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"Notte senza Luna" di Joan Elliott Pickart


Trama: Su una spiaggia avvolta nella nebbia in una notte senza luna, Alida dona tutta se stessa a uno sconosciuto, poi fugge senza sapere nemmeno il suo nome! Dopo mesi di rimpianti, pur cosciente che quell'uomo è solo una fantasia, Alida è ancora perseguitata da quegli occhi azzurri dallo sguardo magnetico. Dal canto suo, Paul-Antony giura a se stesso che la ritroverà e ci riesce... Ma, inaspettatamente, Alida nega ciò che avevano condiviso e gli nasconde una verità che avrebbe potuto legarli per sempre...


Commento di Lunaria: un romanzo che inizia quasi come se fosse una fiaba, in un'atmosfera onirica, misteriosa e surreale: a Paul-Antony, ricco uomo d'affari incredibilmente solo, è bastato fare l'amore sulla spiaggia, in una notte nebbiosa, per innamorarsi di quella donna misteriosa! 

Farà il possibile per rintracciarla e poi per ri-conquistarla, perché Alida non ne vuole sapere di legarsi a qualcuno, teme di essere abbandonata e soffrire nuovamente...

Trama interessante, anche se oggigiorno certe frasi e comportamenti di Paul-Antony, a tratti troppo invadente e "stalkerante", verrebbero già giudicate abbastanza moleste.

Per curiosità: nel romanzo si parla anche di discriminazione lavorativa e mobbing che le donne single che restano incinte rischiano sul luogo di lavoro.


Gli stralci più belli:

"La nebbia si alzò dall'oceano come un'eterea nuvola di zucchero filato avvolgendo la spiaggia in una soffice coltre e attutendo lo sciabordio dell'acqua che lambiva la riva. Il manto diafano era talmente fitto che pareva che il mondo non esistesse più.  La donna camminava lentamente sulla sabbia, presa dai suoi tristi pensieri.  C'era un'atmosfera strana quella notta, quasi soprannaturale, pensò. Aveva l'impressione di nascondersi nella nebbia come un bambino che, per tenere lontano lo spettro della paura, si tira le coperte fin sopra la testa. All'improvviso si fermò, si voltò verso l'acqua che non poteva vedere, e si strinse le braccia intorno alla vita come se volesse impedire al suo corpo e alla sua anima di frantumarsi in mille pezzi. Poi, con un profondo respiro, serrò le labbra per trattenere le lacrime incombenti. (...) Continuando a camminare, si asciugò bruscamente una lacrima. La tensione che si sprigionava da lei sembrava tagliare la nebbia come la lama affilata di un coltello. (...) La constatazione di non essere più sola, che c'era qualcun altro su quella spiaggia avvolta nella nebbia, le provocò un'ondata di paura che le fece battere freneticamente e dolorosamente il cuore."

"Per favore, non andartene. Come ti chiami?" "Io... No, niente nomi. Siamo solo due ombre, due sconosciuti nella nebbia."

"Senza riflettere, lei gli si appoggiò e lasciò che il dolore la sommergesse come un'enorme, incontrollabile onda anomala. In un angolo remoto della sua mente una vocina le ricordò che ciò che le stava accadendo non era normale, ma in quel momento lei non vi fece caso. Voleva solo piangere. E pianse finché non fu esausta, finché le lacrime, come una pioggia purificatrice, non cancellarono la furia delle sue emozioni. Intanto, l'uomo l'abbracciava per farle sentire la sua partecipazione e il suo conforto."

"Quando smise di piangere, la donna si asciugò goffamente il viso con le mani, poi fece un profondo respiro e con l'aria salmastra dell'oceano aspirò il profumo piacevolmente amaro di una colonia maschile. La mano le ricadde dal viso e quando la posò sul torace dell'uomo sentì che il suo cuore batteva... batteva sempre più rapidamente. Senza rendersene conto, gli circondò la vita con un braccio e si strinse a lui alla ricerca del suo calore. L'uomo respirò profondamente e le sue braccia si serrarono intorno a lei. (...) le loro labbra s'incontrarono."

"Quella magica notte era stata creata solo per loro, quello era un prezioso momento fuori dal tempo, fuori dallo spazio. Non esisteva più né il passato né il futuro, ma solo il presente."




"Una Notte da Dimenticare" di Noelle Berry McCue (Bluemoon)


Trama: Maureen, 17 anni, accompagna il padre, che gestisce un negozio di antiquariato di strumenti musicali restaurati, a chiedere un prestito ad un importante finanziatore di San Francisco, Daniel Lord. Il padre di Maureen, dopo alcuni investimenti sbagliati, ha dovuto ipotecare il negozio e la casa. Disperato, si rivolge a Daniel, ma il prestito viene rifiutato.  Quando Maureen entra nell'ufficio di Daniel, si innamora all'istante di quel finanziere di 34 anni. Dopo vari appuntamenti, Maureen è sempre più succube di Daniel, e lui, completamente ubriaco, la violenta e Maureen fugge via. Raccontato l'avvenimento a suo padre, la famiglia si trasferisce, facendo perdere le sue tracce. Dopo la morte dei suoi genitori in un incidente d'auto, Maureen rimane sola, con la sorellina Katy di 3 anni. Trova lavoro come cantante e musicista al Miramar, per merito dei suoi amici Gaye e Harry, e tutto sembra andare bene, finché Daniel non torna a perseguitarla e tramite vari ricatti e minacce, a sposarla. Maureen accetta, per salvaguardare Katy e mettere al riparo gli amici del Miramar dalle minacce di Daniel. Ma a Daniel questo ancora non basta: anche da sposati, maltratta Maureen che fa il possibile per sopportare. Di tanto in tanto riaffiora in lei la nostalgia dei momenti teneri vissuti prima dello stupro, e quando succederà una disgrazia alla piccola Katy, in una notte, Maureen e Daniel confesseranno reciprocamente l'una all'altro una serie di avvenimenti dei quali erano all'oscuro l'uno dell'altra...

Commento di Lunaria: Pensavo che nessuna scrittrice potesse superare i "Rosa di Piombo" di Charlotte Lamb ("Notturno", "Possesso", "Rapimento", "Obbligo d'Amare" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/01/obbligo-damare-di-charlotte-lamb.html)  a base di spietati carnefici maschili e di donne-bambole costantemente minacciate e in lacrime di fronte alla violenza fisica e psicologica.

Mi sbagliavo, visto che Noelle Berry McCue è riuscita a fare ben di peggio.

Se nei romanzi della Lamb lo stupro coniugale era "evitato per un soffio", in "Una notte da dimenticare" di N.B.McCue lo stupro coniugale è la prassi, quasi tutte le pagine - per un totale di 159 - sfociano nella violenza anche se poi, obbligatoriamente, 

il tutto viene "ridimensionato", anzi "dimenticato", nel solito happy end che "vorrebbe farci credere che Daniel e Maureen si ameranno sempre, d'ora in poi" perché "tutta l'amarezza del passato era superata. Per loro c'era soltanto il presente e la gioia di un futuro insieme."

Il problema non è "dopo il d'ora in poi" (non a caso, il titolo originale del romanzo è "Only the present") a cui potremmo anche credere, ma il prima di quel "d'ora in poi" a pagina 159.

