Trama: Grace e Sam non si sono mai parlati, ma da sempre si prendono cura l'uno dell'altra. Non si conoscono, eppure lei rischierebbe la vita per lui e lui per lei. Perché Grace, fin da piccola, sorveglia i lupi che vivono nel bosco dietro casa sua, e in particolare uno dotato di magnetici occhi gialli, che negli anni è diventato il suo lupo. E perché Sam da quando era un bambino vive una doppia vita: lupo d'inverno, umano d'estate. Il caldo gli regala pochi preziosissimi mesi da essere umano prima che il freddo lo trasformi di nuovo. Grace e Sam ancora non si conoscono, ma tutto è destinato a cambiare: un ragazzo è stato ucciso proprio dai lupi, e nella piccola città in cui vive Grace monta il panico, e si scatena la caccia al branco. Grace corre nel bosco per salvare il suo lupo e trova un ragazzo solo, ferito, smarrito, con due magnetici occhi gialli. Non ha dubbi su chi sia, né su ciò che deve fare. Perché Grace e Sam da sempre si prendono cura l'uno dell'altro, e adesso hanno una sola, breve stagione per stare insieme prima che il gelo torni e si porti via Sam un'altra volta. Forse per sempre.
Commento di Lunaria: Il Licantropo, a differenza del Vampiro, non ha mai goduto di immensa fama letteraria e cinematografica; a me invece è sempre piaciuto di più e devo dire che tra tutti gli Urban Fantasy che ho letto, in particolare con protagonisti Licantropi, "Shiver" è in assoluto il migliore.
Certo, le persone critiche verso il genere diranno che è la solita minestra riscaldata, ad uso e consumo delle ragazzine, con tutti gli stereotipi del genere (protagonisti teen ager, genitori assenti, scene ambientate a scuola, primi baci e "prima volta", amore contrastato da una figura malvagia che vuole separare i due innamorati) ma "Shiver" non vuole essere nient'altro che quello che è: un Urban Fantasy sulla falsariga di "Twilight" e scritto pure meglio perché più scorrevole e senza troppi intoppi (viene subito al dunque senza perdersi in lungaggini).
I paesaggi artici e nevosi (per tutto il romanzo troverete solo gelo e neve) mi hanno fatto venire in mente "Zanna Bianca"; l'originalità della licantropia "shiveriana" è data dal fatto che i licantropi si trasformano a causa del freddo, non a causa della luna.
Oltre alle belle descrizioni del bosco innevato e a qualche citazione poetica presa da Rilke, ci trovate anche tanti odori, perché l'Autrice per enfatizzare la vena licantropica che permea il tutto ha pensato bene di metterci molte scene "olfattive".
Insomma, "Shiver" è un romanzo molto consigliato se vi piace il genere; rispetto a "Dark Divine" (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/04/recensione-dark-divine.html) e "Dark Love" (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2019/04/recensione-dark-love.html) che furono delle delusioni (almeno, per me), "Shiver" è molto più intrigante.
N.B: Il seguito è "Deeper", che spero di finire prima di essere spazzata via dalla Terza Guerra Mondiale.
Purtroppo "Shiver" l'ho trovato con la copertina rovinata e ho dovuto rimediare cercando di renderla più somigliante alla versione originale
La vera immagine di copertina è questa
Nelle versioni estere, però, hanno usato questa, che rende molto bene il concept che troverete:
Gli stralci più belli:
"Ma a parte il silenzio non c'era altro. E in quel silenzio, l'odore del bosco s'insinuò sottopelle e mi fece pensare a lui. Aghi di pino calpestati e terra umida e legno bruciato. (...) Tornai in casa giusto il tempo di mettermi le scarpe, e poi mi rituffai nella fresca giornata autunnale. La brezza pungente portava con sé la promessa dell'inverno; il sole però splendeva alto, e sotto il tetto degli alberi l'aria era tiepida del ricordo dei giorni caldi ancora così vicini. Attorno a me, le foglie morivano nei clamori del rosso e dell'arancione; i corvi conversavano gracchiando, una colonna sonora spiacevole e troppo forte. Non mi ero ma addentrata così tanto nel bosco da quando a undici anni mi ero svegliata circondata dai lupi, ma stranamente non avevo paura."
