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"I Mille Occhi della Notte" di Patricia Simpson (Harmony Magic)

Trama: Chi dice che i computer non fanno miracoli? Jamie, giovane fotografa, lo ha visto proprio con i suoi occhi: dal computer del fratello Mark, un geniale inventore, si è materializzato in carne e ossa... un fantasma! Hazard McAllister, lo spettro che terrorizza Jamie fin da bambina facendola gridare nel cuore della notte... ora è di fronte a lei.  Tuttavia, Jamie non ha più paura... e anzi, insieme ad Hazard indagherà per far luce su un delitto: la sua amata Nelle venne uccisa e lui venne ritenuto colpevole dell'assassinio.  Chi è stato a commettere l'omicidio? E perché Jamie e Hazard sono braccati?


Nota di Lunaria: storia molto interessante, che coniuga la ghost story alla fantascienza (i riferimenti alla tecnologia dell'ologramma...) e al giallo (il defunto deve far luce sull'assassinio avvenuto nell'Ottocento...) il tutto condito con belle scene erotiche e non manca neanche un accenno alla reincarnazione... 287 pagine però sono davvero troppe per una trama che, per quanto originale, poteva essere affrontata in cento pagine. Infatti in diversi capitoli centrali il ritmo si fa monotono e si affloscia e l'Autrice si perde un po' in dettagli e personaggi del tutto ininfluenti e secondari.


Gli stralci più belli: 

"Lentamente riaprì gli occhi, si tolse le mani dagli orecchi e si costrinse a guardare verso la finestra che si affacciava sul giardino. Era lì che aveva visto il fantasma. Lì, nel vano della finestra, la vigilia di Natale di venti anni prima, si era materializzato uno spirito. (...) Era un uomo con uno stranissimo vestito scuro e una fusciacca intorno al collo, tenuta ferma da uno spillone d'oro."

"Jamie non si era mai sentita così viva e fremente! Chiuse gli occhi, lasciandosi prendere nel turbine della passione, assaporando i piccoli brividi elettrizzanti che le percorrevano il corpo a ogni bacio, fino a che non avvertì un languore, una sorta di fame accecante mentre Hazard le accarezzava le natiche, attirandola più vicina. (...) Mise da parte ogni pudore, (...) non vedeva più niente se non l'immagine di quelle spalle possenti, di quel torace ampio premuto contro il suo seno. E si sentì ardere dal desiderio di sentire quella bocca su di lei, quella pelle bruciante a contatto con la propria. Si inarcò sotto di lui, lasciandosi avvolgere dal calore di quel corpo saldo che avvertiva anche sotto i vestiti."



Altri romanzi Rosa a tinte spettrali:









"Mani di Fata" di Roseanne Williams (Harmony Magic)


Trama: Quando Brenna accetta di sostituire il veterinario Trip Hart, bloccato a letto dopo un grave incidente, non immagina che tra i compiti ci sia anche quello di accudire il suo datore di lavoro. Infatti lei è abituata a curare gli animali e non pazienti scontrosi, burberi e ricalcitranti. Ma anche se è troppo orgoglioso per ammetterlo, Trip ha bisogno di aiuto e Brenna sa come darglielo. Lei stessa può guarirlo con le sue mani. Le basta sfiorarlo perché le bruciature sulle spalle scompaiono... Non si tratta di magia, ma di un particolare fluido... L'unico problema è che toccare un uomo così bello significa anche accendere in entrambi una passione travolgente!


Nota di Lunaria: "Mani di Fata", di Roseanne Williams è un romanzo  carino, dallo stile leggero e frizzante. Non ha alcuna pretesa di complessità o originalità, la vicenda va avanti basandosi soprattutto sui dialoghi, ovvero dei simpatici battibecchi di botta e risposta tra i due protagonisti la cui reciproca attrazione è evidente fin dalle primissime pagine. C'è da dire che la vicenda poteva in realtà risolversi in un racconto di poche righe, perché non succede praticamente nulla se non le simpatiche schermaglie tra Brenna e Trip, reduci da divorzi, prima di finire a letto soddisfando "la scintilla" erotica. C'è da dire che l'Autrice ha pensato di inserire, molto in sintesi e senza nessuna complessità psicologica, il tormento di Trip, che ha perso momentaneamente l'uso degli arti (dopo aver salvato un animale durante un incendio) e si sente "storpio e impotente", ma il tutto serve più come riempitivo che non come seria analisi al sentirsi invalidi. Ovviamente Brenna farà di tutto per stuzzicarlo...
Ripeto, "Mani di Fata" è un romanzo semplice e senza complessità, scorre facilmente capitolo dopo capitolo e si presta per una lettura di svago e di intrattenimento e niente più. Se cercate la complessità, l'analisi psicologica, cervellotica e minuziosa dei personaggi, tormenti esistenziali, azione e suspense, "Mani di Fata" non fa per voi.  Non ci sono particolari difetti, perché pur essendo scontato nella sua "bidimensionalità" non presenta comunque uno stile di scrittura noioso, tuttavia sarebbe stato più interessante mettere più scene o descrivere più nel dettaglio il particolare "fluido energetico guaritore" che si sprigiona dalle mani di Brenna, mettendolo "in azione" sul corpo di Trip (c'è comunque un contatto fisico tra i due ma è descritto in sintesi)


Qualche stralcio:

"Forse era stata solo un'impressione, ma aveva avvertito qualcosa, come una sorta di energia che lo percorreva tutto mentre lei gli tendeva la mano. E una forte ondata di desiderio fisico, del tutto inaspettata, a quella vicinanza."

