"Il Pozzo dei Desideri" di Helen Conrad (Harmony Jolly)


Trama: Pamela è tristissima: a White Acres, casa sua, è in corso il ricevimento d'addio: l'indomani infatti la tenuta verrà messa in vendita... Per scacciare la malinconia lei va al pozzo dei desideri, suo rifugio segreto fin da quando era bambina. A un tratto ecco apparire un uomo indubbiamente seducente: riccioli neri, occhi azzurri, fisico possente, abbronzatissimo... Nonostante non si conoscano, tra Pamela e Michael nasce subito una profonda, tenera intesa ma Michael nasconde qualcosa...


Commento di Lunaria: un inizio davvero suadente, in un'atmosfera quasi magica e fatata (il pozzo, poi, ha un simbolismo legato alla fecondità e alla Dea Madre) ma poi la storia vira su capitoli poco incisivi, dispersivi e un po' monotoni, dove succede poco o niente che non siano i dialoghi tra Pamela e Michael: lei, legata alla sua terra "che ha dovuto vendere controvoglia", lui che è... il compratore, e che ha in mente una serie di progetti edili per il rinnovamento dell'area. Così, Pamela si sente in trappola e lacerata: si è innamorata a prima vista di Michael, al pozzo, ma non sopporta che lui sia coinvolto in prima persona in quello che giudica una devastazione della sua terra, appartenuta ai suoi avi... Tutta la trama del romanzo verte sulla lacerazione psicologica di Pamela, ma i dialoghi e l'analisi psicologica dei personaggi restano di maniera, raggiungendo la sufficienza ma niente più.  Pamela resta troppo "bidimensionale", nella sua continua incertezza e passività, Michael di tanto in tanto in qualche pagina ha tratti possessivi e materialistici tanto da dare l'impressione di considerare Pamela come un oggetto: esattamente come la terra è sua, perché l'ha comprata, anche lei deve essere sua. Sullo sfondo, per qualche riga, vengono anche trattati temi legati all'ecologia e al malcontento degli operai, che sfocerà in un atto vandalico, ma anche qui, manca totalmente una vena thriller che avrebbe potuto alzare l'interesse della lettrice. Peccato non aver approfondito meglio (o ampliato) l'unico punto di forza del romanzo, e cioè l'elemento simbolico del pozzo, che avrebbe potuto essere un valore aggiunto per risollevare una trama troppo lineare e semplificata. Quasi inesistenti le scene erotiche: a parte qualche bacio, non succede altro. 

In conclusione: "Il Pozzo dei Desideri" è un romanzo sufficiente e discreto: niente di più e niente di meno.


Gli stralci più belli: 

"Le era così vicino che poteva quasi avvertirne il calore, per quanto non la toccasse. Eppure quel corpo pareva comunicare con il suo, così come facevano gli occhi, a un livello diverso da quello verbale. (...) I suoi occhi erano scuri, come il velluto blu, e lui stava avvicinandosi ancor più accarezzandole con lo sguardo il collo, la guancia. (...) Avrebbe voluto sollevare il viso, chiudere gli occhi e offrirsi al bacio. Se solo ne avesse avuto il coraggio."

"Lei gli sorrise. Le ombre della sera stavano allungandosi e negli occhi azzurri di lui si riflettevano gli ultimi raggi del sole. Avrebbe potuto tendere una mano e toccarlo, e sapeva che l'avrebbe fatto. Ma per il momento assaporava la tensione che li legava, la scintilla che pareva scaturire ogni volta che i loro sguardi si incontravano."

"Quella bocca contro la sua era dolcemente persuasiva, calda e vibrante, morbida e sicura."   

"Aveva dichiarato di volerla. (...) Quella notte rimase sveglia fino a tardi, rimuginandoci sopra. Quell'uomo che stava rovinando le terre della sua famiglia la voleva. Per estendere le sue proprietà? Per dimostrare che otteneva sempre ciò che voleva? Per impedirle di prendere parte alle proteste contro la sua iniziativa? (...) Era innamorata di Michael, ed era una fatto che non poteva alterare.  Ma era assurdo, sbagliato, una cosa senza speranza. (...) Ciò che provava per lui era così profondo e radicato e Michael poteva servirsene come arma. (...) Pamela si sentì invadere da un terribile bisogno di lui, tanto intenso da soffocarla."




"La vendetta di Adis" di Anne Hampson (Collezione Harmony)


Trama: "Il tuo destino è stato tracciato dieci anni fa e tu dovrai seguirlo...." dice la chiromante a Julia, diciannovenne bruna bellezza della buona società inglese. E Julia scopre infatti che lo zio l'ha promessa in sposa a un pescatore di spugne greco, in cambio del suo silenzio, quando era ancora una bambina. Vittima di un ricatto sentimentale da parte della famiglia, Julia finirà  davvero prigioniera, per sette mesi all'anno, del misterioso Adis che vive in un'isoletta al largo della Grecia? Il destino è davvero l'inesorabile, inamovibile fato della mitologia? Nessun'altra deità dell'Olimpo avrà pietà di lei?

Commento di Lunaria: "La vendetta di Adis" è uno struggente romanzo Rosa drammatico e intenso, che analizza diversi temi: la diversità di ceto sociale (questa volta, a sessi invertiti: lei è la ricca, proveniente da una famiglia "da cronaca mondana" che vive di lussi, doppiogiochismo, ipocrisia e apparenza, lui è il povero pescatore onesto e dal cuore d'oro che vive in un'isoletta sperduta e del tutto disinteressato alle frivolezze...) l'amore passionale appesantito da concetti distorti di onore, ricatto, vendetta e classismo, il maschilismo delle tradizioni greco-ortodosse, con l'apartheid delle donne, remissive ed incolpate di aver "partorito femmine", la miseria e gli incidenti sul lavoro (pescatori di spugne che muoiono annegati o restano mutilati e storpi...). 

Intensi i dialoghi e le tempeste d'emozioni, tra palpiti e collera, che colpiscono e sconvolgono fino allo spasimo Adis e Julia, in balìa di una passione sfrenata contrastata dai rispettivi ambienti sociali e non solo, perché un terribile fatto di sangue avvenuto decenni prima, quando Julia era ancora una bambina, pesa come un macigno sulla famiglia di Julia, gettando un'ombra inquietante sui personaggi coinvolti... in primis, su Adis.

Un tocco di classe il simbolismo mitologico che permea tutto il romanzo, accostando ad Adis Plutone che rapisce Persefone... cioè Julia\Proserpina... che mangia del (gelato al) melograno, per restare confinata per sette mesi come sua sposa... (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/demetra-e-persefone.html)

Infine, molto suggestive le descrizioni paesaggistiche della Grecia più rurale, tutta oceano cobalto e fenditure aspre, che l'Autrice delinea in tutta la loro bellezza come se fossero acquerelli idilliaci "Ann Radcliffe style" e che fanno venire in mente le poesie di Seferis, Porfiras, Palamàs, Griparis ed Elitis...

Peccato che le scene più sensuali siano state centellinate col contagocce: infatti, l'eros carnale è quasi del tutto assente!

In conclusione: "La vendetta di Adis" è un romanzo Rosa tra passione e tormento, che è riuscito nell'impresa (impossibile) di farmi amare la Grecia e ancor di più, di farmi sospirare per il bel pescatore greco Adis. 

Considerato che per me "Grecia = orrido maschilismo del fetentone aristotele", è praticamente sconvolgente che questa Autrice sia riuscita ad incantarmi così... 


Gli stralci più belli: 

"Credi che quell'uomo attuerà la sua minaccia?", le chiese lui con voce roca. "Ne sono convinta", gli rispose. Tremò al pensiero del nome di quello sconosciuto: Adis... cioè il  Plutone romano, il dio degli Inferi che aveva per moglie l'infelice Proserpina, condannata appunto per un quarto dell'anno a vivere nel mondo delle ombre insieme al suo diabolico sposo. Questi l'aveva strappata al mondo della luce per tenerla prigioniera, attorniata dalle ninfe, nel suo tenebroso dominio. Adesso, un moderno Ade intendeva trascinarlo lontano dalla sua patria per condurla nell'isola di Kalymnos e vendicarsi di un vecchio dramma che non la riguardava!"

"Lo guardò e il lampo grigio dei suoi occhi parve chiedergli che cosa volesse da lei; lui, però, non capì quella tacita domanda [...] Come Proserpina aveva atteso ogni anno, digiuna, il giorno in cui avrebbe lasciato la sua prigione per ritrovarsi nel mondo della luce, così attendeva lei."

"Dopo aver esaminato a lungo i suoi sentimenti, decise che una profonda pietà lo legava a lui, una pietà per il suo antico dolore, per la solitudine e la povertà che lo costringeva a rischiare la vita con un mestiere tanto pericoloso."

