"Bisbigli nel piccolo mondo" di Liala

Nota di Lunaria: Liala fu una scrittrice davvero prolifica, ritenuta la Regina del Rosa in Italia, e così mi sono presa questo poderoso (505 pagine!) "Bisbigli nel piccolo mondo"... mi piaceva anche la copertina, con quella veduta di una villa sul lago che sembra una cartolina... è stato il primo romanzo di Liala che ho letto e mi è piaciuto davvero tanto, sia per la trama ma anche e soprattutto per lo stile narrativo capace di passare da un tono gergale-comico a vette di poesia.


Trama: Mimita e le sue figliole, Dagmar e Chantal, si sono trasferite in Italia dall'America. Devono presto pentirsi della loro decisione, perché l'oasi di pace che speravano di trovare nel piccolo paese dove hanno ereditato una villa, si è rivelata un covo di bisbigli, pettegolezzi e maldicenze. Ma entrambe le ragazze riusciranno a sconfiggere la grettezza e l'ostilità che le circonda ricorrendo all'arma più antica: l'amore. Un palpitante dramma familiare sullo sfondo del lago di Como.


Commento di Lunaria: come già dicevo recensendo "Signorsì", Liala aveva un personalissimo stile espressivo, dando vita a personaggi a tutto tondo che animano il macrocosmo letterario ideato dall'Autrice (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/05/ombre-di-fiori-sul-mio-cammino-di-liala.html) (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/10/liala-tempesta-sul-lago.html) (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/11/liala-lora-placida.html) (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/12/di-ricordi-si-muore-di-liala.html)(https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/01/riaccendi-la-tua-lampada-gipsy-di-liala.html)(https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/02/dormire-e-non-sognare-di-liala.html)(https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/05/melodia-dellantico-amore-di-liala.html): ragazze innamorate, bionde, frivole, vanesie, truccate, incostanti, ingenue, che passano di flirt in flirt con uomini bellissimi o semplicemente molto ricchi, donne vittime dei capricci del destino (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/01/lalla-che-torna-di-liala.html), adulteri & adultere, e poi ancora, uomini e donne meschini, gretti, ipocriti, doppiogiochisti, catto-perbenisti da piccolo paesello, vanagloriosi, mormoranti, avari, materialisti (come Chantal, Dagmar, Luigi e Brigida, i personaggi protagonisti di "Bisbigli nel piccolo mondo")... insomma, nessun difetto (e qualche raro pregio) dell'Umanità viene risparmiato nella narrazione a tutto tondo, malinconica e anche pungente, di Liala, e il tutto viene spiattellato senza ritegno (e pietà) dall'Autrice che di tanto in tanto lancia qualche frecciatina e si lascia andare a siparietti comici e parodistici, ridicolizzando i suoi personaggi e facendoli apparire miserabili nelle loro piccolezze e meschinerie: Brigida che pur di avere delle leccornie senza doverle pagare al signor Luigi, è disposta a distruggere la lettera d'amore di Guy spedita a Dagmar, condannando la ragazza all'infelicità, credendo che l'amato lontano in America l'abbia dimenticata; il signor Luigi, ormai vecchio, che va dall'estetista pur di "sembrare giovane" e illudersi che Chantal lo ami "per il suo aspetto" e non per i soldi con cui "l'ha comprata" trattandola come un balocco e riempiendola di ninnoli; le comari del paesello, che spettegolano e non aspettano altro che tragedie e scandali, Chantal che per tutta la prima parte del romanzo antepone l'avidità e il guadagno all'amore, ben disposta a sposarsi unicamente per soldi...

"Nei romanzi di Liala, accarezzate da un morbido color rosa, bellezze procaci esibiscono con disinvoltura i loro corpi. Spiate nell'intimità delle loro camere da letto, sorprese quando l'abito lentamente va giù, riprese nel loro dialogare compiaciuto con la propria immagine allo specchio, le protagoniste di Liala ci rimandano al piacere di evasioni solitarie, di antichi giochi negati, di fugaci ebbrezze. La bellezza, nei romanzi di Liala, è un valore in sé, uno strumento di seduzione delle creature d'amore, tutte buone o cattive, sprigionanti un'intensa carica di sessualità, tutte tremendamente femminee."

Per approfondimenti, vedi


Gli stralci più belli:

"Nel paese si mormora. Si mormora sulle figliole." "Sulle mie figliole? Che dicono? Forse che sono molto belle? Ringraziate tutti a nome mio." (...) "Signora! Si mormora sul contegno delle sue figliole. Appena giunta, già hanno ostentato costumi indecenti..." "Indecenti? Ma se uscendo hanno indossato solo calzoni!" "Ecco! Calzoni indecenti! Che rivelano il corpo, che hanno trasparenze."

"Sarebbe meglio che tornasse in America! Altro che venire a dare scandalo e a prendere in giro la gente! Vergogna! Non s'è mai vista una cosa simile nel paese!"

