Trama: Kara Olofdottar si è unita in matrimonio con Ash Hringson, il prode guerriero dei suoi sogni di fanciulla; ma lui è salpato in cerca di avventura e non è più tornato, lasciandola da sola e con un figlio da crescere. Sette anni dopo, la giovane donna decide di risposarsi per difendere le proprie terre e proteggere l'eredità del figlioletto Rurik. Ma il giorno delle nozze il marito che credeva morto in mare ricompare più vivo che mai... e non è affatto felice di vedere la bella moglie tra le braccia di un altro! L'amore di un tempo sembra ormai svanito, dubbi e timori si rincorrono, e a complicare la situazione si aggiungono false accuse che mettono in pericolo un rapporto già traballante. Ash, però, è pronto a tutto pur di riconquistare il cuore e la fiducia di Kara.
Commento critico di Lunaria: "Il ritorno del vichingo" è un libro abbastanza inusuale, per essere un romanzo rosa. Per prima cosa, è ambientato nella Norvegia pagana del 703, e questo rappresenta un valore aggiunto, a detta di chi sta scrivendo la recensione, perché in genere tutti gli altri Harmony vengono pensati in epoche passate ma in contesti cristiani. Intriganti le citazioni a Odino e agli Dei norreni (incluse le Dee) che l'Autrice menziona, anche se raramente e in maniera stringata (peccato! Si sarebbe potuto dare più spazio!). In secondo luogo, è un romanzo che potrebbe piacere anche ad un pubblico maschile perché non è eccessivamente sdolcinato (né riporta solo lo sguardo femminile della protagonista): non è incentrato solo ed esclusivamente sul rapporto affettivo che lega Ash e Kara, scritto secondo la sensibilità erotica femminile, ma piuttosto l'Autrice ha messo al centro della trama anche il percorso esistenziale di Ash, che lo porta a divenire più maturo e responsabile, e i suoi tentativi di conquistare, ancor prima che Kara, il figlioletto Rurik, cresciuto senza un padre; uno spaccato di vita (e del valore della paternità responsabile) in cui tanti uomini possono riconoscersi. Brevemente, viena anche accennata l'amicizia virile (un po' conflittuale) tra Ash e i suoi mercenari e parenti, il desiderio maschile di gloria e combattimento (riflesso di una società patriarcale), causa della prima partenza di Ash, e della sua assenza dalla patria, durata per ben sette anni, valori a cui Ash rinuncerà, alla fine, preferendo di gran lunga i legami familiari e l'amore di Kara. In conclusione, non stiamo certamente parlando di un libro capolavoro o di un saggio sugli usi e costumi dei norreni, né tantomeno di un romanzo basato sulla veridicità storica, però è sicuramente una lettura piacevole, sia per l'originalità della trama (potrebbe persino piacere a chi ama l'heroic fantasy basata sui combattimenti, anche se è solo verso gli ultimi due capitoli che viene descritta la resa dei conti tra i clan rivali che complottano contro Ash) sia per le pagine più "rosa" (più che dare dettagli spinti, l'Autrice predilige suggerire e imbastire il tutto in un'atmosfera quasi panteistica, come la scena d'amore nel bosco)
Qualche stralcio dell'opera per dare un'idea dello stile:
Un tempo lei aveva commesso l'errore di credere a simili, vuote dichiarazioni, ma ora sapeva che contavano i fatti, non le parole. I fatti restavano, mentre le parole svanivano non appena pronunciate (...) Alla luce della luna gli occhi di Ash sembravano enormi pozze di un azzurro cupo. (...) Kara si costrinse a girarsi. Ancora un momento e si sarebbe sciolta tra le sue braccia; sapeva che una simile resa era sbagliata. (...) Camminarono in silenzio fino alla casetta che lei usava durante i soggiorni a Sand. La notte recava già la gelida promessa dell'inverno e la luna immergeva la cittadina silenziosa in una luce argentea.
(...) Se voleva conservare un po' di rispetto per se stessa quella notte doveva tenerlo a distanza. Lei desiderava un uomo che fosse qualcosa di più di un ricordo. Desiderava qualcuno con cui condividere la sua vita. In quel momento voleva solo sprofondare in un sonno senza sogni, da cui risvegliarsi di nuovo in forze, in modo da poter raggiungere Jaarlshiem il giorno dopo senza bisogno di rallentare la marcia. Una volta là sarebbe stato più facile mantenere le distanze. L'ultima cosa che desiderava era lasciare che il corpo prevalesse sul cervello.