"Sposando Adis e venendo a vivere a Kalymnos aveva ubbidito a una sottile e oscura forza, che andava ben al di là della sua tenerezza per Lavinia o del desiderio di salvaguardare le sorti economiche della famiglia."

"Lei cercò di tirarsi indietro per sfuggire a quell'insidiosa dolcezza che la pervadeva di turbamento suo malgrado. Lui si protese verso di lei e la baciò teneramente. Per un attimo lei si divincolò ma, dopo un sospiro tremante, si abbandonò al suo fascino e alla sua tenerezza. Le labbra di Adis erano calde, appassionate, dolci, esigenti e sottilmente persuasive e lei ormai era una sola cosa con lui. Un ardente desiderio reciproco nacque in loro e minacciò di travolgerli... [...] "Mia dolce Kore, mia Julia... Non allontanarti mai più da me, lasciati amare. Sono ormai settimane che scorgo l'amore nei tuoi occhi. Ti ricordi, amore: "Vieni spontaneamente a me e sarà meraviglioso!" Era follia, l'incanto della notte, la bellezza perfetta del paesaggio e il fascino do Adis..."

"Le si avvicinò e la prese fra le braccia. Lei tentò di resistere alla sua stretta, ma lui non la lasciò. Il suo era un bacio troppo possessivo, troppo esigente e lei smise di battersi contro di lui. Adis, con il suo fascino, la dominava, doveva ammetterlo suo malgrado."

"Amarlo avrebbe significato aver continuamente paura e lei non voleva aspettare, aspettare sempre un uomo, che un giorno sarebbe tornato invalido o non sarebbe tornato, sepolto in una terra lontana. No! Non doveva innamorarsene!"

"Tutte quelle immagini erano dominate da una figura centrale alla quale lei non poteva sottrarsi... un uomo chiamato Adis, bello, buono e... crudele come un dio greco."


Le descrizioni dei paesaggi

[...] casette bianche circondate da giardini pieni di fiori: rose, calendule, gerani e ibiscus fiammanti. Oleandri crescevano ovunque, sul ciglio della strada e sulle colline verdeggianti. [...] Le casette immacolate erano disseminate per le colline. Piante di fico e d'arancio spuntavano negli orti e ogni tanto alcuni melograni brillavano tra le siepi di rose selvatiche. C'era un profumo inebriante in quella campagna ben irrigata. L'isola era arida, ed era vero, pensò, scorgendo le cime rocciose esposte alla calura, che si ergevano nude verso il cielo. Però la parte bassa era rigogliosa, con grandi alberi, cipressi, ulivi e palme che presentavano tutte le possibile sfumature di verde. Il contrasto tra le rocce vulcaniche, la costa piena di colori e le acque trasparenti del mar Egeo che si stendevano fino all'orizzonte brumoso, possedeva una bellezza da mozzare il fiato.

Adis si era fermato ad ammirare gli scogli frastagliati di lava che scendevano a picco sul mare, i monti di Kalymnos splendenti al sole, le casupole sulla collina. In lontananza il campanile della chiesa brillava come alabastro e, verso nord, le alture di Leros passavano per tutta la gamma dei colori, dal viola cupo alla sfumatura pallida dei lillà.

In lontananza si ergevano grigi i monti, a formare un semicerchio di terra arida e spaccata intorno al mare cupo.

Il buio era pieno di rumori d'insetti e di profumi esotici. Una miriade di stelle brillava in un cielo di porpora cupo. La luna illuminava le cime dei monti e le colline aride, inondando con la sua morbida luce argentea il mare spumeggiante. 

Su Leros qualche luce filtrava dalle finestre delle case lontane, costruite vicino alla riva. L'elegante campanile della chiesa si stagliava nel suo immacolato candore contro il massiccio vulcanico. Non un alito di vento scuoteva i carrubi del giardino. Le palme e i cipressi del castello si stagliavano contro le mura, investite dal chiarore lunare. Era una notte incantata, una notte per innamorati e lei si avvicinò istintivamente al marito. (...) Lo scrutò al chiaro di luna: nell'ombra, il suo viso concordava perfettamente con il suo nome. Aveva un'espressione quasi crudele, ma da lui emanava un fascino magnetico e lei provò una forte emozione. 


Altro romanzo ambientato in Grecia: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/03/il-ragazzo-della-spiaggia-di-charlotte.html

Approfondimento: LA POESIA GRECA DEL NOVECENTO



Nota di Lunaria: parecchi anni fa, ordinai in biblioteca un'antologia (penso risalente agli anni Sessanta) sulla poesia Greca del Novecento... all'epoca non avevo un pc tutto mio, quindi non potevo fare le fotografie delle copertine e dovevo trascrivere a mano, su dei quadernetti, i libri che mi piacevano... Purtroppo non mi ricordo più che antologia fosse e non ho ancora avuto modo di riordinarla (ammesso che la ritrovino). Comunque ecco qui i poeti che mi erano piaciuti. La letteratura greca antica invece non riesco a leggerla, mi fa venire l'orticaria...

PALAMàS 

Ma qual'è questo camposanto
che rinverdisce sempre e manda luce
e non si lascia ardere da nessun solleone
né devastare da alcun torrente?
Ma qual'è questo camposanto
e chi sono questi inginocchiati Secoli in preghiera,
e qual'è questo camposanto
che ha per morti degli Apolli e per sepolcri Partenoni?

O tre volte nobili rilievi dei sepolcri,
anima antica arsa dalla morte,
incisa sulla ateniese lapide
col cesello dell'aere sacro,
fatemi voi avvolgere il Dolore
nella tunica pudica dell'Armonia
e rinchiudere la sua lacrima
nel vaso d'oro della misura.

PORFIRAS

"Le chiese abbandonate"

Vi sono nelle chiese che diroccano
tristi Madonne, pallide immagini, 
che solo amano i fiori selvatici,
gigli, ciclamini, anemoni, ginestre.
Come incensieri rustici ed effimeri,
sparsi o legati in semplice ghirlanda,
l'anima loro di fiori effondono
bruciando la vita in impalpabile incenso.
Ahi,chi là si reca con fiori selvatici,
s'apre, appena sfiorata, la porta,
ornata tutt'intorno da nidi,
trapunta da erbe dell'oblio.
S'apre la porta com'è solito
aprirla soltanto il vento,
come fosse la Madonna ad aprirla
con impazienza di dolce madre,
vecchia colpita dai lutti, dimenticata
nella deserta capanna ad aspettare
il ritorno di gente di là dal mare
eternamente oscuro e in tempesta.

"Il paese offuscato"

Molte volte nell'ora arcana della sera,
quando giro con l'anima grave dei pensieri,
spesso emerge nella solitudine un incorporeo paese,
un paese silenzioso sempre e sempre offuscato.
Le case sue sono chiuse e son vecchie. Rami
sporgono dai poveri cortili in rovina,
sui muri, sulle soglie spuntano erbe
e di verde muffa sono vestiti i tetti.
Così è. Certe case, forse le ho viste nel triste esilio,
altre qui nel borgo, e altre nell'isola mia,
qualcuna sulla strada in riva al mare in anni felici,
e tutte quante, questo paese intero, mi parlano della mia vita. 
Ah, mentre m'inoltro nei suoi ingrati vincoli a sera,nessuno più esiste per venirmi incontro.
Sono l'unico l'ultimo passante io a traversarle.
Ricordi amore: si spegne la scarsa luce e tramonto.
Lentamente del tutto si spegne. E il paese offuscato
insieme ad essa in silenzio sprofonda a me lontano.
Giro curvo. E ahimé, intorno non mi resta
che notte e tenebre e solitudine senza fine.

GRIPARIS

"Sonno" (qualche verso)

In un giglio candido come rugiada
che quando nella nuova luce, che albeggia,
cielo e terra hanno sollievo,
un lieve spirito venga con un bacio
sui petali a dischiudere la sua alba
e stilli la brina dentro il cuore.

"L'Edera" (qualche verso)

Dell'oscura edera priva di grazia la pena io colgo
e quasi mi sembra che nel mio petto ha le radici
e quasi mi sembra d'essere io lo screpolato muro
che l'oscura edera priva di grazia cinge.
....
Accorrono alle fronde dell'edera funerea
a stormi i passeri ad appollaiarsi
e si ristorano nel placido grembo
dell'ebbrezza di vivere e del sole d'oro.
....
Si spande la notte: e mi vengono intorno uno ad uno
e tutti insieme spinti da lontano
ombre di ombre i ricordi, nella solitudine sconsolata
a recarmi, tristi, falso conforto.
....
Dell'oscura edera priva di grazia la pena io colgo
e quasi mi sembra che nel mio petto ha le radici
e quasi mi sembra d'essere io lo screpolato muro
che l'oscura edera priva di grazia cinge.   

