"Priorità assoluta" di Susan Kearney (Harmony Emozioni)
Trama: Jasmine Ross è una bella donna, capelli biondi e occhi di un verde intenso, ma ha un difetto: è terribilmente testarda. E questa volta rischia di cacciarsi in guai molto seri. Infatti ha finalmente scoperto l'identità del padre che cerca da tanti anni e non indugia un attimo a recarsi all'indirizzo incriminato. Ad aprirle la porta, però, è un uomo che prima le comunica la morte prematura del padre e poi comincia a tempestarla di domande. Ma chi è questo giovane dal fascino enigmatico? E che cosa vuole da lei?
Commento di Lunaria: "Priorità Assoluta" di Susan Kearney è un discreto romanzo giallo a tinte soft. Fugaci e sintetiche le scene d'amore tra i due protagonisti, non particolarmente descritti e con poca complessità psicologica, anche se c'è qualche buon momento thriller che crea la tensione, specialmente nei primi capitoli; un paio di colpi di scena apprezzabili rendono comunque la trama nella media e di piacevole lettura, anche se come romanzo non è particolarmente curato, nei dialoghi o nello svolgimento.
Gli stralci più belli:
Jasmine continuava a rigirarsi nel letto della camera che le aveva assegnato Rand, senza riuscire a prendere sonno. Era troppo tesa, aveva troppi pensieri per la testa. E forse era anche quella casa, troppo cupa, troppo misteriosa, che le impediva di abbandonarsi [...] Ad un tratto qualcuno ruotò la maniglia della porta ed entrò, avvicinandosi al letto a passo lento. Il parquet scricchiolò leggermente. Jasmine rimase immobile, paralizzata dalla paura. Nel buio completo, riusciva a intravedere appena una sagoma confusa. Il cuore le batteva così forte da impedirle di gridare.
*
Cosa le nascondeva quell'uomo? Se fosse stato lui a rispedire al mittente la lettera, pochi giorni prima, grazie ad essa sarebbe potuto risalire al suo indirizzo e dare fuoco alla sua casa, per bruciarla viva. [...] Più andava avanti con quelle congetture, più sentiva un senso di angoscia impadronirsi di lei.
*
Prima il biglietto, adesso la chiave: com'era possibile che a Moore House gli oggetti sparissero a quel modo? Era lei che stava diventando paranoica o esisteva davvero un ladro invisibile il cui scopo era terrorizzarla?
"Tuttobrivido" di Tess Gerritsen (Harmony Intrigue)
Trama: Sola in Europa alla ricerca del marito di cui ha perso le tracce e che tutti giudicano ormai morto, Sarah Fontaine è finita dritta in un covo di spie, controspie e assassini a sangue freddo, con la CIA alle calcagna e tanti indizi che la conducono dal marito che in realtà ha più di un'identità... In questo suo peregrinare le si affianca Nick O'Hara che la salva da tutti i pericoli tranne da quello di innamorarsi di lui...
Commento critico di Lunaria: Avevo già recensito un romanzo di spionaggio
http://recensioniromanzirosa.blogspot.it/2017/08/blog-post.html
ma devo dire che "Tuttobrivido" di Tess Gerritsen è decisamente superiore su tutti i livelli! è sicuramente uno dei migliori Harmony Intrigue che ho letto. Il ritmo è scattante, tesissimo, come la suspence, distillata praticamente ad ogni pagina, con un succedersi ininterrotto di colpi di scena fino al finale tutto azione e davvero all'ultimo respiro. Pochissime le scene d'amore ma in questo caso non è un difetto perché la vicenda è davvero intrigante e ha un veloce "taglio cinematografico" adrenalitico che la rende quasi palpabile e "sempre in corsa", come anche la passione erotica che sboccia tra i due protagonisti, che per tutta la vicenda non hanno neanche un attimo di respiro! Ottime le caratterizzazioni psico-fisiche dei personaggi, e i loro desideri, dolori, vicende passate; personaggi mai banali e mai stereotipati pur dividendosi, per forza di cose, in "buoni e cattivi" ma con un certo spessore psicologico dietro che li rende tutti ben descritti. Più di una volta ho fatto fatica a "smettere di leggerlo" perché ero davvero curiosa di leggere un capitolo dietro l'altro, essendo così ben narrato e raccontato, sa tenere desta l'attenzione della lettrice. Il libro è del 1987 e in Italia è uscito nel 1988, quindi è di difficile reperibilità oggigiorno, eppure ne vale davvero la pena.