"E tuttavia, mentre osservava quell'uomo nudo che arrancava per raggiungere il bagno, il cuore le batteva all'impazzata e si sentiva accalorata: sintomo inequivocabile che quanto aveva visto l'aveva eccitata. Per quanto malconcio, Trip era un tipo virile e incredibilmente affascinante. Brenna aveva fantasticato su di lui ancora prima di conoscerlo: adesso che lo aveva visto, lo trovava ancora più interessante. Erano anni che non si sentiva attratta da un uomo. Fisicamente attratta."

"Incoraggiata dal suo cenno di assenso, Brenna lasciò scivolare le dita lungo la mascella, fino al mento rasposo. Abbassò lo sguardo su quegli occhi chiusi, ornati di ciglia folte. Sulle labbra piene, leggermente socchiuse. Si arrestò un istante, pensando a come sarebbe stato sentirle sulle sue, e chiuse gli occhi. Non guardare, si disse. Non pensare."

"Con un gesto inatteso e dolcissimo, lui le aveva afferrato una mano e se la era portata alle labbra. Un tocco leggero, eppure infuocato, che la sciolse del tutto, e le fece desiderare ardentemente di scendere ancora con le dita sulle spalle possenti, su quel torace villoso."

"Ebbene, oggi scopriva che le labbra di un uomo erano capaci di declamare poesie d'amore di gran lunga più erotiche, più seducenti, senza proferire nemmeno una parola. La bocca di Trip si muoveva su di lei, la cercava, la rivendicava sua, comunicandole che quell'uomo era un amante intenso, instancabile, totalmente disinibito."

"Su se stessa, invece, non aveva dubbi. Era certissima dei suoi sentimenti. Sapeva di amare quell'uomo con tutto il cuore, e sentiva di conoscerlo già a fondo. L'unica remora era la consapevolezza di non avergli detto tutto di sé. Di averlo volutamente tenuto all'oscuro dei suoi strani poteri. Forse per paura che, sapendo la verità, lui l'avrebbe respinta."


Altro romanzo Rosa su una donna guaritrice: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/10/la-sensitiva-di-beth-brookes-harmony.html

"Straordinariamente... geniale" di Dallas Schulze (Harmony Magic)



Trama: Jack non ha mai creduto alle fate, agli gnomi o ai folletti. I genii? Che lui sappia, esistono solo nelle favole. Tuttavia, non può credere a ciò che vede con i suoi occhi. Sheri vive in un samovar, incanta gli animali, fa fiorire le rose fuori stagione, appare e scompare nel nulla. Certo, non sarà facile far capire agli altri l'esistenza di quella strana ragazza quando non riesce a spiegarla nemmeno a se stesso. Inoltre non c'è posto in un mondo freddo e rigoroso per una creatura così dolce e sensibile. Ma allora, come farà ad accorgersi di avere bisogno di lei?

Commento critico di Lunaria: "Straordinariamente... geniale" di Dallas Schulze è davvero un libro molto delicato e sognante. Non è certamente un libro erotico e carnale (la scena d'amore è molto pudica e giunge solo quasi prima del finale), quanto piuttosto una fiaba, narrata con un tono dolce e sognante; l'innocenza di Sheri, il suo entusiasmarsi di fronte alle piccole cose della vita, ispira un moto di commozione e forse anche di autoriflessione (da quando abbiamo smesso di essere come bambine, pronte a vivere di sogni e di tenerezza, pronte ad entusiasmarci?); l'intreccio e il dipanarsi della vicenda è ben svolto (più che di "triangolo" si parla di "quadrato"), così come l'analisi del conflitto psichico che vive Jack, diviso tra il dovere (far contenti gli altri, rientrare negli schemi prefissati) e i suoi sogni (taciuti e rinnegati). Come è da aspettarsi, sarà proprio Sheri ad attivare e paradossalmente sbloccare questo conflitto. Per quanto tutto il libro sia improntato ad un registro espressivo leggero e frizzante e a fatti ed eventi semplici, quotidiani e frivoli, prima del finale l'Autrice calca la mano sfoderando una vena tragica e dolente, che commuove: l'immagine terribile di Sheri che giace quasi morente con Jack che si dispera e dilania, in preda ai sensi di colpa, è davvero suggestiva e se non fosse per il lieto fine, che sappiamo inevitabile, lascerebbe la lettrice davvero affranta, insieme a Jack. Poi ovviamente tutto va per il meglio, come è sempre, nei libri Harmony, dove il lieto fine è d'obbligo, ma quelle due-tre pagine, di un uomo sconvolto che veglia su un corpo femminile accasciato, di una Sheri candida, generosa ed innocente, a cui ci siamo affezionate durante la lettura, risultano davvero toccanti e non si dimenticano in fretta.

