"La vendetta di Adis" di Anne Hampson (Collezione Harmony)


Trama: "Il tuo destino è stato tracciato dieci anni fa e tu dovrai seguirlo...." dice la chiromante a Julia, diciannovenne bruna bellezza della buona società inglese. E Julia scopre infatti che lo zio l'ha promessa in sposa a un pescatore di spugne greco, in cambio del suo silenzio, quando era ancora una bambina. Vittima di un ricatto sentimentale da parte della famiglia, Julia finirà  davvero prigioniera, per sette mesi all'anno, del misterioso Adis che vive in un'isoletta al largo della Grecia? Il destino è davvero l'inesorabile, inamovibile fato della mitologia? Nessun'altra deità dell'Olimpo avrà pietà di lei?

Commento di Lunaria: "La vendetta di Adis" è uno struggente romanzo Rosa drammatico e intenso, che analizza diversi temi: la diversità di ceto sociale (questa volta, a sessi invertiti: lei è la ricca, proveniente da una famiglia "da cronaca mondana" che vive di lussi, doppiogiochismo, ipocrisia e apparenza, lui è il povero pescatore onesto e dal cuore d'oro che vive in un'isoletta sperduta e del tutto disinteressato alle frivolezze...) l'amore passionale appesantito da concetti distorti di onore, ricatto, vendetta e classismo, il maschilismo delle tradizioni greco-ortodosse, con l'apartheid delle donne, remissive ed incolpate di aver "partorito femmine", la miseria e gli incidenti sul lavoro (pescatori di spugne che muoiono annegati o restano mutilati e storpi...). 

Intensi i dialoghi e le tempeste d'emozioni, tra palpiti e collera, che colpiscono e sconvolgono fino allo spasimo Adis e Julia, in balìa di una passione sfrenata contrastata dai rispettivi ambienti sociali e non solo, perché un terribile fatto di sangue avvenuto decenni prima, quando Julia era ancora una bambina, pesa come un macigno sulla famiglia di Julia, gettando un'ombra inquietante sui personaggi coinvolti... in primis, su Adis.

Un tocco di classe il simbolismo mitologico che permea tutto il romanzo, accostando ad Adis Plutone che rapisce Persefone... cioè Julia\Proserpina... che mangia del (gelato al) melograno, per restare confinata per sette mesi come sua sposa... (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/demetra-e-persefone.html)

Infine, molto suggestive le descrizioni paesaggistiche della Grecia più rurale, tutta oceano cobalto e fenditure aspre, che l'Autrice delinea in tutta la loro bellezza come se fossero acquerelli idilliaci "Ann Radcliffe style" e che fanno venire in mente le poesie di Seferis, Porfiras, Palamàs, Griparis ed Elitis...

Peccato che le scene più sensuali siano state centellinate col contagocce: infatti, l'eros carnale è quasi del tutto assente!

In conclusione: "La vendetta di Adis" è un romanzo Rosa tra passione e tormento, che è riuscito nell'impresa (impossibile) di farmi amare la Grecia e ancor di più, di farmi sospirare per il bel pescatore greco Adis. 

Considerato che per me "Grecia = orrido maschilismo del fetentone aristotele", è praticamente sconvolgente che questa Autrice sia riuscita ad incantarmi così... 


Gli stralci più belli: 

"Credi che quell'uomo attuerà la sua minaccia?", le chiese lui con voce roca. "Ne sono convinta", gli rispose. Tremò al pensiero del nome di quello sconosciuto: Adis... cioè il  Plutone romano, il dio degli Inferi che aveva per moglie l'infelice Proserpina, condannata appunto per un quarto dell'anno a vivere nel mondo delle ombre insieme al suo diabolico sposo. Questi l'aveva strappata al mondo della luce per tenerla prigioniera, attorniata dalle ninfe, nel suo tenebroso dominio. Adesso, un moderno Ade intendeva trascinarlo lontano dalla sua patria per condurla nell'isola di Kalymnos e vendicarsi di un vecchio dramma che non la riguardava!"

"Lo guardò e il lampo grigio dei suoi occhi parve chiedergli che cosa volesse da lei; lui, però, non capì quella tacita domanda [...] Come Proserpina aveva atteso ogni anno, digiuna, il giorno in cui avrebbe lasciato la sua prigione per ritrovarsi nel mondo della luce, così attendeva lei."

"Dopo aver esaminato a lungo i suoi sentimenti, decise che una profonda pietà lo legava a lui, una pietà per il suo antico dolore, per la solitudine e la povertà che lo costringeva a rischiare la vita con un mestiere tanto pericoloso."