Qualche stralcio del libro:
"L'aria profumava di fiori. Sull'erba ai piedi di Sarah giaceva un mucchio di garofani, gladioli e gigli. Per il resto della sua vita quel profumo l'avrebbe fatta star male ricordandole quella collina e quella distesa verde punteggiata di lapidi di marmo, e la foschia che aleggiava sulla valle sottostante. Tutto il resto, le parole del celebrante, la stretta della mano di Abby intorno al suo braccio, persino le gocce di umidità sul viso, lo sentiva appena: era solo la cornice del suo dolore [...] Attraverso la foschia si vedeva una pallida pennellata rosa. E il dolore tornò più lancinante: era di nuovo primavera, di nuovo i ciliegi erano in fiore, ma Geoffrey non li avrebbe visti.
*
Era nel mezzo della stanza quando se ne rese conto: c'era un vuoto nella libreria. La fotografia del suo matrimonio non c'era più. Non riuscì a reprimere un grido di rabbia. Per la prima volta da quando era entrata in casa sentì con intensità il senso di violazione, di invasione del suo territorio.
*
"Pronto?", disse.
"Vieni da me, Sarah. Ti amo."
Il grido le si strozzò in gola. La stanza cominciò a girarle intorno. Allungò un braccio per cercare un appiglio. Il ricevitore le sfuggì di mano e cadde al suolo. Sentì una voce che gridava "è impossibile! Geoffrey è morto!" Poi si rese conto che era la sua stessa voce [...] Tutto ciò che era accaduto nelle due settimane precedenti svanì come un incubo alle prime luci del giorno. Non era stata realtà. La voce che aveva appena sentito, quella era la realtà. E Geoffrey era vivo.
*
"Credi che Geoffrey sia vivo, vero?", mormorò lei.
"Credo di sì."
Lei guardò le loro mani intrecciate sul tavolo. "Non ho mai creduto che fosse morto", sussurrò.
"Adesso che sai, che cosa provi per lui?"
"Non lo so... non so più... Per tutto questo tempo, mi sono fidata di lui, ho creduto in lui. Tu penserai che sono stata ingenua, e forse è vero. Ma se hai trentadue anni e non sei molto carina, quando un uomo ti dice che ti ama tu non chiedi di meglio che credergli."
*
Sarah gridò. Un attimo dopo un proiettile colpì il finestrino della Ford e li costrinse entrambi a gettarsi a terra [...] Come un animale braccato Sarah schizzò incespicando in direzione della MG. Altri proiettili spaccarono la vetrina di un negozio [...] Paralizzata dal terrore Sarah si trovò a guardare in faccia l'assassino attraverso i finestrini [...] Ipnotizzata da quel sorriso di teschio Sarah ebbe solo una vaga percezione dell'ostacolo.
*
"Non chiedermi niente. Abbracciami forte, fammi dimenticare. Voglio dimenticare."
"Sì", disse lui prendendole il viso tra le mani. "Ti farò dimenticare tutto."
Sarah sentì le labbra di Nick su di sé. Le sue dita le accarezzarono il collo e scesero a sbottonare la camicetta [...] Sarah vide solo il suo profilo disegnato dalle luci intermittenti delle insegne al neon. Era un'ombra librata su di lei, un'ombra che si materializzò quando i loro corpi s'incontrarono e le loro bocche si trovarono.
*
"Lei potrebbe non uscire viva da questa ricerca. Se ne rende conto, vero?"
Sarah rabbrividì. "Sto sopravvivendo a malapena, adesso. Vivo nel terrore e continuo a chiedermi quando verrà la fine e se sarà dolorosa. Con Eva hanno usato un coltello."
*
[...] Sarah si lasciò cadere sul sedile mentre sentiva la voce di Nick che gridava il suo nome. Si sentì mancare le forze. Era un animale braccato: la CIA le dava la caccia. Magus le dava la caccia. In qualunque direzione fosse fuggita, sarebbe finita nella rete di qualcuno dei cacciatori.
