dopo 50 anni, due donne scoprono che l'uomo che hanno amato da giovani tradiva l'una con l'altra... ma invece di portargli rancore, vanno a vivere insieme ricordando l'uomo ad ogni momento come se fosse ancora vivo) e "La donna dei sogni miei" (un uomo parla di sua moglie ad un amico che non vede da tempo; solo a fine racconto si scopre che la donna è morta e il marito la vuole ricordare ancora giovane e bella e nel saperla desiderata dagli altri) Sono racconti nello stile unico ed inconfondibile di Liala: molto melodramma, qualche disgressione umoristica ed infantile, frasi "ricamate come se fossero poesie", zero eros, belle descrizioni paesaggistiche.


"Vuota era la vita sua. E colma di bellezze perdute, ma pur sempre godute era la vita di Mira. Mira era sola: ma se il cuore, preziosa urna creata per contenere i ricordi si dischiudeva, la solitudine svaniva." ("Un ritratto e due lumi")




Vedi anche  https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/05/ombre-di-fiori-sul-mio-cammino-di-liala.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/12/di-ricordi-si-muore-di-liala.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2023/03/una-notte-castelguelfo-di-liala.html


"La Casa delle Lodole" di Liala



Trama: è la storia fresca e commovente di quattro sorelle, quattro gaie lodolette che anelano a lasciare il nido pur dolce e protettivo della loro casa. Donata si fidanza, Thea studia canto, Lelia sogna un mondo diverso da quello infantile che ha attorno ed Eva si innamora di un amore impossibile, e la sua disperata vicenda sconvolgerà la quieta "casa delle lodole"


Commento di Lunaria: una sorta di "Piccole Donne" ma in versione più tragica; al solito, secondo lo stile di Liala, c'è pochissimo amore fisico (e quel poco che c'è, è casto) e molto dramma. Di per sé l'azione è ridotta al minimo (come nei primi romanzi di Liala), a prevalere sono i dialoghi e i personaggi colti in dettagli e sullo sfondo di un paesaggio quasi da cartolina, con i soliti tocchi poetici di Liala.


Gli stralci più belli:

"Allora, posso... posso abbracciare la prima lodoletta che se ne va?" Donata si prese fra le braccia Eva, e poiché questa era più bassa di statura, ella posò, su quel capino d'oro, un bacio pieno di affetto. "Piccola Eva cara! Non ti spiace, vero, se... se me ne vado? Non sarà troppo gravoso, per te, badare a tutto ciò che rimane?" "Sarò degna di te", rispose Eva. "Sii tranquilla e rendi presto felice Cori. Se una lodoletta se ne va, altre resteranno, nella casa, a ricordarla, ad aspettarla, per quando, sposa felice, vorrà, di tanto in tanto ricordarsi di tornare al nido." "La casa delle lodole diventerà a poco a poco silenziosa", sospirò Thea. "Donata seguirà il suo marito, io la mia carriera, Eva..." S'interruppe. Guardò la sorella. Ma Eva la fissava con i limpidi occhi e Thea proseguì: "Eva avrà il suo nido, e anche Lelia prenderà il volo. E quella che Luciano Cori battezzò la "Casa delle Lodole" diventerà una casa silenziosa, perché le lodole se ne saranno andate, una di qua, una di là, a fare il nido." Una malinconia improvvisa stava per avvolgere le tre sorelle, quando la voce di Lelia, chiara e alta, gridò: "Luciano! Vieni! Ho già imparato a darti del tu. Ho fatto le prove con [il gatto] Mustafà..."

"Un improvviso e violento scroscio di pioggia si rovesciò sulla vetrata. Eva si alzò, chiuse la parte di vetrata rimasta aperta. Nell'improvvisa e rapida luce dei lampi, si vedevano gli alberi agitarsi furiosamente, come sotto lo sforzo d'una mano brutale e gigantesca che volesse sradicarli."

"La mente si smarriva, le membra erano stanche e sulle palpebre le gravava un gran peso. Staccò le mani dal viso e, nello specchio che aveva di fronte, Eva si vide pallida, d'una pallidezza quasi mortale, profonda, cupa, che, sotto gli occhi, illividiva. Quell'insolito pallore la fece pensare alla morte. Ma alla morte di chi? di Fabio? Un urto violento le colpì il cuore. Alla sua? Una gran pace subentrò, improvvisa, nel cuore dolente."

