Trama: Nei vasti spazi disabitati della Camargue errano i cavalli e i tori selvaggi. E ogni anno, a Saintes-Maries-de-la-Mer, i gitani si radunano per festeggiare Sarah, la loro protettrice. Si scatena allora una gioiosa kermesse in cui si perpetuano tradizioni secolari. A volte, si celebra un matrimonio, secondo gli antichi riti... Così era stato per Diane, la giovane e bella studentessa inglese, e Manuel, il gitano appartenente all'aristocrazia provenzale. Ma la gelosia e la cattiveria avevano bruscamente infranto la loro felicità. Ora, dopo tre anni, Diane ritorna...
Commento di Lunaria: Tempo fa avevo recensito "Fascino Gitano", un romanzo interessante, https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/02/fascino-gitano-di-rebecca-winters.html che dietro la trama a tinte Rosa affrontava anche il tema del razzismo contro il popolo Rom, tra i più perseguitati della Storia, e della solitudine che colpisce le persone ingiustamente ostracizzate e segregate. Oltre a questo, il punto di forza del romanzo era dato da qualche aneddoto inerente le tradizioni rom. "Per l'Amore di un Gitano" imbastisce una trama drammatica (una donna rimasta incinta, vittima di una congiura ordita dai parenti di lui, allontanata dall'uomo che ama) ma non mantiene le premesse: la cultura Rom è ridotta all'osso in poche pagine, il protagonista maschile, Manuel, è collerico, stalker e possessivo (solo verso il finale si lascia andare a uno slancio di sentimento e tenerezza), Diane è costantemente in balia della tristezza e dell'ansia; praticamente assenti le scene "hot" e i contatti fisici tra i due sono sempre caratterizzati da irruenza e da rabbia. Un romanzo molto amaro, che si conclude con l'happy end, sì, ma che si è trascinato penosamente per 158 pagine e dove i due protagonisti risolvono i conflitti solo verso le ultime pagine! Peccato che la suggestiva festa in onore di Sara La Kali, una Dea cristianizzata molto venerata dai Rom sia stata descritta in sintesi... avrebbe potuto essere la parte più emozionante del romanzo, potendo rappresentare anche una sorta di tocco magico ed esoterico e invece l'Autrice spreca questa occasione.
Sara La Kali, una santa molto venerata dai Rom;
in realtà trattasi di un'antica Dea, poi cristianizzata. Un indù mi ha confermato che Sara La Kali è la fusione di tre Dee indù (e i Rom probabilmente erano originari dell'India): "Sarasvati\Lakshmi\Kali = Sara La Kali", per l'appunto.
Per curiosità: "Per l'Amore di un Gitano" è il primo Harmony, il numero 1! L'Autrice ha scritto anche il più riuscito "Nell'antro della belva" (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2019/05/nellaltro-della-belva-di-anne-mather.html) Qui trovate i primi quattro numeri della collezione Jolly https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/10/i-primi-quattro-numeri-della-serie-jolly.html
Gli stralci più belli:
"Ma la loro felicità non era durata molto. Diane nascose il viso tra le mani. Com'era ingiusta la vita! Quando ci si credeva sul punto di raggiungere il paradiso, ve lo strappavano via con una crudeltà che poteva corrodervi sino all'anima... Soffocando un singhiozzo, Diane si alzò e andò alla finestra che dava sul giardino. Il sole stava per tramontare, le ombre si allungavano, ma l'aria aveva una dolcezza tentatrice."
"Diane si alzò di nuovo dal letto e a piedi nudi andò alla finestra. Una brezza leggera agitava le foglie dei platani che la luna aveva trasformato in gocce d'argento."
"Gli occhi di Manuel sembravano penetrarle sino nel profondo dell'anima. Non era giusto che lui la trattasse così, che facesse uso della sua sensualità per ridurla in quello stato di confusione mentale nel quale lei correva il rischio di dire la verità, tutta la verità, distruggendosi."
