"L'amore di tutta la vita" di Luciana Peverelli (1939)



Trama: Riccardo, un giovane dal basso status sociale, deve a Roberta tutto: lei lo ama da tanti anni e sopperisce alle sua povertà. Un giorno, però, Riccardo incontra la giovane e frivola Mirella, detta Miri, figlia di un ricchissimo ingegnere; la ragazza, appena scesa dal treno, scambia Riccardo per suo cugino Giovanni, tanto da dargli un bacio sulla guancia; Riccardo è turbato ma si sente anche attratto da quella fanciulla così viziata e ricca, tanto che intreccerà con lei una relazione, e di colpo cambierà status sociale: adesso è ricco e affermato, grazie a Miri, che lo ama come si ama un balocco; Riccardo lascerà Roberta, che tuttavia non si rassegna, pur accettando di essere stata messa da parte. Durante una gita in montagna, quando Riccardo viene a sapere che il padre di Mirella si è invaghito proprio di Roberta e che qualcuno sostiene che lei sia rimasta uccisa cadendo in un crepaccio, il giovane, devastato dal senso di colpa, si rende conto di amare perdutamente Roberta... sarà ancora in tempo per ricominciare il grande amore della sua vita?


Commento di Lunaria: Storia interessante di un "triangolo amoroso" anche se oggigiorno questo genere di romanzi sentimentali, così "puritani", dove non si va oltre il castissimo bacio sulla guancia, risultano anacronistici e difficilmente attraggono le lettrici di Rosa moderni... Tuttavia, ero molto curiosa di leggere Luciana Peverelli, essendo stata considerata insieme a Mura, https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/05/mura.html la rivale di Liala... https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/02/le-copertine-dei-romanzi-di-liala.html







Gli stralci più belli:

"Così, come fanno tutti gli uomini quando hanno torto, egli prendeva l'offensiva: accusava invece di difendersi: giustificava se stesso attribuendo a lei la colpa del mutamento avvenuto nel suo cuore. La lasciò bruscamente in mezzo alla strada: si allontanò quasi correndo, come per impedire che ella lo raggiungesse. Ma questo non gli diede alcun sollievo: anzi un tormentoso senso di oppressione del quale, ancora, diede colpa a lei, segretamente. Roberta ritornò a casa, lentamente, annientata, con l'atroce sensazione che tutto ormai fosse inutile. Dieci anni di vita quasi in comune potevano dunque essere distrutti, cancellati da poche frasi, da un gesto scortese? Cose inafferrabili, inesistenti, che spezzavano una vita, che facevano morire in un istante tutto un passato."

"Roberta prosegue il cammino che scende al paese, (...) si arrampica su per la foresta di pini, silenziosa e bianca, paradiso di solitudine. Si butta sulla neve, e piange, piange disperatamente. (...) E perché indugia ancora lì, in quel paese, dove la sua presenza è diventata inutile? Oh, Roberta lo sa, perché indugia lì (...) lì tutto le è amico: le grandi montagne bianche, l'aria che le arrossa le guance, i pini che ora l'accolgono nel cerchio delle loro braccia candide, la solitudine, e la libertà, e quel senso di ineluttabile, di immenso, di misterioso, di grandioso che le cime inviolate ispirano e in confronto al quale, piccole e meschine appaiono tutte le vicende umane."


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