Trama: Ombre sulle scale... una mano senza corpo... Anni di terrore per quell'incubo ricorrente. Poi Karen trova la foto custodita dalla madre e parte. Una foto che ritrae la casa che l'ha terrorizzata nei suoi sogni. Una casa che si trova a Tyrone, nel Nebraska, e quando Karen arriva in quella città, ecco che si trova davanti alla casa dei suoi incubi notturni, Casa Saxon. Si vocifera che sia infestata dai fantasmi... che si veda una donna apparire alla finestra... che ci sia stato un delitto... Steve Hayes, l'affascinante sindaco della cittadina, l'aiuta a ricomporre il puzzle di cui mancano troppi tasselli. Ma quali pericoli nasconde Tyrone?
Commento di Lunaria: Un libro che riesce a catturare l'attenzione della lettrice fin dalle prime righe, con pagine piene di suspense e brivido, forse anche troppo, considerato che questo romanzo si rivolge ad un target di lettrici di romanzi Rosa e non di romanzi horror... e le prime 50 e passa pagine sono per lo più improntate all'inquietudine e al terrore strisciante che attenaglia Karen, che rischia di sprofondare nell'ossessione dei suoi incubi! Il narrato in prima persona potenzia le atmosfere da brividi, e gli amanti dei romanzi di Ann Radcliffe e dei racconti di Poe non potranno non pensare a "I Misteri di Udolpho" e a "La Rovina della Casa degli Usher", quando Karen si addentra in Casa Saxon... Una villa antica, poderosa, solenne, abbandonata all'incuria dello sfacelo ma ancora capace di sussurrare a chiunque varchi la soglia e si avventuri su per la scala... Adoro i romanzi Rosa a tinte paranormali e ne ho letti moltissimi, ma "La Casa dell'Incubo" si candida al primo posto delle mie preferenze. L'ho letto in pochissimi giorni: appena aperto, mentre ero sul treno, ero già arrivata a pagina 40 senza riuscire a staccare gli occhi dalle pagine e provavo una piacevole paura nel creare mentalmente le atmosfere horror e spettrali di questo romanzo. Colpi di scena, intrigo, suspense, per un romanzo a tinte gotiche, tutto basato su sussurri spettrali e delitti passionali; mentre Karen e Steve indagano per far luce sulla vicenda, dovranno scontrarsi con l'omertà e la viltà di un intero paese, moralista e bacchettone, che ha insabbiato la vicenda per paura dello scandalo (difficile non pensare ai "Peccati di Peyton Place"...) . Quasi assenti le scene sessualmente esplicite (i protagonisti si limitano a pochi baci e carezze, molto pudici), ma questa volta la mancanza di eros non è un difetto.
Un libro più che consigliato!
Le pagine più belle:
"La debole luce del giorno che moriva filtrava attraverso le tende mosse dalla brezza. Una serata estiva come tante, forse. Invece no. Era diversa. Questa segnava la fine. Una voce lamentosa mi diceva dentro: "Non tornerai più qui. Questa è l'ultima volta." (...) Strano. La casa sembrava la stessa, proprio come quando era piena di vita. Ma ora restavano solo le ombre. Ombre fredde e senza corpo. (...) Il cuore prese a battermi a precipizio. La casa! La casa dei miei incubi! Tre piani, un grande portico e alberi sullo sfondo, alti e ombrosi, proprio come nei miei sogni. Mi tremavano le mani. Quella casa esisteva, dunque! No, non era possibile! Girai la foto. Dietro, con inchiostro sbiadito e una grafia minuta, stava scritta una sola parola: Tyrone. Ero certa di non aver mai visto quella casa, ma allora come potevo ritrovarmela continuamente in sogno? Sogni terribili. Ombre lungo le scale. Una mano senza corpo. Rami mossi dal vento che graffiavano i vetri e fantasmi nel vento. Con volti che non riuscivo mai a vedere del tutto. Vento che si trasformava in grida, grida che si rompevano in singhiozzi. I miei o quelli di qualcun altro? Non lo sapevo e continuavo a chiedermelo. Mi ero sempre domandata che cosa significasse quel sogno e ora, davanti a quella foto scolorita, esso ritornava e mi riempiva di orrore. Quella casa, quella grande casa! (...) Le vie avevano nomi di alberi. Entrai in Sycamore Street e tutto a un tratto, come un'apparizione, la vidi. Fitte nuvole coprirono il sole e tutto parve oscurarsi. A pensarci bene, ora mi rendo conto che fu solo la mia immaginazione a creare quelle tenebre, le stesse tenebre in cui era avvolta la casa dei miei incubi. Era grande il doppio di quanto l'avevo immaginata, con la