Trama: Inghilterra, 1818: che cosa nasconde dietro il carattere scostante e misterioso Sebastian Penhurst, il Conte Maledetto, che abita in un castello arroccato su una scogliera della Cornovaglia, tetro e sinistro come il suo padrone? Il responsabile della morte dello zio e del fratello, come tutti sospettano, o semplicemente un essere schivo, al quale Prudence, giovane scrittrice, si ispira per i suoi romanzi gotici, perché ha intuito che sotto quella dura scorza si celano un animo nobile, un uomo affascinante e una natura calda e appassionata, tutta da scoprire?
Commento di Lunaria: un romanzo entusiasmante e tra i migliori che ho letto nel genere Rosa Ottocentesco! L'ho letto tutto d'un fiato (una mole non indifferente: 308 pagine!) sognando ad occhi aperti pagina dopo pagina... L'Autrice si è ispirata alla tradizione del romanzo Gotico ottocentesco, e i riferimenti a Walpole e Ann Radcliffe sono disseminati per tutto il libro, cominciando dalla lugubre abbazia, dimora dei tormentati e foschi Ravenscar (che sono guardati con sospetto e timore da tutto il paese...), che accende i desideri d'avventura di Prudence (quasi proto-femminista nel suo rifiutarsi di fare la gatta morta svenevole per sedurre gli uomini, preferendo dedicarsi alla scrittura e lettura...) per finire con il protagonista maschile, Sebastian, bello e tormentato, e che nasconde foschi segreti esattamente come il Montoni dei "Misteri di Udolpho"...
Tra dicerie su spettri e omicidi, rapimenti e intrighi, "Luci e Tenebre" è un romanzo che farà sognare tutte le lettrici che hanno come sex symbol Byron e fantasticano di amplessi negli anfratti di castelli e abbazie diroccate...
Davvero bollenti le scene erotiche, esplicite, tra Prudence e Sebastian che fanno l'amore dentro l'abbazia o in grotte a strapiombo sul mare...
Gli stralci più belli:
"Autunno 1818, Cornovaglia, Inghilterra
Il vento ululava. Le imposte sbattevano. Millicent svenne. Il fantasma si sollevò, visione raggelante, incombendo sul corpo di lei disteso per terra...
"Perdinci!", borbottò Prudence sollevando gli occhiali che le erano scivolati sul naso e fissando con espressione sorpresa il foglio che aveva davanti. La sua eroina sveniva troppo spesso e il fantasma assomigliava troppo all'apparizione del suo primo libro "Il misterioso Alphonse". La sua seconda fatica letteraria non stava procedendo bene. Aveva bisogno di un'ispirazione, pensò Prudence sospirando e guardando oltre i vetri della finestra verso la fonte primaria di ogni suo impulso creativo: Wolfinger Abbey. D'accordo i romanzi di miss Radcliffe le avevano infuso il coraggio per iniziare a scrivere, ma era l'abbazia che alimentava la sua creatività. Wolfinger Abbey si ergeva in cima alla scogliera, avvolta nella nebbia, cupo e minaccioso gigante di pietra grigia che si stagliava contro il cielo livido, dimora per secoli dei conti di Ravenscar. Quali segreti custodiva? Prudence se lo era chiesto fin da bambina, quando aveva inventato racconti di morte e distruzione, di passioni e delitti ambientati fra le mura dell'abbazia. Correva voce che nei suoi sotterranei ci fosse un dedalo di gallerie, usate in passato da banditi e contrabbandieri. Con suo disappunto, Prudence non aveva però mai trovato lo sbocco di nessuna di queste. Prudence e gli altri bambini del villaggio si erano sfidati spesso a oltrepassare i minacciosi portoni o a entrare nel cimitero dove erano sepolti i monaci che un tempo avevano vissuto nell'abbazia. [...] era deserta da tempo [...] rimaneva, antica e imponente sentinella gotica. Come menhir immutabile teneva gelosamente racchiusi a sé i suoi misteri e attendeva con pazienza sangue nuovo. Alcuni sostenevano che fosse abitata dai fantasmi dei marinai che erano morti naufragando contro gli scogli sottostanti. Altri dicevano che fosse maledetta dal sangue malvagio dei Ravenscar che vi avevano abitato..."
"Prudence era una donna complessa e imprevedibile. Troppe cose in lei lo affascinavano, dalle macchie di inchiostro sulle dita, al suo modo di guardarlo negli occhi, schietto e deciso, ma che gli riscaldava qualcosa dentro, qualcosa che era rimasto freddo per molto tempo..."