"Fischiettò. Tirò una pedata a uno sgabello che si rovesciò. La donna continuò a dormire. Allora, finalmente, il signor Luigi si preoccupò.  E un pensiero gli folgorò la mente: è morta... Si avvicinò al letto, cautamente, temendo di vedere per sempre immota colei che era sua moglie e temendo nello stesso tempo di vedersi fissare da quei poveri occhi innamorati e devoti. Guardò la donna. Era gialla, raggrinzita: era una povera donna sciupata dai malanni e dalle fatiche, tanto sciupata che le agiatezze prima e la ricchezza poi non avevano potuto risollevarla. (...) Era veramente terrorizzato: terrorizzato, certo, più che addolorato. Quella morte repentina gli faceva paura. (...) il terrore di essere accusato di delitto. (...) Marietta, per esempio, sarebbe stata capace di bisbigliare che, sì, una piccola stretta al collo poteva avergliela data, a quella povera Giannina, colui che le dormiva accanto. (...) Era tutta pelle gialla, quella povera creatura, e là dove un giorno lontano ma non remoto fiorivano due belle rose non vi era che un nulla repellente e pietoso."

"Un giorno Giannina aveva desiderato una pianta di gardenie da tenere sul terrazzo e il marito le aveva detto che le gardenie durano poco e trovava inutile sciupare danaro per un fiore che non fa nemmeno gran figura. Al camposanto, lo stesso marito mandava una corona di almeno cento di quei fiori che un giorno aveva negato alla mite sua Giannina. Qualche volta alcuni morti ottengono ciò che non hanno mai ottenuto da vivi e forse nemmeno sanno che ciò che ricevono è frutto di un rimorso o d'un ragionamento: mai di amore."

"Lo spiazzo era limitato da un muricciolo e oltre il muricciolo il terreno scendeva ripidissimo, folto di nocciuoli, di sterpi, di verzure. Oltre che quel terreno scosceso s'adagiava il lago, quel lago di Como che pare destarsi a una vita diversa allorché si avvicina autunno. Ogni pianta aveva il suo colore verde e ogni verde era diverso da quello prossimo: ogni muro aveva la sua veste di vitalba rosata o infiammata. Ogni aiola aveva salvie, dalie, tuberose, miosotidi giganti. Qualche magnolia lucida si divertiva ad offrire, qua e là, un fiore. Nelle vasche ridevano le ninfee, nelle fontanelle dondolavano le victoriae. E l'acqua, brillante, a chiazze più chiare e più scure, a strisce, a cristalli, era tutto un gioco di colori e di vento. Con le ginocchia contro il parapetto basso, le tre donne immote guardavano. E a loro saliva un rumore fatto di nulla, che forse era un lontano lontano stormire di foglie, forse era una eco delle acque che accarezzavano le rive."

"Non era il crepuscolo, non era il tramonto: in quel grigiore di cielo, si potevano confondere o stabilire a piacere le fasi della giornata. Mimita nel giardino guardò il cielo sopra Castel d'Ardona. Sembrava l'alba di una giornata triste."

"Il bosco, sbocciato dal ripido monte, assaliva il cielo alle loro spalle. Davanti a loro siepi di foglie verde-scuro, maculate di ruggine, li separavano dal lago. Grosse radici, scalzando il terreno, uscivano, a serpi e a gobbe, di tra il musco cupo. Un lungo e rettangolare vaso di argilla, vuoto e dimenticato, pareva una vecchia bara dalla quale se ne fosse scappato il morto; un'anfora rossa, alta come un uomo, lasciava traboccare fiori di ogni specie della sua apertura, fiori che il vento aveva portato lì, quasi timidi semi e prorompevano, in rigogliose corolle. Fra il vuoto rettangolo d'argilla e il pomposo fiorire dei cento fiori, sorgeva un albero carico di magnolie e di piccoli alati adunati a far coro. E su tutto scendeva la luce del sole, vivida, petulante, spietata.

"Una giornata. Una sera. Un altro mattino. Pioggia. L'estate era decisamente finita. Le ville si chiudevano. Le finestre, colme di loro interni, a una a una si chiusero. E nello specchio tranquillo si dipinsero rettangoli chiusi e senza splendore: che parvero grandi occhi un giorno ridenti e felici, chiusi sull'immobile freddezza di un volto. Era incominciata la pioggia d'autunno. Picchiettando sulla superficie liscia dell'acqua le gocce cadenti facevano scaturire graziosi e minuscoli zampilli. Per ogni goccia che cadeva, un grazioso zampillo si levava: e pareva così che non dall'alto venisse la pioggia, ma scaturisse dal profondo. (...) Dagli abeti, dai pini, dalle camelie di Villa Fiamma scendevano goccioloni: e se la grossa goccia piombava su una foglia, ne scaturiva un suono secco, rapido, simile al colpo di un'arma da fuoco sparato da lontano. Il terreno era cosparso di aghi di conifere: le nubi erano buie e parevano immote."

"E si guardarono. Gli occhi grigi si smarrirono negli occhi azzurri. E per la prima volta nella sua vita, Chantal sentì la potenza di uno sguardo maschile: di uno sguardo che apparteneva già a quel minuto che resterà inciso nel cuore per tutta la vita."