Paradossalmente, "Una Notte da Dimenticare" è davvero scritto bene: esattamente come nei romanzi di Charlotte Lamb anche in questo ci trovate una profonda e raffinata analisi psicologica dei personaggi, buon ritmo nerrativo, scene che sono un costante "colpo al cuore" con toni che erotizzano la violenza fisica, psicologica e pure sessuale che Daniel mette in atto nei confronti di Maureen, che arrivano ad una tensione insostenibile ed angosciante, per non dire agghiacciante (certe pagine mi hanno davvero fatto male, da tanto erano disturbanti)

Insomma, come dobbiamo prendere questo "Una Notte da Dimenticare"? Come un'apologia allo stupro coniugale, che è "romantico" se è commesso da un ricco e affascinante finanziere? Come una sorta di catarsi narrativa dell'Autrice stessa? (avrà raccontato una sua vicenda personale?)

Come un romanzo sulle fantasie sessuali masochiste delle femmine? Come una parodia al vetriolo che si diverte a portare al suo paradosso "l'amore, l'attrazione" tanto da farle sfociare in violenza perché "è troppo amore, è troppa attrazione"?

Lascerò che sia la lettrice a darsi una risposta. 

La qualità narrativa è alta, la vicenda è controversa e "Una Notte da Dimenticare" resta un romanzo Rosa da da maneggiare con cautela: 

violenza e stupro coniugale, angoscia, una donna trattata come un bambolotto da possedere, un uomo cinico, megalomane, spietato, che ho decisamente odiato man mano che leggevo i ricatti e le violenze che era capace di mettere in atto su una Maureen incapace, per lo più, di reagire.

Certo, salvando il salvabile dell'intera vicenda, Daniel è molto dolce nei confronti della bambina, Katy, Maureen non va incontro a problematiche economiche gravi e alla fine c'è l'happy end... ma bastano questi tre elementi per gettare una luce positiva su questo romanzo e il suo protagonista maschile?

Esattamente come in altri romanzi Rosa con protagonisti maschili simili a Daniel, il "consenso femminile" non è mai richiesto, al massimo è "successivo" e al "rallentatore", anche durante o dopo il rapporto sessuale e nel caso di Maureen, giunge solo a pagina 127, per poi essere violato di nuovo a pagina 137. Neppure il consenso di Maureen al matrimonio è richiesto, visto che Daniel lo ottiene a suon di minacce e ricatti.

Certo, "Una Notte da Dimenticare" è un romanzo. Resta il fatto che è basato su scenari verosimili, di uomini crudeli e strafottenti e di donne alla mercé dei loro capricci, che "sopportano perché sono innamorate". 

"Una Notte da Dimenticare" finisce con l'happy end, a pagina 159, di un Daniel che "è dispiaciuto e diventa dolce e coccoloso", " perché "tutta l'amarezza del passato era superata. Per loro c'era soltanto il presente e la gioia di un futuro insieme" ma nella vita vera, nella realtà, non è detto che questo sia l'epilogo e resta il fatto che certi comportamenti sono già reato e quindi suggerisco alla lettrice di stare alla larga da uomini che abbiano i comportamenti "dei protagonisti maschili dei romanzi di Charlotte Lamb\siano come Daniel Lord". 

Non importa quanto siano belli, ricchi, potenti, come poi di fatto sono questi personaggi da romanzo Rosa (a pagina 20 Daniel è definito "il re della finanza")

essere stalkerata, chiusa a chiave nelle stanze, obbligata "a darla", quasi schiaffeggiata e spintonata, afferrata e palpata senza consenso esplicito, essere ricattata con minacce di "violenza economica", anche contro i propri amici, SONO TUTTI REATI e non importa che negli anni Settanta e Ottanta, mentre Charlotte Lamb o Noelle Berry McCue scrivevano i loro romanzi, non lo fossero e\o che le loro eroine, "qualche riga più sotto" dopo aver subito la molestia e la violenza, dimostrano di provare piacere.

Oggigiorno QUESTI COMPORTAMENTI SONO REATI, per cui se per un qualche motivo vi sentite "come Maureen", non esitate a chiedere aiuto.  

LEGGETE QUESTO POST: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/11/non-e-amore.html

Baciare qualcuno senza il consenso dell'altra persona è violenza.

Palpare il seno, il fianco, il sedere, mettere le mani addosso alla gola, senza aver chiesto il consenso dell'altra persona, prendendola alla sprovvista, è VIOLENZA SESSUALE, è REATO. (1)

Usare il proprio potere economico, i propri soldi, per ricattare, per intimorire e minacciare le persone  - come fa Daniel, alle pagine 57 e 58, per convincere Maureen a sposarlo, non esitando neanche un istante a minacciare di far chiudere il bar nel quale lei lavora gettando sul lastrico i suoi amici e colleghi! - è VIOLENZA ECONOMICA, è REATO. (2)

Non solo stupratore e stalker, spregevole finanziere che non ha remora a gettare sul lastrico dei lavoratori innocenti, ma pure insopportabilmente classista, questo Daniel Lord, visto che a pagina 30 offende Jack, il barista del club dove lavora Maureen, con questa frase: "Spero solo che ti piaccia fare la moglie di un uomo povero, cara". Pronunciò la parola "povero" in tono canzonatorio."

Diverse pagine di questo romanzo mi hanno decisamente turbato, e Daniel Lord resterà nella mia classifica di personaggi odiosi.

Certo, nelle ultime pagine piange, implora perdono e Maureen glielo concede e "vissero felici e contenti"... ma a me sembra comunque un rapporto d'amore perverso.

Se cercate un romanzo Rosa dolce e romantico, state alla larga da "Una Notte da Dimenticare". è più un libro che, paradossalmente, funge da monito, mostrando un personaggio maschile così cinico, arrogante e dispotico, e nessuna lettrice con una sana autostima potrebbe mai sopportare di legarsi ad un simile tiranno. 

Alla fin fine Daniel Lord, nei suoi scatti d'ira e nella sua violenza dispotica, ci ricorda il protagonista maschile di "Kim", una delle canzoni di Eminem, dove viene musicato un femminicidio, con urla di una furia insostenibile: a pagina 125, non a caso, 

"Maureen si accorse che Daniel la stava fissando intensamente. Poi lui si alzò di scatto, imprecando, e le fu accanto prima che lei avesse il tempo di muoversi. Dio mio, pensò Maureen spaventata, sembra che voglia uccidermi. Tentò disperatamente di divincolarsi."

Le pagine problematiche:

"Maureen si allontanò di nuovo ma, avviandosi all'uscita, un'ombra le si fece incontro, bloccandole la strada. Maureen, guardandolo nei suoi freddi occhi grigi, rimase senza fiato e indietreggiò lentamente, le mani in avanti in segno di protesta. L'uomo le si fece incontro senza parlare; sembrava volerle penetrare l'anima con gli occhi, con quel suo sorriso sdegnoso.

"Oddio no!", Maureen sussurrò, senza abbandonare con gli occhi il volto dell'uomo, un volto che aveva sperato di non rivedere mai più. Poi lui la raggiunse e la prese tra le braccia; con un grido disperato, si lasciò avvolgere nell'oscurità delle sue braccia da cui, lo sentiva, sarebbe dovuta fuggire."