"Il cielo s'illuminava. Era l'alba del loro gran giorno. Gli olivi si disegnavano già, bianco-argentei. Il mare non aveva ancora splendori, ma era in pace. L'aria, nel primo chiarore, perdendo l'umidità della notte, s'andava saturando di mille effluvi."

"Fuori, la luna illuminava le vette degli alti pini, dei cipressi snelli, dei dritti pioppi. Un leggero soffio di vento bastava per sfogliare gli ultimi fiori autunnali e per staccare le prime foglie morte. E il frusciare delle foglie secche e dei petali accartocciati pareva, nel completo silenzio, un grande, malinconico sospiro."

 





"Ombre di Fiori sul Mio Cammino" di Liala


Trama: Un romanzo, una vera e propria epopea, la vita della giovane Liana, il trasferimento a Rodi con la famiglia, il matrimonio senza amore e passione con Paolo, "fatto solo per sfuggire ad un pretendente noioso e malaticcio", il tedium vitae post matrimonio e l'impeto di passione quando finalmente Amore farà capolino nella vita di Liana. Finirà in tragedia...

Commento di Lunaria: Meraviglioso romanzo di Liala, narrato nel suo inconfondibile stile (sapeva passare da toni comici-umoristici creando personaggi buffi, a toni lirici, funebri, malinconici, di altissima introspezione). Sono 423 pagine scritte fitte fitte e leggerlo tutto è "un tour de force", ma ne vale la pena, per la descrizione dei bellissimi paesaggi marini e fioriti (di Rodi, dell'Italia), per il monologo funebre e tragico di Liana (alter ego della stessa Liala... che ripensa alla morte del suo Vittorio, capitano d'aviazione morto precipitando nel lago di Varese nel 1926)

"Ombre di fiori sul mio cammino" (impreziosito da una copertina idilliaca) è tra i romanzi che più ho amato di Liala, insieme a  "Bisbigli nel piccolo mondo" (il primo romanzo di Liala che lessi https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/06/bisbigli-nel-piccolo-mondo-di-liala.html) "Riaccendi la tua lampada Gipsy" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/01/riaccendi-la-tua-lampada-gipsy-di-liala.html , "Di ricordi si muore" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/12/di-ricordi-si-muore-di-liala.html e "Tempesta sul lago" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/10/liala-tempesta-sul-lago.html "Una Notte a Castelguelfo" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2023/03/una-notte-castelguelfo-di-liala.html


Gli stralci più belli:

Pagina 39

La Luna andava per l'arco del cielo, il cielo era deterso come un cristallo, non c'erano stelle, l'acqua era cheta: e, osservata attentamente, pareva che respirasse. Per quel ritmico movimento che le correnti subacquee o il vento imponevano al mare. Lontano, i vecchi mulini a vento alzavano alla luna le loro braccia: parevano giganti in atto implorante, parevano enormi rose canine cui fosse caduto un petalo, parevano stelle che avessero perduto una punta."

Pagina 84

"Desiderò con tale intensità quel bacio, che d'un tratto le parve di sentire presso di lei un sospiro lieve. Strinse le palpebre, si raccolse ancor più in se stessa. Una mano la sfiorò. Ne fu certa. Il cuore le fece male per la troppa gioia, l'anima salì alle altezze della beatitudine. E nei suoi capelli, lieve lieve, una bocca trepida sostò, per un istante. Liana trattenne il respiro. La bocca adorata e attesa si distolse dalle chiome vive."

Pagina 85

"Così andavano le giornate in fila serrata. Sfolgorii di sole: sfolgorio d'acque che si prendevano tutto quel sole. Gioia di fiori: profumo di gelsomini e di rose. Andavano i giorni nel sole, nel vento. Sfilavano le notti nelle stelle e nel vento. Capitava sull'isola qualche repentino temporale."

