Romanzi Rosa\Drammi e Feuilleton degli anni Trenta-Quaranta-Cinquanta













TRAMA DI "LA SECONDA AURORA" (1946):

In questa "Seconda Aurora", romanzo che ebbe già in altra veste fervidi consensi di lettori e critici. Lucilla Antonelli ha colto un aspetto singolare della vicenda femminile: quel processo quasi misterioso per cui certe donne, dopo essersi distaccate dall'uomo del loro destino e aver inseguito altri miraggi di felicità, sentono rinascere nel profondo le voci del passato: echi dolcissimi legati alla prima giovinezza, voluttuose risonanze di gioia che il tempo ha come purificate. L'alto nodo drammatico, il sottile gioco delle parti, la vivezza della parola e dell'immagine, conferiscono a questa "Seconda Aurora" una ricchezza di toni e di timbri che nell'opera ormai vasta di Lucilla Antonelli appare particolarmente significativa.

Altre autrici:

Milli Dandolo "La fuggitiva", "La prigioniera", "La donna del mio destino", "L'amata ritorna", "Romanzo di Anna", "Una voce dall'ombra"

Luciana Peverelli: "La donna che ho creato", "Nei suoi occhi", "Violette nei capelli", "Siglinda", "L'amore vestito di seta", "L'uomo che è mio", "Regina senza corona", "Il volto amato", "Incantamento", "La figlia discesa dal cielo", "Concerto appassionato", "Annì dai capelli rossi", "Gli angeli non si sposano", "La lunga notte", "L'Amore di tutta la vita" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/07/lamore-di-tutta-la-vita-di-luciana.html

Carola Prosperi: "L'altro sogno", "Rose bianche", "Graziella", "Il secondo amore", "La maschera d'amore", "Incomprensibile cuore", "La donna forte", "Amanti nel labirinto", "La sua sconosciuta", "Qualcuno ti attende", "Agnese amante ingenua", "Domani ci ameremo", "Il cuore ascolta"

Teresa Sensi: "Donna sola", "L'amore degli altri", "Cieli spenti", "Una tra noi due", "Quando tu non ci sei", "Amore di fine giornata", "Qualcuno ha tardato" 


Per quanto riguarda Baronessa Orczy è l'Autrice del ciclo della "Primula Rossa"


ma io ho trovato "La vendetta di Sir Percy" (1948) e "Un figlio del popolo"





Daniela, "Ti darò la vita" (1951)




Milly Dandolo "La luce nell'anima" (non è stata riportata la data, però)


MARICILLA PIOVANELLI  "Amanti dell'Amore"



"FIORDALISI" DI BICE LOSCHI CECCHETTI (1944)

