''Il castello dei Nightingale'' di Catherine Coulter (Romanzi Storici)


Trama: al compimento del suo diciannovesimo compleanno, la bella Caroline Derwent-Jones entrerà in possesso della sua ingente eredità, ma non ha fatto i conti con il perfido tutore, che ha altri progetti per lei, tanto da costringerla a fuggire e a trovare scampo tra le braccia del cupo, cinico e fascinoso North Nightingale, visconte di Chilton. E mentre un ignoto assassino miete vittime innocenti e il pericolo incombe sempre più su di lei, Caroline, circondata da vecchi misogini ostili, deve combattere la sua battaglia personale per sconfiggere un'antica e tetra maledizione e conquistare l'amore di North.

Commento di Lunaria: La vicenda, ideata da Catherine Coulter, risulta ben architettata e raccontata e l'Autrice è capace di sottolineare con pathos crescente le scene più importanti del libro (la scena iniziale che apre il libro, ovvero il ritrovamento del cadavere della zia di Caroline, l'intrigo ordito dal tutore Ffalkes, il tentativo di stupro...) e contrariamente a certi stereotipi che vorrebbero i personaggi dei romanzi ottocenteschi come "decadenti depressi", l'Autrice qui e lì condisce la vicenda con un po' di humour (Caroline è davvero una donna ribelle a tutte le etichette e i presupposti sulle donne dell'epoca). Qualche caduta di tono la si ha di tanto in tanto, specialmente a cominciare dalla pagina 100 in poi (dopotutto stiamo parlando di un romanzo di ben 411 pagine, una mole di pagine che porta il rischio concreto di "spaventare" le lettrici che amano storie più "slim"), vicenda che si risolleva solo a partire dalla pagina 356, ma tutto sommato il filo del discorso regge per tutti i 40 capitoli, anche se l'effetto noia in certe pagine c'è e si fa fatica a leggere tutto il capitolo; sembra che l'Autrice abbia davvero esagerato nel mettere particolari anche non necessari allo svolgimento della trama (come personaggi del tutto marginali che scompaiono da lì a poco), ma anche, c'è uno sgradevole effetto di ridondanza e di calma piatta (in tutta la parte centrale, quindi verso le 200 e 300 pagine): sarebbe stato meglio sintetizzare, magari, proprio per evitare un tedioso "effetto palude" nello svolgersi della vicenda (alcuni capitoli sembrano proprio messi lì a casaccio, tanto per "riempire", non hanno alcuna utilità nel proseguo della vicenda e sono proprio tediosi)
Molto belle le scene all'aperto, con la descrizione delle scogliere e del mare selvaggio della Cornovaglia e la relativa e immancabile leggenda di Re Marco, Artù e naturalmente Excalibur, e soprattutto l'incisivo incipit, che cala subito il romanzo (che verte anche sulle schermaglie amorose dei due protagonisti) in un'atmosfera da giallo.
I personaggi sono ben caratterizzati (l'Autrice fa dello humour nero sui camerieri misogini di North e i loro tentativi di umiliare e denigrare Caroline), ma ripeto, a tratti c'è un effetto noioso di ridondanza e di prolissità.
Le scene erotiche sono intense, ma brevi e rade. Il che è una mancanza quasi imperdonabile nel genere rosa; come ho detto, sarebbe stato meglio snellire un po' l'intreccio degli eventi (alcuni del tutto inutili al fine del proseguo della trama, tanto che saltando letteralmente interi capitoli si potrebbe comunque capire la trama semplicemente ripartendo dal capitolo 36).
In conclusione: non un romanzo brillante né epocale, ma nella media e con qualche pecca. Nella serie "Grandi Romanzi Storici" sono usciti romanzi più appassionanti, "Il castello dei Nightingale" resta un romanzo da leggere nel tempo libero, consce che ci sarà inevitabilmente qualche caduta di tono, nei capitoli centrali e che la vicenda si ravviva e riacquista suspense e spessore solo dal capitolo 36.


Qualche stralcio:

"Frederic North Nightingale abbassò ancora una volta lo sguardo sulla donna raggomitolata ai suoi piedi. Era rannicchiata su se stessa, con le ginocchia quasi all'altezza del seno e le braccia sopra la testa, come se avesse cercato di proteggersi durante la caduta sulla scogliera soprastante. L'elegante vestito di mussola azzurra aveva uno strappo profondo all'altezza delle braccia, il corpetto e la gonna erano sporchi e macchiati. Il piede destro era nudo, ma i lacci aggrovigliati e in parte strappati avevano tenuto la scarpina blu attaccata alla caviglia. Le si inginocchiò accanto e con delicatezza scostò le braccia, ormai rigide, sul capo. La morte doveva essere avvenuta qualche tempo prima, almeno diciotto ora, si disse, perché i muscoli si stavanoo rilassando di nuovo, allentando il rigor mortis (...) Lo fissava con gli occhi di un azzurro ceruleo, e l'espressione non era pacata, rassegnata, bensì terrorizzata, come se avesse percepito che la morte era ormai molto vicina e che quello sarebbe stato il suo ultimo istante di vita."

"Caroline deglutì una volta, poi un'altra. Allora lui spalancò le braccia, in un gesto istintivo, che comunque non parve fuori luogo, come avrebbe potuto essere, e lei vi si gettò. Per qualche istante Caroline rimase immobile, i pugni chiusi appoggiati all'ampio torace."

"Caroline volle cavalcare fino a capo St Agnes. Quando furono vicini al desolato tratto di terra che si trovava tra il paesino di St Agnes e le alte scogliere rocciose, sollevò il capo e respirò a pieni polmoni l'aria salmastra. Era un posto di una bellezza selvaggia, un luogo come non ne aveva mai nemmeno immaginati (...) Verso nord poteva vedere la spiaggia di St Agnes, immenso semicerchio di sabbia costellato di rocce nude."


Subito sentì la lingua di North penetrarle in bocca, toccarle la lingua, e fu una sensazione splendida. Poi sentì le sue mani forti sulle natiche, che l'accarezzavano con passione, premendola contro la sua virilità eccitata. Fu in quel momento che smise di pensare. Le dita di North le scivolarono tra le cosce, toccandola, lambendola nella sua femminilità, esplorandola e penetrandola delicatamente (...) si ritrovò con la schiena contro il materasso e North le scivolò tra le gambe, divaricandole con le mani e tenendole ferme mentre la guardava.

Dietro di lei udì un suono misterioso, come il gemito di un fantasma durante la notte della vigilia di Ognissanti, il grido di uno spettro, soffocato e distorto dalle pareti di roccia. Echeggiava profondo e cupo, una voce la chiamava, come una sirena ingannevole: "Caroline, Caroline, ormai puoi anche fermarti. Tra pochissimo ti avrò nelle mie mani e ti ucciderò lentamente, molto lentamente. E con te morirà anche quel piccolo bastardo che ti cresce nella pancia".


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