Pagina 88

"Era una via malandata, allora, con ciuffi di erbe che spuntavano anche nel mezzo ma resa attraente per gli oleandri che vi fiorivano in libertà. (...) Un oleandro rosa saliva altissimo, un altro si piegava ad angolo retto; un altro non aveva né rami né fronde nel centro e aveva fronde e rami a destra e a sinistra del tronco, così, che visto di lontano, pareva una sciatta U. Tra i ciuffi di erbe apparivano palline azzurre, misteriosi lapislazzuli di una flora miracolosa. (...) Un barlume di mare, lontano. (...) Alle loro spalle c'era un bosco di oleandri: davanti un bosco di oleandri. Sopra il loro capo, un cielo rosa di oleandri."

Pagina 99

"Il sole scendeva piano piano, e le cose terrene mutavano colore. Era come un sovrapporsi di tinte alle tinte già esistenti. Diventavano più cupi gli amarilli e per contro si facevano più vividi gli oleandri rosa. Si spegneva il verde delle erbe e delle verzure e diventava smeraldino quello delle palme. Il mare si fece da azzurro turchino; il cielo diventò viola. L'Anatolia lontana si vestì di veli color amaranto; le rive sorrisero del loro sorriso di spuma."

Pagina 129

"Gli olivi erano tutti piegati dal vento. Polvere si levava dalla strada. Il mare aveva colori verdastri, rabbiosi. Era tutto crespe. Il sole or appariva or spariva. C'era una grande nube nel cielo. Una sola: ma enorme, livida, bassa. A tratti, la nuvola si chiudeva e sulla terra cadeva subito un presagio di pianto. Oh, sole di Rodi! Vento di Rodi!"

Pagina 214

"Sola. Con una gran voglia di piangere, di gridare, di distruggere e anche di rifugiarsi tra due braccia affettuose. (...) Ella si sentiva arida, senza possibilità di amare."

Pagina 257

"Ed ecco l'autunno... Glicini in fiore, ninfee estive, foglie d'autunno. La gioia e la malinconia. Liana si volse ancora una volta. Vide un girotondo di foglie secche e fulve nel bel mezzo della via, tra una polvere leggera. Primavera e Autunno. Gioia e Malinconia. Un bel sorriso apparso e scomparso. E il mare che si faceva cupo, che al largo aveva già creste alte e alla costa smoriva in un colore uniforme, di piombo. (...) Primavera di un sorriso: autunno d'una lontananza. Tutto si illumina, si indora e si colora per quel sorriso: tutto s'abbuia, turbina e si raggela per quella lontananza. Notte insonne. E un mattino aspro di vento."

Pagine 268-269

"(...) Una visione cara, un'immagine fatta di forza e di virile bellezza. E il cuore, racchiudendo come in un'urna quella immagine, si preparava a custodirla come appunto custodiscono le cose tutte le urne, fatte per la memoria del passato, create per ciò che non ha più vita, erette a culto, a memoria, a rimpianto. (...) Poggiata al davanzale, con gli occhi fissi alle stelle, attese che lo spirito si pacificasse. Lontane, piccole e pallide le stelle si lasciavano guardare, indifferenti. Vivevano la loro vita, lontane dal mondo, immerse nel manto cupo e accogliente della notte. (...) Un chiarore sulfureo, splendido, apparendo d'improvviso all'orizzonte, le annunciò che un altro giorno cominciava. A traverso (*) la purezza dell'aria Liana vide le foglie dei pioppi lontani tremolare con moto uguale e continuo. Il giorno avanzava, per gradi, ma inesorabilmente. Il meraviglioso incontro apparteneva oramai a un ieri che sarebbe diventato un giorno lontano, un giorno che non sarebbe tornato mai più. Le foglie dei pioppi, mosse da un tremolio sempre uguale, erano diventate oramai smeraldine e vivide nella calma luce del mattino."

(*) Non è un errore di battitura, si trova proprio "A traverso", nel testo di Liala.


Pagina 273

"C'era nell'aria odore di stelle, il mattino il mattino in cui partirono. Nella chiarità del giorno nuovo, dominava su la terra un profumo indefinibile or dolce or amaro: e l'umidità del fiume non lontano metteva una mollezza cheta sulle cose terrene (...) Alcune rondini, volando basse, si specchiarono a loro volta nell'acqua, passarono sulle nuvole che parevano immerse. E tutto fu, per un attimo, bellezza e poesia. "