*
Protetta dal suo braccio Sarah percorse il corridoio e cominciò a scendere le scale. Quando poterono vedere l'ingresso Nick si fermò di colpo. Ai piedi della ripida scala una macchia scura di sangue stava inzuppando il tappeto azzurro, e riversa sul pavimento, i capelli intrisi di sangue, giaceva Corrie. Un'ombra si stagliò sul muro dell'ingresso. Qualcuno stava camminando nel soggiorno. Poi l'ombra divenne più grande: lo sconosciuto si stava avvicinando alle scale.
*
Non vide l'uomo nell'ingresso finché non fu troppo tardi. Lui si mosse rapido e preciso, come un serpente all'attacco. Sarah si ritrovò in un abbraccio così stretto che le tolse il fiato necessario per strillare. Vide solo una mano guantata e il bagliore di una pistola. [...] Nick cadde all'indietro, come se avesse ricevuto un pugno in pieno petto, mentre un fiore rosso sbocciava sulla sua camicia. Sarah urlò, e continuò ad urlare mentre l'uomo la trascinava verso la porta.
*
Si chinò per farlo e scoprì che sanguinava copiosamente da una caviglia. Doveva essersi tagliata sfondando il vetro. Strano, però: non sentiva alcun dolore. Mentre osservava il proprio sangue come ipnotizzata, udì nuovi rumori: Kronen che tentava di sfondare la porta dell'ufficio. Non aveva tempo da perdere. Scavalcò la finestra. Il vestito le s'impigliò in un vetro rotto: si liberò con uno strattone. [...] Un rumore di legno infranto la costrinse ad agire. Dopotutto ormai la scelta era semplice: una morte rapida o una dolorosa. L'orrore di una caduta e poi il dolce nulla sarebbero stati infinitamente preferibili a una morte lenta tra le mani di Kronen.
*
Le dita di Kronen artigliarono l'apice del tetto. Agghiacciata Sarah vide la sua testa sorgere dall'ardesia come un astro maligno. I loro occhi si incontrarono e lei non vi trovò odio, ma impazienza: era ansioso di vederla morire.
"A qualcuno piace il brivido" di Pamela Kent (Collezione Harmony 1985)
Trama: Rimasta sola al mondo, senza mezzi, Helen lascia Parigi e raggiunge il castello in Cornovaglia dove un amico del padre le ha offerto ospitalità. Il suo benefattore, Roger Trelawnee, sotto i modi bruschi sembra nascondere una grande sensibilità e generosità ed Helen non tarda a subirne il fascino. Ma un mistero circonda l'uomo e la sua splendida dimora. Da che cosa proviene la recente ricchezza di Roger? Perché ci sono notti in cui nei corridoi dell'immenso maniero echeggia un grido? E di chi è il volto che appare di tanto in tanto a una delle finestre dell'ala che dovrebbe essere disabitata?
Commento di Lunaria: "A qualcuno piace il brivido", purtroppo, è un romanzo che non soddisfa pienamente le aspettative di cui è stato caricato nella trama sul retrocopertina. Infatti, a leggere la trama, sembra di trovarsi di fronte ad un romanzo quasi venato di soprannaturale; e questo soprannaturale in quelle 154 pagine è distillato in maniera cosaì rada e discontinua che mentre lo si legge quasi non lo si nota; inizia con le migliori promesse, ma poi si affloscia, come se l'autrice non sapesse bene che strada prendere; non è un giallo, perché non c'è un delitto; c'è qualche sospetto, ma il tutto è descritto in maniera troppo sintetica e scarna. E non perché Pamela Kent non sappia scrivere, al contrario, ma perché si perde dietro dei particolari paesaggistici o di abbigliamento che non aiutano allo sviluppo della trama in senso "misterico" ma neanche "erotico", ma anzi, divagano senza arrivare al punto della questione. Anche la passione amorosa tra Helen e Roger è pressoché inesistente per oltre cento pagine: assistiamo a due miseri baci dati furtivamente! In compenso, per svariati capitoli si va avanti a focalizzarsi su un protagonista del tutto secondario alla vicenda che essendo etichettata come "romanzo rosa" avrebbe dovuto prevedere passione, amore ed eros tra i due protagonisti principali... le cui emozioni sono descritte in maniera molto blanda e sintetica.