struttura irregolare delle case vittoriane. Restai stupefatta a guardarla sforzandomi di tenere a bada le orrende immagini che mi affollavano la mente. Rividi la scala... la mano bianca... un'altra mano che spuntava dalle tenebre. Non c'era forma umana, solo mani. Temevo di non sopravvivere se avessi visto il viso a cui quelle mani appartenevano. (...) Alle mie spalle stava la casa, maestosa e sinistra, immersa nel silenzio. Rabbrividii come se dalle finestre uscisse vento. Avevo paura, non sapevo se più della casa o di quell'uomo dallo sguardo singolare. Non volevo quella casa alle mie spalle, non volevo esser colta di sorpresa dai suoi misteri. Dunque era abitata dai fantasmi! Come tutte le vecchie dimore abbandonate, del resto. Era quella la ragione per cui nessuno l'aveva più voluta? Un gelo che mi saliva dentro mi spinse a tornare verso la strada. Che ci facevo io lì? (...) Quella casa maledetta mi parlava una lingua incomprensibile, tra sospiri, sussurri e urla. Non mi dava pace. Come in trance percorsi il vialetto alberato che portava al portico. Mi fermai in attesa, come un'ospite. All'interno udivo delle voci, come se le finestre fossero aperte. La fantasia rendeva reale ogni cosa, anche la più bizzarra. I miei passi risuonavano sul pavimento di legno del portico. I miei incubi erano là, dietro la porta. Mi irritava che la casa osasse tenermi là fuori, mentre in sogno mi aveva aperto i suoi segreti e le sue porte. (...) Prima mi attiri poi mi respingi! Un misto di amore e di orrore mi assalì. Avrei anche potuto perdere la ragione in quel posto. Vagai a lungo finché mi sentii sopraffatta dalla sua tristezza. "Povera casa", dissi ad alta voce sedendomi su un gradino del portico. "Te ne stai lì, avvolta nei tuoi ricordi, abbandonata, in rovina. Nessuno ti ama. Nessuna casa meriterebbe un simile destino!" E le chiesi ancora chi fosse e per quale misteriosa ragione io la conoscessi. Mi domandavo anche se avesse un cuore."
"Portare qualcuno in questa casa non è un atto di gentilezza. Si dice persino che ci sia una maledizione e che chiunque vi entra si pentirà amaramente di essersi intrufolato nella casa dei fantasmi" (...) Mi sentii mancare e feci forza su me stessa per avvicinarmi. Le pareti facevano ombre sui primi gradini, un'ombra vibrante come se fosse viva. Eppure in quel punto non c'era niente. Chiusi gli occhi, ma fu peggio. Bastò che i miei occhi stessero al buio per un secondo perché rivivessero le solite immagini, quella mano bianca con un anello splendente, no... anzi, una mano senza anello. Bagliori rossi e fantasmi grigi. Prima c'era l'anello, poi non c'era più.. (...) Perché quei muri traspiravano segreti che riuscivo appena a percepire? (...) Le voci mi laceravano le tempie e il terrore mi spaccava il cuore. Sarei voluta scappare, ma non riuscivo a muovere le gambe. Del resto, scappare dove? Giù per quella maledetta scala? Al piano di sotto le voci non cantavano, gridavano. (...) Voltai le spalle a lui e a quella stanza che nei miei sogni di bambina era stata popolata dalle tenebre e dai fantasmi. (...) Mi fermai in cima alle scale. Avevo le nausea. Sotto di noi, nella luce incerta che filtrava dalla grande finestra, sembravano muoversi delicatamente delle ombre, sembravano respirare. La scala si snodava come un serpente i cui occhi cercavano di spuntare dal buio. Misteriosamente, quella scala era viva e pareva muoversi sotto i miei passi. (...) Al primo pianerottolo l'incubo mi balenò davanti agli occhi. Là, di fronte a me, stava la morte! La morte sotto forma di una mano immobile, mentre ogni cosa era nascosta dalla balaustra, dai muri e dalle ombre scure e sospiranti. Diamanti come lacrime, rubini sanguinosi luccicavano accecandomi... Urlando persi le forze e solo la ringhiera mi impedì di precipitare. (...) Non potevo rispondere. O c'era davvero un fantasma là dentro o le voci erano dentro di me, forse un ricordo dei miei incubi. Quando fummo al piano terreno le voci non urlavano più, erano singhiozzi di ombre fugaci che presto si acquietarono. (...) Quella stanza non presentava alcun interesse. Era spoglia e annerita, ma l'atmosfera che vi regnava era mostruosa. Sapeva di morte. D'impulso mi voltai per andarmene, poi mi fermai. Avvertivo una strana sensazione di freddo."