Gli stralci più belli:

Socchiuse appena la porta e la prima cosa che notò affacciandosi nella sala fu l'urna di ottone. Era lontana dalla finestra, quindi non poteva essere il sole a illuminarla; eppure risplendeva di una luce chiarissima, baluginante. Incuriosito, Jack entrò. Non fece quasi caso al fatto che non c'era nessuno a dormire sul divano. Tutta la sua attenzione era rivolta all'urna che pareva incantata, avvolta in una pozza di luce dorata. D'un tratto, il bagliore si tramutò in una sorta di nebbiolina che cominciò piano piano a ispessirsi. Gli occhi sbarrati, il cuore che batteva furiosamente, Jack assisteva immobile mentre il velo di nebbia si espandeva. E cominciava a prendere forma. Una forma umana. Sì, era il corpo di una donna, e gli dava le spalle. Una figura sottile, avvolta in una vestaglia di tulle leggerissimo, quasi impalpabile.

*

Sheri parlava guardandolo negli occhi. E come già era accaduto in precedenza, Jack si perse in quei profondi laghi azzurri. Tutt'a un tratto, gli sembrò che non esistesse più nulla al mondo, se non loro due, soli, in una nuova dimensione, ben distante dalla realtà. Con un gesto istintivo, le affondò le mani nei capelli setosi, e abbassò lentamente il capo su quel viso angelico fino a che le loro labbra si sfiorarono. Se l'avesse baciata adesso, pensò, sarebbe stata la fine. Ma non poteva proprio farne a meno...

*

"Sheri, è possibile che un genio si innamori?" Una domanda idiota. Come diavolo gli era venuta in mente?
"A volte succede" Sheri abbassò lo sguardo. "Ma bisogna stare attenti. Può essere pericoloso".
"Che vuoi dire?"
"L'amore per noi non è solo un sentimento. è la forza che ci tiene in vita. Innamorandoci perdiamo molti dei nostri poteri. E se poi questo amore non fosse ricambiato...", sospirò turbata.
"Continua. Che cosa succederebbe?"
"Moriremmo", mormorò.

*

Sheri non si mosse quando lui si chinò. Schiuse appena le labbra, accettando il suo bacio. C'erano solo loro due al mondo. Come cornice la luna, il giardino immobile e il bisbiglio delle rose, che si scambiavano segreti.



"L'acchiappafantasmi!" di Rebecca Flanders (Harmony Magic)


Trama: Quando Maggie Castle, insegnante di matematica abituata ad analizzare gli eventi della vita con razionalità, acquista un'antica casa nei pressi della baia di Chesapeake, non pensa che in essa troverà l'uomo della sua vita. Vita? Christopher Durand è alto, affascinante e simpatico, ma ha un piccolissimo e curioso particolare... è morto nel 1899. Impossibile? Certamente paranormale. Ma allora, esistono i fantasmi? O è autosuggestione? E se invece la forza dell'amore avesse poteri illimitati?

Commento di Lunaria: Il libro non è male, anche se è una lettura leggera; le parti più carine sono i dialoghi tra Maggie e il fantasma, uomo del 1800, stupito di assistere all'emancipazione femminile del 1990; anche la scena del "sesso spirituale" tra Maggie e Christopher è molto delicata e suggestiva, peccato compaia una volta sola. Il finale però risulta troppo semplicistico, e l'Autrice si sarebbe potuta impegnare di più per dare una spiegazione, se non logica, almeno plausibile, all'epilogo "a lieto fine".

Qualche stralcio:

Lei esitò un attimo. Aveva un disperato bisogno di condividere quel segreto con qualcuno, anche se era ovvio che in pochi le avrebbero dato ascolto. "Non so come spiegarmi", mormorò avvilita mentre tornava a sedersi sul divano. (...) L'amica deglutì a fatica. "Lo fai apparire così... reale", balbettò.
"E lo è", si affrettò a confermare lei. "è una persona normalissima, solo che riesce a passare attraverso i muri e non c'è nessuno che possa vederlo all'infuori di me."
(...) "Allora cosa mi consigli?"
"Non posso definirmi un'esperta in materia", si affrettò a chiarire l'amica, "ma da quel poco che so oserei affermare che lo spirito con cui hai a che fare è diverso da tutti gli altri. è uno spirito legato alla terra, un'ombra intrappolata al mondo che non può vivere come un normale essere umano, ma che non può neanche proseguire fino in fondo il suo viaggio ultraterreno, come sarebbe naturale. A pensarci bene", concluse, " il suo non deve essere un destino felice."