La stazione, nella incerta luce dell'alba, parve a Fabio infinitamente triste. Anche il caffè, nel quale era entrato per rifocillarsi dopo la lunga notte di viaggio, aveva un aspetto quasi desolato con quegli avventori stanchi e insonnoliti, che sostavano, forse come lui, in attesa di un altro treno, coi camerieri lenti e tediati, con le valigie ammucchiate accanto ai tavolini e il chiarore delle scarse lampade che la luce opaca della mattina nebbiosa veniva, a poco a poco, neutralizzando. Pure era primavera: ma l'inverno pareva incombere ancora su di essa, soffocandone il fremito ansioso, distruggendo ogni gemma, disperdendo ogni tenera fogliolina. Fabio aveva lasciato da qualche giorno una calda città meridionale, luminosa di sole, gaia e ridente, e per questo tutto gli appariva più tetro, pesante, malinconico. Raggiunse una saletta centrale, più tranquilla e raccolta. Non vi era nessuno. Si sedette a un tavolo d'angolo, dopo di essersi liberato dal soprabito e dal cappello, ed estrasse dalla borsa alcune carte che incominciò a sfogliare. Sorbì il caffè, che il cameriere gli aveva nel frattempo portato, accese una sigaretta e tornò a immergersi nella lettura dei suoi appunti. A un tratto, gli parve di sentire la presenza di un'altra persona: alzò gli occhi e incontrò lo sguardo d'una ragazza che si era fermata incerta, in mezzo alla sala. Pareva cercasse qualcuno, con espressione timida e un poco smarrita, perché, infatti, avanzò di qualche passo, poi tornò indietro, dirigendosi verso l'uscita. Dopo qualche attimo, riapparve. Reggeva una grande borsetta di cuoio marrone, un soprabito sportivo e indossava un abito grigio a giacca: le scarpette che calzava, marrone, con alte suole di sughero, rendevano silenzioso il suo passo.  Sui capelli d'un biondo cenere, un poco di sbieco sulla fronte, era posato un mazzo di fiordalisi, fermato dietro la nuca da un nastro di velluto che scendeva a sfiorare le spalle. Anche sul risvolto della giacca, era appuntato un mazzolino degli stessi fiori. Con un solo sguardo, l'occhio di Fabio, abituato ad ammirare la bellezza, tutta la bellezza che può splendere in un sorriso, in una tonalità, in un fiore, si era impadronito di questi particolari. Poi, egli tornò a curvarsi sulle carte. La ragazza, intanto, aveva preso posto a un tavolo non molto lontano da quello che Fabio occupava. Rimase qualche attimo immobile con le mani raccolte in grembo, poi cercò nella borsa il portacipria e si guardò a lungo nel piccolo specchio ovale. Passò sulle guance un poco di rossetto, accentuò con la matita l'arco delle labbra, raccolse sotto il bizzarro nastro di fiordalisi una ciocca che sfuggiva, poi si lasciò andare indietro, appoggiandosi allo schienale del divano. Sembrava stanca, smarrita, ma c'era in tutta la sua persona una irrequietezza quasi dolorosa, che rivelava uno stato d'animo tormentato ed ansioso. Certo, attendeva qualcuno, perché vibrava al rumore di ogni passo e i suoi occhi non si staccavano dall'ingresso. Fabio sembrava assorto nella lettura, ma non riusciva a soffermarsi sulle parole e sulle cifre che scorreva. Gli pareva che, nella grigia mattina, fosse entrato, a un tratto, come uno squarcio di primavere e il suo cuore un po' stanco si riscaldava a quel soffio tepido e dolce, camminando a ritroso nel tempo, quasi cercando, nel passato, qualcosa di quella dolcezza e di quel tepore. Fiordalisi: sì, fiordalisi! Ogni primavera dalla sua lontana fanciullezza riempiva la casa di quei fiori azzurri come un firmamento, che sua madre prediligeva. Sua madre, che era esile e bionda come quella fanciulla e aveva le stesse mani pallide e pure. Piccole mani che tremavano un poco, strette alla tazza accostata alle labbra, dalla quale pareva sorseggiare a stento il contenuto, poichè anche la gola, forse, era stretta da un nodo di angoscia. Chi attendeva nel caffè di quella grande stazione? Perché si era adornata di fiordalisi, se era così triste e disperata? Per chi si era fatta bella? Forse per qualcuno che amava, che non si curava di raggiungerla, che forse non sarebbe venuto mai più. Fabio la guardava, ogni tanto; ma ella non si accorgeva di lui. I suoi occhi, quando si staccavano dall'ingresso, lo sfioravano, privi di espressione, così come sfioravano le lampade ancora accese, i tavoli vuoti, l'inquadratura della finestra, che diventava via via più chiara e luminosa. Il sole scioglieva lentamente la nebbia: forse, oltre quella stazione brumosa, risplendeva sui tetti delle case e sulle cupole delle chiese, accendeva di barbagli i zampilli delle fontane, giocava fra i rami intrecciati degli alberi, illanguidiva i primi grappoli dei glicini. Sole, primavera, giovinezza! Tutto era tanto lontano da lui, dalla sua vita di lavoro e di azione un po' arida e pesante. Pure, era bastato così poco, un mazzolino azzurro posato su una fronte chiara, per accendere nel suo cuore e nel suo sangue un desiderio di gioia, per sciogliere la grigia patina che oscurava la sua anima. Era sceso dal treno stanco, tediato come chi attende nulla di nuovo, di imprevisto, e ora vedeva, come in un sogno, squarci di cielo sereno, bianche nuvole vagabonde, gemme d'argento, rami fioriti. Una coppia di sposi era entrata nel frattempo, e aveva preso posto vicino a lui. Sembravano entrambi felici: si stringevano le mani, accarezzandosi con gli occhi. Lei era giovanissima, né bella né brutta, e lui aveva l'apparenza di un uomo qualunque, come ce ne sono tanti nel mondo, banali e presuntuosi. Pure erano lieti di esistere, di essere uno accanto all'altro, e tutto appariva bello, giocondo ai loro occhi, anche quella stazione tetra, anche quella sala monotona e incolore. Mangiarono avidamente, ridendo e scherzando, senza fare caso ai due solitari immersi in un loro sogno o in un loro rimpianto. Si allontanarono poco dopo, a braccetto, e Fabio ricordò di avere guidato anche lui, in un lontano mattino, una giovane donna che si era appoggiata al suo braccio, innamorata e felice. Ma la giovane donna era morta e la sua mano aveva sfiorato, sì, nel lungo scorrere degli anni, altre mani dolci, altri corpi carezzevoli, ma senza ansia e senza ebbrezza. La gioia sparì dal suo cuore: sparì dagli occhi la visione del cielo azzurro, dei rami fioriti; non rimase davanti a lui che quella fanciulla sconsolata, con un viso pallido e triste, con un mazzolino di fiori senza profumo e senza vita. Ma gli occhi del colore delle foglie morte s'illuminarono a un tratto. Un giovane alto, bruno, vestito con eleganza un poco vistosa, muoveva verso di lei con paso elastico, sicuro. Le strinse la mano e le si sedette a lato, sul piccolo divano di velluto verde. Il sorriso, però, si spense presto sulle labbra giovani e gli occhi dolci si incupirono.