Pagina 305

"Sto bene così: sola. Con gli occhi immersi nelle stelle. Dianzi, fra quelle stelle, si intagliava il fiero profilo di Amore. Si intravedeva la linea sinuosa della sua bocca bella.  Era là il mio Amore, dianzi. Fra le stelle del suo cielo. Guardo... Poi chiudo gli occhi. Cerco sul guanciale la carezza di Amore. E mi pare che egli sia lontano, lontano, lontano... Scende repentina una lacrima, scorre sul viso, bagna il guanciale. Perché piango? Non lo so: né so perché torni alla mia mente una frase bella, triste e dolce, udita, studiata o letta chi sa dove e che sa quando... Lacrime, lente lacrime, non so che significhino, spuntano dal cuore dal profondo di quella divina disperazione e si raccolgono negli occhi mentre si guardano i felici campi di autunno e si pensa ai giorni che non sono più... Lacrime, lente lacrime, scorrono sul mio viso. Perché? Io vado incontro a giorni belli, sulla mia felicità si incurva beata una notte tutta splendori. Oh, perché io piango e penso a giorni che non sono più?"

Pagine 339-340

"Corre la mia immaginazione: vedo Amore e Vita che vanno, vicini vicini, tra due siepi di fiori. Fiori alti, corolle erette su lungo stelo. Mettono ombre nitide e precise sul suolo le belle corolle: e noi due andiamo sulle ombre dei fiori. Il cuore ha un repentino malessere. Con gli occhi dell'anima io continuo a vedere Amore e Vita che vanno tra la siepe fiorita, ma posano i piedi su le ombre dei fiori. Perché sono tanto distaccati dai noi i fiori? Perché noi dobbiamo solo camminare su le ombre di essi?"

Pagina 404

"Scende una notte come tante altre: con le stelle nel cielo, con il silenzio della terra, con un lieve stormire di fronde, con qualche fruscio delle prime foglie cadute al suolo. Tutto come sempre; come quando c'era Amore... (...) Ed è un pomeriggio come tanti altri: con un poco di languore di terra che si prepara al sonno invernale, con odore di erbe umide, con qualche folata di vento freddo. Come sempre, come allora, come sarà in eterno, anche se sulla terra non ci sarà più quel sorriso."

Pagina 409

"E anche il cielo autunnale, grigio e nemico, comincia a piangere. Tutto è malinconia. Forse è in pace solo lui nella cappella dove riposa con altri morti di sua gente."

Pagina 423

"Spunta su i rami un'altra foglia. Tenera anch'essa e diafana. Avanza inesorabile un'altra primavera. Tutto ritorna come una volta, come nel tempo in cui sulla terra sorrideva Amore. Trabocca il glicine dopo aver dato l'assalto alle cancellate e ai muriccioli. Sorride frangendosi dolcemente alla riva il mare. Sgombro di nebbie riappare il cielo sereno. S'ammanta di oro la mimosa. Tutto ritorna: come sempre. Ma il più bel sorriso del mondo non tornerà mai più. Né più ritornerà Vita. Vita è là: presso una lapide nera sulla quale è scritto a caratteri d'oro:  

Immerso nell'azzurro che Lo chiamava

infrantasi l'ala terrena

risalì sull'ali dello spirito

agli altissimi cieli"





Vedi anche: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/search/label/Liala