"Sentiva intensamente la presenza di lui dietro di sé, e aveva l'orribile presentimento che se lui l'avesse toccata, lei non avrebbe saputo resistergli."
"Prima che lei potesse sfuggirgli, la mano di lui le si richiuse intorno a un braccio. Poi Manuel l'attirò inesorabilmente a sé, imprigionandola alla vita flessuosa. Diane si dibatté, ma invano. Lui la strinse ancora più contro di sé, tanto che lei poté sentirne ogni muscolo irrigidito del corpo, dal petto, alle braccia, alle cosce. Fu una tortura raffinata. Poi Manuel piegò la testa, col dorso della mano spostò i lunghi capelli di Diane e le posò sulla nuca le labbra ardenti. (...) Il corpo di Diane si abbandonò, facendosi docile, e, senza più resistere, si modellò al suo. Ora lei gli si aggrappava disperatamente: le mani risalirono lungo il petto virile, si persero nei capelli della nuca, si allacciarono."
"Diane non aveva più un atomo di forza per resistergli. L'angoscia provata quando Manuel era alla mercè del toro aveva fatto crollare ogni sua difesa. Si aggrappò a lui, gli si abbandonò contro, gli sbottonò la camicia per appoggiarsi contro la sua pelle tiepida."
Altri romanzi Rosa sui Rom: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/01/la-canzone-dello-zingaro-di-regan.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/03/una-zingara-sotto-la-luna-di-sheila.html
APPROFONDIMENTO: LA PERSECUZIONE CONTRO I ROM E LE ORIGINI STORICHE DEL PREGIUDIZIO
Il termine "zingaro" è dispregiativo. Deriva dal nome di una setta manichea, gli "Athingani", detti anche "Atsingani" o "Atsinganoi", "colui che non vuole essere toccato"; il termine generò "Tzigani", "Zingani", "Sigani", "Zingari". Gli Atsingani facevano parte di una setta eretica che rifiutava il contatto fisico, praticava la magia, conduceva vita itinerante. Già nel 1323 iniziò a circolare l'idea che fossero "della razza di Chaym"; non è chiaro se ci si riferisse a Cam o Caino, comunque la connotazione resta negativa. Vennero anche chiamati "Gypsy" o "Egiziani", termine derivante dal Monte Gype, noto come "Piccolo Egitto", nel Peloponneso. Nei Principati Rumeni o Danubiani le comunità Romanès furono spesso schiavizzate: già nel 1340 nobili serbi donarono alcune famiglie Rom al monastero della "santa vergine di Tismana" nei Carpazi. La schiavitù dei Rom è durata per oltre cinquecento anni; fu abolita nella metà del XIX secolo. In Ungheria erano schiavi anche i "Saraceni" ovvero i musulmani, e gli Ebrei Cazari, finché non si convertirono al cristianesimo. Nel 1445, Vlad Dracul portò con la forza dalla Bulgaria alla Valacchia circa 11.000-12.000 persone "che sembravano egiziani". I Rom venivano usati come forza-lavoro non retribuita dallo Stato, dalla Chiesa o dai Boiardi; il termine "tigan", da "Atsingani", diventò sinonimo di "schiavo". Esisteva tutta una divisione per gli schiavi: schiavi domestici, dei campi, della corona, dello Stato, della Chiesa ecc. Comunque, qualche schiavo riusciva ad emanciparsi, per esempio nel 1595 Stefan Razvan, riuscì a diventare un boiardo e poi principe moldavo. Anche la Chiesa perseguitava i Rom: per via della divinazione, soprattutto chiromanzia, danze, lavorazione dei metalli, le comunità Romanès vennero accusate dalla Santa Inquisizione. Vennero perseguitati anche per il colore della pelle scura, che in quel periodo era associato al diavolo. Queste erano alcune delle pene previste per i Rom: allontanamento, fustigazione pubblica, marchio a fuoco, taglio del naso e delle orecchie, galera, impiccagione. Il "girovagare" e il fermarsi in zone di confine nelle foreste o sulle montagne derivava proprio dal fatto che erano cacciati ovunque; nel 1646, a Berna, era legale "abbattere o liquidare personalmente con bastonate o con arma da fuoco gli zingari". Ancora prima, nel 1498, Massimiliano I d'Asburgo aveva concesso il "diritto a chiunque di ammazzare e bruciare gli zingari". Nel 1749 in Spagna furono organizzate retate e il Vescovo di Oviedo sosteneva che la scomparsa dei "Gitanos" era "un servizio da rendere a Dio." Più tardi, quando si smise di ucciderli a vista, si cercò di "rieducarli" proibendo i loro vestiti, cibi, lingua, mestieri come il commercio di cavalli o la lavorazione di metalli. Fu in questo periodo che presso i Calé nacque il flamenco, che veniva usato per comunicare ed esprimersi, visto che era proibito usare la loro lingua (Nota di Lunaria: provvedimenti simili sono stati usati anche contro i Curdi. La Turchia ha varato leggi che proibivano persino la loro lingua, anche quella da usarsi tra genitori e figli!)