"Dopo La Pioggia" (qualche verso)

Stanotte - la tristezza potente della notte mi svegliò come se alla nostra tristezza avesse pensato - stanotte si sono squarciati i sette cieli
acqua precipitando e diluviando il creato.
Nelle tenebre traboccarono le fonti della tristezza
e dilagarono i trattenuti pianti;
speranza più non resta per nuove albe ancora
nella notte che tu dicesti ultima per noi.

PAPANDONIU

"Donna nel parco" (qualche verso)

Le labbra baciate in altri tempi tiene serrate,
e sopra le foglie secche passa opaca, spenta,
per consolarsi all'unguento della rassegnazione
che nel crepuscolo le porgono i rami feriti dalla pioggia.

 SIKELIANòS

"La civetta" (qualche verso)

Glauco è il Nérito: la quercia che cupa azzurreggia 
non getta ombra sul mare sottostante, immoto;
sul lago stanno assopiti come bianchi fiori anche i
gabbiani. 
Ma lo sparviero sta sospeso su due ali e trema
nell'abisso ceruleo, come tremano le sopracciglia, 
precise, nel soppesare un vergine pensiero.

"John Keats" (qualche verso)

Le rose fiammanti ch'io sparsi sul tuo sepolcro 
e ora Roma ti fa fiorire,
mi indicano i tuoi canti tutti oro, come i corpi
vigorosi e armati visti
in una tomba antica appena aperta e mentre li guardi
intatti
svaniscono per sempre.

MELACHRINòS

"Pretesto di malinconia" (qualche verso)

Dei lauri le foglie son madide
di lieve pioggia da requiem
Un vicino saluto rende loro
il palpito sospeso della goccia.
...
Gli occhi tuoi hanno ombra pesante per il sonno
e piangono nella mia anima. Mi consumo.
Il crepuscolo ha sì prolungato le ombre 
da riassorbire il dolore dell'esilio.
Per far venire autunno agli alberi
disperdo l'anima mia per sogni loro.
Ora respira a fatica il ricordo che amareggia,
come un fantasma di vecchi tramonti.

KAVAFIS 

"Quanto puoi"

E se non puoi rendere la tua vita come la vuoi,
questo almeno devi tentare quanto puoi: non umiliarla
nei frequenti contatti con la gente, nei frequenti gesti e discorsi.
Non avvilirla portandola
di qua e di là spesso ed esponendola
alla sciocchezza quotidiana
dei commerci e delle relazioni
fino a rendertela importuna come d'un altro.

PANAIOTOPULOS

"Sei versi sentimentali"

Oggi la notte ha tanto la mia tristezza reso lieve
da farmi credere che sto di fronte al tuo arcano letto,
e tutt'intero respirare la rosa del tuo amore che veglia,
e diventare gentile quanto la tua esile vaghezza,
e sull'inesprimibile fiore sublime del tuo corpo
chinarmi per addormentarmi e perire.

PAPAZONIS

"If only"

Oh, se mai venisse il tempo
di isolarci su una lontana spiaggia
e ciò colmasse tutti i paurosi vuoti della vita
e della notte, tutti i conflitti
con l'Ignoto e il Cupo - questo appena
basterebbe a risolvere
tutti i misteri angosciosi.
Se il cospetto appena di un cielo nuvoloso
d'autunno che reca nuova trasparenza
ai ciottoli del mare,
(quel verde chiaro da occhi di Ninfa...)
bastasse a coprire la vita intera
- questo soltanto sarebbe già la felicità. -
Quando per un solo attimo,
uomo sfuggito all'intrico del tumulto,
ti sentirai immateriale ed asserenato,
certo che questo durerà
e che un'ora dopo al tuo lato
non s'insinuerà la Sirena a turbare
la trasparenza dei ciottoli - questo appena
certezza, sarebbe già la felicità.
Ma la sua voce già perviene da Nord, da Sud,
da Oriente e da Ponente. Fa rombare
ogni orizzonte. Arriva da ogni lato
con la sostanza della pioggia o del vento.
Con la schiuma delle onde. L'universo e l'anima dell'uomo
sono imbevuti di questa voce. Venga alfine.
Non è ancora giunto il tempo della Morte.

 SEFERIS

"XIX"

E se il vento soffia non ci rinfresca
e l'ombra rimane stretta sotto i cipressi
e tutt'intorno una salita verso i monti;
ci pesano
gli amici che non sanno più come morire.

"Euripide, Ateniese"

Invecchiò tra l'incendio di Troia,
e le latomie di Sicilia.
Gli piacevano le grotte sulla spiaggia e i disegni del mare.
Vide le vene degli uomini
come rete degli dèi fatta a catturarci come belve;
tentò di traforarla.
Era rude, i suoi amici erano pochi;
venne giorno che fu sbranato dai cani.

 ANDONIU

"Alla nostra arte silente s'addice" (qualche verso)

Alla nostra arte silente s'addice questa notte
sulla frantumata superficie.
Ci sollevammo così vincendo l'abisso,
scoprendo il grido e dandogli consistenza
in una semplice e serena narrazione.
Lontano nel deserto del suo udito
chi attende l'arte nostra per vincere tutto questo?
Chi coglie i frantumi dei mondi
della tormentata epidermide della terra?
Chi salirà per misurare la profondità, conscio di lasciar perdere nell'abisso un fiore di semplicità?

"Lettera alla primavera dell'Attica" (qualche verso)

Quando ci avviamo sicuri dello scacco
consideriamo forse cos'è che ci fa cadere
e poi cos'è che ci porta a far fiorire la caduta?
Prima di salpare l'ultima volta, dicevamo:
come consumerai tanta strada con una rosa al cuore?
- Resistendo unicamente al ricordo del passato? -

 MATSAS

"Sonno II"

Emergesti dal fondo del sonno
con stelle e conchiglie nelle palme,
con la cupa frescura dei mari negli occhi.
Mentre li schiudi voglio io per primo cogliere
il loro sguardo: chissà se riuscirò a carpire,
prima ch'esso svanisca, il senso del mondo
che ti ha trattenuto la notte intera.

GATSOS

"Amorgos" (qualche verso)

Lo so sulle tue labbra il fulmine ha scritto il suo nome
lo so nei tuoi occhi un'aquila ha costruito il nido
ma qui sull'umida riva è una sola strada
una strada ingannevole per cui devi passare
devi immergerti nel sangue prima che il tempo ti sorprenda
e passare oltre e raggiungere i tuoi compagni
fiori uccelli e cervi
....
e il tuo cuore tenga fermo
e la lacrima del dolore non stilli su questa terra
inesorabile
com'è stillata una volta sul diaccio deserto la lacrima
del pinguino
a nulla serve il lamento
la vita sarà uguale ovunque anche col sonaglio del 
serpente nel paese degli spettri.

THEMELIS

"Il primo risveglio II - Sorge un nuovo sole -" (qualche verso)

Come i defunti nel sentire la voce...
(E come mettere insieme le ossa disperse
in giardini deserti, cimiteri.
Dove trovare gli occhi di prima spenti...) 
....
Gli oggetti sono come di cristallo.
Danno riflessi, non possono parlare,
o spostarsi nello spazio.

Non hanno un nome, non hanno sangue.

Bramano il tuo sangue, la tua voce
per ottenere una eco,  rispondere.

ELITIS

"Marina degli scogli" (qualche verso)

Hai un sapore di tempesta sulle labbra - ma dove vagavi
tutto il giorno tra i duri sogni della pietra e del mare
un vento d'acquile ha spogliato i colli
fino all'osso ha scarnito il tuo desiderio
e le pupille dei tuoi occhi han preso la clava della 
chimera
rigando di spuma la memoria!
....
Ma dove vagavi 
tutta la notte tra i duri sogni della pietra e del mare
ti chiedevo di contare nell'acqua nuda i suoi giorni
luminosi
di godere supina l'alba delle cose
o di errare per gialle vallate
come un trifoglio di luce sul petto eroina di giambo.
Hai un sapore di tempesta sulle labbra
e una veste vermiglia come il sangue
nell'oro profondo dell'estate
e il profumo dei giacinti.

VARVITSIOTIS

"Morirono prima i fiori" (qualche verso)

Morirono prima i fiori poi moristi tu, padre.
Lasciasti solo una mano in nostra compagnia,
sospesa, triste, come ramo di mandorlo, inaridito.
Lasciasti una mano a carezzare ancora un po' la luce,
a riscaldare con l'ultimo sangue la nostra diaccia notte.
....
Ma non ti sento affatto parlare...
Rispondimi, parlami alfine senza parole,
come parla il mare nell'ora più calma
come parla la brezza alle fronde dell'albero,
come parla la nuvola alla sorella più celeste.
Neanche adesso ti sento parlare...
Solo la tua mano che resta ancora lì,
sospesa, triste, atteggiata nel suo supremo pallore
ci segue ovunque come sorriso di compassione,
come stella unica nella notturna nebbia,
eppure no, non voglio più nulla sentire.
Ora so il tuo profondo messaggio senza parole,
senza vani segni e allusioni,
con la tua implacabile semplicità so cosa intendi dirmi.