Non è scritto male, questo romanzo, ma come facevo notare in ''Un uomo bussa alla porta" http://recensioniromanzirosa.blogspot.it/2017/10/un-uomo-bussa-alla-porta-di-jill-warren.html
è un romanzo rosa atipico: passione erotica inesistente, un bacio che arriva dopo cento e passa pagine, un'attrazione reciproca tra i due protagonisti che è descritta in maniera molto sintetica e sbrigativa... praticamente solo nell'ultimo capitolo! Insomma, si avverte molto un senso di sbilanciamento, come se gli ingredienti che dovevano formare la trama siano stati messi a casaccio e fuori tempo. Peccato, perché gli elementi notevoli che potevano servire ad imbastire una bella storia avvincente c'erano: un castello, un paesaggio suggestivo, un uomo tormentato da un passato difficile e che ha perso un braccio, una donna dalla sensibilità empatica. Solitamente, alcuni autori difettano di bravura linguistica, ma riescono ad imbastire storie avvincenti, pur scrivendo davvero molto male e in modo raffazzonato; in questo libro di Pamela Kent è esattamente il contrario: lei è capace di scrivere, ma la storia è scialba, nel ritmo e nel pathos, tanto che si sarebbe potuta narrare la stessa vicenda in poche pagine di racconto.
Gli stralci più belli: "Quando mio padre si ammalò, volle... volle che le scrivessi." [...] "Capisco perfettamente, signorina Dainton", continuò lui, "e per quanto mi riguarda, lei ha bussato alla porta giusta. Potrà rimanere al castello di Trelawnee fino a quando le piacerà. Anche per il resto della sua vita se lo desidera."
*
La notte li avvolse col profumo delle violette che crescevano tra l'erba, delle felci e del muschio e con l'aroma che, portato dal vento, proveniva dai campi di grano, di mais e d'orzo e dai boschi che circondavano il fiume. Più in basso, si sentiva il rumore delle onde che andavano a infrangersi contro la scogliera. [...] Helen sollevò lo sguardo verso l'ala del castello che aveva attirato la sua attenzione nel pomeriggio. Era tutto buio, eppure lei aveva la strana sensazione di essere osservata. La luna era una falce d'argento nel cielo scuro.
La luce le diede un po' di sollievo, ma nel silenzio profondo che incombeva su Trelawnee, Helen aveva l'impressione di percepire dei mormorii. Voci che si alzavano e scomparivano, attutite dalla distanza... voci agitate.
*
"Sei così bella... Non sono certo il primo che te lo dice." Helen trattenne il respiro. Avvertiva la straordinaria dolcezza di quelle lunghe dita che le accarezzavano la guancia e lo sguardo di Roger aveva un'espressione che era una rivelazione vera e propria. [...] Ora il suo cuore batteva violentemente come un uccello spaventato chiuso in gabbia. Quegli occhi strani che, all'inizio, aveva trovato duri come le pietre la esaminavano attentamente e in essi brillava una fiammella. L'atmosfera che si era creata tra loro era carica di elettricità. Helen indietreggiò e si girò bruscamente per nascondere l'agitazione improvvisa che la pervadeva.
"Il Drago d'Ametista" di Denise Lynn (Romanzi Storici)
Trama: Inghilterra, 1141.
Sfuggita a Sir Gareth di Faucon, che per ordine di Re Stefano deve riconsegnarla ai familiari, Rhian si rifugia nel castello di Browan. Convinta di potersi nascondere tra la servitù per far perdere le proprie tracce, si ritrova invece nientemeno che tra le braccia dell'odioso accompagnatore! Il quale, deciso a portare a termine la missione per ottenere il feudo che il sovrano gli ha promesso come ricompensa, non esita a mettere la giovane sotto sorveglianza e a riprendere il viaggio. Ma a complicare quella che sembra una vicenda ormai risolta, ecco che qualcuno attenta alla vita di Rhian per impadronirsi del suo talismano, un ciondolo d'ametista a forma di drago. E, come se non bastasse, a poco a poco lo scontro di volontà tra i due giovani si trasforma in un'attrazione irresistibile...