"Melodia dell'Antico Amore" di Liala

Trama: Oria del Sole, ingegnere che lavora per una ditta di automobili da corsa, sposata ad Antonello, resta vedova dopo un solo anno di matrimonio, quando Antonello, correndo con un'automobile da corsa da lui stesso ideata, perde la vita in pista. Oria, che aveva condiviso con il marito la passione per le macchine e i motori, rimane annichilita, ma poi per onorarne la memoria, decide di partecipare anche lei alle corse, proprio guidando la "Freccia d'oro", la macchina ideata da Antonello. Piano piano, Oria si lascia il lutto alle spalle e resta in contatto con il fratello di Antonello, Raul, segretamente innamorato di Oria. Ma è un suo dipendente, Nazzareno Geter, ad attrarre Oria, e lui stesso la ricambia.  Dopo un idillio romantico in una casa di campagna, la casina rosa di Fata Mentucca, come l'hanno soprannominata, lontani da tutto e tutti che diventerà il covo del loro amore, Oria e Geter decidono di mettersi insieme.  Ma a separarli è la diversità di classe sociale: Oria è ingegnere, Geter un semplice operaio.  L'uomo teme che sposando Oria la gente mormori che "l'ha fatto solo per arricchirsi"; non vuole che sia gettata un'onta su Oria.  Così decide di lasciare la ditta di Oria e mettersi al servizio in un'altra ditta, lavorando per l'industriale Varzi, che ha una figlia, Lolotte, molto brutta ma buona e innocente, che si innamora subito di Geter. Il padre, sapendo che Lolotte non può far innamorare nessun uomo usando "il sex appeal", perché la ragazza non è per niente attraente, cerca di combinare un matrimonio di interesse tra la figlia e Geter, offrendogli gli agi di una vita da ricco, ma l'uomo non ama Lolotte, pensa solo ad Oria e ha deciso di lavorare da Varzi fino a che non avrà accumulato i soldi che gli servono per non sfigurare di fronte ad Oria. Però, le malelingue cominciano a mormorare e Raul, accecato dalla gelosia e dalla vendetta, fa credere ad Oria che Geter l'ha abbandonata perché intenzionato a sposare Lolotte e a diventare ricco con quel matrimonio, ereditando anche lo stabilimento.  Oria comincia a dubitare dell'amore di Geter e una serie di malintesi porta alla rottura del loro amore. Geter è disperato, incomincia a star male; anche Oria è disperata, ma Raul sobillato e aiutato anche da un giornalista, Musset, continua a mettere zizzania tra i due, seducendo anche Oria, fino a che la donna, distrutta dal dolore e dal senso di colpa, decide di suicidarsi; viene salvata in extremis, e a quel punto chiarirà dubbi e rimorsi con Geter, e i due potranno amarsi, sposandosi e andando a vivere nella casina rosa dei loro primi incontri d'amore.


Commento di Lunaria: Altro bel romanzo di Liala, scritto col suo inconfondile stile narrativo (da toni drammatici, quasi teatrali, si passa a toni colloquiali e comici). I personaggi sono finemente caratterizzati psicologicamente e le descrizioni dei paesaggi sono, come al solito, idilliache: sembrano quasi dei quadri e hanno un tocco quasi manzoniano. A differenza di altri romanzi di Liala, dove le protagoniste sono fanciulle capricciose, volubili e "loliteggianti", per quanto palpitanti di passione (Chantal e Dagmar di "Bisbigli nel piccolo mondo" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/06/bisbigli-nel-piccolo-mondo-di-liala.html, Cipriana e Ubalda di "Tempesta sul Lago" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/10/liala-tempesta-sul-lago.html, Ariela di "Settecorna" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/07/sette-corna-di-liala.html, Liana di "Ombre di Fiori sul Mio Cammino" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/05/ombre-di-fiori-sul-mio-cammino-di-liala.html, Lalla, della trilogia... https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/02/dormire-e-non-sognare-di-liala.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/01/lalla-che-torna-di-liala.html), 

Oria è più matura e riflessiva, drammaticamente contrita e tormentata, similmente alle protagoniste "Di ricordi si muore" (Lucente https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/12/di-ricordi-si-muore-di-liala.html) o Gipsy ("Riaccendi la tua lampada, Gipsy" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/01/riaccendi-la-tua-lampada-gipsy-di-liala.html) o Coralla (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2023/03/una-notte-castelguelfo-di-liala.html

Certo, il Rosa di Liala ormai è anacronistico, per il nostro gusto... Non ci sono descrizioni di amplessi "hot", i contatti fisici sono comunque "pudici" e descritti con toni esagerati e teatrali, tra palpiti e mancamenti. 

Ma questo genere di Rosa così antiquato ha ancora il suo fascino...


Gli stralci più belli: 

"Geter percepì anche i passi di Oria che si allontanavano. Allora cominciò a camminare. Nella notte placida non vi era che la sinfonia un poco monotona, di un uccello notturno. In quel punto centrale i rumori della città, tuttavia, non giungevano. Pareva che alberi e giardini ovattassero i rumori, li restituissero alle vie racchiuse tra gli alti palazzi. Camminava piano, Nazzareno Geter, portando in tutto il suo essere il fardello immenso del suo amore per Oria del Sole. Gli pesavano le membra, gli pesava il cuore: e perfino lo spirito pareva oppresso per quell'immenso e impossibile amore."    