"Tutto quello che ricordava era il suo senso di smarrimento e la violenta passione di Daniele [...] "Per piacere, Daniel, no, finché non saremo sposati. Basta, per piacere. Io... oh, no! [...]" Daniel l'aveva ripresa con violenza fra le braccia, malgrado le sue proteste. Le aveva detto di non avere alcuna intenzione di sposarla e che non sarebbe mai caduto nella sua trappola. [...] finché lei era riuscita a liberarsi dalle sue braccia ed era corsa via singhiozzando."

"Con forza, la strinse a sé. Divincolandosi, Maureen gridò: "Lasciami andare, ti odio!", mentre lui le teneva intrappolate le braccia. "Volevo soltanto dirti che ti voglio, cara", le sussurrò. "Ho pensato subito, appena ti ho rivisto, che non mi saresti più sfuggita."

"Voglio solo che tu ti renda conto di una cosa. Hai distrutto tutto quello che provavo per te; ora io non ti voglio più." Daniel rimase senza parole duro in volto, fissava Maureen negli occhi. Lei gli voltò le spalle, sperando che lui se ne andasse in silenzio. Ma lui l'afferrò per le braccia e l'obbligò a girarsi. Maureen lo guardò sbigottita; parole di rabbia le si soffocarono in gola, ma prima ancora che osasse parlare, lui cominciò a scuoterla. "Ma te lo vuoi mettere in testa che non mi interessa affatto quello che tu vuoi?"

"Perché questo è quello che Daniel vuole da me: farmi diventare una cosa sua, una sua proprietà, anche se poi un giorno mi sposasse. Perderei completamente la mia identità."

"Chissà se, provando un amore sincero, sarebbe potuto cambiare... non essere più il maschio dominatore che pensa solo a conquistare, costi quel che costi?"

"Maureen non si era mai arrabbiata così, non aveva mai provato un tale disgusto. La sua cosiddetta proposta di matrimonio l'aveva fatta imbestialire, lasciandola senza parole (...) Come aveva osato entrare in casa sua, senza nemmeno chiedere il permesso, e sentirsi così sicuro che lei avrebbe accettato docilmente le sue proposte, come se fosse stata un burattino a cui si può fare ogni cosa, o come se nessuna donna o per lo meno lei, potesse resistere all'idea di diventare sua moglie!"

"Maureen sapeva che l'unica sua speranza di salvezza era tenersi il più lontana possibile da lui. (...) "Non mi lascerò mai comprare da te come una delle tante cose che vuoi avere per tuo uso e consumo!"

"Il fatto che lui le stesse programmando tanto arbitrariamente la vita la amareggiava profondamente. "Te l'ho già detto, tesoro. Non c'è niente da decidere. Tu mi sposerai, questo è certo", disse lui deciso.  "Dimentica il tuo fidanzato, Maurie. Tu sei mia e resterai mia!"

"Doveva essere lui l'unico ad avere il diritto di guardarla, di toccarla, di possederla. Si sentì più deciso che mai e risoluto ad averla subito."

"Se solo il presente non fosse stato così falsato dal passato! Osservando Daniel di sottecchi, si rese conto di quanto stesse effettivamente soffrendo. (...) Per un uomo così sicuro di sé come Daniel, già il fatto di aver perso il controllo è un tormento (...) Dovette ammettere di essere ancora innamorata di Daniel."

"Ricordati solo che tu sei mia, che sarai mia moglie. Sopporterò per un po' queste tue stupide paure, ma alla fine intendo averti, in tutti i sensi!" [...] "Non ho molta pazienza quando voglio qualcosa e io ti voglio". La fece rabbrividire. (...) "Altrimenti sarò costretto a prendermi da solo quello che voglio. E ti assicuro che la mattina dopo ti sentirai più donna di quanto hai mai pensato che fosse possibile." Quella promessa era una minaccia vera e propria che la lasciò senza parole."

"Le salirono le lacrime agli occhi, lacrime di sconfitta. La vacuità del loro matrimonio la intristiva profondamente. (...) Non esistevano né passato né futuro, solo la realtà di quel momento, di Daniel che l'abbracciava sul divano. (...) Lui capì quello che lei desiderava dirgli; voleva amarlo né più né meno di come lui voleva amare lei. Daniel, a quello sguardo, si pentì amaramente delle sue accuse. (...) Il pensiero di amarla lo ossessionava fino al limite della follia."

"Maurie, non ti chiedo di perdonarmi... nessuna donna lo farebbe se venisse violentata... specialmente due volte. Se ti può consolare, ieri è successo proprio perché ti amo tanto ed ero roso dalla gelosia!"


(1) "Leggendo il desiderio nei suoi occhi, Maureen si girò con l'intenzione di scappar via. Ma lui l'afferrò per un braccio e, con uno strattone, la strinse a sé. Maureen tentò di protestare, ma lui le passò con forza una mano fra i capelli tirandoglieli forte, fino a farla piangere. La sua testa era piegata all'indietro, le labbra socchiuse in una smorfia di dolore e quando lui la baciò con violenza, girò la testa tentando disperatamente di divincolarsi e gli urlò: "Per l'amor di Dio, Daniel. Lasciami andare; per piacere, non fare così." Guardando quel viso così implorante, Daniel le rispose: "No, Maurie... non posso lasciarti andare. Dopo stanotte, sarai costretta a sposarmi; sei talmente pudica che non potrai fare altrimenti." (...) Lui le stava mostrando il lato peggiore del suo carattere, quella crudeltà che, come Maureen aveva sempre temuto, era latente in lui. Lui la strinse ancora di più a sé e le sussurrò: "Adesso basta parlare. Ti avevo avvisata che ti avrei avuta, che tu lo volessi o no. è ora che impari che mantengo sempre quello che dico..." (...) "Non riuscirai mai a farmi del male, Daniel... mai; almeno... non senza il mio consenso." (...) La baciò con una violenza insopportabile e Maureen sentì in bocca il sapore del sangue. (...) La portò sul letto. Fu facile per lui vincere le sue resistenze. Maureen si sentiva debole per tutte le violenze subite e quando si sentì spingere sul letto dal suo corpo virile, capì di aver ormai ceduto a lui: non aveva più la forza di opporglisi. (...) Improvvisamente cominciò a singhiozzare, le lacrime le scorrevano sul viso pallido. Tutte le emozioni represse di anni sbottarono in quello sfogo quasi isterico. Cominciò a menargli pugni sul petto. Quella reazione riportò Daniel alla ragione più rapidamente di una doccia fredda. "Dio mio, Maurie... che ho fatto?", sussurrò, preso dal rimorso.  Seduta sul letta, adagiata sui cuscini, Maureen non riusciva a rispondergli. Lo sguardo assente, tremava tutta per la paura.  Si strinse convulsamente addosso le lenzuola. (...) Maureen chiuse gli occhi per farsi coraggio, prima di dirgli quella bugia. "Oh, sì che lo sono, Daniel. Ti sei preso a viva forza quello che io avrei voluto darti di mia spontanea volontà; non potrò mai dimenticarlo né perdonartelo."  Si giustificò pensando che quello che intendeva dire era vero, solo che si riferiva a quattro anni prima! "Ti sposerò, Daniel", proseguì lei, "ma voglio che tu abbia ben chiara in mente una cosa. Il giorno che tenterai ancora di farmi quello che mi hai fatto stasera, ti lascerò." (...) Non aveva alternative e, una volta sposati, non avrebbe potuto vivere con la paura delle sue violenze... né tanto meno incolparlo di violentarla. (...)  Si accorse che lui stava osservando i lividi che le aveva lasciato e si arrischiò a guardarlo."