"Sposando Adis e venendo a vivere a Kalymnos aveva ubbidito a una sottile e oscura forza, che andava ben al di là della sua tenerezza per Lavinia o del desiderio di salvaguardare le sorti economiche della famiglia."

"Lei cercò di tirarsi indietro per sfuggire a quell'insidiosa dolcezza che la pervadeva di turbamento suo malgrado. Lui si protese verso di lei e la baciò teneramente. Per un attimo lei si divincolò ma, dopo un sospiro tremante, si abbandonò al suo fascino e alla sua tenerezza. Le labbra di Adis erano calde, appassionate, dolci, esigenti e sottilmente persuasive e lei ormai era una sola cosa con lui. Un ardente desiderio reciproco nacque in loro e minacciò di travolgerli... [...] "Mia dolce Kore, mia Julia... Non allontanarti mai più da me, lasciati amare. Sono ormai settimane che scorgo l'amore nei tuoi occhi. Ti ricordi, amore: "Vieni spontaneamente a me e sarà meraviglioso!" Era follia, l'incanto della notte, la bellezza perfetta del paesaggio e il fascino do Adis..."

"Le si avvicinò e la prese fra le braccia. Lei tentò di resistere alla sua stretta, ma lui non la lasciò. Il suo era un bacio troppo possessivo, troppo esigente e lei smise di battersi contro di lui. Adis, con il suo fascino, la dominava, doveva ammetterlo suo malgrado."

"Amarlo avrebbe significato aver continuamente paura e lei non voleva aspettare, aspettare sempre un uomo, che un giorno sarebbe tornato invalido o non sarebbe tornato, sepolto in una terra lontana. No! Non doveva innamorarsene!"

"Tutte quelle immagini erano dominate da una figura centrale alla quale lei non poteva sottrarsi... un uomo chiamato Adis, bello, buono e... crudele come un dio greco."


Le descrizioni dei paesaggi

[...] casette bianche circondate da giardini pieni di fiori: rose, calendule, gerani e ibiscus fiammanti. Oleandri crescevano ovunque, sul ciglio della strada e sulle colline verdeggianti. [...] Le casette immacolate erano disseminate per le colline. Piante di fico e d'arancio spuntavano negli orti e ogni tanto alcuni melograni brillavano tra le siepi di rose selvatiche. C'era un profumo inebriante in quella campagna ben irrigata. L'isola era arida, ed era vero, pensò, scorgendo le cime rocciose esposte alla calura, che si ergevano nude verso il cielo. Però la parte bassa era rigogliosa, con grandi alberi, cipressi, ulivi e palme che presentavano tutte le possibile sfumature di verde. Il contrasto tra le rocce vulcaniche, la costa piena di colori e le acque trasparenti del mar Egeo che si stendevano fino all'orizzonte brumoso, possedeva una bellezza da mozzare il fiato.

Adis si era fermato ad ammirare gli scogli frastagliati di lava che scendevano a picco sul mare, i monti di Kalymnos splendenti al sole, le casupole sulla collina. In lontananza il campanile della chiesa brillava come alabastro e, verso nord, le alture di Leros passavano per tutta la gamma dei colori, dal viola cupo alla sfumatura pallida dei lillà.

In lontananza si ergevano grigi i monti, a formare un semicerchio di terra arida e spaccata intorno al mare cupo.

Il buio era pieno di rumori d'insetti e di profumi esotici. Una miriade di stelle brillava in un cielo di porpora cupo. La luna illuminava le cime dei monti e le colline aride, inondando con la sua morbida luce argentea il mare spumeggiante. 

Su Leros qualche luce filtrava dalle finestre delle case lontane, costruite vicino alla riva. L'elegante campanile della chiesa si stagliava nel suo immacolato candore contro il massiccio vulcanico. Non un alito di vento scuoteva i carrubi del giardino. Le palme e i cipressi del castello si stagliavano contro le mura, investite dal chiarore lunare. Era una notte incantata, una notte per innamorati e lei si avvicinò istintivamente al marito. (...) Lo scrutò al chiaro di luna: nell'ombra, il suo viso concordava perfettamente con il suo nome. Aveva un'espressione quasi crudele, ma da lui emanava un fascino magnetico e lei provò una forte emozione. 