"Quella notte ero sdraiata nel letto a fissare la finestra; avevo lasciato le veneziane sollevate in modo da vedere il cielo notturno. Le migliaia di stelle luminose mi perforavano i sensi, ed ero tormentata dal desiderio. Avrei potuto rimanere a fissare le stelle per ore; sembravano infinite, e il modo intenso con cui brillavano sollecitava quella parte di me che durante il giorno ignoravo. Fuori, nel profondo del bosco, sentii un gemito forte e lungo, seguito poi da un altro, quando i lupi iniziarono a ululare. Si aggiunsero altre voci, alcune basse e cantilenanti, alcune alte e brevi, un coro bellissimo e sinistro. Riconobbi l'ululato del mio lupo: il suo tono corposo si ergeva sopra gli altri, come se mi implorasse di ascoltarlo. Il cuore mi faceva male, perché da un lato voleva che la smettessero e dall'altro che continuassero per sempre. Mi immaginavo insieme a loro nel bosco dorato, a guardarli reclinare la testa e ululare sotto un cielo di stelle infinite. Scacciai una lacrima, sentendomi stupida e infelice, ma non mi addormentai prima che ogni singolo lupo non smise di ululare."
"Una folata di vento freddo gli sollevò i capelli e gli fece vorticare intorno una raffica di splendenti foglie dorate. Spalancò le braccia, in modo che le foglie gli cadessero nelle mani. Era un angelo nero in un eterno bosco d'autunno. "Lo sapevi che per ognuna che afferri guadagni un giorno di felicità?"
"Sam mi diede la mano; la sua stretta era decisa e la sua pelle calda nell'aria fresca dell'autunno. I suoi occhi mi scrutavano, grandi e luminescenti, nel bagliore del pomeriggio, e per un attimo rimasi intrappolata nel suo sguardo e ripensai a quegli stessi occhi che mi scrutavano dal muso di un lupo. (...) E parte di me, la parte che soffriva per la perdita quando di notte sentiva i lupi ululare, mi stava implorando di seguire l'odore appena percettibile del branco."
"Fissai il quadrato di notte attraverso la finestra, persa nel ricordo di Sam in forma di lupo. Il branco girava attorno a me, lingue e zanne, ringhi e scatti. Un lupo era rimasto indietro, la gorgiera ricoperta di ghiaccio, e mentre guardava me nella neve tremava. Distesa nel gelo, sotto un cielo bianco che diventava nero, tenevo gli occhi fissi su di lui. Era bellissimo: selvaggio e tenebroso, gli occhi gialli colmi di una complessità che non potevo nemmeno lontanamente immaginare. Ed emanava lo stesso odore degli altri lupi: un odore corposo, selvatico, di muschio. Anche adesso, lì nella mia stanza, potevo sentirgli addosso l'odore di lupo, anche se indossava un camice da medico e una nuova pelle."
"Ogni contatto ritardava l'inizio dell'inverno. Per farmi capire che avevo ragione, Grace si avvicinò a me, scalciò le coperte tra me e lei e premette la bocca contro la mia. Lasciai che dischiudesse le mie labbra e sospirai, assaggiando il suo respiro. (...) Sentimmo i lupi ululare fuori dalla finestra, quelli che non si erano trasformati. O che non si sarebbero trasformati mai più."
"Era così facile dimenticare la violenza primordiale del mio mondo quando ero in forma umana, al sicuro nel letto di Grace. Era facile vederci come probabilmente ci vedeva lei: fantasmi nel bosco, silenziosi, magici."
"I pensieri erano scivolosi e sfuggenti, piste lievi nel vento ghiacciato, troppo lontani perché riuscissi ad afferrarli. (...) La guardavo. Una parte di me voleva andare da lei, ma l'istinto mi dissuadeva. Il desiderio accese un pensiero, che a sua volta accese il ricordo del bosco dorato, giorni che mi fluttuavano attorno e che cadevano, giorni che giacevano immobili e accartocciati a terra. (...) Alla fine, la notte strisciò su tutto il cortile, allungando le ombre, trascinando fuori dalla boscaglia, fino a che il mondo intero non ne fu ricoperto."
"La guardavo. Ero un fantasma nel bosco, silenzioso, immobile, freddo. Ero l'inverno incarnato, il vento gelido in forma fisica. Stavo al limitare del bosco, dove gli alberi si fanno più radi e profumano l'aria; soprattutto odori morti, considerata la stagione. Il morso delle conifere, il muschio del lupo, la dolcezza di lei, nient'altro da annusare. Rimase sulla soglia il tempo di alcuni respiri. Aveva il viso rivolto verso gli alberi, ma io ero invisibile, intangibile, nient'altro che occhi nel bosco. La brezza intermittente continuava a portarmi il suo profumo, ancora e ancora, cantando in un'altra lingua di ricordi appartenenti a un'altra forma."
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