"La maggior parte della gente direbbe che è l'intelligenza a distinguerci dalle bestie."
"Da' retta a uno che non ha fatto altro che meditare per interi decenni", rispose Christopher. "L'intelletto umano è troppo sopravvalutato."
Eccolo l'argomento che Maggie aveva cercato di evitare e che adesso lui portava alla ribalta!
"è questo che accade quando una persona... quando una persona muore?", gli chiese balbettando.
"Per quel che mi riguarda, sì", replicò Christopher dopo un istante di smarrimento. "è uno stato monotono, privo di colore. è come rimanere intrappolati sul fondo di un torrente limaccioso, capaci di guardare ma non di toccare, di desiderare ma non di possedere, d'immaginare ma non di agire. Alla fine non ti restano altro che i pensieri, ma non è una condizione piacevole. Te lo garantisco."  
Maggie sentì un brivido correrle lungo la schiena. Adesso capiva l'entusiasmo illimitato e la delizia che lui provava di fronte a tutte le più piccole cose della vita quotidiana. Com'era possibile che vi rinunciasse volontariamente per accettare invece lo stato di oscura monotonia che le aveva appena descritto?


Christopher le fu accanto in un attimo. "Cosa voglio io?", ripetè con voce scossa. "Te lo dico subito cosa voglio", e con questo infilò una mano sotto il getto dell'acqua corrente, che parve trapassarlo da parte a parte come se fosse fatto d'aria. "Voglio avvertire la consistenza degli oggetti, il caldo e il freddo, le superfici ruvide e quelle lisce. E invece non sento niente!", esclamò con enfasi. (...) "Vorrei asciugare le lacrime che ti rigano il viso", concluse in tono di disperata rassegnazione, "ma non posso fare neanche quello." (...) "Sai", aggiunse, "ho sempre pensato di essere nato nell'epoca sbagliata. Desideravo tanto vedere il ventesimo secolo, che forse è proprio questo il motivo che mi ha tenuto legato sulla terra per tutto questo tempo."


Lei cercò di parlare, ma le parve che le parole le rimanessero intrappolate in gola. Poté solo osservarlo, e il suo sguardo era colmo di disperazione.
"Conosci la storia di Tantalo, nell'Ade", proseguì Christopher a bassa voce. "Desiderare qualcosa senza poterla ottenere è un tormento, ma stare a un passo dalla meta, dall'essenza stessa della vita, e sapere che non ti apparterrà mai è terribile."


Il desiderio continuò a crescere in lei verso la perfezione suprema, privo però degli acuti spasimi della passione, dei sussulti annaspanti della bramosia. Era solo piacere. Piacere senza dolore. (...) A tratti si sentì trasportare lontano dal piacere che lui le procurava, immemore perfino del proprio corpo. Finalmente poteva sentire il suo profumo, una fragranza dolce eppure distante, difficile da identificare. Poi tutta la sua attenzione si concentrò sulle mani di Christopher che la toccavano, l'accarezzavano, si allacciavano alle sue. Il tepore che si sprigionava da lui era tangibile, presente, e l'amore la riempiva in ogni più piccola fibra. Finalmente avvertì la pressione delle gambe di lui, forti e muscolose, e la loro unione.  Fu ben più di un'unione. Fu l'incontro di sensazioni fisiche e di verità supreme, di dolci ondate di piacere e di estasi sublime. Erano diventati un unico essere, e tali sarebbero rimasti per sempre. 




Altri libri di Rebecca Flanders: http://recensioniromanzirosa.blogspot.it/2017/07/gabriel-limmortale-di-rebecca-flanders.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/04/due-vite-allo-specchio-di-rebecca.html
http://recensioniromanzirosa.blogspot.it/2017/07/luomo-del-ritratto-di-rebecca-flanders.html
http://recensioniromanzirosa.blogspot.it/2018/03/ma-la-nottesi-di-rebecca-flanders.html


"C'era una volta... il Futuro" e ''C'era una volta...il Passato'' di Nora Roberts (Harmony Magic)



Trama: Marte, anno 2250. Ignaro del bizzarro scherzo che il destino gli ha riservato, l'astrofisico Caleb compie un esperimento a bordo della sua navicella spaziale ma per un errore di manovra precipita sulla Terra. Che c'è di strano? Niente, a parte il fatto che si ritrova catapultato nel 1989, in un mondo a lui sconosciuto e che a soccorrerlo arriva una splendida quanto anacronistica antropologa di nome Libby, in grado di far girare la testa anche ad un marziano. Perché dunque ritornare nel XXIII secolo, quando l'amore non ha barriere di spazio e tempo?

Commento di Lunaria: Il primo episodio della miniserie "fantascientifica romantica", che ho letto di recente (anni fa lessi il seguito... che trovate recensito sotto) Non male, anche se la patina fantascientifica resta solo accennata e ad avere un ruolo preponderante è "la normalità del presente del 1989". Qualche dettaglio fantascientifico in più avrebbe alzato il voto finale (c'è da dire che non è uno scenario così sfruttato, in ambito Rosa, mentre di Rosa storici o di Rosa a tinte gialle ne escono veramente tantissimi)





***
 


Trama: Marte, anno 2255. Sono trascorsi cinque anni da quando Caleb ha lasciato il XXIII secolo per sposarsi con Libby, e il fratello Jacob comincia ad essere preoccupato. Meglio andare a controllare. Dopo alcuni tentativi trova il modo per compiere anche lui un viaggio nel tempo, ma al suo arrivo tra i monti dell'Oregon oltre al fratello e alla cognata si presenta Sunny, la sorella di Libby. Affascinante, intraprendente, dinamica, è il classico tipo che non ama attendere e lo dimostra decidendo di volare con Jacob nel 2255. E poi perché rimanere nel XX secolo quando l'amore non ha barriere di spazio?