Altro romanzo ambientato in Grecia: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/03/il-ragazzo-della-spiaggia-di-charlotte.html

Approfondimento: LA POESIA GRECA DEL NOVECENTO



Nota di Lunaria: parecchi anni fa, ordinai in biblioteca un'antologia (penso risalente agli anni Sessanta) sulla poesia Greca del Novecento... all'epoca non avevo un pc tutto mio, quindi non potevo fare le fotografie delle copertine e dovevo trascrivere a mano, su dei quadernetti, i libri che mi piacevano... Purtroppo non mi ricordo più che antologia fosse e non ho ancora avuto modo di riordinarla (ammesso che la ritrovino). Comunque ecco qui i poeti che mi erano piaciuti. La letteratura greca antica invece non riesco a leggerla, mi fa venire l'orticaria...

PALAMàS 

Ma qual'è questo camposanto
che rinverdisce sempre e manda luce
e non si lascia ardere da nessun solleone
né devastare da alcun torrente?
Ma qual'è questo camposanto
e chi sono questi inginocchiati Secoli in preghiera,
e qual'è questo camposanto
che ha per morti degli Apolli e per sepolcri Partenoni?

O tre volte nobili rilievi dei sepolcri,
anima antica arsa dalla morte,
incisa sulla ateniese lapide
col cesello dell'aere sacro,
fatemi voi avvolgere il Dolore
nella tunica pudica dell'Armonia
e rinchiudere la sua lacrima
nel vaso d'oro della misura.

PORFIRAS

"Le chiese abbandonate"

Vi sono nelle chiese che diroccano
tristi Madonne, pallide immagini, 
che solo amano i fiori selvatici,
gigli, ciclamini, anemoni, ginestre.
Come incensieri rustici ed effimeri,
sparsi o legati in semplice ghirlanda,
l'anima loro di fiori effondono
bruciando la vita in impalpabile incenso.
Ahi,chi là si reca con fiori selvatici,
s'apre, appena sfiorata, la porta,
ornata tutt'intorno da nidi,
trapunta da erbe dell'oblio.
S'apre la porta com'è solito
aprirla soltanto il vento,
come fosse la Madonna ad aprirla
con impazienza di dolce madre,
vecchia colpita dai lutti, dimenticata
nella deserta capanna ad aspettare
il ritorno di gente di là dal mare
eternamente oscuro e in tempesta.

"Il paese offuscato"

Molte volte nell'ora arcana della sera,
quando giro con l'anima grave dei pensieri,
spesso emerge nella solitudine un incorporeo paese,
un paese silenzioso sempre e sempre offuscato.
Le case sue sono chiuse e son vecchie. Rami
sporgono dai poveri cortili in rovina,
sui muri, sulle soglie spuntano erbe
e di verde muffa sono vestiti i tetti.
Così è. Certe case, forse le ho viste nel triste esilio,
altre qui nel borgo, e altre nell'isola mia,
qualcuna sulla strada in riva al mare in anni felici,
e tutte quante, questo paese intero, mi parlano della mia vita. 
Ah, mentre m'inoltro nei suoi ingrati vincoli a sera,nessuno più esiste per venirmi incontro.
Sono l'unico l'ultimo passante io a traversarle.
Ricordi amore: si spegne la scarsa luce e tramonto.
Lentamente del tutto si spegne. E il paese offuscato
insieme ad essa in silenzio sprofonda a me lontano.
Giro curvo. E ahimé, intorno non mi resta
che notte e tenebre e solitudine senza fine.

GRIPARIS

"Sonno" (qualche verso)

In un giglio candido come rugiada
che quando nella nuova luce, che albeggia,
cielo e terra hanno sollievo,
un lieve spirito venga con un bacio
sui petali a dischiudere la sua alba
e stilli la brina dentro il cuore.

"L'Edera" (qualche verso)

Dell'oscura edera priva di grazia la pena io colgo
e quasi mi sembra che nel mio petto ha le radici
e quasi mi sembra d'essere io lo screpolato muro
che l'oscura edera priva di grazia cinge.
....
Accorrono alle fronde dell'edera funerea
a stormi i passeri ad appollaiarsi
e si ristorano nel placido grembo
dell'ebbrezza di vivere e del sole d'oro.
....
Si spande la notte: e mi vengono intorno uno ad uno
e tutti insieme spinti da lontano
ombre di ombre i ricordi, nella solitudine sconsolata
a recarmi, tristi, falso conforto.
....
Dell'oscura edera priva di grazia la pena io colgo
e quasi mi sembra che nel mio petto ha le radici
e quasi mi sembra d'essere io lo screpolato muro
che l'oscura edera priva di grazia cinge.   

"Dopo La Pioggia" (qualche verso)

Stanotte - la tristezza potente della notte mi svegliò come se alla nostra tristezza avesse pensato - stanotte si sono squarciati i sette cieli
acqua precipitando e diluviando il creato.
Nelle tenebre traboccarono le fonti della tristezza
e dilagarono i trattenuti pianti;
speranza più non resta per nuove albe ancora
nella notte che tu dicesti ultima per noi.