(2) "Sei molto affezionata a queste persone, non è vero?" (...) "Sarebbe veramente un peccato se la fiducia che loro hanno nel futuro venisse di colpo a mancare, non ti pare?" "Che intendi dire?", la voce di Maureen era poco più di un sussurro. Lo fissò negli occhi. "Io sono il proprietario del club, potrei chiuderlo subito... per sempre." (...) "Opponiti, Maurie,  [al matrimonio] e io chiuderò subito il locale e non concederò a nessuno lettere di benservito, fino all'ultimo impiegato. In altri termini, sarà per loro molto difficile, se non impossibile, trovare lavoro." (...) Maureen gli dette un'occhiata furtiva  e capì che era deciso. Accennò di sì col capo, stancamente, le labbra serrate e lo guardò con tutto l'odio che provava per lui in quel momento. [...] "Sei stato talmente meschino da minacciarmi di chiudere il locale, mettendo sul lastrico tutte quelle persone a me tanto care, se non avessi accettato le tue richieste"




"Parole di Seta" di Erin St. Claire (Bluemoon)


Trama: A Laney McLeod capita di vivere una strana avventura a New York: sviene in ascensore, bloccato per un improvviso blackout di dieci minuti. Il mattino dopo si sveglia nel letto di uno sconosciuto.
Uno sconosciuto che l'ha soccorsa in ascensore.
Uno sconosciuto piuttosto affascinante, a dire il vero.
Ma Laney scappa via troppo in fretta per accorgersene. Tuttavia la misteriosa notte trascorsa accanto a quell'uomo lascia in lei un segno indelebile: è incinta.
Laney che ha sfuggito l'amore per tutta la vita, capisce di essere giunta a una svolta. Il nuovo presente non le consente più di dimenticare la donna calda e sensuale che, in fondo, è.

Commento di Lunaria: "Parole di Seta" è un romanzo Rosa che nel 2020 appare alquanto anacronistico: una ragazza che, poco più che ventenne, resta incinta "la prima volta" da uno sconosciuto, e che deve affrontare il "cosa dirà la gente: non sono sposata", come primo pensiero; "conserverò il mio posto di lavoro"; "cosa farò"; rifiuta fin da subito l'aborto, nonostante quel feto che sta crescendo dentro di lei non sia frutto di un rapporto sessuale cercato "con senno": Laney è claustrofobica e durante un blackout in ascensore inizia a sentirsi male; viene soccorsa dallo sconosciuto che è entrato con lei in ascensore, Deke, un avvocato, che la porta a casa sua; lui non sa che lei ha bevuto a casa di amici, e neppure immagina che sia vergine, e così, spinta in parte dalla paura e in parte dall'ebbrezza alcolica, Laney, nonostante sia ancora vergine, comincia a flirtare con Deke che dopo un attimo di esitazione ed imbarazzo, fa l'amore con lei.
Nonostante il consenso di Laney sia stato causato dall'alcool, che le ha sbloccato le inibizioni che ha da sobria, è molto difficile usare la parola "stupro" per definire il suo primo rapporto con Deke: non c'è nessun tipo di violenza fisica e il tutto avviene con intensissimo trasporto da parte di entrambi... anche se il mattino dopo, smaltita la sbornia e l'effetto delle shock dovuto alla claustrofobia, Laney fugge spaventata.
Mesi dopo viene ritrovata da Deke, che da quel giorno non l'ha più dimenticata e avendo fatto ricerche su di lei è riuscito a rintracciarla, scoprendo che è incinta: Laney ha problemi economici e lavora come maestra d'asilo, e subito Deke decide di riconoscere pienamente la paternità del figlio, anzi, di mantenere Laney e persino di sposarla per evitare un'infamia sociale contro di lei e il figlio che ha in grembo. Tutto questo viene rifiutato da Laney, non tanto perché giudichi fastidioso che un uomo si arroghi il ruolo di "capofamiglia" ma perché da bambina ha subito l'abbandono del padre e l'influenza nefasta di una madre anafettiva, ed è traumatizzata dal concetto di "matrimonio e passione amorosa".
E tuttavia, la lettrice del 2020 qui e lì trova fastidioso che Deke si intrufoli e si intrometta nella vita e nelle libere scelte di Laney, trattandola come se fosse una pupattola incapace, per quanto, sempre, con un tono dolce ma paternalistico  (e poco prima della fine del romanzo, Laney glielo rinfaccia, quanta poca autonomia lui le abbia lasciato). C'è qui descritto un modo ormai anacronistico di rapportarsi tra "uomo e donna", e tutta l'atmosfera ricorda un po' il celebre "Casa di Bambola" di Ibsen, il "sessismo benevolo" vecchio stile, quello che bambolizza la donna considerandola un'eterna bambina bisognosa di guida e protezione maschile, per galanteria, perché "da sola non ce la fa".
Nonostante questo scenario anacronistico che potrebbe infastidire una lettrice dei giorni nostri attenta a certe tematiche, il libro è davvero ben scritto, con personaggi espressivi, complessi, molto vivi nelle loro passioni e paure, di una profonda complessità psicologica. Ottime le scene d'amore, con un eros travolgente e sempre narrate con linguaggio poetico e vellutato. (mai titolo fu più azzeccato, per un libro: "Parole di Seta"!, appunto!)

In conclusione: "Parole di Seta" è un notevole romanzo Rosa dalla vena drammatica che affronta il tema della gravidanza a seguito di un rapporto sessuale avuto con uno sconosciuto con cui, comunque, vi è stato "il colpo di fulmine" e il rapporto di convivenza (sfociato infine nel matrimonio) di tipo tradizionalista con un lui che "si assume tutte le responsabilità" e una lei che viene trattata di tanto in tanto come una bambolotta bisognosa di protezione maschile.

Non è una critica, quanto ho evidenziato (Deke appare un po' troppo invadente delle volte violando la privacy di Laney ma siamo lontane dagli uomini dispotici e tirannici descritti nei libri di Charlotte Lamb! https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2018/05/notturno-di-charlotte-lamb-collezione.html), piuttosto, l'intera storia si legge con un senso di straniamento, come se guardassimo una vecchia foto in bianco e nero che riporta personaggi e cose che non esistono più (perché il rapporto uomo-donna dei giorni nostri non è più improntato al modo che lo vivono Laney e Deke, osservanti delle "convenienze sociali" e dei rispettivi ruoli di genere, codificati)
Forse l'unica cosa che lascia un po' spiazzate è come Laney possa, fin da subito, accettare quella gravidanza "con amore" (quando neanche sa il nome dell'uomo che l'ha messa incinta e ha vaghi ricordi dell'accaduto!), volendo fortemente quel figlio, quando nella realtà una donna si sarebbe sentita disperata a dover portare avanti una gravidanza causatale da uno sconosciuto! è noto che le donne, per volere un figlio, devono provare una profonda intesa emotiva con il loro partner ed avere un buon equilibrio psico-fisico, altrimenti si rischia di vivere la gravidanza come un obbligo, una condanna, uno sfruttamento procreativo, e di considerare il feto che cresce dentro se stesse come "quel coso", "un parassita", "un'escrescenza che consuma e parassita"; chi ha visionato il materiale pro-aborto più estremista, sa che i termini usati per riferirsi al feto sono questi qui.
Poi, certo, poco dopo che lei scopre di essere incinta, entra in scena Deke, già innamorato di lei e pronto, in un attimo, sfruttando il suo privilegio di status economico molto alto, a risolvere tutti i problemi legati alla precarietà materiale ed economica di Laney(una avvocato ha molto più potere socio-economico di una maestra d'asilo), e siamo ben consapevoli che trattasi di romanzo di fantasia e quindi è lecito anche forzare un po' la realtà descrivendo uno scenario romanzesco a tratti inverosimile, come può, appunto, essere lo scenario che ho descritto.
"Parole di Seta", oltre che un romanzo Rosa ben narrato, resta anche un interessante documento storico su "com'era una volta il rapporto tra uomo-donna" e le aspettative sociali di quel tempo.