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Aggiungo anche






Vedi anche: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/10/i-romanzi-della-rosa-e-dei-delly.html

https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/10/storia-del-romanzo-rosa.html

https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/10/delly-liala-gli-stralci-piu-belli.html

https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/02/i-romanzi-il-fiordaliso-collana-di.html

https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/05/mura.html

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"Magie d'Amore: Incantesimo" di Nora Roberts (serie Mystère)

 Una delle Regine del Rosa, che ha scritto centinaia di romanzi di grande successo... Dopo "Morgana" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/01/morgana-di-nora-roberts-collezione.html e "Liam"https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/12/liam-di-nora-roberts-collezione-harmony.html anche "Magie d'Amore" (2002) riprende atmosfere fantasy romantiche, raccogliendo ben tre racconti lunghi.


INCANTESIMO

Trama: Viaggiando per le magiche terre d'Irlanda, un fotografo di successo, Calin, perseguitato da strani sogni e visioni, si ritrova irresistibilmente attratto da una bellissima fanciulla, Bryna... in preda ad un incantesimo! Infatti, secoli prima, un malvagio mago, Alasdair, innamorato di Bryna, pur di averla e di mettere le sue grinfie sulla sfera magica che lei custodisce, con l'inganno e servendosi della magia nera è riuscito a dividere Bryna dal suo amato Caelan, facendolo morire.  Ma, con l'aiuto della magia, Bryna riesce ad annullare in parte il maleficio di Alasdair e Caelan si reincarna, dopo molti secoli, in Calin, che, da uomo moderno, non crede a fate e streghe... Certo, non sa spiegarsi come ha fatto ad essere arrivato in quel castello irlandese... e come Bryna sappia così tante cose sul suo conto, ma... proprio non vuole credere a quanto Bryna le rivela! Se Calin non ricorderà di essere sempre stato innamorato di Bryna, Alasdair avrà vinto e Bryna gli apparterrà per sempre... 