GRUPPI GRECI CHE MI PIACCIONO:

EN-GARDE (Gothic Metal) 



NECROMANTIA (Black Metal)



ASTARTE (Melodic Black Metal)



AGATUS (Sympho Black Metal)


KAWIR (Pagan Folk Black Metal)



 Altre band dalla Grecia: 










Storia del Romanzo Rosa

Nota di Lunaria: i riferimenti storici sono tratti da questo libro:

Le precisazioni sul romanzo Rosa nostro contemporaneo sono mie integrazioni basate sulle centinaia di letture che ho fatto di questo tipo di romanzi.

INTRODUZIONE

"Harmony", "Le Rose Blu", "Blue Moon" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/search/label/Bluemoon "Il Quadrifoglio", i fascicoli di "Novella", "I Romanzi della Rosa" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/10/i-romanzi-della-rosa-e-dei-delly.html "I Romanzi del Biancospino" e del Fiordaliso (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/02/i-romanzi-il-fiordaliso-collana-di.html).... erano i nomi di celebri collane di romanzi Rosa ("Romanzi per Signorina" come li si chiamava una volta) con copertine dai colori pastelli di un lui e una lei abbracciati su sfondi pittoreschi. Questi libri invasero le edicole, cartolerie, librerie, supermercati, con centinaia di migliaia di lettrici e vendite miliardarie.

I nomi più celebri, che ancora si ricordano a distanza di decenni sono Delly, (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/10/delly-liala-gli-stralci-piu-belli.html) Liala (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/06/signorsi-di-liala.html) Mura https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/05/mura.html

Barbara Cartland. https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2019/05/il-mistero-del-castello-di-barbara.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/09/incontro-al-chiaro-di-luna-di-barbara.html

A demolire il successo di questi libri non sono bastati né il disinteresse snobista e machista della critica (che giudica prodotto scadente qualsiasi cosa sia scritta da una donna, pensata per le donne e letta da donne) ma neppure le critiche del primo femminismo, che se la prendeva con la visione della donna "solo moglie e madre" che quei primi romanzi Rosa veicolavano.

Nonostante il giro di miliardi che muove, il romanzo Rosa a differenza di generi come l'Horror e il Giallo, altrettanto di successo, non è quasi mai stato oggetto di analisi letterarie sulle sue origini.

Sarà perché essendo una letteratura popolare totalmente al femminile (a scriverla e a leggerla sono quasi esclusivamente le donne) viene giudicata, a priori, "inferiore" rispetto alla letteratura "solo per maschi"?

Negli ultimi decenni c'è stato un recupero della Storia delle Donne: tra le pittrici, musiciste, scrittrici, (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/le-donne-non-hanno-mai-fatto-niente.html) è giusto mettere anche le Madri del Rosa, evidenziando che se i primi romanzi Rosa dell'Ottocento tendevano a presentare immagini di donne obbedienti ai valori tradizionali, oggigiorno il romanzo Rosa è uscito (ormai da più di un ventennio) dal canovaccio stereotipato e propone figure femminili di tutti i tipi: dalla precaria alla donna manager, diversificando anche i protagonisti maschili: non più solo conti e marchesi (che troviamo alle origini del romanzo Rosa) ma anche pescatori (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/10/la-vendetta-di-adis-di-anne-hampson.html), investigatori, https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/10/la-sensitiva-di-beth-brookes-harmony.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/04/il-testimone-chiave-di-morgan-hayes.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2018/03/ogni-rosa-ha-il-suo-segreto-di-vella.html dottori, https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/06/lunico-uomo-che-di-josie-metcalfe.html uomini sofferenti a causa di incidenti che li hanno menomati https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2019/05/nellaltro-della-belva-di-anne-mather.html e dal torbido passato. https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/07/la-casa-degli-specchi-di-yvonne-whittal.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/01/quando-sale-la-marea-di-lucy-gillen.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/03/il-castello-incantato-di-anne-stuart.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2019/08/sentimenti-allo-specchio-di-karen-van.html

Se il preconcetto sessista della critica maschile considera il romanzo Rosa "un basso letterario" è bene ricordare a costoro che le centinaia di scrittrici Rosa nostre contemporanee sono donne appassionate di storia, letteratura, arte, tanto che è soprattutto nei romanzi Rosa storici (Historical Romance) ambientati nel Medioevo, (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/search/label/Medieval) nel Rinascimento (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2017/07/la-spada-delle-highlands-di-ruth-langan.html), nel Settecento, nell'Ottocento (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/08/segreti-nellombra-di-anne-herries.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2019/12/seduzione-di-jo-ann-power-serie-mystere.html),  al tempo dei vichinghi  (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2017/07/il-ritorno-del-vichingo-di-michelle.html) ecc., vengono ricostruiti con dovizia di particolari tutte le "scenografie storiche" dettagliate in cui si svolge la vicenda e che, piaccia o meno a questi sessisti letterari, il genere Rosa ha persino parentele col genere Gotico, (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/10/luci-e-tenebre-di-deborah-simmons.html) Giallo, (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2018/01/spirale-di-morte-di-joanna-wayne.html) Fantasy (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2018/12/incantesimo-di-claire-delacroix.html) o il romanzo Inglese o Francese ottocentesco.

Si può persino ricostruire una storia sui ruoli di genere, andando a caccia di quei fantasmi che popolano l'immaginario femminile; "il romanzo rimanda alla lettrice immagini apparentemente più complesse e poliformi, situazioni più avventurose ed emozionanti, un volto ed un corpo diverso da quello che le rimanda lo specchio. Il libro si sostituisce allo specchio, perfettamente."

"Insomma, i romanzi Rosa, ieri come oggi, sono autentici depositi di desideri femminili: la lettura apre il varco a emozioni negate, ad esperienze che il rituale quotidiano continuamente sottrae, ad identificazioni di cui si è alla ricerca" anche se, ovviamente, ai giorni nostri, con l'emancipazione femminile che ha portato la donna "fuori dal ruolo di angelo del focolare obbediente e sottomesso", i primi romanzi Rosa potranno sembrare legati ad uno stereotipo femminile tradizionale che oggigiorno ci sembra anacronistico e superato.

Le origini del romanzo Rosa vanno ricercate nelle narrazioni fiabesche di Perrault, dei Grimm e altri celebri autori e autrici (1) di fiabe e folklore, imperniate sul personaggio dell'orfana bella ma povera, sottoposta ad avversità e a intrighi di ogni tipo, che, superandole, riesce a coronare il suo sogno d'amore: Biancaneve, La Guardiana di Oche, Pelle d'Asino, La Bella Addormentata, Vassilissa, Cenerentola ecc.

A sua volta, le fiabe erano imparentate con le leggende e i miti pagani e cristiani: basti pensare a vicende come gli amori degli Dei, umane e ninfe (Psiche e Amore, Danae ecc.) oppure all'agiografia di sante e martiri perseguitate e suppliziate, oppure le eroine dei romanzi Settecenteschi alla Richardson\de Sade come le sfortunate ma virtuose Pamela e Justine e quelle dei romanzi gotici alla Ann Radcliffe che vengono rapite da briganti e conti perversi. Scrittrici come Delly, Liala, Mura, (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/05/mura.html) Luciana Peverelli hanno creato eroine che corrispondono a questo standard. (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/07/lamore-di-tutta-la-vita-di-luciana.html)


(1) Autrici come Madame d'Aulnoy e Jeanne Marie, principessa di Beaumont. Marie Catherine d'Aulnoy nacque nel 1650 e morì nel 1707. A 15 anni sposò un nobiluomo tre volte più vecchio di lei, del quale non fu mai innamorata, dandogli sei figli. Ebbe una vita infelice anche a causa dei guai giudiziari in cui erano implicati il marito e i conoscenti e si ritirò in convento. Scrisse 25 racconti di fate. Jeanne Marie principessa di Beaumont, nacque nel 1711 e morì nel 1780. Scrisse diversi racconti per l'educazione dei ragazzi. La sua fiaba più famosa è "La Bella e la Bestia"


IL NERO E IL ROSA NON SONO POI COSì LONTANI: LE DAMIGELLE GOTICHE DI ANN RADCLIFFE

Le fantasie femminili sulla fanciulla perseguitata possono essere sia di identificazione sia di riscatto: c'è il tentativo delle donne di vivere la trasgressione all'interno dei limiti nei quali sono rinchiuse.
Un esempio è l'opera di Ann Radcliffe (*) 
(tra i nomi fondamentali del "romanzo Nero"), alla quale si ispireranno le autrici della letteratura d'appendice, inclusi i Delly, con i loro romanzi feuilletons dove amore, avventura e delitto si mescolavano.
"Romanzo Gotico o Romanzo Sentimentale fanno tutt'uno: c'è sempre la vicenda di una bella e casta giovinetta, dal cuore sincero, che si scontra con l'ambiguità del mondo, che viene perseguitata da uno o parecchi ribaldi, trovando come difensore un bel giovanotto. Si tratta perciò di romanzi tragici il cui intreccio è messo a dura prova per escogitare sempre nuovi casi e nuove peripezie in cui far dibattere l'eroina fino alla sua disfatta o al suo trionfo: il matrimonio che sanzionerà la pienezza dell'esistenza."