Gli stralci più belli: "Era così buio." La sua voce fragile pronunciò queste ultime parole e i suoi occhi si serrarono bruscamente. Deke si mosse rapidamente per prenderla di nuovo tra le braccia. "Eri veramente spaventata, mi dispiace."
Lei fece aderire il corpo sinuoso a quello duro di lui, facendogli lanciare un muto grido di risposta. Improvvisamente lei non era più solamente una persona che aveva bisogno di conforto e comprensione: adesso era una donna morbida e sensuale, che sembrava più bella di qualsiasi altra lui avesse incontrata prima. Sottovoce disse il suo nome.
Lei alzò il capo. I suoi occhi erano del colore della nebbia che rotola sull'oceano. Erano spalancati e imploranti. "Stringimi"
"Lo farò", promise lui con fervore. Lei sembrò soddisfatta e nascose il viso nel suo collo. Quando quelle labbra gli sfiorarono la pelle, lui si sentì vibrare fino in fondo.
"Ti terrò stretta."
Senza pensarci cominciò a baciarle leggermente i capelli e la guancia. Gli venne naturale sollevarle il mento con un dito.
Le sfiorò le labbra con le sue prima di posarle dolcemente sulla bocca semiaperta. (...) Poi la sua bocca fu su quella di lei, possessiva ma gentile nello stesso momento. La baciò ardentemente, teneramente, con adorazione. Poi le sfiorò di nuovo i seni con la lingua, giocandoci e stuzzicandoli finché lei non poté sentire altro che le ondate di estasi che la attraversavano. (...) Laney sentì che il suo corpo si apriva. Come i petali di un fiore per cui è arrivato il momento di sbocciare, si preparava ad accoglierlo. Lui se ne accorse. Le fece scivolare una mano lungo una coscia, accarezzandola con amore, poi passò all'interno per raggiungere il centro del suo piacere. (...) Il suo corpo virile era caldo e teso contro quello di lei. Laney desiderava accoglierlo profondamente nel proprio abbraccio, unirsi con lui per fargli finalmente riempire il vuoto che c'era nella sua vita. (...) Le piaceva sentire il suo respiro sul collo. Il calore del suo corpo la riscaldava completamente. La notte non era più tanto scura con lui accanto. C'era qualcuno che assorbiva tutti i rumori notturni rendendoli meno spaventosi."

"Adesso non sta succedendo niente di speciale. Non c'è il blackout, non c'è la claustrofobia, niente attacco isterico e niente brandy. Stiamo a metà pomeriggio e fuori il sole splende. Se quella volta si trattava di un incidente, perché adesso ti desidero più che mai?"
Erano in una posizione per cui lei non poteva ignorare la forza con cui lui la desiderava. Il suo corpo virile premeva con forza contro di lei accendendo in risposta tutti i sensi di Laney."

"[Laney] sollevando il mento disse senza vergogna: "Non mi pento di aver fatto l'amore con te. è da quello che sono venuti Todd e Mandy. Ma tu ti sei cacciato a viva forza nella mia vita e in casa mia. Mi hai convinta a sposarti perché così i nostri figli sarebbero stati legittimi. Adesso credi di potermi far fare quello che ti pare con frasi dolci e parole di seta."




"Desiderio senza fine" di Scarlett Rolls (Bluemoon)


Trama: una serena monotonia ritma i giorni tutti uguali di Diana Owell, fin quando non diventa l'ignara pedina di un gioco estraneo e pericoloso che sconvolge tutta la sua vita. Prigioniera di un uomo seducente e misterioso, Duncan Spencer, che l'ha scambiata per un'altra donna, Diana scopre tuttavia la passione.
Ma una serie di incomprensioni, fitta come la bruma che circonda l'isola di Wave, la separa dal suo impenetrabile carceriere, dall'uomo che ha saputo suscitare in lei un desiderio senza fine, e dietro quella nebbia il sereno sembra davvero lontano...
Commento di Lunaria: "Desiderio senza fine" è un intenso romanzo Rosa che riporta una delle più pericolose fantasie sessuali femminili: l'innamoramento verso un rapitore.
Sì, essenzialmente "Desiderio senza fine" è un'erotizzazione della Sindrome di Stoccolma, qui presentata in versione eccitante perché "Duncan Spencer è sexy".
Similmente ad altri romanzi Rosa che riportano infatuazioni per uomini megalomani e tiranni (ho già recensito i romanzi di Charlotte Lamb...)
https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2019/05/possesso-di-charlotte-lamb-collezione.html
https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2018/05/notturno-di-charlotte-lamb-collezione.html),
anche "Desiderio senza fine" si incammina su una china pericolosa, perché non é proprio il massimo dell'emancipazione femminile e dell'autostima il cadere invaghite&ammaliate di un rapitore che, per quanto sexy e non minaccioso e mosso, se così si può dire, a fin di bene, è pur sempre qualcuno che si è macchiato di un crimine, cioè privare una persona della sua libertà.
E così tutta la prima parte del rapimento è paradossale, perché per quanto Diana sia stata rapita, a tutti gli effetti, essendo stata ingannata dalla perfida figlia del suo datore di lavoro che ha pensato bene di usarla per "uno scambio di persona", a insaputa di Diana stessa ovviamente, ecco, neppure per un istante Diana è per davvero spaventata, quando una qualsiasi donna nella realtà avrebbe subito pensato alla minaccia di uno stupro semplicemente notando uno sconosciuto che, in una strada deserta, la fissa immobile, ancor prima che essere poi portata di forza sulla sua macchina, come avviene pochi istanti dopo.
E invece no, Diana reagisce così: "La ragazza sentì il cuore batterle forte, una reazione abbastanza normale davanti a un uomo tanto bello, o era perché aveva un aspetto strano, quasi... minaccioso?" e poi dopo che lui (citazione) "buttandola come un sacco di patate nella sua macchina"
Diana sente "Perché invece non si sentiva spaventata? Era molto combattuta; provava un senso di rabbia, di frustrazione e... sì! Un'ammirazione inconfessata per quell'uomo che guidava come Nigel Mansell. Tutto, meno che paura. Per quale motivo? Rimuginò a lungo su quel fatto; sentiva che quello sconosciuto supersexy non doveva essere il solito rapitore da quattro soldi".
Vero: Duncan non agita pistole, bastoni, non usa toni violenti e volgari e si tratta di un "rapimento soft" che sfocia poi in una permanenza, su un'isola, dove Diana non viene maltrattata, per quanto reclusa in una sorta di "gabbia dorata" (la violenza carnale messa in atto da un dipendente di Duncan viene sventata all'ultimo secondo) e tra lei e Duncan si sviluppa presto un'attrazione reciproca per quanto disperata e lancinante (Duncan è convinto che Diana sia la fidanzata del fratello che giace gravemente ferito in ospedale, in bilico tra la vita e la morte, e il provare attrazione verso di lei è fonte di un tormento tremendo, a cui cerca di resistere alternando rabbia e distacco glaciale) ma tutti questi elementi "di giustificazione" non rendono meno inquietante la consapevolezza che sono tipiche di certe "fantasticherie sentimental-sessuali femminili" le situazioni masochistiche e pericolose in compagna di uomini dispotici, per quanto edulcorate da un'atmosfera rosa-zuccherosa che sfocia, ovviamente, nell'happy end: il matrimonio.