Commento di Lunaria: Esattamente come "Liam" e"Morgana" anche "Magie d'Amore" è un romanzo Rosa dalle atmosfere "medieval" e magiche. Raccoglie ben tre racconti lunghi: "Incantesimo", "Per sempre" (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/03/magie-damore-per-sempre-di-nora-roberts.html),  "In un sogno" (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/06/magie-damore-in-un-sogno-di-nora.html).  L'Autrice è riuscita con abilità a narrare storie appassionanti "con un tocco alla Avalon", per le atmosfere, le ambientazioni, i dialoghi, i personaggi (Bryna è ricalcata su personaggi come Viviana). Non mancano descrizioni con amplessi anche a tinte esplicite. Devo dire che mi hanno decisamente emozionato e fatto sognare ad occhi aperti...

Provate a leggerlo con questo sottofondo musicale: 

Per approfondire la Wicca Dianica (Wicca fondata da donne) vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/wicca-le-frasi-piu-belle.html

Gli stralci più belli: 

"Amore. Amore mio. Fammi entrare nei tuoi sogni. Aprimi ancora una volta il tuo cuore e ascolta la mia voce. Calin, ho tanto bisogno di te. Non allontanarti da me, altrimenti tutto è perduto. Io sono perduta. Amore. Amore mio..." Calin si agitava inquieto nel sonno, affondando il volto nel cuscino. In qualche modo sentiva la presenza di lei. Pelle morbida color alabastro. Mani morbide e rassicuranti. Poi passò a sognare brume fresche e tranquille, colline di un verde intenso e rorido che si susseguivano all'infinito. E infine un profumo ammaliante di donna. Il castello si ergeva sulla cima di una scogliera, le sue pietre argentee trafiggevano cieli tempestosi, la parte inferiore affondata in diafani strati di nebbia che scorreva come un fiume. (...) Si lasciò alle spalle le verdi colline, salendo sulle rocce sempre più in alto. A ovest echeggiò il rombo del tuono, sopra il mare. Ed echeggiò pure nel suo cuore di guerriero. Lei lo aveva aspettato? Fece vagare lo sguardo dagli occhi grigi come la pietra del castello, osservando, scrutando rocce e nebbia alla ricerca di qualche nemico nascosto alla vista. (...) Il castello, con tutti i suoi segreti, si ergeva in cima alla solitaria scogliera, torreggiante sopra il mare tempestoso. E nessun uomo cavalcava lungo questo sentiero senza udire i bisbigli di antichi fantasmi e nuovi spiriti. Lei lo aveva aspettato? (...) Arrivò ai piedi del torrione proprio nell'attimo in cui una saetta incrinò il cielo nero con una fiammata di bianca luce accecante. E lei era lì, proprio lì, apparsa all'improvviso nell'aria sferzante dalla tempesta (...) Avanzò verso di lui in mezzo alle brume che le arrivavano sino alle ginocchia. Era di una bellezza incredibile. Fissandola, smontò di sella, bramoso di quella donna che era strega e amante. (...) La scostò da sé. Il castello era scomparso, restavano solo rovine, svuotate con le ferite della battaglia. (...) "Ora c'è poco tempo", gli disse. "Devi venire, Calin, devi venire da me. Il destino non può essere rinnegato, un incantesimo non può essere spezzato. Senza di te, con me, lui vincerà. (...) Ti ho amato attraverso il tempo". Mentre parlava indietreggiava, le brume che le fluttuavano attorno alle gambe. "Sono legata a te attraverso il tempo."

"Il castello in rovina apparve alla vista non appena ebbe imboccato la curva. Il mastio era quasi intatto, ma le mura erano state demolite. Dal cielo temporalesco sfrecciò la lancia di una saetta, che lampeggiò in un'esplosione di luce riempiendo l'aria dell'odore di ozono. (...) Non gli importava che l'Irlanda fosse punteggiata di ruderi e di antichi castelli, lui aveva bisogno di quello. Banchi di nebbia si diffondevano alla base della costruzione, simili a un fiume. Lui era così assorto a studiare la luce e le ombre che si alternavano sulle pietre, sulle erbacce e sui fiori selvatici che si facevano strada attraverso le fenditure, che non vide il cottage fino a quando non se lo trovò davanti. (...) Poi comparve lei, in piedi sotto la pioggia sferzante, mentre la nebbia le fluttuava attorno."