"(...) Questo è un freddo mortale, non c'entra con la temperatura", dissi. (...) "Dev'essere qui il fantasma. C'è qualcosa di perverso qui." (...) "Se vuole una risposta sincera, non mi piace questa atmosfera funesta che anche lei avverte. Non le basta quello che ha visto?" "A essere sincera, percepisco una presenza in quella casa." "Un fantasma?"
(...) "Nel mio sogno c'era la morte." (...) "di una donna, penso. Vedevo solo la mano bianca e immobile di una persona morta. Udivo grida, grida orrende. La mano stava sul primo pianerottolo."
"Di notte stavamo a guardare le finestre cercando di vedere il fantasma di cui tutti parlavano." "E l'avete visto?" "Oh, sì, una volta. O almeno ci convincemmo di averlo visto. C'era una luce che si muoveva dietro la grande finestra sotto gli abbaini e la figura di una donna."
"Quante cose non conoscevo di quella strana cittadina! Mentre camminavo sotto il sole non avevo idea di quali orrori avrei dovuto affrontare restando lì per cercare di sapere. Non sapevo molto su quanto stava accadendo, ma di una cosa ero certa: il male esisteva, era reale. Era arrivato fino a me attraverso le lenti del sogno, attraverso la misteriosa vita di quella casa solitaria (...) Ed era il male che aveva tenuto me e Steve fuori da quella stanza semincendiata nella casa dei Saxon."
"Le sue labbra scesero piano dalla mia fronte, giù giù fino alle mie labbra, dove si posarono con dolcezza. Chiusi gli occhi e mi abbandonai, mentre il cuore correva all'impazzata. (...) Mi lasciò vicino alla mia macchina. Io sedetti a lungo con i finestrini aperti inspirando il profumo del caprifoglio portato dal vento e chiedendomi dove fosse il limite tra realtà e illusione."
"Mio Dio!, mormorai ad alta voce sedendomi su una panchina nel silenzio del cimitero. Credevo al mio sogno! Guardai le lapidi mute su cui l'ombra dei rami disegnava strane forme. Se solo le tombe avessero potuto parlare! (...) Perché la loro solitudine mi opprimeva dolorosamente il cuore mentre fissavo i petali mossi dal vento sulle loro tombe?"
"Più di ogni altra cosa al mondo volevo che lui mi stringesse. Lo volevo con un'intensità per me nuova. Quando si chinò per baciarmi, mi aggrappai a lui. Volevo che si fondesse con me, che diventasse una parte di me."
"Mi agitai. Rivedevo quella scala nell'ombra. Un rumore sordo irruppe tra le ombre e la mano fu di nuovo là... la piccola mano diafana con l'anello. Non si muoveva, ma un'altra mano la sollevava e le toglieva l'anello. E la mano bianca restava di nuovo immobile... Il terrore mi attanagliava. Sopra di me, sotto di me, sentivo dei passi... Delle grida riecheggiavano tra le pareti. Non sapevo chi stesse gridando, ma quelle grida mi facevano scoppiare il cuore. La scala mi voleva inghiottire... sangue era sparso dovunque... le ombre nere divennero rosse... e poi fiamme... le grida divennero fiamme..."
"Attorno a me sentivo gridare. Scesi la scale avvicinandomi alla mano senza anello. Tra le grida furibonde udii il mio nome. Non sapevo chi mi stesse chiamando e mi fermai terrorizzata. Le ginocchia mi tremavano e avevo freddo. Sentivo il fuoco crepitare, ma non lo vedevo né lo sentivo. E poi sangue, una pozza di sangue, e nel sangue delle orme. Sul bordo della pozza c'erano impronte di piedi nudi... Orme nel sangue... piedi nudi... piedi nudi di bambino!"
"Mi morsi a sangue le labbra avvicinandomi a quella camera. Poi, ferma sulla soglia, scrutai nel buio e vidi a fatica l'albero fuori dalla finestra. Cautamente, entrai. Sapevo che, uscendone, non sarei più stata la stessa. Nell'angolo più lontano, una sottile figura di donna stava acquattata nell'ombra."
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