"Prudence avvertì un insolito calore pervaderle il corpo e lo attribuì allo sguardo penetrante degli occhi grigi di Ravenscar, che la squadravano da capo a piedi. Troppo occupata con il suo lavoro e con le sue responsabilità familiari, non aveva mai pensato al proprio corpo, a parte coprirlo, nutrirlo, farlo riposare quando era affaticato. (...) In quell'istante ogni centimetro della sua pelle sembrava vibrare di calore e di ricettività. Il suo cuore batteva forte, il respiro era affannato e lei avvertiva strane sensazioni in parti del corpo che non aveva mai osato considerare. Per un attimo le sembrò di essere una delle eroine dei suoi romanzi. Come quelle giovani donne appassionate, stava fremendo sotto lo sguardo dell'uomo più bello e affascinante che avesse mai conosciuto."
"Ravenscar incombeva sopra di lei, bruno e imponente, l'uomo più virile che Prudence avesse mai incontrato. Poteva avvertire il calore che emanava il suo corpo, sentire il profumo della sua pelle, lievemente muschiato, che faceva pensare a passaggi segreti e ad angoli nascosti (...) Il conte di Ravenscar, l'uomo dei suoi sogni, si stava chinando verso di lei. Era più di tutto quello che avesse mai immaginato. Con un sospiro Prudence sollevò una mano, gliel'affondò nei capelli neri e lo attirò verso di sé. Le loro labbra si incontrarono (...) Ogni fibra del suo essere vibrava e ardeva per Ravenscar. Poi la lingua di lui, calda, umida, eccitante, le sfiorò le labbra.
"Apri la bocca per me, Prudence", mormorò Ravenscar. "Prudence trattenne il respiro, mentre lui le faceva scivolare giù la manica a sbuffo dell'abito da sera e si chinava a baciarle la pelle nuda. Colta da un senso di vertigine, Prudence non trovò la forza né la volonta di protestare. Allorché sentì la bocca di Ravenscar sulla nuca, ebbe l'impressione che tutte le sue terminazioni nervose facessero centro in quel punto. (...) Mani calde e forti le circondarono la vita, sorreggendola e stringendola contro un corpo solido e forte e prepotentemente virile."
"Siamo arrivati, milord", annunciò Morley, mentre un altro lampo tornava a illuminare il gotico splendore di Wolfinger Abbey. Le mura grigie si stagliarono contro il cielo nero, mentre le finestre a ogiva sembravano ammiccare verso Prudence come occhi invitanti. (...) Il bagliore dei lampi illuminò i prominenti doccioni del tetto e le lapidi del vicino cimitero, ma all'interno dell'enorme edificio non si scorgeva una luce. Come un'immensa tomba, l'abbazia sembrava aspettare di chiuderli dentro di sé per sempre"
"Tenendole le mani sulle spalle, l'attirò contro di sé. "Pru, diletta Pru", le bisbigliò prima di chinarsi a baciarla. La sua pelle era come seta, il corpo era caldo e cedevole, la sua bocca era dolce e arrendevole. (...) Sebastian avvicinò la mano al fulcro palpitante della sua femminilità in attesa e quando la sentì fremere e gemere e fu certo che era pronta a riceverlo, penetrò in lei con delicata lentezza, ignorando l'ansia del proprio desiderio. (...) Poi non riuscì a pensare ad altro che a farla sua. Completamente. Per sempre. Con gesti esperti riuscì a portarla verso l'apice del piacere."
"Unica fra tutte le donne che aveva conosciuto, Prudence lo aveva fatto sentire completamente se stesso. Fare l'amore con lei era stato come scoprire l'intima essenza del suo essere, che solo lei riusciva a raggiungere."
"Passione, misteriosa e profonda passione. Ecco che cosa c'era dipinto sul viso di Sebastian. E desiderio. Un desiderio tanto intento da mettere quasi paura. Prudence ricordò il loro primo incontro, quando aveva avvertito la carica erotica di lui come qualcosa di minaccioso e inquietante che l'aveva turbata e attratta. (...) Prudence gli cinse il collo con le braccia e lo attirò contro i suoi seni, ebbra dei baci, delle carezze, del buio, del chiaro di luna, dell'odore dell'oceano. (...) Ebbe la sensazione che sarebbe veramente bruciata o annegata nei tormenti dell'estasi."
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