"Quante notti aveva passato agitandosi senza requie nel sonno, bramosa di sentirsi addosso quelle mani lunghe e sottili? Oh, sentirsi toccare da lui una solta volta! Quante notti aveva provato il desiderio bruciante di vedere i suoi occhi, grigi come nuvole burrascose, fissi nei propri mentre la penetrava profondamente dandole il suo seme? Oh, poter essere per una sola volta un tutt'uno con lui, mormorare teneri e intimi segreti nella notte."

"Ti ho aspettato tutta la vita", gli rispose sommessamente. "E un millennio prima che avesse inizio." Gli posò le mani sul volto. (...) "Il fantasma delle tue carezze ha ossessionato ogni notte della mia vita." 

"Una volta, molto tempo fa, questo castello proteggeva la costa e i suoi segreti. Svettava, argenteo e luminoso, sopra il mare. (...) Coloro che vivevano qui - proseguì Bryna - praticavano la loro arte e non facevano male a nessuno. (...) Le mura di questo luogo furono colpite dalla loro furia, mentre la magia si scatenava libera. Bryna proteggeva il suo amore e si batteva come un guerriero impazzito. E il cielo rombava di tuoni, le nubi scure e pesanti coprivano la luna, cancellando le stelle. 

Il mare rumoreggiava e la terra tremava e si sollevava. Debole e morente Caelan dentro il cerchio di pietra cercò di prendere la spada. Ma queste armi nulla possono contro la stregoneria, se non sono brandite con la forza. (...) Morì col suo nome sulle labbra."

"Lui sapeva che la bocca di Bryna sarebbe stata perfetta per la propria, conosceva i movimenti erotici della sua lingua, la suggestiva rotondità dei suoi fianchi. Le passò le mani sul corpo, lentamente, inspirando il suo respiro ansante, si riempì i palmi con il suo seno, poi le stuzzicò i capezzoli con la lingua e con i denti fino a che la udì gemere e mormorare il suo nome quasi fosse una preghiera (...) L'amore così a lungo imprigionato nel cuore sbocciò come una rosa selvatica. (...) 

La penetrava sempre più profondamente (...) nel piacere ansante e reciproco. E Bryna prese a volare, come per una vita aveva atteso di volare, lasciando che liberasse il proprio seme in lei."

"Roteò un polso e fece arrivare il vento che prese a ululare contro i vetri delle finestre. Invocò la nebbia perché la aiutasse a proteggere quanto le era stato affidato. Calin indietreggiò, gli occhi sbarrati. La nebbia ora stava salendo lungo i vetri, il vento sembrava l'ululato dei lupi."

"Gli stava tra le braccia mentre la luna bianca si levava"

"Sopra di lui la luce accecante di un fulmine oscurò per qualche istante lo splendore della bianca luna piena (...) mentre lui, sanguinante, cadeva nella radura, dove la luce della luna combatteva attraverso le nubi per posare i suoi raggi su un cavallo di un nero corvino."


N.B La gatta di Bryna si chiama Ecate.

Chi era la Dea Ecate?


Ecate, la Dea dei Crocicchi, Ecate Trivia, Ecate, Dea Lunare, ma non passiva, connessa anche alla menopausa, alla fertilità, al ciclo della vita. Ecate Trina: della fanciulla, della madre e dell' anziana: Luna Nuova, Luna Piena, Luna Nera (o Calante).  Passato, Presente, Futuro. Ecate è la Dea che con i suoi tre volti vede nelle pieghe del Tempo. Altre due Divinità lunari erano Selene e Artemide. 