Il termine corretto non è "zingari" è Romanì, che prevede diversi "gruppi": Kalè, Manouches, Kale, Romanichals, Sinti. I 5 gruppi principali sono suddivisi in centinaia di sottogruppi, con una propria specificità culturale, etica e complesso di regole vincolanti (chi non le condivide viene estromesso) e un proprio dialetto. Ogni gruppo quindi rappresenta una realtà a sé stante, e non va confusa "con un unico termine", come si fa sempre. Si possono distinguere i Rom in base ai mestieri che esercitavano un tempo; qui ne elenco qualcuno:
Rom Lautari -> musicisti
Rom Lovara -> allevatori e commercianti di cavalli
Rom Argintari -> lavoratori di argento
Zlatari, Aurari -> orafi
Rom Kalderasa -> lavorazione del rame
Rom Ursari -> ammaestravano gli orsi; erano anche artisti ambulanti e acrobati da circo.
Rom Keramidara -> fabbricanti di mattoni e ceramica
Rom Setara -> produttori di setacci e cesti in vimini
Rom Colara -> venditori di tappeti
Rom Machvaja -> chiromanti, astrologi e narratori di leggende.
Onde evitare il perpetrarsi di stereotipi e pregiudizi contro i Rom, sfoggiando la propria ignoranza, per lo più, suggerisco di leggere questi libri prima di "parlare a vanvera" su un argomento che il 99% di chi parla "contro gli zingari" ignora totalmente:
Quello che sanno in pochi è che Rom e Sinti militarono nelle file partigiane: Amilcare Debar, Walter Vampa Catter e Giuseppe Catter, Renato Mastini, Lino Ercole Festini, Silvio Paina.
Le comunità Sinti e Rom vennero perseguitate ovunque: in Croazia dagli Ustascia, in Belgio, Olanda, Moravia, Romania, Polonia, Norvegia, Lussemburgo, Danimarca, Svezia, Finlandia, Francia, Grecia, Estonia, Lettonia, Lituania, Ucraina, Bulgaria, Ungheria, Slovacchia, Albania.
Ovviamente non si sono mai risarcite le vittime del Porrajmos, perché si accampano vari pretesti per negarne il genocidio. (idem dicasi per Gay o Testimoni di Geova, perseguitati e internati anche loro. Nota di Lunaria)
Anche il termine attuale di "campo nomade" è figlio della mentalità nazi-fascista: "campo" rimanda a "campo di sterminio", un luogo "distaccato" dalla società. "Nomade" non specifica il nome dell'etnia e rimanda a "non nominato, non esistente". Non a caso i campi nomadi vengono ubicati in luoghi degradati e malsani e nei mass media si presentano sempre gli stessi stereotipi, che serviranno a rinforzare l'illegalità. Gli stereotipi servono a semplificare la realtà e chi li coltiva è interessato solo agli aspetti negativi, tutto il resto non esiste.
Nessun commento:
Posta un commento