"[Chantal] capì che erano le belle labbra di Bruno, comprese che solo l'amore vero, puro, sano, può far sembrare rose di maggio anche le tristi foglie che l'autunno infradicia. (...) Levò una mano, Chantal, mostrò i monti cupi, il lago malinconico, le foglie che erano sulla terra. (...) E la vide andar via, e poi la vide emergere, dalle spalle ai capelli, da un viluppo di ortensie squallide. E allora gli parve che le ortensie rifiorissero e non fossero più color gridellino o scarlatte: ma tutte di quel colore rosa antico: tutte del colore di un abito: dell'abito di Chantal."

"Nel silenzio del giardino infreddolito, tra le ultime salvie che morivano di malinconia, sulle prime foglie cadute, aleggiò un sospiro dell'uomo (...) La notte senza stelle pesò sull'acqua e sulla terra. Gli alberi infreddoliti e mossi dalla brezza si accarezzarono l'un con l'altro, per darsi colore. Una nube si aprì: apparve una stella. La nube si richiuse, la stella scomparve. Il lago cominciò a mormorare come un fiume. A quel mormorio d'acque si aggiunse, repentino, il rumore delle fronde smosse. Bisbigli: del vento nuovo, delle ultime foglie, delle recenti salvie. Bisbigli."

"Era di fronte all'uomo: alta e bella. Con il viso affinato: con le fresche labbra tormentate da un leggero tremito. Era bionda e gentile: e aveva una carnagione che faceva pensare ai petali nuovi delle rose di siepe. Era un bocciolo tenero nel gelo invernale: odorava di giovinezza (...) Era la primavera in un giorno di neve."

"E poi non rise più e si domandò: Ma perché? Dal lago che si svegliava saliva un vapore leggere leggero. Era quel vapore che presto sarebbe diventato nebbia e annunciava con dolcezza agli abitanti che l'autunno se ne andava, decisamente, anche se aveva calori, colori e dolcezze ultime. Era quel primo annuncio di nebbia invernale che le cose terrene sentono ancor prima delle creature.  Era, infine, un nuovo giorno: bello o brutto, comunque, un altro giorno."

"Chantal rimase sola, nella poltrona, a guardare il mondo di là dai vetri. Era un mondo grigio anche se non nevicava più. Qua e là la neve se ne era andata e come lacerazioni apparivano le zone scure nella veste bianca che tutto ricopriva. Il lago era più chiaro e le piante erano spoglie di neve. Malinconici scheletri di un'estate che a Chantal pareva lontanissima, si elevavano prossimi alla finestra rami bruni, mondi, sottili. (...) Gli occhi azzurri si colmarono di pianto. La volontà decisa della fanciulla respinse quel pianto, ma il dolore rimase trattenuto, avvinto, afferrato dai ricordi. (...) Brillante si era fatta la neve, cosparsa di minuscoli diamanti: lucido e azzurro il lago, qua e là arricciato dalla breva, splendenti le conifere folte e rigogliose come a primavera"

"L'ora del crepuscolo si andava spegnendo. Una nebbia eterea pioveva dal cielo. Già tutti i colori dei giardini scolorivano. Ma sul mare, straordinariamente liquido e immobile, resisteva un colore turchino, che contro la scogliera diventava bianca, per il lieve spumeggiare dall'acqua franta contro la roccia dura, che faceva pensare al fiorire di un sorriso. A quell'acqua che si frangeva appena, a quel riso che fioriva contro la roccia, Dagmar guardò con infinita tristezza."

"In prossimità del Lido, le avvolse l'alito fresco del vento in cui si mescolava, alla salsedine, il profumo delle conifere. (...) La villa luminosa, colma di fiori, tepida e profumata, le accolse. L'ombra della sera invadeva le stanze: ma nel cielo permaneva un colore fra il cobalto e il violetto, che si rifletteva nel mare. Ma alla riva, le acque appena ricamate di bianco, erano chiare come gli olivi."


N.B: Liala si è divertita a citarsi, a pagina 103-104: 

"Zia Fiamma evidentemente leggeva solo autori italiani.  C'è poco d'Annunzio, alquanto Brocchi: molto Mura [celebre autrice di romanzi sentimentali negli anni '40 https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/05/mura.html] molto Liala, molto Gotta." "Conosci tutti questi autori?" "Ho letto, al Circolo nostro di laggiù, un poco di ognuno." "Che mi consigli?" "Scegli tu. Ma ti prego, fammi attenzione a Liala: qualche libro suo i critici lo hanno attaccato, definendolo saturo di amore..." "Amore? Molto amore? Vado subito a prendermi un libro di questo scrittore..." "Scrittrice, Mimita." "Donna?" "Si dice." "Va bene."







2 commenti:

  1. Bellissima recensione il libro deve essere favoloso non vedo L'ora di leggerlo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, è stato il primo romanzo che ho letto di Liala e mi è piaciuto tantissimo, per tutta l'analisi psicologica dei personaggi, tutti tratteggiati benissimo nei loro pregi e nei loro difetti

      Elimina