“Celebro Ecate trivia, amabile protettrice delle strade, terrestre e marina e celeste, dal manto color croco, sepolcrale, baccheggiante con le anime dei morti, figlia di Crio, amante della solitudine superba dei cervi, notturna protettrice dei cani, regina invincibile, annunciata dal ruggito delle belve, imbattibile senza cintura, domatrice di tori, Signora che custodisce le chiavi del cosmo, frequentatrice dei monti, guida, ninfa, nutrice dei giovani, della fanciulla che supplica di assistere ai sacri riti, benevola verso i suoi devoti sempre con animo gioioso.”

Esiodo canta Ecate come "Regina delle Stelle", "Figlia della vergine madre Asteria (stellata)" "Regina del Cielo".

è Una e Trina; viene rappresentata con tre facce, intenta a reggere una torcia, una chiave e un serpente. 

Penso che siano simboli ancora chiari, nel 2021: la torcia, illumina: Ecate porta conoscenza; è la Sapienza Divina. La chiave, apre le porte del mistero o dell'Ade. Ovviamente i cattolici hanno rubato il simbolismo della Chiave per metterla al loro papa...

Il serpente è legato a tutto ciò che è ctonio, autosufficiente, eterno, che si autorigenera (potremmo vedere un parallelo con l'Ouroboros: "La mia fine è il mio inizio"). 

Un'altra rappresentazione, la vuole con tre teste: una di cane, una di serpente, una di cavallo.

Nei tempi antichi, venivano lasciate delle offerte di carne ai crocicchi (che sono un luogo sacro anche agli Dei AfroBrasiliani Exu e Pomba Gira); anche i cani le venivano sacrificati (è probabile che questo indichi un'origine non greca, e molto più antica, per questa Dea, essendo i cani abbastanza al di fuori della mentalità religiosa greca).  

Il cane era l'animale sacro di Ecate, il cane (Cerbero, Custode dell'Ade) come guida verso l'Oltretomba, e che latra alla Luna, per chiamare la Dea. Come sulla carta del Tarocco XVIII. https://cartedeitarocchi.blogspot.com/2015/03/la-luna.html

Ai crocicchi, le statue di Ecate, proteggevano i pellegrini e i viandanti in viaggio.

Alcuni nomi di Ecate:

Chtonia (Del mondo sotterraneo) Antaia (Colei che incontra) Apotropaia (Protettrice) Enodia (La Dea che appare sulla via) Kourotrophos (Nutrice di fanciulli) Propulaia/Propylaia (Colei che sta davanti alla porta)  Propolos (Colei che serve) Phosphoros (Portatrice di luce) Soteira (Sapiente) Triodia/Trioditis (Che frequenta i crocicchi) Klêidouchos (Che porta le chiavi) Trimorphe (Triplice)

Come è da aspettarsi, il cristianesimo ha visto in Ecate una manifestazione diabolica e satanica. Essendo legata ai crocicchi e alle strade, e metaforicamente alle possibilità di scelte delle vie\percorsi nella vita, è una Dea che rappresenta la libertà di scelta (potremmo persino fare un collegamento col discorso della Libertà e della Scelta caro a Sartre e ad altri Esistenzialisti!). Anche in alcuni Tarocchi sullo sfondo vediamo spesso vie e sentieri: il destino dell'uomo, le sue scelte.

Ovidio celebra Ecate nei “Fasti”: 

“… Le facce di Ecate si volgono verso tre parti / perché guarda i crocicchi che si dividono in tre strade… ”

Anche il coltello è un simbolo di Ecate: taglia il cordone ombelicale ai neonati, accompagna nella morte, scindendo il corpo dallo spirito. Accompagna le anime nell'Oltretomba, ma accompagna anche alla nascita, l'entrata nella vita. è una Dea psicopompa, legata al potere di viaggiare nel mondo degli umani e in quello dei morti. 

Siccome Ecate era associata alla Luna Calante, era connessa anche con la menopausa, per esteso, alla Matriarca (figura che manca totalmente nelle religioni patriarcali). 