"Simili alle fanciulle del "Rosa" con le quali hanno in comune quel senso del garbo, del decoro e della dignità che è bagaglio indispensabile di ogni signorina bene educata (nonché la sicura vocazione ad un lieto fine che la vedrà immancabilmente tra le braccia di un principe azzurro) le protagoniste dei romanzi della Radcliffe approfittano delle frequenti penitenze cui sono sottoposte per vedere un po' di mondo e riconquistare eredità perdute, senza lasciarsi intimorire o sconfiggere da macchie di sangue, fantasmi e pugnali."

Notiamo già una differenza con le protagoniste dei romanzi di Maturin ("Melmoth") o di Lewis ("Il Monaco"), vittime di turpi personaggi maschili, denudate e destinate ad una
fine misera e crudele, dopo aver subito sevizie e inganni di ogni tipo. 

"Per la Radcliffe il romanzo gotico rappresentò un mezzo per spedire le sue fanciulle in lunghi ed eccitanti viaggi senza offendere le convenienze. Le sue eroine, in balia dei malvagi, sono costrette a
fare ciò che da sole non potrebbero mai fare, quali che siano le loro ambizioni: scalare vette di cartapesta, affacciarsi su esotici panorami, penetrare in foreste infestate da banditi. E negli interni,
dentro i castelli della Radcliffe, le sue eroine possono sgambettare per migliaia di corridoi, scendere nei sotterranei ed esplorare stanze segrete senza nessun chaperon perché il castello gotico, per quanto
in rovina, rappresenta tuttavia un interno e quindi uno spazio liberamente lecito alle donne. Nelle mani della Radcliffe il romanzo gotico diventò un surrogato femminile di quello picaresco, dove le
eroine possono godere tutte le avventure ed i rischi che gli eroi maschi, nella narrativa, avevano già da tempo sperimentato, lontano da casa." 

"Sotterranei, passaggi segreti, oscuri corridoi, tetre cantine simili a quelli di "Udolpho" o dell'"Italiano", capolavori della Radcliffe,  li ritroviamo descritti con una sorta di gusto claustrofilo nell'opera dei Delly come "Il segreto della saracena":

"Ma come fare?... Frund, senza dubbio, era rimasto dietro l'apertura, pronto ad ucciderla, appena fosse comparsa. Lo sguardo della giovinetta cadde in quel momento sull'entrata di quello che ella
pensava fosse un antico passaggio. "Se provassi?", mormorò.  "Se vedessi dove si va per di qua?" D'altronde, ella non aveva altra scelta. Uscire dalla porta segreta, era andare quasi inevitabilmente
alla morte, senza salvare con questo la povera Rosa. Meglio sarebbe stato, se non fosse riuscita nel suo tentativo, gettarsi in mare e, poiché era un'eccellente nuotatrice, cercar di arrivare ad una delle
piccole cale della costa. Ma correva il rischio che le mancassero le forze prima di arrivare alla meta... Febbrilmente la fanciulla afferrò il piccone e si mise ad ingrandire l'apertura, con un braccio solo,
perché l'altro era immobilizzato dalla ferita. Quando il passaggio fu sufficiente per la sua sottile persona, ritornò alla tavola, mise in tasca la rivoltella, poi il foglio trovato nel cofanetto, prese il lume e
si insinuò nell'apertura. Si apriva davanti a lei uno stretto corridoio dai muri rivestiti in cemento, che pareva scendesse in dolce pendio. Elfrida vi si inoltrò con prudenza. Da invisibili fessure, un'aria pura
penetrava in quel passaggio che doveva seguire i contorni della scogliera, lungo la costa. Elfrida pensava con angoscia: "Scoprirò un'uscita? E se sì, in quale luogo mi troverò? Ah, se il signor di
Faligny avesse ragione supponendo che questo passaggio termini nella sua proprietà!" Il suolo scendeva sempre... poi, la discesa cessò. Elfrida avanzò ancora un po' in piano e superò un breve rialzo
giungendo ad una stretta parete rocciosa che chiudeva il passaggio. Invano la giovinetta esaminò quella parete e il muro... non si vedeva nulla che indicasse una via d'uscita... quel passaggio non era stato fatto per niente. Un tempo vi era lì certamente un'uscita... Si avvicinò ed osservò allora un interstizio tra due pezzi di roccia.  Era stretto, ma pareva profondo e l'aria dell'esterno giungeva di lì,
satura di profumi... Ad un tratto, nel silenzio della notte, una voce giunse fino a lei, una voce maschile ch'ella riconobbe subito... Raimondo! Raimondo era là, vicinissimo a lei! Il cuore di Elfrida
balzò di gioia. Appoggiando le labbra all'interstizio, la fanciulla chiamò: "Raimondo! Raimondo!"

Cosa si nasconde nelle segrete misteriose dei castelli diroccati? 
E queste fantasie terrifiche sono frutto solo di una mente femminile alla ricerca di emozioni?

"Ad un esame più attento gli intrecci neri della Radcliffe e di tante sue discendenti  si rivelano descrizioni in chiave metaforica e surreale degli orrori di una vita di donna, quasi una trasposizione fantastica ed enfatizzata di una realtà quotidiana opaca e restrittiva. "Le stesse accuse ingiuste e severità immotivate; la stessa malizia femminile e crudeltà maschile; le limitazioni della libertà fino alla vera e propria prigionia; i misteriosi, inesplicabili rituali sociali; la terribile necessità di apparire sempre, e di essere sempre virtuosa, e sopra ogni cosa, il tremendo rischio di scivolare dalla classe delle donne per bene a quella delle non per bene". 

Ma gli orrori, il desiderio, la paura della libertà, lo sguardo al Proibito, alla fine si stemperano nel banale lieto fine.
Dopo la trasgressione (che ha a che vedere con i desideri repressi) segue il rientro nei ranghi.

"Per le eroine in movimento della Radcliffe, gli ostacoli e le trasgressioni sembrano concentrarsi nell'eccitazione dell'avventura, perse nei meandri di tetri sotterranei, impegnate in ripide discese e
faticose salite, sempre sull'orlo dei pericolosi precipizi."

Del resto, Ann Radcliffe e le altre scrittrici di quel periodo, scrivevano in un'epoca dove anche una semplice passeggiata, per una donna, diventava "motivo di sospetto" sulla sua reputazione.

"Per le protagoniste del romanzo rosa (°), ben più statiche delle loro movimentate sorelle gotiche e chiuse in orizzonti molto più ristretti, il desiderio di trasgressione passa attraverso il costante
sfioramento di temi proibiti (l'adulterio, passione, sensualità) o l'illusorio superamento (grazie alla forza risolutrice del vero amore o ad agnizioni provvidenziali quanto improbabili) di distanze sociali
altrimenti invalicabili. Del resto l'adulterio o la tentazione di esso, come pure le insidie alla purezza verginale, hanno da sempre offerto gustosi spunti narrativi. 
Connesso alla trasgressione è l'esercizio di un certo spirito di iniziativa, di coraggio, di malizia, di ingegnosità, sia che si debba abilmente scoprire cosa si nasconde sotto una botola insanguinata o varcare spettrali labirinti di una torre in rovina o girovagare in terre straniere, che recapitare segretamente un biglietto amoroso. Diversa, ovviamente, è la natura degli ostacoli da superare: se all'eroina gotica toccano orrori in abbondanza, quella rosa ha a che fare con persecuzioni di natura decisamente domestica e quotidiana." 