Nota di Lunaria: il romanzo è carino, dallo stile leggero e frizzante. Dispiace che però l'Autrice descrivi  "il ventitreesimo secolo", col contagocce, senza regalarci qualche aneddoto curioso immaginato dalla sua fantasia, ad eccezione dell'incipit del romanzo. Lo snodarsi della vicenda con i battibecchi al peperoncino dei protagonisti è solo un pretesto per "allungare il brodo" prima di descrivere la passione erotica tra Sunny e J.T., non particolarmente originale, quanto a descrizione, ma sullo stile medio dei romanzi harmony (ci sono sicuramente romanzi harmony molto più convincenti, nelle scene di sesso)

Qualche stralcio:

"Il tempo non ha più importanza se non posso trascorrerlo al fianco di Libby". Questo in sintesi era il messaggio trasmesso per disco da Caleb ai genitori dopo aver preso la irremovibile decisione di restare nel ventesimo secolo. Passato, presente, futuro non contavano più quando la stringeva tra le braccia. L'unico augurio che si faceva era che i suoi genitori riuscissero a comprenderlo e che lo perdonassero per il dolore che aveva causato loro. E i genitori avevano compreso. Chi non capiva, invece, chi rifiutava di capire, era Jacob, il fratello minore di Caleb. J.T, come lo chiamavano amici e parenti.
Sin dal giorno in cui avevano trovato la navicella di Caleb, non aveva fatto fatto altro che lavorare e studiare, studiare e lavorare. Giorno e notte. Senza sosta. Con la perseveranza del disperato. E adesso, a distanza di due anni, sedeva ai comandi della sua astronave guidandola attraverso nugoli di stelle e sciami di meteoriti impazzite, diretto verso il buco nero su cui era rimbalzata la navicella del fratello, risoluto a viaggiare a ritroso nel tempo per ritrovare Caleb e costringerlo a tornare con lui nel ventitreesimo secolo [...] La navicella guadagnava velocità, sembrava voleva sfidare tutte le leggi della gravità con il suo muso aguzzo e lucente."

"La neve ormai cadeva copiosa in violenti mulinelli e Sunny, che sin da bambina era stata attratta dalla potenza della natura, rimase a lungo immobile sul limitare del bosco ad ammirare lo spettacolo dei fiocchi che le cadevano addosso e del vento gelido che le sferzava le guance. Dalla finestra della sua camera, invece, Jacob ammirava lei. Sembrava una dea, così ferma in mezzo alla neve, e ai suoi occhi appariva più bella che mai, intoccabile e irraggiungibile. Proprio in quel momento Sunny sollevò gli occhi e i loro sguardi si incrociarono. Jacob strinse i pugni irritato, tentò di resistere al potere magnetico che si sprigionava da quegli occhi, ma i suoi sforzi furono vani. Gli bastò un attimo per capire che il suo destino era stato segnato."

"In quel momento la sentì prendere un respiro profondo, poi emetterlo in un lungo sospiro, e capì che resisterle sarebbe stato impossibile. Sunny non abbassò lo sguardo neppure un istante mentre lui le accarezzava le guance e le sfiorava i capelli, ma non riuscì a trattenere il gemito soffocato che le sfuggì dalle labbra quando Jacob si fermò a pochi centimetri da lei, la bocca a un filo dalla sua [...] Era quasi incredibile che tanta bramosia e tanto ardore potessero scaturire da un semplice bacio, e da un puro incontro di labbra, eppure mai in vita sua Jacob aveva provato simili sensazioni. Era come dissetarsi a una fonte fresca e naturale, come succhiare miele dall'arnia [...] Tenendole le mani prigioniere nelle sue, e impedendole così il contatto fisico a cui le anelava, continuò a toccarla solo con le labbra, a tracciarle il contorno del viso, delle spalle, del collo, con piccoli movimenti della lingua fino a farle perdere il lume della ragione."

"Jacob, intanto, la stringeva fra le braccia sbigottito. Se Sunny lo avesse picchiato, se si fosse sfogata urlando, avrebbe saputo come comportarsi; ma quel fagottino piangente che gli si aggrappava al collo in cerca di conforto lo lasciava completamente spiazzato."


Della stessa Autrice, vedi anche:


"Travolti da un insolito destino..." di Kara Galloway (Harmony Magic)


Trama: Esistono persone in grado di prevedere, attraversoi poteri della mente, fatti del futuro o di ritrovare oggetti del passato perduti? Sciocchezze, sono solo ciarlatani che ingannano la gente ingenua!, pensa Ross Davies, un preparato docente universitario di storia. Ma, come a volte capita nella vita, la pratica contraddice la teoria e Ross non fa eccezione. Charlie Yost, ricercatrice nel campo della parapsicologia giunta a Denver per ritrovare un antico tesoro sepolto tra le montagne, pare avere molti poteri, non ultimo quello di influenzare la mente e il cuore di...