La Matriarca non è più fanciulla ingenua, né donna in evoluzione: è saggezza, è introspezione, è esperienza. Non più legata alla "condanna" della gravidanza, è potere e godimento sessuale allo stato puro (pensiamo alla nostra società, che invece vede nella "donna vecchia" solo un peso e una cosa da buttare!). La Matriarca ha vissuto la pienezza della vita, e si prepara alla morte (la fase conclusiva della vita materiale). La Matriarca è guida, è sciamana, è guaritrice.

Relativamente al danno che il cristianesimo ha portato alla condizione spirituale/materiale delle donne, non dobbiamo considerare solo quello per le donne giovani, ma anche quello per le donne anziane: mancando l'idea/modello di una "Madonna vecchia", invecchiata come il resto delle donne, ma celebrata solo come vergine-madre perennemente giovane (e bellissima!) ecco che il ruolo della Matriarca/Donna Anziana e Saggia viene annullato. Alle donne anziane, ormai "inutili" secondo i precetti patriarcali, non resta che l'oblio, di fronte invece alla considerazione enorme del patriarca.

Non esiste alcuna figura femminile di saggezza, di sapienza, di riferimento nella quale immedesimarsi: alle donne resta solo la degradazione delle figure come le mogli dei patriarchi (Sara), obbedienti ai mariti, nelle quali "immedesimarsi"! 

Ma, ed è importante farlo notare, anche l'idolatria che si porta ad una "madonna giovanissima e bellissima" è una forma di misoginia: infatti, ad essere celebrata non è una ragazza o giovane donna come tutte, a prescindere che si abbia l'imene, ma una concezione umiliante di giovane donna, ritenuta "degna e stimabile" solo perché "ha miracolosamente mantenuto un imene intatto anche dopo aver partorito" e "ha concepito senza piacere sessuale, e senza coito" 

Nell'ideologia cristiana, la vecchiaia maschile è associata a dio, è un suo attributo, per meglio lasciare intendere che chi guida la sua religione in terra... dev'essere vecchio come lui.

Ma non esiste affatto una rappresentazione di Dea Matriarca o Dea Anziana nel cristianesimo e l'unica figura femminile che c'è, maria, non è neanche celebrata in quanto donna comune, vera, con una biologia naturale, ma è celebrata come ideale femminile perennemente giovane, fresco e bello; il che, oltre ad essere offensivo nei confronti di tutte le donne vere (destinate ad invecchiare e non per questo meno valide di un "imene mariano giovane, fresco e intatto") rientra pure nell'idolatria della bellezza fisica (peraltro, biancocentrica, pur essendo gesù e maria "dei mediorientali"...) concepita come "qualità che dio scelse per se stesso e per sua madre".

Ovviamente chi ha un barlume di razionalità e non si lascia gabbare dai santini cattolici, farà notare che

1) Non sappiamo minimamente che aspetto avessero gesù e maria.

2) Raffigurarli come belli è lusingare una certa estetica materiale; lusingare l'estetica è idolatria di sé o dell'apparenza.   

Nulla di male, ma le religioni che lusingano l'estetica e la cura di sé (quindi il culto della materialità, della corporeità) sono il Paganesimo (gli Dei greci sono bellissimi e raffigurati come tali: Venere, Apollo...) e il Satanismo Razionalista, che verte sul culto di Sé. 

I cristiani cattolici, quindi, se fossero coerenti con quanto sostiene la loro religione (il disprezzo di tutto ciò che sia terreno, come insegna il loro messia gesù, a favore del "tesoro del regno dei Cieli"... l'idolatria della povertà, della rinuncia, dell'odio di sé: vedi il "discorso della montagna"), non dovrebbero affatto idolatrare due supermodelli di bellezza terrena, ma raffigurarseli brutti e deformi esteticamente, perché è il corpo la sede del peccato, e ciò che conta - secondo loro - è l'anima. 