PAPANDONIU

"Donna nel parco" (qualche verso)

Le labbra baciate in altri tempi tiene serrate,
e sopra le foglie secche passa opaca, spenta,
per consolarsi all'unguento della rassegnazione
che nel crepuscolo le porgono i rami feriti dalla pioggia.

 SIKELIANòS

"La civetta" (qualche verso)

Glauco è il Nérito: la quercia che cupa azzurreggia 
non getta ombra sul mare sottostante, immoto;
sul lago stanno assopiti come bianchi fiori anche i
gabbiani. 
Ma lo sparviero sta sospeso su due ali e trema
nell'abisso ceruleo, come tremano le sopracciglia, 
precise, nel soppesare un vergine pensiero.

"John Keats" (qualche verso)

Le rose fiammanti ch'io sparsi sul tuo sepolcro 
e ora Roma ti fa fiorire,
mi indicano i tuoi canti tutti oro, come i corpi
vigorosi e armati visti
in una tomba antica appena aperta e mentre li guardi
intatti
svaniscono per sempre.

MELACHRINòS

"Pretesto di malinconia" (qualche verso)

Dei lauri le foglie son madide
di lieve pioggia da requiem
Un vicino saluto rende loro
il palpito sospeso della goccia.
...
Gli occhi tuoi hanno ombra pesante per il sonno
e piangono nella mia anima. Mi consumo.
Il crepuscolo ha sì prolungato le ombre 
da riassorbire il dolore dell'esilio.
Per far venire autunno agli alberi
disperdo l'anima mia per sogni loro.
Ora respira a fatica il ricordo che amareggia,
come un fantasma di vecchi tramonti.

KAVAFIS 

"Quanto puoi"

E se non puoi rendere la tua vita come la vuoi,
questo almeno devi tentare quanto puoi: non umiliarla
nei frequenti contatti con la gente, nei frequenti gesti e discorsi.
Non avvilirla portandola
di qua e di là spesso ed esponendola
alla sciocchezza quotidiana
dei commerci e delle relazioni
fino a rendertela importuna come d'un altro.

PANAIOTOPULOS

"Sei versi sentimentali"

Oggi la notte ha tanto la mia tristezza reso lieve
da farmi credere che sto di fronte al tuo arcano letto,
e tutt'intero respirare la rosa del tuo amore che veglia,
e diventare gentile quanto la tua esile vaghezza,
e sull'inesprimibile fiore sublime del tuo corpo
chinarmi per addormentarmi e perire.

PAPAZONIS

"If only"

Oh, se mai venisse il tempo
di isolarci su una lontana spiaggia
e ciò colmasse tutti i paurosi vuoti della vita
e della notte, tutti i conflitti
con l'Ignoto e il Cupo - questo appena
basterebbe a risolvere
tutti i misteri angosciosi.
Se il cospetto appena di un cielo nuvoloso
d'autunno che reca nuova trasparenza
ai ciottoli del mare,
(quel verde chiaro da occhi di Ninfa...)
bastasse a coprire la vita intera
- questo soltanto sarebbe già la felicità. -
Quando per un solo attimo,
uomo sfuggito all'intrico del tumulto,
ti sentirai immateriale ed asserenato,
certo che questo durerà
e che un'ora dopo al tuo lato
non s'insinuerà la Sirena a turbare
la trasparenza dei ciottoli - questo appena
certezza, sarebbe già la felicità.
Ma la sua voce già perviene da Nord, da Sud,
da Oriente e da Ponente. Fa rombare
ogni orizzonte. Arriva da ogni lato
con la sostanza della pioggia o del vento.
Con la schiuma delle onde. L'universo e l'anima dell'uomo
sono imbevuti di questa voce. Venga alfine.
Non è ancora giunto il tempo della Morte.

 SEFERIS

"XIX"

E se il vento soffia non ci rinfresca
e l'ombra rimane stretta sotto i cipressi
e tutt'intorno una salita verso i monti;
ci pesano
gli amici che non sanno più come morire.

"Euripide, Ateniese"

Invecchiò tra l'incendio di Troia,
e le latomie di Sicilia.
Gli piacevano le grotte sulla spiaggia e i disegni del mare.
Vide le vene degli uomini
come rete degli dèi fatta a catturarci come belve;
tentò di traforarla.
Era rude, i suoi amici erano pochi;
venne giorno che fu sbranato dai cani.