Specificato ciò, perché un conto è la finzione narrativa (nella quale una vicenda di "sexy rapitore che si innamora" può essere raccontata) e un conto la realtà (nella realtà trattasi di REATO sequestrare qualcuno e portarlo contro la sua volontà su un'isola deserta), "Desiderio senza fine" è ben narrato, con personaggi approfonditi dal punto di vista psicologico e una trama basata su colpi di scena (anche se non si arriva a toni prettamente thriller).
L'ho letto in tre giorni, visto che era accattivante e ben orchestrato. Molto eccitanti le scene erotiche e sensuali.

Gli stralci più belli: "Quando entrò Duncan, Diana era ancora seduta. Si irrigidì e lo guardò con indifferenza. Lui non ebbe nessuna comprensione per quegli occhi sbattuti, quel visetto tormentato; gli si leggeva in faccia tutto quello che pensava di lei: e non erano cose lusinghiere. (...) Sentiva di essere troppo vulnerabile e vicina al pianto; doveva evitare a tutti i costi di scoppiare in lacrime. (...) Persino adesso, a quel contatto sensuale, Diana sentiva brividi di piacere percorrerle tutto il corpo; quell'uomo la stava seducendo!"

"Diana lo sentì ridere, una risata fredda che si addiceva perfettamente al suo sorriso sarcastico. Sapeva molto bene quello che stava pensando Duncan Spencer in quel momento, come se lui le avesse già sfiorato le labbra con un bacio a dimostrazione di quanto credeva. Diana si rese conto con tristezza che lui si stava divertendo alle sue spalle; le aveva fatto dire cose di cui non era nemmeno convinta e adesso la spaventava senza motivo, fissandola in quel modo con il solo scopo di dimostrarle quanto fossero attratti l'uno dall'altra. Abbassò lo sguardo, concedendogli quella vittoria. Forse lui non se ne era reso conto o semplicemente non voleva farlo, ma quel bacio, che le aveva dato sul molo per impedirle di gridare non li aveva lasciati indifferenti... Se lui avesse voluto cercare una scusa per baciarla di nuovo, Diana gliela aveva offerta buttandogli in faccia le sue teorie. L'uomo le tese le braccia e Diana gli si avvicinò lentamente, come in trance; si sentiva come ipnotizzata; eppure si rendeva conto che era proprio l'espressione di Duncan ad allontanarla.
Lui aveva le pupille dilatate per l'eccitazione, ma i suoi occhi rivelavano anche disprezzo. La ragazza sentì un odio indicibile nei suoi confronti, per quel suo atteggiamento sprezzante e anche perché era erroneamente convinto che lei appartenesse a suo fratello. Forse, più che Duncan Spencer e il suo desiderio, odiava se stessa perché, invece di cacciarlo via, si comportava in quel modo irrazionale. L'uomo la baciò con delicatezza e quello era il modo più efficace per convincerla: mostrarle quanto la desiderasse.
Diana era molto combattuta: sapeva benissimo di provare un sentimento che non avrebbe assolutamente dovuto provare. Sentiva di tradire se stessa; (...) Con un sospiro Diana gli mise le braccia intorno al collo, un gesto che avvicinò ancora di più il suo corpo a quello dell'uomo; non è poi così spiacevole, pensò lei con inquietudine.
Istintivamente, si alzò sulla punta dei piedi per avvicinarglisi ancora di più. Duncan le accarezzò il collo, poi le sfiorò il maglione. Diana si sentì fremere, frustrata fino allo spasimo, finché lui non la toccò (...) La ragazza provò un piacere indicibile a quel contatto, a sentire quelle dita così forti accarezzarla in quel modo sorprendentemente tenero. Quando Duncan le baciò i capezzoli, rosei come i boccioli di un fiore, Diana piegò la testa all'indietro, ansando forte. Quel respiro caldo sul suo seno la mandava in estasi e i capezzoli le si inturgidirono mentre il sangue le scorreva nelle vene come fuoco liquido."

"L'uomo a quel punto le toccò delicatamente il seno, quasi in un gesto di venerazione, e quel contatto fu dolce, immensamente dolce. Lei si lasciò guidare dal suo istinto e cominciò a sbottonargli la camicia, lasciando scivolare la mano sul suo petto muscoloso e virile. La sua bocca era assoggettata a baci talmente appassionati che Diana sentì crollare di colpo tutte le sue resistenze.
Si strinse a lui, in un gesto che implicava sottomissione, totale e incondizionata. (...) La sua mano cominciò ad accarezzarle una gamba, scivolando con movimenti lenti più su, sempre più su, lasciandole tracce di fuoco sulla pelle."



"Quando l'amante è il diavolo" di Stephanie James (Bluemoon)


Trama: Proprio mentre stava per introdursi furtivamente in un cottage deserto su una spiaggia dell'Oregon, Emelina Stratton vide materializzarsi dal nulla un uomo e un dobermann. E strano a dirsi, Julian Colter, l'uomo in questione, aveva lo stesso aspetto calmo e minaccioso del suo cane: un tipo abituato a comandare, che riuscì ben presto ad avere Emmy in suo potere. Non era difficile credere alle chiacchiere che circolavano sul conto di lui. Al villaggio dipingevano Julian come un pezzo grosso della mafia, costretto momentaneamente a nascondersi, in attesa che si calmassero le acque. Emmy, però, era disperata e solo Julian era in grado di aiutarla... ma a un prezzo. Era sicura che avrebbe potuto pagare il proprio debito, qualsiasi cosa lui le avesse chiesto, finché Julian non le rivelò quel che voleva da lei...


Commento di Lunaria: "Quando l'amante è il diavolo" di Stephanie James ha un titolo davvero suadente, e una trama che lascerebbe presagire di trovarsi di fronte ad un romanzo rosa "a tinte thriller", ma alla prova della lettura non mantiene ciò che sembra suggerire. Di per sé, è scritto bene (in particolar modo le scene sentimentali e qualche dialogo azzeccato), però mancano delle vere e proprie pagine di suspense, che viene solo accennata; Julian non è delineato in profondità (o comunque, non con tinte "thriller", che lo avrebbero caricato di mistero in un gioco di "è quel che sembra\chi è davvero", che avrebbe stuzzicato un po' la fantasia della lettrice) e anche l'indagine a sfondo poliziesco che Emmy e Julian mettono in atto non è avvincente, non ha "brio", risulta piuttosto piatta.
Abbastanza coinvolgenti le pagine d'amore, tanto che sono la parte migliore della trama, a discapito della vena gialla\poliziesca che è molto debole e scontata, e non sa intrigare. C'è anche qualche lentezza narrativa che appesantisce un po' il ritmo, nella parte centrale del libro. Poco più che sufficiente il finale.