Qualche stralcio per dare idea dello stile:

A Ross sembrava di essere sospeso nello spazio e nel tempo, e l'unico legame con la realtà era costituito dalle mani di Charlie che gli sfioravano il corpo e che gli facevano scaturire nei lombi un desiderio sempre più prepotente. Non gli era mai capitato di bramare tanto una donna, di non riuscire a saziarsi del suo corpo come adesso gli succedeva con lei. Avrebbe voluto tenerla tra le braccia per tutta la notte, per quella successiva, per l'altra ancora e....





"Curiose coincidenze" di Lynn Michaels (Harmony Magic)


Trama: Quella casa è stregata! è il commento unanime di chi vi è entrato. E anche Cathy ha motivo di crederlo quando, andando a trovare la nonna nella sua splendida abitazione, inizia a notare fatti strani... la pipa del nonno morto che fuma da sola, rumori che turbano il sonno e, soprattutto, l'incontro con un uomo, Phin, che è la copia di nonno Phineas. E se fosse lui? O se si trattasse di reincarnazione? Nonna Cat nega, ma parla del marito usando il presente e non il passato...

Qualche stralcio per dare idea dello stile:   Ma mentre posava delicatamente, quasi con reverenza, la tigre fra i due candelabri di peltro, un fulmine saettò nel cielo, gettando sulla stanza una fosforescenza quasi spettrale. In quella frazione di secondo di luce, le fiammelle delle candele sembrarono ritirarsi e i due buchi neri sul muso della tigre scintillarono come gli occhi di un gatto. Cathy face un balzo indietro quando arrivò il tuono, un mostruoso boato che riecheggiò contro i muri e fece tremare gli alari.

"C'eravamo già incontrati" di Madeline Harper (Harmony Magic)


Trama: Kayla Hartwell eredita dalla vecchia zia Elinor non solo una proprietà a New Sussex, ma anche un passato inquietante. Perché scatta quella straordinaria, quasi soprannaturale, attrazione fra lei e l'affascinante e puntiglioso Benjamin, l'avvocato del paese e curatore dell'eredità? E chi è la bellissima donna di un ritratto che risale a tre secoli prima e che le somiglia come una goccia d'acqua? Sono tante le domande che Kayla si pone, ma la risposta è una: l'amore, un amore che va oltre ogni logica, un amore che vince anche il tempo...

Commento di Lunaria: "C'eravamo già incontrati" è stato scritto da due autrici (Shannon Harper e Madeline Porter) con lo pseudonimo di Madeline Harper. Pur non essendo un racconto horror, e pur non indugiando sui particolari più raccappriccianti della caccia alle streghe, l'intreccio della vicenda è buono anche se l'idea di partenza (un amore tra protagonisti che hanno già vissuto una vita precedente, in un'epoca piuttosto barbarica) così come l'idea del ritratto è abbastanza abusato. Tuttavia il romanzo contiene pagine molto intense, sia nelle scene di passione erotica, sia in quelle (poche) dedicate all'apparizione dei due fantasmi, che appaiono sia nei sogni che in fugaci visioni sulla superficie dello specchio antico, che decora la vecchia casa, ereditata da Kayla. I capitoli più appassionanti sono il capitolo 11, con il dialogo tra i due fantasmi (e la soluzione finale della storia, con tutti i retroscena) e l'epilogo. Qualche "punto morto" nella narrazione lo si avverte soprattutto nei primi capitoli, mentre è notevole che le due autrici abbiano optato per la spiegazione femminista della caccia alle streghe: donne torturate e uccise per il loro essere indipendenti e autonome dal potere gerarchico maschile-ecclesiastico.

Qualche stralcio per dare idea dello stile:

"D'accordo", assentì Kayla. "Ma c'è un altro mistero che vorrei davvero chiarire, ed è il ritratto." Alle occhiate perplesse degli altri, spiegò: "è il dipinto a olio di una donna, risale circa alla metà del diciassettesimo secolo. E la donna è identica a me." "Questo sì che è sinistro", disse Andy. "Cosa sai di lei?" "Solo che si chiamava Katherine"

*

La zuppa ormai bolliva quando Kayla trovò quello che cercava, una fotografia del ritratto. Le date le saltarono subito agli occhi "nata nel 1666, deceduta nel 1692". Katherine aveva avuto 26 anni quando era morta. Un brivido di freddo le corse lungo la schiena: era esattamente la sua età. Kayla lesse rapidamente le brevi frasi che commentavano la vita di Katherine: "Nata da Edward e Sarah Hartwell, fidanzata con John Marston, accusata di stregoneria, impiccata a 26 anni"

*

Kayla dovette ammettere che il pensiero di darsi completamente a qualcuno la spaventava, soprattutto sapendo che non ci sarebbero state mezze misure con Ben. Nessuno dei due era il tipo da mezze misure. Eppure Ben era già una forza nella sua vita e poteva essere esigente, persino travolgente. Quando erano insieme, rabbia e passione erano così intrecciate che non sempre era possibile separarle.