Non è un caso che molte scrittrici Rosa, insieme ai Delly, facevano vivere alle loro eroine intrighi e delitti in paesi lontanissimi ed esotici, similmente ad Ann Radcliffe che immaginò paesaggi misteriosi basandosi sui quadri di Salvator  Rosa, lei, che era una casalinga-semi reclusa dalla vita tranquilla.
Anche Liala disse di aver pensato di ambientare un suo romanzo alle Barbados (a lei sconosciute) perché molti frequentatori del club del golf ci andavano in vacanza.
Ed è così che la Nuova Guinea descritta dai Delly in "Il segreto della Saracena" fa pensare alle giungle di Salgari: "Il giovanotto si inoltrò a caso nei viali tracciati tra quella lussureggiante e magnifica vegetazione. Aromi caldi, quasi troppo inebrianti, emanavano infatti da quei fiori dai colori ardenti, dalle essenze silvestri appartenenti alla flora tropicale. Uccelli meravigliosi, anch'essi vestiti dai colori più smaglianti, animavano la solitudine di quell'eden. Talvolta qualche antilope balzava attraverso al sentiero, e qualche lucertolone fuggiva velocemente al passaggio dello straniero.
Dopo aver girato e rigirato per il parco, Raimondo arrivò sul margine di un piccolo stagno quasi completamente invaso da enormi ninfee color porpora. Le sponde erano coperte di un'erba fine, fiorita di innumerevoli campanule bianche"

"Incorniciate da sfondi lussureggianti o rinchiuse in grotte tenebrose ("Il corridoio terminava in una grande sala rocciosa, di cui una parte era rischiarata da due torce infisse in ganci di ferro. La loro luce rischiarava delle lastre di pietra nera su cui erano stesi dei corpi mummificati", tratto da "La luna d'oro", Delly) costrette a sostenere gli assalti dei selvaggi o a percorrere lunghissimi e perigliosi corridoi, le eroine "nere" o "rosa" non cessano, comunque, di preparare il proprio trionfo, quello che sin dall'inizio la lettrice speranzosa e l'accorta Autrice sapevano inevitabile: gli ostacoli da aggirare e da superare e le trasgressioni reali e immaginate sono state poste sul loro cammino solo per essere, alla fine, dimenticate come brutti sogni."


(*) Ann Radcliffe (1764-1822): Ann Ward nacque a Londra; si sposò con William Radcliffe. Molla centrale dei suoi romanzi è il terrore.
Le perseguitate, il tipo fisso delle sue storie, sono mogli imprigionate in lugubri sotterranei da crudeli mariti come la marchesa Mazzini nel "Romanzo Siciliano" (1790) https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2019/05/lincipit-di-romanzo-siciliano-di-ann.html ; virtuose e belle fanciulle rinchiuse in sinistri castelli come Adeline nel "Romanzo della foresta" (1791),  https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/03/il-romanzo-della-foresta.html
Emily nel "I Misteri di Udolpho" https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2019/03/ann-radcliffe-i-misteri-di-udolpho-gli.html(1794), Elena, protagonista della sua opera più famosa, "L'Italiano o il confessionale dei penitenti neri" (1797) https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2018/01/il-romanzo-nero-2-ann-radcliffe.html Sul cattivo da lei sapientemente tratteggiato (uomo fatale, bieco, misterioso) come Montoni o Schedoni, si modellerà l'eroe byroniano. (https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2019/06/il-sottofondo-musicale-ideale-per-i.html)



Curiosamente, le donne in letteratura hanno sempre prediletto o i romanzi sentimentali (il Rosa) o l'orrido macabro (l'Horror, appunto) nonché il Giallo, forse perché questi generi permettono di
"sfogare aspirazioni sentimentali idilliache" ed "evidenziare cose inquietanti" che sono tipiche della psiche femminile: nella realtà, le storie d'amore non sono come nei romanzi Rosa e la paura
persistente, che si annida sempre, nel rapporto "col prossimo", per ogni donna, è la minaccia dello stupro. Da qui, forse, la predilizione, per le lettrici e le scrittrici, a trattare questi temi (mentre altri temi sono più tipici dei maschi: penso al genere del romanzo di guerra o a quello di spionaggio o al fantasy eroico alla Conan)

(°) Nota di Lunaria: si tenga presente che il romanzo Rosa nostro contemporaneo ha diversi sottogeneri: il Rosa paranormale venato di inquietudine, il Rosa thriller, il Rosa a tinte gialle, il Rosa storico (ambientato nel Rinascimento, nell'Ottocento, nel Medioevo, al tempo dei vichinghi), il Rosa a tinte erotiche e bollenti, il Rosa "da intrighi finanziari", il Rosa Spy, il Rosa di ambientazione ospedaliera o quello d'ambientazione avventurosa in luoghi selvaggi, il Rosa "orientaleggiante"...

Per approfondimenti sul tema della fanciulla perseguitata vedi:


L'INFLUENZA DI RICHARDSON SULLE SCRITTRICI DEL XVIII SECOLO

Nei secoli passati, la perdita della verginità per una fanciulla era un destino peggiore della morte; lo sapeva anche Pamela, la protagonista dell'omonimo romanzo di Samuel Richardson, che riscosse molto successo nel Settecento.




"Pamela, la virtù ricompensata" sono il titolo e il sottotitolo che Richardson scelse per il suo romanzo (uscito nel 1741), sulle vicessitudini di una servetta, Pamela, insidiata dal padrone, ma capace di resistergli fino a farsi sposare.

Assicurarsi un marito, meglio se facoltoso, a quei tempi era la sola ragione di vita di una ragazza, e per le donne, incluse le cameriere, il problema di sposarsi convenientemente era importante; ecco perché Pamela fu acclamata dalle lettrici di quel periodo, specialmente le domestiche, che leggendo di nascosto i libri che trovavano in casa dei padroni, si identificarono con lei. 
Del resto, l'alternativa per una donna, a quel tempo, era o il matrimonio o la prostituzione; altrimenti, restava lo zitellaggio.
Pamela, esattamente come Cenerentola, mantenendosi pudica e casta, senza cedere alla deflorazione dell'imene, suo unico bene, "senza prima essersi sposata",  riesce a sposare un uomo molto benestante, facendo il salto di classe. 
Certo, Pamela e le sue simili devono "vendersi come merci integre e intatte" al miglior offerente, mercificandosi come oggetto sessuale ma illibato, rispetto a prostitute e cortigiane... Le Pamela sono pronte a vendersi, come loro, ma solo in cambio di un anello matrimoniale.

Nota di Lunaria: fu de Sade a parodizzare "le fanciulle alla Pamela" oltre che Richardson stesso, nel suo dissacrante "Justine o le disavventure della virtù": ad avere trionfo e successo, nel macrocosmo sadiano, sono le donne lussuriose e ciniche; le "Pamela" tutte virtù, castità, bontà e gentilezza, sono destinate ad essere torturate e uccise.

Curiosamente, Samuel Richardson (che scrisse anche "Clarissa") influenzò generazioni di scrittori e scrittrici e amava circondarsi di donne incoraggiando le sue amiche a scrivere: "la penna è uno strumento quasi altrettanto grazioso tra le mani di una donna dell'ago", sosteneva, e collaborò con alcune di loro. (1) 

Fanny Burney, una delle prime donne inglesi che si guadagneranno un compenso pubblicando romanzi (e che influenzò la più celebre Jane Austen), seguì le orme di Richardson, descrivendo la vita quotidiana e i matrimoni delle sue eroine, una costante di tanta letteratura femminile del diciottesimo secolo. (qui potete leggere il pdf https://www.jausten.it/burney-cecilia.pdf)






Il romanzo, che poi sarà celebrato da Stendhal, Balzac, Tolstoj, nasce come merce per donne e domestiche: il pubblico nell'Inghilterra del '700 era prevalentemente femminile, delle classi alte e medie (2) che avevano molto più tempo libero degli uomini: il progresso tecnologico delle manifatture aveva reso possibile acquistare abiti, pane, birra, candele già fatte in negozi e mercati. 
Inoltre, a causa dell'educazione puritana, le donne erano confinate tra le mura domestiche che le escludeva da passatempi all'aperto come teatro e danza, il bere, la caccia, lo sport.

Alle sue lettrici Richarson offriva la possibilità di identificarsi con un'eroina il cui comportamento seguiva le regole del codice sentimentale borghese: all'Amor Cortese e alle sue leggi, legato all'adorazione di una donna astratta e desessualizzata, si sostituiva l'amore legato alla famiglia coniugale. (3) 
Mentre la donna angelicata era oggetto di un amore privo di implicazioni, l'eroina borghese investendo la propria integrità fisica, la verginità, ne ricavava una promozione sociale per poter vivere meglio.

Quando Clarissa, sedotta da Lovelace, gli si concede, l'unica cosa che ottiene è il disonore di aver concesso il suo unico capitale senza chiedere nulla in cambio. 
La donna doveva manovrare la sua unica ricchezza (l'imene integro) per investirla, "amministrandosi" come oggetto sessuale per compiere il salto di classe sociale: Pamela, molto più saggia di Clarissa, sposerà il padrone. 


Nota: meglio mettere delle prove fotografiche, prima che qualcuno starnazzi dicendo che nel 1700 non c'erano donne scrittrici...




