"Il fantasma di Myriddyn" di Patricia Frances Rowell (Romanzi Storici)


Trama: Morgan Pendaris, conte di Carrick, torna in Cornovaglia per riprendere possesso delle terre e del castello aviti, che ha riscattato a prezzo di enormi sacrifici. Quel che desidera maggiormente è vendicarsi di Cordell Hayne, l'avventuriero senza scrupoli che oltre a mandare in rovina la sua famiglia ha disonorato la sua amata sorella Beth spezzandole il cuore. è deciso a impadronirsi di tutto ciò che il suo mortale nemico possiede, moglie compresa, ma quando incontra Eulalia Hayne e apprende che anche lei è vittima dei soprusi del crudele Cordell, il progetto di sedurla vacilla. Lalia è infatti una donna bella e coraggiosa, che immediatamente suscita in lui un profondo desiderio di proteggerla, soprattutto dal fantasma di Hayne, che tutti credono annegato durante una tempesta.

Commento critico di Lunaria: Siamo dalle parti dell'Harmony storico (la vicenda è ambientata in Inghilterra nel 1816 e fondalmentalmente descrive l'innamoramento di Morgan per l'ex moglie del suo nemico, innamoramento ricambiato, ma contrastato da un complotto ordito contro di loro), e tuttavia l'Autrice ha inserito, nell'intreccio di eventi, una serie di elementi interessanti che danno spessore a questo romanzo.
Per esempio, e non scontato e neppure banale, è interessante che l'Autrice abbia inserito un riferimento ad una delle creature soprannaturali più note nel folklore zigano: il mulò, lo spettro vendicativo, conoscenza che si può avere solo se si è approfondito il corpus di leggende gitane, anche se poi il finale opta per una spiegazione prettamente razionale, come nei migliori gialli. Ciò non toglie che il libro, pur non appartenendo al genere horror, in alcune pagine abbia un'atmosfera cupa e spettrale, dove il terrifico è dato dai dettagli, suggeriti più che mostrati (e in tal senso, si respira, in certi passaggi, un'atmosfera quasi da "Castello di Otranto", data anche dall'espediente, molto teatrale, di far svenire Lalia, esattamente come le protagoniste del noto romanzo di Walpole; abbastanza cruda, poi, è la descrizione del cadavere ma anche delle dita mozzate). Interessante anche la tematica, appena accennata, delle discriminazioni razziali contro gli zingari (Lalia ha sangue gitano nelle vene). Per approfondire l'argomento, sia per le pratiche pagane e magiche, sia da dove è nata (e perché) la discriminazione, suggerisco questi tre libri:


Altra cosa interessante e che ci porterebbe via un'analisi a parte (https://www.academia.edu/33732176/I_Tarocchi_nel_commento_di_Patricia_Frances_Rowell), è la scena della lettura dei Tarocchi, fatti dalla nonna di Lalia, l'anziana e taciturna Daj, a Morgan: tre pagine che piacerebbero davvero a tutte le wiccan appassionate di cartomanzia, perché si citano Arcani famosi e affascinanti come "L'Arcano Tredicesimo" (comunemente noto come "La Morte") La Torre e la Luna!

     
Sicuramente, una pagina che, "flirtando" con leggerezza verso l'immaginario esoterico, non ti aspetteresti di trovare in un romanzo rosa!
L'elemento picaresco e marinaresco, (*) invece, compare soprattutto negli ultimi capitoli; qui il linguaggio si fa tecnico (l'Autrice utilizza termini e nomenclatura tipici del mondo della navigazione), e pur essendo pagine che forse possono sembrare troppo "fuori tema" in un romanzo rosa, c'è da dire che la scena dello sventato annegamento di Laila che affonda lentamente negli abissi, con le gonne inzuppate e gonfie, ricorda molto Ophelia, acquistando uno spessore emotivo e figurativo quasi pre-raffaelita, enfatizzato dal gusto stilistico ed immaginifico quasi Hodgsoniano delle navi che si danno battaglia e la furia del mare che intanto getta i dispersi sugli scogli; anche la fine di Hayne è davvero ben descritta, per ritmo e linguaggio e rappresenta la catarsi per tutti i personaggi. Peraltro, non manca neppure un epilogo etico finale, che rappresenta, seppur sinteticamente, il travaglio emotivo che sconvolge chi si ritrova, per sua sfortuna, ad essere figlio di un criminale, e che pure ha occasione di redenzione sociale.

(*) Qui ho parlato delle origini del romanzo d'avventura e della scena Metal a tema picaresco: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/07/conrad-hodgson-il-romanzo-rosa.html