"Prossimo alla finestra, Raul guardò il cielo e disse: "Ci sarà un temporale anche questa notte. Guarda, Oria..."Ella si avvicinò nello spazio sopraffacendosi, anticipando la notte."Hai paura del temporale, Oria?" "Che domande! Tu sai bene che non sono troppe le cose che mi fanno paura."

"La dolcezza di quella giornata autunnale era triste come il sorriso di una creatura che si crede convalescente ed è prossima all'agonia. Il cielo era azzurro pallido, ma dalla pianura saliva un vapore bianco che qua e là diventava denso come un fumo pesante, che già celava alcune zone. Il cielo si manteneva sereno ma la terra si addolorava nel presagio della gran nebbia. L'aria era cheta e tuttavia una foglia color ruggine, caduta sull'autostrada, ogni poco si muoveva, si sollevava, compiva un breve volo, ricadeva stancamente."

"Mite, simile a una nascente aurora era la luce che si effondeva dalla piccola lampada, velata da un indumento roseo. (...) Fuori, sul gran silenzio della campagna lombarda, a mille e mille cadevano le candide stelle del gelo. (...) Geter si abbandonò alla sua gioia, sentendo che in quella gioia ogni tormento era abolito, comprendendo che solo donando amore e ricevendo amore, poteva affrontare la vita."

"Chi, quando, in quale tempo infinitamente lontano, gli aveva detto le stesse cose? Chi preferiva il suo cognome al suo nome? Chi sussurrava Geter al suo orecchio, quando la modesta lampada di una camera lontana metteva foglie morte su una linda parete? (...) Il ricordo dolce e terribile lo attanagliò, facendolo spasimare. Tutti i suoi sensi ricordarono tutte le carezze avute, date e perdute. La bocca, le mani, l'ardore di Oria passarono nel suo sangue come se ella fosse vicina a lui, prossima all'abbandono. (...) Restò così, immobile, (...) consumandosi nella carne e nell'anima, sentendosi morire come se da una invisibile ferita tutto il suo sangue sfuggisse."

"Così ella era giunta a lui: rorida d'amore, colme le mani di carezze profumate, già fatta carne della sua carne nell'attesa miracolosa di un amore voluto dal Destino."

"Il fiume fluiva cupo tra i suoi argini, sotto un cielo minaccioso e notturno ove a tratti appariva una tragica falce di luna. Una barca nera discendeva la corrente, non guidata da alcuno, trasportata dall'impeto dell'acqua."

"Due amanti, due errori. Di uno non le era rimasto che un ricordo doloroso e amaro, dell'altro solo schifo e pentimento. E si levò un'alba senza colori. Oria lasciò il letto. Si sentiva stanca (...) Si guardò in uno specchio. La sua pelle bruna e liscia aveva ombre livide. Le sue gote erano incavate. E dentro di sé ella sentiva scorrere un sangue avvelenato, che le corrodeva quella sua carne che ormai considerava tremenda e miserabile."

"Non sembra il canto di un motore, ma di strumenti musicali... L'ho detto, ingegnere: una melodia, una melodia divina...""Melodia di ciò che non tornerà mai più, di ciò che si è perduto e che il tempo non potrà far ritrovare... Melodia dell'antico amore, della gioia goduta, dei baci perduti... Oh, Geter! (...) Vicino a te si creavano cose belle: lontana da te ho distrutto la mia anima."

"Oria ebbe un sospiro profondo. Le sue labbra si ricongiunsero un istante: ancora si dischiusero. E ancora una volta apparve quell'umido candore di gelsomini. Geter sollevò il capo: vide rilucere i denti di tra le labbra pallide. Vide rilucere due lacrime, ferme nel cavo degli occhi. Piano piano, quasi tremando, baciò prima l'una e poi l'altra lacrima. Poi trasse un fazzoletto e con una cocca, pietosamente, devotamente, tolse via dal viso di Oria quest'ultima traccia di pianto. Nel cielo che si oscurava, saliva un vapore latteo. Una calura umida faceva presagire la pioggia. La prima pioggia dell'estate."

"Oria del Sole portava diffusa nel volto una luce colma di fiera dolcezza. E i suoi occhi, nell'ombra dei cigli, risplendevano come laghi tra i salici nell'ora del crepuscolo."