Note:

(1) Tra il 1760 e il 1800 compaiono ben 200 romanzi scritti da donne: il mercato, citando "Monthly Review" del dicembre 1790 è "quasi interamente monopolizzato dalle signore" e questo è un fenomeno così massiccio che parecchi autori maschi scrissero romanzi con nomi d'arte femminili. 
Il Gentlemen's Magazine, nel 1791, scriveva che "oggi il sesso gentile ha ottenuto il suo posto al sole e ha decisamente richiesto il riconoscimento di quella naturale eguaglianza di intelligenza che è sempre stata una realtà di tutta evidenza e che solo il peso delle istituzioni umane aveva potuto offuscare"

(2) Ovviamente le donne di classe inferiore passavano il loro tempo chiuse in fabbrica o in filanda.

(3) Nel Diciottesimo secolo venne a crearsi una vasta offerta di donne sul mercato del lavoro, con salari che erano un quarto di quello medio maschile. Era sempre più difficile, per le fanciulle, trovare un marito se non erano in grado di portargli la dote.


CAROLINA INVERNIZIO

 
Sul finire dell'Ottocento, i processi legati a storie d'amore e di delitto suscitavano un (morboso) interesse nella folla, e Carolina Invernizio divenne celebre con i suoi romanzi feuilletons su delitti, morti apparenti e redenzioni.

Carolina Maria Margarita Invernizio nacque a Voghera  (Pavia) il 28 marzo 1858, da cavalier Ferdinando e Anna Tattoni.
Il padre era funzionario della Casa Reale, e più tardi divenne direttore delle imposte a Firenze. Caroline ebbe tre sorelle e un fratello che morì giovanissimo. Studiò per diventare maestra nel collegio di Poggio Imperiale, ma venne esclusa per aver pubblicato un (come venne definito all'epoca) "racconto di perdizione".
Il suo primo romanzo fu "Rina o l'Angelo delle Alpi" ma i genitori, sconvolti dal successo di Carolina, cercarono di dissuaderla organizzandole un matrimonio con un nobile; Carolina, però, si innamorò del tenente dei bersaglieri, Marcello  Quiterno, che sposò dopo pochi mesi.
Nel 1886 pubblicò il suo romanzo più celebre: "Il bacio di una morta".


Intanto, nacque una figlia: Marcella.
Carolina continuò a scrivere, con romanzi a puntate sulla "Gazzetta di Torino" e "L'opinione nazionale" di Firenze; scrisse molto anche usando pseudonimi. Il marito venne trasferito a Torino e Carolina frequentò il teatro, organizzando anche un salotto letterario e dettando la moda con cappelli di piume di struzzo e abiti usciti da famose sartorie.
Tuttavia, pur facendo vita "da Diva", Carolina era molto religiosa.
Morirà di polmonite, a Cuneo, il 27 novembre 1916.

Tipici dei suoi romanzi sono astuzia e intrighi amorosi, mogli tradite, fanciulle intraprendenti, passione, strategie di seduzione, lotta tra acerrime nemiche: le buone da una parte, le cattive dall'altra.

Nell'Italia conservatrice post-risorgimentale i romanzi di Carolina Invernizio ci raccontano di una società di donne (madre e figlia, zia e nipote, amiche, padrona e cameriera...) e pur dedicando i libri a suo marito, Carolina si rivolge soprattutto ad un pubblico di lettrici, per commuovere i loro cuori e riportare l'ordine e il decoro là dove è stato guastato. (1)

"Agli occhi della Invernizio il collasso del patriarcato arcaico si traduce in uno sfacelo generale di quei valori virili che da sempre hanno sorretto l'organizzazione della civiltà. E mentre il maschio, nei romanzi di Carolina, si rivela inetto ad addossarsi le responsabilità che gli competono, il sesso femminile libera tutte le sue potenzialità positive e negative: la donna nei romanzi di Carolina Invernizio è martire angelicata o mostro satanico, vergine laboriosa o dissoluta, orfana o pazza e persino apparentemente morta!, (2) rendendo il suo compagno un succubo."

Nel dosare gli ingredienti dei suoi gialli narcotici, Carolina Invernizio non dimentica di insegnare alle sue lettrici che sono le donne, per "naturale vocazione", le custodi del focolare domestico, il pilastro della società, e per difenderlo devono sventare complotti e inganni. Lo scopo è salvare il "buon nome" davanti agli occhi della società, anche ricorrendo alla menzogna.
Si pensi a Guido, il protagonista di "Il bacio di una morta": il fedifrago, ammaliato da una ballerina creola, tenta di assassinare la moglie Clara (e quasi ci riesce) ma viene scagionato dalla scrittrice che addossa la colpa all'amante...
Attrice, regina della simulazione, soggiogata dalle apparenze, la protagonista "buona" della Invernizio è come una vestale pronta ad essere immolata, asessuata e angelica.
La sua nemica è la Maliarda, concupita da mariti, padri, fratelli, perciò Tentatrice, Vampira portatrice di guai e distruzione, infamie e delitti, che sul finale riceverà la punizione che merita.
Il personaggio maschile, nei romanzi della Invernizio, finisce per essere una marionetta in mano alle due Donne, la Buona e la Cattiva, che si combattono pur di averlo, senza che lui sappia decidere da che parte stare, se non quando una delle due donne sarà sparita dalla scena; allora, pentito, riprenderà le redini dell'ordine, il posto che gli spetta e la donna-angelo custode sarà lieta di restare al suo fianco, in silenzio.

Le vicende così fosche di Carolina Invernizio sembrano molto lontane dai "romanzi per signorine", dolci e pastellosi, ma entrambi questi romanzi nascono con l'intento di intrattenere le donne e in comune hanno modelli femminili sui quali modellano l'intreccio narrativo. (3) 

Nei romanzi di Carolina, comunque, figlia di una nobildonna e devota alla Madonna, la trasgressione è presente, ma è sempre punita e la verginità è un bene da proteggere; solo l'uomo può dare sfogo al desiderio sessuale; tuttavia, l'uomo in questione ritornerà sempre dalla moglie, dalla madre, dalla fidanzata, che sono l'incarnazione del Bene, e l'uomo lo capirà proprio dopo essere stato sedotto dalla Maliarda, che rappresenta il Male.


(1) "Nella Invernizio diversi sono i gradi di complicità femminile: proprio come nelle società segrete [di gran moda nell'Ottocento. Nota di Lunaria] "

(2) La "sepolta viva" che "si risveglia" e si prende la sua vendetta è la figura tipica della narrativa d'appendice di quel periodo.

(3) Si considerino le caratteristiche fisiche di Clara e Nara, le protagoniste di "Il bacio di una morta": Clara era "bella di una celeste purezza, e sotto quelle trine candide, con quel vestito bianco, pareva una vergine assopita nei pensieri del cielo", 
Nara, al contrario, è "giavanese dagli occhi nerissimi, dal volto abbronzato, dalle labbra frementi di passione, la cui potenza di attrazione si diceva irresistibile..."

Nota di Lunaria: del resto, la donna vampira\morbosa, dai lunghi e folti capelli corvini, acerrima nemica della donna casta, bionda e virginale, è protagonista di celebri racconti, romanzi e poesie ottocenteschi come "Clarimonde" di Gautier, "Fosca" di Tarchetti, "Digitale Purpurea" di Pascoli.


REGINA DI LUANTO, LA CONTESSA LARA, AMALIA GUGLIELMINETTI, ANNIE VIVANTI: LA NARRATIVA SENTIMENTALE TRA L'OTTOCENTO E IL NOVECENTO


Carolina Invernizio narrava storie di donne destinate a guidare l'uomo verso una consapevolezza morale più elevata, altre scrittrici preferivano parlare d'amore dal punto di vista delle donne fatali e vampiresche, maghe di intrighi erotici-sentimentali e seduzioni...
"Circe", "Salamandra", "Libera!", "Quando avevo un amante", "L'innamorata", "Le vergini folli", "La paura di amare", "Il cuore in gioco", "I volti dell'amore", "Cuore infermo" sono alcuni titoli di questi romanzi caratterizzati da figure femminili lussuriose e corrotte, che trascinano alla perdizione giovani uomini e padri di famiglia.

è la femme fatale, di matrice dannunziana, il tipo letterario che si trova in questi romanzi sentimentali, scritti da Regina di Luanto (ovvero Anna Roti), Donna Paola, Contessa Lara, molto chiacchierate per la loro vita sentimentale, intrigante e tormentata come quella delle loro eroine di carta: per esempio, Regina di Luanto, cioè Anna Roti, si separò dal marito; Contessa Lara venne uccisa da un suo amante, e aveva già visto morire, ferito dal marito, uno dei suoi amanti; Amanda Guglielminetti si legò a Guido Gozzano; Annie Vivanti, figlia di un carbonaro, "zingara e fata emersa dal flutto spumeggiante di emozioni fantastiche", seppe ammaliare un attempato Carducci. (vedi anche: Lucilla Antonelli https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/01/romanzi-rosadrammi-e-feuilleton-degli.html)

Tutte queste Autrici, che avevano perso facoltosi mariti o non lo avevano mai avuto oppure mantenevano qualche amante, dovevano guadagnarsi da vivere: lo scrivere era diventato, per la donna borghese, uno dei pochi mestieri decorosi e stimato dal punto di vista mondano.