Gli stralci più belli:

"Insieme bevvero in un brindisi silenzioso. Per un lungo momento si udì solo lo scoppiettare del fuoco e il battito del cuore di Emelina, che non riusciva a staccare gli occhi dal volto di Julian. Quest'uomo è la personificazione del demonio, continuava a ripetersi. O forse di Dracula. La leggenda dice che quelle creature esercitano un fascino particolare sulle donne... A quel pensiero Emelina si sentì mancare il respiro. Oh, no! gridò silenziosamente dentro di sé, no! Sentirsi attratta da Julian Colter? No, mai!
"A che cosa sta pensando, Emmy?"
"Che quando si fa un patto col diavolo, ci vuole molto sangue freddo", rispose lei onestamente."

"Ma l'espressione del viso di lui la lasciò impietrita. Vide la profonda curiosità e il lampo di desiderio represso che avevano invaso i suoi ardenti occhi scuri, e sentì tutta la propria sensualità tornare bruscamente alla vita, lasciandola senza difese. Julian colmò in un istante il breve spazio che li separava e senza sforzo la prese tra le braccia."

"Hai già trovato il coraggio di cenare col diavolo", sussurrò Julian con voce profonda, abbassando la bocca verso di lei, "vediamo se hai anche il coraggio di baciarlo"
Emelina era seduta sulle sue ginocchia, e lo fissava con una specie di incredula meraviglia. L'attrazione che aveva già sospettato di provare per lui era adesso terribilmente viva e reale. Mio Dio, pensò tristemente, perché doveva capitarmi proprio con quest'uomo?

Sentendola  ritrarsi Julian la strinse di nuovo a sé, e con un sussulto Emelina fu acutamente consapevole di quel forte corpo maschile contro cui si era abbandonata. Ancora una volta si disse che avrebbe dovuto rompere subito la sottile ragnatela di seduzione in cui lui la stava avvolgendo, ma nel medesimo istante in cui le sembrò di aver trovato la forza di allontanarsi, Julian trovò il gancio del reggiseno e lo aprì. Le mani di lui si impadronirono del suo seno, e di nuovo Emelina gemette, questa volta per il desiderio che cominciava a serpeggiare dentro di lei. Perché doveva sentirsi tanto attratta da un simile individuo?
Perché, tra tutti gli uomini, proprio Julian Colter doveva riuscire ad abbattere le difese che avevano resistito per anni? [...] Ma evidentemente non aveva mai provato una vera tentazione. Quello sì che era un invito difficile da rifiutare: che strana sensazione di debolezza e nello stesso tempo di ardore selvaggio Julian stava risvegliando in lei! Julian Colter era pericoloso non soltanto per la sua professione, ma anche per l'incredibile effetto che aveva su di lei.

"Hai scavato dentro di me un vuoto doloroso, Julian. Non sapevo che il desiderio potesse diventare dolore, finché non ho conosciuto te."



"La casa del mistero" di Lyndon Chase (Bluemoon History)


Trama: Seconda metà dell'Ottocento.
Tormentil è il nome di un fiore giallo, che cresce nella brughiera inglese. Ed è anche il nome della grande casa nella campagna di Dartmoor, nella quale, un giorno d'agosto, arriva Alexandra Sawyer, per provvedere all'educazione di Patrick, figlio unico del padrone di casa, ricco ed affascinante uomo d'affari rimasto vedovo. Alexandra non impiega molto tempo a rendersi conto che a Tormentil accade qualcosa di strano. Sulla casa incombe un'atmosfera misteriosa, minacciosa, che sembra collegarsi alla scomparsa di una giovane fanciulla, bella e sensuale: Rosie. Alexandra non resiste alla tentazione di far luce sul mistero. E intanto, nel suo cuore, nascono le prime emozioni amorose. Due uomini l'attraggono: quale sceglierà dei due?  

Commento di Lunaria:  "La casa del mistero" di Lyndon Chase è un discreto romanzo giallo, di ambientazione storica minuziosamente ricostruita, con una leggera vena rosa (a parte un paio di baci non succede altro). La lettura scorre veloce, con un intreccio di schermaglie e di intrighi ai danni di Alexandra, malgrado nella parte centrale ci sia qualche pagina un po' troppo dispersiva e ridondante, i capitoli sono ben architettati e i migliori sono sicuramente gli ultimi cinque, dove con una suspense crescente, viene finalmente svelato l'assassino (le lettrici più attente riconosceranno, nel movente dell'omicidio, la tipica misoginia cristiana mariolatrica che si proietta sulla donna reale). Malgrado sia uscito per la "Bluemoon", e verta comunque sull'innamoramento graduale di Alexandra per Rawlin, in "La casa del mistero" non c'è alcuna descrizione sessuale, tutto si riduce a dei baci castissimi e all'inevitabile matrimonio a fine libro. Notevoli le descrizioni paesaggistiche della brughiera, delle cavalcate e della grotta che assumono quasi un tono da romanzo gotico.

Le pagine più belle:

"Ripenso spesso alla prima volta che vidi Tormentil: sento ancora l'intenso profumo delle rose che fiorivano ovunque, ricoprendo i muri e il tetto della casa... Come avrei potuto immaginare, nella mia innocenza, che quella incredibile bellezza nascondesse il mistero, l'assassinio, l'odio e l'inganno?"
"Uscii dalla stanza con la netta sensazione che l'intera casa e tutti quelli che l'abitavano avessero qualcosa di spiacevole da nascondere..."
"Il sole era completamente scomparso dal cielo e il sentiero diventava sempre più scosceso. Cominciai a pentirmi di essermi avventurata nella brughiera da sola. Quando cominciò a cadere una fitta pioggia fu costretta a rallentare l'andatura. L'erica bagnata si attaccava al mio vestito, le ginestre si impigliavano nella gonna e le scarpe leggere erano ormai completamente bagnate. La brughiera era immersa nel più totale silenzio. Non si sentiva nessun uccello cantare, non c'era un alito di vento [...] All'improvviso vidi una sagoma scura apparire in lontananza. Stavo per tornare indietro spaventata, quando sentii il rumore degli zoccoli di un cavallo che si dirigeva verso di me. Nello stesso momento la figura di un cavaliere sembrò materializzarsi nella nebbia."
"Prima che potessi aggiungere altro, Rawlin mi posò un dito sulle labbra e si chinò a baciarle dolcemente. Provai la sensazione di annegare, ma non desideravo essere salvata [...] Le sue labbra premettero con più forza sulle mie; mi teneva così stretta che potevo sentire il battito del suo cuore."
 "Lasciai tutto com'era e uscii di corsa dalla stanza con l'impressione di aver scoperto qualcosa di sporco, di misterioso e di perverso. In quel momento ebbi la netta sensazione che non solo Tormentil, ma anche le persone che vi abitavano fossero contaminate dall'influsso malefico emanato da una ragazza che era innegabilmente una delle più belle creature che avessi mai visto [...] Sapevo che non sarei stata tranquilla fino a quando non avessi trovato una spiegazione plausibile non solo riguardo alla scomparsa di Rosie, ma anche al fatto che nessuno sembrava preoccuparsi di sapere che fine avesse fatto."