In conclusione, "Il fantasma di Myriddyn" è un romanzo che "funziona" per tutte le 314 pagine, senza "impaludamenti" (difetto che, per esempio, aveva l'altrettanto voluminoso ''Il castello dei Nightingale", vedi la mia recensione precedente) ed è un piacevole incrocio di più stili: dallo storico (i riferimenti ai vestiti, alle usanze di ceto e alle consuetudini morali del tempo) al sociale (compare, anche se solo accennato, il tema della discriminazione razziale, e inoltre si potrebbe allargare l'analisi anche al tema della violenza domestica, perché Lalia è stata vittima della crudeltà del marito), al folkloristico-esoterico (le leggende gitane, i Tarocchi); dal soft-horror al picaresco fino al giallo, presentando diversi personaggi "sospettabili". Non c'è un effetto di "già sentito e già letto in giro", il ritmo funziona bene, l'Autrice ha mostrato una certa originalità e personalità che resta impressa nella mente della lettrice a fine romanzo e il tutto è condito (ovviamente!) anche da belle scene erotiche e passionali (forse la migliore, per riferimenti concettuali, è quella che caratterizza la descrizione della festa "del fuoco" di Beltane, nota festa pagana del risveglio e della passione anche carnale).
Un romanzo consigliato, per di più, ciliegina sulla torta, impreziosito da una splendida copertina con rovine gotiche sullo sfondo di un giardino inglese e la travolgente passione dei due protagonisti.



Qualche stralcio dell'opera per dare un'idea dello stile:

Se andava avanti così rischiava di impazzire, si ammonì Lalia alzandosi in piedi e prendendo a camminare avanti e indietro per la stanza. Un lampo illuminò il buio e lei si fermò davanti alla finestra per guardare verso il mare. Le nubi avevano ormai oscurato del tutto la luna e non vide niente finché un altro lampo non squarciò nuovamente il cielo.

La pioggia prese a battere contro i vetri, spinta dal vento che faceva tremare gli infissi e rifletteva la tempesta che Lalia aveva dentro di sé. Una ridda di emozioni la tormentavano, sballottandola tra i flutti dell'indecisione. Paura. Rabbia. Dolore. La sua abituale serenità era sparita negli abissi. Lalia era diventata la tempesta personificata.

Lalia chiuse gli occhi, lasciando che la pioggia lavasse via insieme con le lacrime l'agitazione e la confusione che aveva dentro. Il vento le turbinava intorno, scompigliandole i capelli attorno al viso e alle spalle. Non sentiva il freddo. Non voleva sentire niente.

Suo malgrado, Lalia rimase sconvolta alla vista del mucchio informe di carne che giaceva sulla dura pietra. Coprendosi la bocca e il naso con il fazzoletto, tornò a guardare i resti di quello che era stato un uomo (...) La giacca che il marito indossava l'ultima volta che l'aveva visto copriva il corpo gonfio d'acqua, e l'anello con il sigillo spiccava sulla mano bianca... Quelle mani pesanti, implacabili come artigli affilati...

Mani. Due mani che spuntavano dal buio. Pallide, esangui, che volevano afferrarla. Come paralizzata, Lalia le guardò avvicinarsi. Una le sfiorò la guancia. Poteva vedere le ossa sotto i brandelli di carne staccata. Le stuzzicarono disgustosamente i seni, si strinsero attorno alla sua gola, si spostarono sopra i suoi occhi.

Lalia giaceva al buio cercando di stabilire che cosa l'avesse svegliata. Una strana sensazione mise i suoi sensi all'erta. Che cos'era? Qualcosa di familiare e di molesto. Lalia si sollevò a sedere sul letto e si guardò attorno. Il chiaro di luna che filtrava dalla finestra aperta non rivelò niente di insolito.

Lo sguardo che Sua Signoria le rivolse quando quella sera Lalia entrò nella sala da pranzo la fece arrossire. Aveva indossato il vestito color acquamarina con il girocollo abbinato e per un momento si sentì veramente una gran dama. La prontezza con la quale Morgan balzò in piedi e scostò per lei la sedia dal tavolo le procurò un'inebriante sensazione di potere e di desiderio che le fece tremare le gambe.

Lalia era stanca (...) In passato, ogni volta che era inquieta saliva sulla torre, si appoggiava al parapetto della piattaforma di osservazione e offriva il viso al vento e alla pioggia. E quando alla fine si calmava, si fermava a dormire nel letto che c'era nella stanzetta delle sentinelle. Il suo rifugio. In quel piccolo locale si era sempre sentita al sicuro e protetta. Ma se una serie di scalini rotti e un grosso bastone potevano fermare un marito ubriaco, non potevano niente contro il suo mulò. Un morto non aveva paura di cadere. Se poteva uscire dalla tomba, una porta che barriera poteva essere? (...) Se Morgan non l'avesse sentita, che cosa sarebbe successo? Non sarebbe salito a scacciare lo spettro? E se quello l'avesse trascinata giù dalle scale o l'avesse gettata in mare dal parapetto? Oppure, che Dio la proteggesse, l'avesse afferrata con le sue mani putrefatte, l'avesse stretta contro le sue ossa scricchiolanti, le avesse affondato i suoi denti giallastri nel seno come una volta...

"è grave per me" affermò lui sollevando fra le dita la ciocca di capelli che le copriva la piccola ferita prima di lasciargliela ricadere sul petto, appena celato sotto la leggera veste da camera. Il cuore di Lalia prese a palpitare a un'ondata di calore le infiammò il corpo. Morgan s'inginocchiò lentamente davanti a lei e le affondò le mani fra i capelli, mentre la guardava negli occhi per un lungo, silenzioso momento. Poi avvicinò la bocca alla sua.


Dalla stessa Autrice: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/08/i-misteri-di-wulfdale-di-patricia-f.html



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