 ANDONIU

"Alla nostra arte silente s'addice" (qualche verso)

Alla nostra arte silente s'addice questa notte
sulla frantumata superficie.
Ci sollevammo così vincendo l'abisso,
scoprendo il grido e dandogli consistenza
in una semplice e serena narrazione.
Lontano nel deserto del suo udito
chi attende l'arte nostra per vincere tutto questo?
Chi coglie i frantumi dei mondi
della tormentata epidermide della terra?
Chi salirà per misurare la profondità, conscio di lasciar perdere nell'abisso un fiore di semplicità?

"Lettera alla primavera dell'Attica" (qualche verso)

Quando ci avviamo sicuri dello scacco
consideriamo forse cos'è che ci fa cadere
e poi cos'è che ci porta a far fiorire la caduta?
Prima di salpare l'ultima volta, dicevamo:
come consumerai tanta strada con una rosa al cuore?
- Resistendo unicamente al ricordo del passato? -

 MATSAS

"Sonno II"

Emergesti dal fondo del sonno
con stelle e conchiglie nelle palme,
con la cupa frescura dei mari negli occhi.
Mentre li schiudi voglio io per primo cogliere
il loro sguardo: chissà se riuscirò a carpire,
prima ch'esso svanisca, il senso del mondo
che ti ha trattenuto la notte intera.

GATSOS

"Amorgos" (qualche verso)

Lo so sulle tue labbra il fulmine ha scritto il suo nome
lo so nei tuoi occhi un'aquila ha costruito il nido
ma qui sull'umida riva è una sola strada
una strada ingannevole per cui devi passare
devi immergerti nel sangue prima che il tempo ti sorprenda
e passare oltre e raggiungere i tuoi compagni
fiori uccelli e cervi
....
e il tuo cuore tenga fermo
e la lacrima del dolore non stilli su questa terra
inesorabile
com'è stillata una volta sul diaccio deserto la lacrima
del pinguino
a nulla serve il lamento
la vita sarà uguale ovunque anche col sonaglio del 
serpente nel paese degli spettri.

THEMELIS

"Il primo risveglio II - Sorge un nuovo sole -" (qualche verso)

Come i defunti nel sentire la voce...
(E come mettere insieme le ossa disperse
in giardini deserti, cimiteri.
Dove trovare gli occhi di prima spenti...) 
....
Gli oggetti sono come di cristallo.
Danno riflessi, non possono parlare,
o spostarsi nello spazio.

Non hanno un nome, non hanno sangue.

Bramano il tuo sangue, la tua voce
per ottenere una eco,  rispondere.

ELITIS

"Marina degli scogli" (qualche verso)

Hai un sapore di tempesta sulle labbra - ma dove vagavi
tutto il giorno tra i duri sogni della pietra e del mare
un vento d'acquile ha spogliato i colli
fino all'osso ha scarnito il tuo desiderio
e le pupille dei tuoi occhi han preso la clava della 
chimera
rigando di spuma la memoria!
....
Ma dove vagavi 
tutta la notte tra i duri sogni della pietra e del mare
ti chiedevo di contare nell'acqua nuda i suoi giorni
luminosi
di godere supina l'alba delle cose
o di errare per gialle vallate
come un trifoglio di luce sul petto eroina di giambo.
Hai un sapore di tempesta sulle labbra
e una veste vermiglia come il sangue
nell'oro profondo dell'estate
e il profumo dei giacinti.

VARVITSIOTIS

"Morirono prima i fiori" (qualche verso)

Morirono prima i fiori poi moristi tu, padre.
Lasciasti solo una mano in nostra compagnia,
sospesa, triste, come ramo di mandorlo, inaridito.
Lasciasti una mano a carezzare ancora un po' la luce,
a riscaldare con l'ultimo sangue la nostra diaccia notte.
....
Ma non ti sento affatto parlare...
Rispondimi, parlami alfine senza parole,
come parla il mare nell'ora più calma
come parla la brezza alle fronde dell'albero,
come parla la nuvola alla sorella più celeste.
Neanche adesso ti sento parlare...
Solo la tua mano che resta ancora lì,
sospesa, triste, atteggiata nel suo supremo pallore
ci segue ovunque come sorriso di compassione,
come stella unica nella notturna nebbia,
eppure no, non voglio più nulla sentire.
Ora so il tuo profondo messaggio senza parole,
senza vani segni e allusioni,
con la tua implacabile semplicità so cosa intendi dirmi.


GRUPPI GRECI CHE MI PIACCIONO:

EN-GARDE (Gothic Metal) 



NECROMANTIA (Black Metal)



ASTARTE (Melodic Black Metal)



AGATUS (Sympho Black Metal)


KAWIR (Pagan Folk Black Metal)



 Altre band dalla Grecia: 










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