*

D'istinto i suoi occhi andarono allo specchio e di nuovo vi vide la propria immagine riflessa (...) Lo specchio rifletteva la sua faccia e i suoi occhi, ma l'espressione era diversa. Corrugò la fronte ma non lo vide nello specchio. Cominciò a tremare e quando allungò la mano per rimuovere la polvere dal vetro, si bloccò con il braccio a mezz'aria. Non era la giacca della sua tuta da ginnastica quella riflessa nello specchio, ma una manica verde pallido con un ampio polsino bianco (...) Ciò che vide riflesso nello specchio risaliva al diciassettesimo secolo. I capelli biondi le arrivavano alle spalle ma erano coperti in parte da una cuffia bianca di tipo puritano legata sotto il mento. Il vestito con il colletto bianco era abbottonato fino al collo (...) Con un gemito soffocato, Kayla alzò le mani per coprirsi gli occhi e un terrore freddo le corse nelle vene.

*
"Ho trovato alcuni fatti in un libro che Ben mi ha portato. Pare che Katherine Hartwell sia stata impiccata per associazione con streghe" "Associazione con streghe, che strana espressione".  "L'ho pensato anch'io, ma alla fine ho immaginato che Katherine forse aiutava donne accusate di stregoneria a lasciare di nascosto la città. Deve essere stata presa, accusata e impiccata."

*

Respirò a fondo l'aria fresca del mattino, e giunta al ruscello proseguì lungo la riva, fino a quando il corso d'acqua formò un gomito e si restrinse. Kayla rallentò l'andatura, cercando un punto dove attraversare, e fu rapita dalla bellezza della scena che le si presentò davanti agli occhi. Il sole stava spuntando all'orizzonte, tingendo di rosso le sommità degli alberi (...) La leggera nebbia sopra il ruscello sembrava prendere consistenza levandosi e scendendo in forma di mulinelli. Mentre guardava, Kayla sentì che il cuore cominciava a martellarle nel petto (...) Una donna emerse dalla foschia, vapore e ombra che prendevano forma, muovendole incontro mentre Kayla rimaneva immobile (...) Katherine, era Katherine, non c'erano dubbi in proposito, la fissò con un'intensità incredibile, con gli occhi che parevano fendere la nebbia.

*

Katherine. La parola riecheggiò nella stanza. Ancora una volta il pensiero si era tramutato in suono. Lei si avvicinò, vestita nel suo abito puritano verde pallido con il colletto e i polsini bianchi, le mani giunte davanti a sé, e su un dito tre fascette d'oro intrecciate. Poi vide una figura alle sue spalle.

*

In fondo al prato vicino al ruscello, la luce della luna si rifletteva sulla leggera nebbia che si levava dall'acqua. Muovendosi come in un vortice, la nebbia prese forma e sostanza. Due figure vaghe apparvero, poi svanirono, poi emersero di nuovo nella notte. Lei era vestita come una puritana e i capelli le formavano un alone dorato attorno alla testa. Vagava nella notte piena di grazia e bellezza. Non era sola. L'uomo era alto e imponente, vestito di nero, il volto severo, ma quando la guardò, la sua espressione si addolcì. (...) Si levò il vento e le due figure svanirono nella foschia da cui erano venuti. Nulla rimase tranne un debole sussurro. "Ti amo ancora Katherine. Ti amo ancora". Poi il mondo fu avvolto nel silenzio della notte.




"Fantasmi nella notte" di Rebecca York (Harmony Magic)


Trama:

Laura non ha mai fatto sogni premonitori. Tuttavia l'incubo ricorrente che la perseguita potrebbe avere degli agganci con la realtà. Lo sente nell'aria nel momento stesso in cui varca la soglia di Ravenwood. Strane cose accadono in quella casa, e altre ancora più inspiegabili si verificano dopo il suo arrivo. L'affascinante Jake Wallace le offre spontaneamente il suo aiuto, ma qualcuno vuole impedire ad entrambi di far luce su un passato tenebroso. Perché?



Gli stralci più belli:

Venti anni prima.
Le goccioline di nevischio penetravano nella pelle di Dorian come schegge di un bicchiere infranto, e il vento gelido lo spingeva verso la boscaglia. La prima bufera della stagione. Proprio stanotte...
Aveva le braccia indolenzite dal peso che stava trasportando. Tentò di richiudersi il cappotto e, nel movimento, il corpo che aveva frettolosamente avvolto in una delle tovaglie di damasco quasi gli sfuggì di mano, facendolo incespicare.
Si fermò sui suoi passi, osservando gli alberi spogli che fiancheggiavano il sentiero. Al chiarore della luna sembravano mille braccia protese verso di lui. Lo circondavano. Lo afferravano. Lo riportavano indietro trascinandolo con la forza. Reprimendo un brivido di terrore, Dorian afferrò saldamente il cadavere avvolto nel telo mentre minuscole goccioline di sudore gli scivolavano lungo la schiena.
Respirò a pieni polmoni la purissima aria di montagna, ma quelle immagini terrificanti continuavano a tormentarlo anche attraverso le palpebre chiuse. Adagio, la ragione si aprì un varco nelle sue mille paure. Nessuno lo aveva seguito laggiù. La festa, all'interno della casa, era in pieno svolgimento, e gli ospiti si stavano tutti divertendo. Tanta bella gente, un bel buffet, champagne per tutti.
Una festa davvero speciale. Specie per la smorfiosa biondina che aveva creduto di poter ficcare il naso senza pagarne le conseguenze!
Ancora un po' di strada. Poi, il dirupo. Erano anni che non ci andava più nessuno, laggiù. Solo una volta arrivato sul ciglio del burrone lasciò cadere al suolo il pesante fardello che si era portato dietro. Un lembo della tovaglia si aprì lasciando fuoriuscire un braccio affusolato e scoprendo il viso della ragazza. Il respiro affannoso, Dorian non potè impedirsi di guardarla. Una lunga ciocca di capelli biondi le ricadeva sul viso cinereo. Gli occhi erano ancora aperti. Sbarrati dalla paura.

*

L'impressione era quella di avere una benda sugli occhi e un bavaglio sulla bocca. Ma Laura Roswell sapeva dov'era: era intrappolata nel suo incubo. Un vento gelido, pungente, le penetrava nelle ossa e il cupo ululare del vento era simile al lamento di anime perdute. Le ruvide mani di un uomo la tenevano imprigionata. No, non di un uomo: era la morte che la teneva stretta, in una gelida morsa. Non aveva scampo. Sapeva di essere alla mercé di quell'uomo, e nessuno poteva salvarla. Nessuno avrebbe mai saputo dove l'aveva portata. Poi, all'improvviso, tutto cambiò. Stava cadendo. Precipitando nel vuoto, giù, sempre più giù, in un abisso avvolto nelle tenebre. Un urlo agghiacciante squarciò il silenzio della notte e, solo dopo essere balzata sul letto, Laura si rese conto di essere stata lei a gridare.

*

Laura arrivò a casa esausta quella sera. Si gettò sul letto senza preoccuparsi di cenare, e accese il televisore, come faceva di solito. Ma non riusciva a tenere gli occhi aperti. Spense l'apparecchio col telecomando a metà film, e cinque minuti più tardi era già addormentata. Quella notte, il suo incubo tardò a venire. Da principio si trattò di un sogno piuttosto tranquillo. Era estate. Lei si trovava in un bosco, in camicia da notte, e camminava a piedi nudi su un tappeto di teneri fiori. Il vento portava con sé una musica, proveniente da una casa. Da Ravenwood. Era quello il nome. Era già stata lì, anni prima. A Ravenwood. Mentre si avvicinava, Laura vedeva delle luci, udiva il vociare allegro degli invitati. C'era una festa. E lei era stata invitata. Laura voleva raggiungere gli altri ospiti, ma qualcuno le appariva davanti, impedendole di avanzare. Era troppo buio, non riusciva a distinguerlo. Eppure era lì. Voleva farle del male. Voleva ucciderla. Avrebbe voluto chiedere aiuto, ma non riusciva a parlare. Preferiva scappare, allora, inoltrandosi nel bosco. E, all'improvviso, la fresca sera estiva si tramutava in una rigida notte d'inverno, i soffici fiori che aveva calpestato erano ora uno strato di neve sotto i suoi piedi nudi. Laura scivolava, cadeva, si rialzava a fatica. E lui era sempre lì. Le correva dietro. La stava raggiungendo. Poi si girava a guardarlo. Erano ormai faccia a faccia. Ma lui... lui non aveva un volto. Distingueva soltanto due occhi iniettati di sangue. Cattivi. Diabolici.

*

Reprimendo un brivido, Laura si infilò in fretta la vestaglia e corse fuori. "Aiuto, qualcuno mi aiuti!", la voce era chiara, nitidissima. Eppure non c'era nessuno in corridoio. Sempre più spaventata, Laura si precipitò da basso, scendendo i gradini a due a due. "C'è qualcuno? Chi è che mi chiama?"
Niente. Tutto era immobile e silenzioso. Che fosse stato un altro dei suoi sogni? Esitante, attraversò l'ingresso e avanzò in punta di piedi nel salotto. Ed eccola lì, una sagoma accasciata sul tappeto. Una donna, con indosso una sgargiante vestaglia a fiori bianchi e rossi. Le dava le spalle, ma Laura la riconobbe subito. "Emma!"
La donna non si mosse. "Emma?". Le si chinò accanto, posandole una mano sulla spalla per girarla. Sgranò gli occhi inorridita alla vista della grossa chiazza di sangue che macchiava la vestaglia. E, proprio al centro, il coltello intagliato che aveva trovato la sera prima. Com'era possibile? Lo aveva lasciato in camera sua, in quella scatola. E adesso era piantato nel cuore di Emma Litchfield.



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