Curiosamente tale precisazione teologica venne fatta anche da alcuni padri della chiesa secondo i quali... gesù doveva essere statao deforme (!) perché in Isaia il "figlio dell'uomo" è descritto come un vilo servo. San Giustino, Clemente Alessandrino e Eusebio di Cesarea immaginavano il loro dio gesù cristo come deforme (!) e logicamente, questo andava a rivedersi anche per maria (brutta pure lei, per poter partorire un gesù deforme...). Difatti, la bellezza, il fascino, la perfezione estetica, dal punto di vista di certi padri della chiesa piuttosto pessimisti e avversi al corpo, erano qualità da attribuirsi al Maligno: il dio cristiano, quindi, l'opposto del Diavolo, avrebbe, logicamente, dovuto preferire la bruttezza corporea.

Ritorniamo ad Ecate:

Ecate era Dea Lunare, come si è detto, ma non passiva. Essendo una Dea Notturna, era connessa alle Tenebre, e quindi anche alla distruzione e al terrore dell'ignoto. Sotto questo punto di vista è una Dea che rappresenta il Femminile oscuro, come Kali, Morrigan o Lilith. Si pensa che Ecate fosse in correlazione con la Dea Egizia Levatrice, Heket, che invece era legata alle rane: la Dea Heket, Dea Rana, anfibia, umida, con le gambe aperte, dalle quali fluisce la vita. (*) In questo caso, credo la si possa associare soprattutto al Tarocco della Stella (**), dove la fanciulla lascia scorrere l'Acqua di Vita. Su alcuni simulacri dedicati alla Dea Heket sono state trovate alcuni iscrizioni: "Io sono la resurrezione" - molto prima di cristo.

Venere è appunto la Dea dell'amore, della bellezza e si può rivedere nella donna del tarocco XVII che versa l'acqua una raffigurazione di Afrodite Urania, la Dea dell'amore puro e non l'Afrodite dell'amore carnale. Afrodite\Venere inoltre aveva anche un aspetto di Dea floreale, Signora dei giardini e della vegetazione; per questo il verde era il suo colore.

Ovviamente, il cristianesimo relegò Ecate al ruolo di "Dea delle streghe", di tutto ciò che è diabolico. Non potendo accettare che l'aspetto della vita, della Resurrezione, della Rigenerazione perpetua fosse affidata ad una Dea, ecco che Ecate viene dipinta come "diavolessa". Le sue sacerdotesse vengono dipinte come streghe orripilanti e malefiche. I riti di venerazione della Dea vengono associati ai sabba (tipico del cristianesimo: fare di tutta l'erba un fascio, e di tutti gli Dei "degli altri", un unico "Diavolo"...)

Possiamo adorare ancora Ecate (ovvero, Noi Stesse)? Sì, se la invochiamo come una Dea che ci aiuti nel passaggio nelle varie fasi della vita, nelle quali dobbiamo compiere delle scelte (e ci troviamo fermi ai crocicchi della vita). Ecate aiuta a fare scelte, a meditare sulle fasi della vita: dimenticare ciò che non ci appartiene più, ed entrare in una nuova fase, trasmettere conoscenza, meditare. Essere donne complete, nelle tre fasi della nostra vita: giovinezza, maturità, vecchiaia, ma sempre Dee, esattamente come Ecate, Una e Trina.


(*) Un'altra Dea Rana è Dzalarhons, Dea adorata sulla Costa Pacifica e connessa anche ai vulcani. 

(**) Una grande e luminosa stella con 8 raggi (come quella rappresentata sul Tarocco XVII, "La Stella") rappresenta Venere, che brilla di luce riflessa. Le più antiche rappresentazioni di Ishtar (conosciuta poi nell'area mediterranea come Astarte) la rappresentano con il suo emblema: la stella ad 8 punte (che spesso i cattolici hanno rubato e usato per la loro "madonna"); Venere è il pianeta più luminoso dopo il Sole e la Luna e quindi viene considerato "bello", "femminile".


Infine, Ecate è molto citata nella musica metal e pagan folk:

Wendy Rule, i Necromantia e i Kawir hanno dedicato ad Ecate delle canzoni... E gli Hecate Enthroned prendono proprio il nome da lei!