"Quel giardino...sotto la luna" di Clarissa Ross (Bluemoon)


Trama: quando Dorothy sposa Nick Bronson, è convinta che presto lascerà Braemore Court. Poco dopo, Nick rivela invece un ostinato quanto inspiegabile attaccamento alla casa paterna, un'enorme e cupa residenza di cui lei diventa padrona e al tempo stesso prigioniera. Non è propriamente la villa a suscitare in Dorothy quel senso di angoscia che l'opprime giorno e notte. è il giardino antistante, muto scenario di una tragedia consumata molti anni prima e ancora avvolta nel mistero. I fantasmi del passato tornano a rivivere nel presente, trascinando i due giovani sposi in un incubo che mette a repentaglio il loro amore e la loro vita.

Quel pomeriggio d'estate, il sole scomparve dietro una nuvola e l'ombra si allungò tetra sul giardino circondato dalle mura di mattoni rossi. Tetra e opprimente come lo stato d'animo di Dorothy Bronson. Lei conosceva bene quel giardino: era nata e cresciuta in una delle ville padronali che costituivano il quartiere residenziale di Braemore Court. Sembrava che lì il tempo si fosse fermato e il rumore della moderna superstrada, che correva a breve distanza, risuonava anacronistico nei silenziosi giardini deserti.
 
*

Norah però apparve improvvisamente riluttante. Si guardò intorno nervosamente, scrutando dietro i cespugli e le aiuole fiorite e soffermandosi infine a fissare l'olmo gigantesco che torreggiava poco distante. Fu allora che la paura apparve nei grandi occhi azzurri. "Nessuno te ne ha parlato ultimamente?", domandò con un fil di voce. Dorothy si mise subito sulla difensiva. L'amica infatti aveva toccato un vecchio tasto doloroso. Un orribile ricordo della loro fanciullezza. Preferì però fingere di non aver capito. "Parlato di che?". "Lo sai". "Sapere cosa?" "Non è possibile che tu abbia dimenticato!", protestò Norah sempre più terrorizzata all'idea di spiegarsi chiaramente. "Devi ricordare! Il suicidio! La casa dell'albero! Il giorno della festa! Eravamo tutti così giovani e... oh, Signore, quel pomeriggio in cui Marie Wallace si uccise!"

*

La notte era afosa e soffocante. La luna brillava su Braemore Court come una sfera di cristallo, circondata da un alone rossastro. Jim non c'era e Nick vagava senza pace per la casa. Nervoso e irrequieto più del solito, dopo cena sfidò Dorothy a scacchi e perse la partita; spazientito alla fine gettò la spugna e uscì fuori in giardino. La moglie non lo seguì. Il ricordo di quell'antica, orribile tragedia era diventato un'ossessione e la sola vista del grande olmo la riempiva di angoscia. Così preferì salire in camera e mettersi a letto. Si addormentò presto ma il suo non fu un sonno né tranquillo né riposante; rivisse attimo per attimo quel brutto pomeriggio che si sforzava disperatamente di dimenticare. Il giorno della festa di Nick. L'incubo ricominciò con l'arrivo di Clifton Wallace, insieme alla piccola Marie. Una bambina magra, vivacissima, dagli occhi sempre ansiosi, conosciuta e temuta da grandi e piccini per la sua totale mancanza di ubbidenza.

*

Dorothy si svegliò. Era buio. Non aveva idea di quanto avesse dormito. Non poco comunque. Seduta sul letto aguzzò la vista nella stanza immersa nell'oscurità. L'altro letto era vuoto. Vuoto e intatto. Allora la riassalì l'antica, angosciante paura. Dov'era Nick? Perché non era ancora salito? Aleggiava una strana atmosfera nella camera. Quasi soprannaturale. Funesta. Tirò via le coperte e mise i piedi sul tappeto. La vestaglia sulle spalle, scossa dai brividi nervosi, si accostò alla finestra che dava sul giardino. Era notte fonda e una spessa coltre di nubi aveva nascosto la luna così che le tenebre fitte davanti alla natura un aspetto poco piacevole. Stava per allontanarsi quando scorse un'ombra. Immobile sotto il grande albero, guardava verso i rami frondosi, gli stessi a cui era stata impiccata Marie Wallace. Doveva essere Nick. Ma quale segreto gli pesava sulla coscienza? Possibile fosse proprio lui l'assassino? Doveva assolutamente scoprirlo. Così lasciò la stanza e si avviò verso la scalinata. La vecchia casa aveva sempre avuto un'aria sinistra nelle ore notturne ma in quel momento sembrava evocare terrori e sciagure. Lo shock per l'assassinio di Norah era ancora recente e mentre scendeva i gradini di marmo, sentii accanto a sé la presenza terrificante della ragazza uccisa. La sua figura spettrale, indistinta, la guardava con espressione infinitamente triste dal fondo delle scale. Si aggrappò con forza al corrimano imponendosi di calmarsi. Ma i fantasmi continuarono a dominare la sua mente. Arrivò infine nell'atrio e percorrendo un ennesimo, lungo corridoio, raggiunse la porta sul retro. Dopo un attimo di esitazione, si ritrovò immersa nella notte. Faceva freddo e il giardino era un luogo inospitale pieno di ombre minacciose.  "Nick!" chiamò con voce tremante. Nessuna risposta. Provò di nuovo. Le rispose solo il sibilo del vento tra le foglie degli alberi. Una sorta di avvertimento perché rientrasse. Perché non varcasse la soglia di quel mondo sconosciuto e pauroso. Dorothy sapeva bene che non avrebbe dovuto trovarsi lì ma il desiderio di confortare Nick fu più forte e le diede il coraggio di avanzare. Ancora una volta il vento mormorò il suo lugubre lamento passanto attraverso le fronde dell'olmo e lei alzò lo sguardo rimanendo quasi ipnotizzata a fissare i rami. Ecco... la casa di legno e Maria che gesticolava... Non avrebbe mai potuto dimenticare. Mai... E così era stato per Norah. Ma Norah conosceva un segreto che per lei aveva significato la morte. La giovane donna mosse qualche altro passo e, quasi senza accorgersene si trovò sotto il grande albero.

*

 Fuori era tutto tranquillo. Bronson House sembrava deserta, quasi abbandonata. Invece di salire in camera, passò dal retro e uscì nel giardino. Ferma sotto il grande olmo, il viso delicato rivolto verso i rami nodosi, gli occhi colmi di lacrime, si rivide bambina. Bambina in mezzo a tanti altri bambini che ridevano felici al suono di un organetto davanti ai buffi gesti di un clown dal costume giallo. Rivide il suo viso. Rivide la maschera bianca punteggiata di lentiggini rosse. Com'era triste! Di una tristezza senza fine. Nei suoi occhi c'era tutta la tristezza del mondo. "Dorothy!" La voce ansiosa del marito la scosse dal sogno. Allora si volse verso l'uomo che amava. Lo amava tanto eppure lo aveva sospettato di assassinio. "Nick", mormorò piano.
 
Altro romanzo consigliato: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/05/tentazione-fatale-di-mandy-moore.html