Argomento favorito da queste scrittrici era "il triangolo": nei loro libri, la donna è il personaggio predominante, ma a trionfare è la morale, con la donna voluttuosa (1) destinata ad essere punita (con la morte o la follia, per lei, per lui o per entrambi); gli uomini di questi romanzi vengono sedotti, abbandonati, rovinati, spinti alla morte.
Ci sono disgressioni e particolari "piccanti" ma il finale è sempre impostato al ritorno della morale e della rispettabilità, anche se la trama permette, alle lettrici, una possibilità di evasione e un'occhiata fugace al Proibito.

Tipiche di questi romanzi sono anche le atmosfere esotiche, con arredamenti sontuosi, profumi e oppio, gesti "felini" e capelli "serpentini", la ricerca del Torbido. 
è evidente che alcune vicende descritte in certi particolari si avvicinano alla rievocazione di vicende personali dell'Autrice oppure ai suoi sogni proibiti
Ma, sul finale "capricci e passione fulminee" saranno purgati dalla Sposa Madre:  la donna angelica, asessuata e totalmente passiva. (Nota di Lunaria: che poi è la figura tipica dell'immaginario cristiano, ovvero "la madonna" contrapposta all'"Eva tentatrice")


(1) Nobildonne fatue nelle opere della Guglielminetti, cavallerizze appassionate e vendicative ideate da Contessa Lara, le salamandre febbrili di Regina di Luanto, destinate a venir immolate prima del finale, le donne perverse, non belle, ma sensuali, di Annie Vivanti. Curiosamente, però, di tanto in tanto, le scrittrici tentano di legittimare le passioni delle loro eroine, come se fossero solidali con loro, "arrivando ad inglobare la condizione femminile, quasi uno spiraglio aperto sul brutale asservimento che si esplica in regime patriarcale o nel mercato del matrimonio": per esempio, Paolo, il protagonista di "L'Innamorata" di Contessa Lara, morirà in duello per Leona, una diva del circo, ma "a differenza dell'amore gioco, dell'amore piacere, appagamento di vanità di Paolo". 
Si intravede una sorta di comprensione femminile tra scrittrice, personaggi femminili e lettrici, come una sorta di intesa complice tra la lettrice e la scrittrice, tra la scrittrice e la protagonista letteraria, e infine, tra la protagonista del libro e la lettrice.
Queste eroine sono ricalcate su personaggi come Circe, Messalina, Erodiade, Elena o Fosca di Tarchetti oppure donne che furono le protagoniste di celebri processi nell'Italia umbertina come la Contessa Tarnowska.  (Nota di Lunaria: all'elenco, aggiungo anche Wanda, celebrata in "La Venere in Pelliccia" di Sacher-Masoch)
Le donne fatali della Vivanti (che Croce definì "Poetessa del capriccio e della passione fulminea") rientrano nella legione di vergini peccaminose foriere di morte, che incarnano l'Illecito e la Sessualità proibita, e compaiono in tutta la letteratura ottocentesca che ritroviamo nei romanzi di d'Annunzio, di Tarchetti e del primo Verga: è la Donna-Vedova Nera, la Donna-Mantide che divora il maschio, che in rapporto a lei è succubo e passivo; il cannibalismo sessuale è monopolio della Donna-Fiamma, che attira e brucia l'uomo-falena... ma questo "tipo femminile" è funzionale ad una proiezione del Proibito fuori di sé, perché le donne "perbene" devono assolutamente restare fedeli all'unico ruolo che è loro concesso ricoprire: la maternità sacrificale, purificata dalle "scorie sessuali" (Nota di Lunaria: di nuovo, "la figura della madonna", che resta gravida "senza amplesso e senza piacere"). 
Insomma, con la letteratura dell'Orrore, la letteratura Rosa ha in comune la figura della Vampira: "il territorio dell'amore, corroso dal desiderio, su cui scava ed erige impalcature, l'attenzione ossessiva per i fatti del cuore colti in tutte le loro sfumature, seguiti passo passo, drammatizzati, ingigantiti, rimaneggiati, assaporati e, nonostante tutto, incapaci di far esplodere quell'universo chiuso, ovattato ed immobile all'interno del quale essi si svolgono e si giustificano."

Per approfondimenti su questa tematica vedi "La Carne, la Morte e il Diavolo nella Letteratura Romantica"



I LUOGHI

La cornice paesaggistica dei romanzi Rosa alla Delly\Barbara Cartland è quasi sempre un castello principesco, con misteriosi giardini e foreste che lo circondano, 



mentre Liala predilige le ville, le gite sul lago, le scampagnate in automobile e gli appartamenti lussuosi; 




più urbani gli ambienti dei romanzi di Luciana Peverelli, (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/07/lamore-di-tutta-la-vita-di-luciana.html) mentre Milly Dandolo prediligeva scenette bucoliche spesso casette povere dove può trionfare la virtù. 


Lo spazio in questo tipo di romanzo Rosa è chiuso, recintato; 
alla protagonista è interdetto il mondo esterno che resta prerogativa dell'uomo.
A scombussolare i confini sarà, in via eccezionale, qualche passeggiata o fuga nei campi, nelle brughiere, nei boschi, esattamente come le eroine vittoriane riuscivano a sottrarsi alla tutela dei parenti per qualche fugace passeggiata nel bosco.

"Si mise a correre, fuori di sé, non avendo più che un desiderio: fuggire... fuggire lontano da quella dimora maledetta dove già la piccola Mitzi di qualche anno prima aveva tanto sofferto, dove la giovane pura e fiera aveva ora, agli occhi del mondo che giudica soltanto dalle apparenze, perduto l'onore, cioè il tesoro più prezioso della vita, per una donna senza macchia.
Il temporale si avvicinava, ma Mitzi non badava né ai lampi sempre più fitti, né ai nuvoloni cuprei, né ai lunghi rombi di tuoni che scuotevano tutta la pesante atmosfera. Essa correva come una povera bestia inseguita, traversando i giardini, varcando una porticina del parco, e poi dirigendosi verso la foresta, con l'istintiva speranza che laggiù potrebbe nascondersi a tutti gli sguardi, esser sola... per riflettere alla sua terribile desolazione.
La pioggia cominciava a cadere a grosse gocce calde e pesanti... e prima che Mitzi avesse raggiunto la foresta, venne giù un rovescio torrenziale accompagnato da bagliori sfolgoranti. La giovane grondava già tutta, quando finalmente poté ripararsi sotto gli alberi. Ma non se ne accorgeva neppure. Continuava a correre infilando a caso i piccoli sentieri coperti di musco, senza curarsi dei rami che si attaccavano alle sue vesti, che si impigliavano nei suoi capelli... E finalmente spossata, ansante, con gli orecchi che le ronzavano, tutta la persona arsa di febbre, si lasciò cadere per terra, contro il muro in rovina di una vecchia casa da guardia abbandonata" (da "Mitzi" dei Delly) 

A parte le evasioni solitarie, queste protagoniste hanno sempre a fianco un uomo, quando affrontano l'esterno.

Infine, un commento anche agli scenari interni: immancabile è la presenza dello specchio, capace di restituire l'immagine reale ma anche quella ideale: la conferma. "Ogni donna immersa nella sua immagine regna sullo spazio e sul tempo sola sovrana: ha tutti i diritti sugli uomini, sulla fortuna, sulla gloria, sulla volontà", per citare Simone de Beauvoir.



"Ella si fermò in mezzo alla stanza. Più d'uno specchio rifletteva la sua immagine. Si vide snella, flessuosa nella vestaglia di seta bianca a righe d'argento, dalle lunghe pieghe morbide raccolte alla vita in una cintura di velluto turchese. E quasi non si riconobbe più in quella giovane donna dal viso rosso, dagli occhi splendenti, dal sorriso felice. Avvicinatasi a uno scrigno, prese un astuccio e ne tolse l'anello del suo fidanzamento" (da "Mitzi" dei Delly)

"Lalla si piantò davanti allo specchio. Era alta e ben fatta: il corpo snello aveva forme audaci, la pelle era poco scura, i capelli nerissimi, lunghi fino all'omero, il viso di un ovale senza pecche, gli occhi grigi. E quegli occhi grigi erano una malia, erano una stregoneria, che ovunque si posavano rubavano la pace." (Liala)