(...) Arrabbiarsi con Ash era stato facile, nei lunghi anni in cui lo aveva considerato morto; al suo ritorno, il giorno prima, non aveva avuto difficoltà ad aggrapparsi a quella rabbia. Purtroppo veniva sempre assalita da una miriade di ricordi indesiderati e riviveva i momenti in cui Ash si comportava con gentilezza o in un modo che la lasciava senza fiato (...) Cos'aveva detto uno dei suoi uomini? Nelle sue vene scorreva acqua di mare. Quanto tempo sarebbe passato, prima che il mare e le scorrerie esercitassero ancora una volta il loro richiamo? Era quella la realtà; il resto erano sussurri al vento (...)
La sua bocca era vicinissima. Il cuore di Kara batteva a un ritmo irregolare. Le labbra di Ash scesero sulle sue con un bacio che travolse tutti i suoi sensi, un richiamo che la toccava nel profondo. Kara voleva abbandonarsi contro di lui e ricambiarlo con ardore. Un campanello d'allarme risuonò nella sua mente. Abbandonarsi a quel bacio sarebbe stata la cosa peggiore per lei, segnalando che era pronta a tornare ai vecchi tempi e ai vecchi ruoli prestabiliti tra di loro. Non era così. Doveva fare in modo che prevalesse la logica, non il desiderio. (...)
Una volta chiusa in camera sua, Kara si fermò e crollò in ginocchio, disgustata da se stessa per la disperata intensità con cui desiderava le carezze di Ash. Dopo tutto quello che era successo negli ultimi anni, non poteva rischiare un'altra volta. Negare la potente attrazione che esisteva ancora tra di loro era praticamente impossibile, ma ritrovarsi di nuovo con il cuore spezzato era una prospettiva ancora peggiore. Ash era tutt'altro che affidabile, non doveva dimenticarlo mai. (...)
Inutile negarlo: era attratta da suo marito, ma non era disposta a rischiare un'altra volta il cuore. Ora voleva essere certa di poterlo tenere al sicuro, visto che già una volta lui gliel'aveva calpestato. (...)
La fresca aria autunnale le sfiorò la pelle. Vedendo che era scossa da un lieve brivido, la prese tra le braccia. "Vuoi che ti riscaldi?". La coprì con il corpo senza aspettare una risposta, avvolgendola in un'ondata ardente (...) Ogni tocco provocava una nuova ondata di desiderio, ricordandole tutte le volte che avevano fatto l'amore in passato, e com'era stato bello (...) Passò la mano sulla sua schiena liscia, meravigliandosi ancora una volta della morbidezza della sua pelle. Anche il contatto più leggero bastava a eccitarlo: sarebbe passato molto tempo prima che potesse sentirsi sazio di lei. (...)
"Ho smesso di pensare al futuro, Kara. Voglio vivere qui e ora". Quando le scostò i capelli dalla fronte, lei sentì tutto il corpo risvegliarsi, più consapevole che mai della vicinanza e di ciò che avevano condiviso. Voleva provare di nuovo quella meravigliosa sensazione di unione. "Puoi farlo anche tu?", Ash le mordicchiò piano il lobo dell'orecchio e una piccola fiamma lambì il suo centro più intimo, incendiandole i sensi come solo lui sapeva fare. Era incredibile sentirsi così vivi; come una falena attratta dalla fiamma, Kara non poteva resistere ai movimenti della sua bocca. Era impossibile tradurre in parole ciò che provava, lo sapeva, ma poteva lasciare che fosse il corpo a esprimersi. (...)
Sentì un bruciore acuto al viso e il sapore del sangue in bocca. Si passò una mano sul volto per ripulirlo e il dolore lo trafisse. Sarebbe stato facile cadere in ginocchio e ammettere la sconfitta; non ricordava quasi più per che cosa stava combattendo. Ormai non aveva più niente da dimostrare; sentiva già il dolce respiro delle Valchirie venute a reclamare la sua ombra per Odino. Una valchiria. Kara. Ash si riscosse: era per Kara che combatteva.
Per un approfondimento sul Medioevo vedi: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/08/alle-origini-del-romanzo-rosa-medieval.html
Sulla Norvegia pagana: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/07/norvegia-1-introduzione-alledda.html
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