Commento critico di Lunaria: Introdotto da una bellissima copertina, "Il Drago d'Ametista" è un romanzo ambientato in un Medioevo non troppo realistico: per esempio, manca quasi totalmente un riferimento religioso e certi atteggiamenti troppo spavaldi e disinibiti della protagonista Rhian sono difficilmente inquadrabili in un'epoca come quella medioevale. A parte queste pecche "storiche", la vicenda non è male, prosegue col giusto ritmo ed è impreziosita da tenere scene soft-eros (anche, se come ho detto, tali scene sono anche fin troppo moderne, e difficilmente credibili in un contesto medioevale... insomma, Rhian, con gli uomini, pensa e si comporta come una donna "dei giorni nostri"!). Non ci troviamo davanti ad un romanzo che sfocia nel truculento ma neanche nel fantasy a tutti gli effetti pur essendo accennato in breve l'argomento del "grimorio" e le scene degli omicidi e del lignaggio "magico-sacerdotale" di Rhian sono ben congegnate: in tal senso sarebbe stato interessante leggere un approfondimento in chiave femminile (*) su modello dei fantasy alla Marion Zimmer Bradley. Ad ogni modo, pur non essendo un capolavoro, è comunque un buon libro di intrattenimento, anche se, come detto, se ricercate la puntigliosità certosina nella ricostruzione storica già a partire dalla psiche dei personaggi, "Il Drago d'Ametista" difficilmente potrebbe piacervi, essendo più scritto "con l'occhio di adesso" in merito al rapporto tra i sessi.
(*) A tutti gli effetti "Il Drago d'Ametista" è il seguito di "Il Falco e la Leonessa", e a nome Denise Lynn risulta anche un terzo romanzo, "I segreti di Thornson", sempre ambientato nell'Inghilterra del 1142. Purtroppo però non ho letto né "Il Falco e la Leonessa", né "I segreti di Thornson", che, per quello che so, potrebbero presentare degli approfondimenti alla terra di Mirabilus, dove si svolge il finale di "Il Drago d'Ametista"...
Qualche stralcio per dare un'idea:
Rhian strisciò sul pagliericcio per andare ad appoggiare la schiena alla parete. "Mi manda da una famiglia che non si è degnata di riconoscere la mia esistenza dal giorno in cui sono nata. Una famiglia della quale non so niente se non ciò che ho sentito sussurrare negli angoli dei corridoi quando pensavano che non sentissi [...]ma se quei pettegolezzi parlassero di adoratori del demonio e di inganni di Satana?" [...]. Le spalle di Faucon si sollevarono e si abbassarono. "Forse dovreste andare a verificare con i vostri occhi..."
*
Faucon le sfiorò le labbra con le sue. Lei si abbandonò contro il suo petto. Il cuore le era salito in gola, il battito impazzito. Gareth le passò un braccio dietro la schiena, tenendola stretta. Questa volta il bacio fu molto più di un semplice contatto. Insistente. Intenso. Inquisitore. Quando le passò la punta della lingua sul labbro inferiore, Rhian ansimò sentendosi attraversare dal fuoco e dal ghiaccio, fino alla punta dei piedi.
*
Quella femmina dai capelli neri come la notte e dagli occhi scintillanti come zaffiri sarebbe stata la sua rovina se non si fosse controllato. C'era in lei qualcosa, a partire dalle labbra che sembravano implorare silenziosamente i suoi baci fino al modo in cui il corpo di lei si modellava alla perfezione contro il suo petto, che gli faceva avvertire un campanello d'allarme. Rhian di Gervaise poteva significare inferno o paradiso, senza vie di mezzo.
*
Rhian immaginò che i loro nemici si fossero dileguati con la stessa facilità con cui si erano avvicinati, senza che nessuno se ne accorgesse. Ma chi erano? Possibile che fossero demoni venuti a tormentare lei? E come si combatteva contro simili creature? No. Non era stato certo un demone a scagliare quelle frecce mortali o a uccidere degli uomini trafiggendo loro la gola con un falcetto.
*
La morbidezza delle gambe di Rhian non era niente in confronto alla sensazione vellutata che gli diede l'interno delle sue cosce. E mentre il calore che gli ruggiva nel sangue era simile a un incendio, altre fiamme gli bruciarono i polpastrelli mentre le accarezzava le natiche. Rhian era più calda di qualsiasi cosa lui avesse mai toccato. Calda e pronta per la carezza di un amante.
*
"So che in questo momento ci è negato, ma ho bisogno di sentire le tue braccia intorno a me, le tue labbra sulle mie. Ho bisogno di sapere che non mi abbandonerai, Faucon". "Chiudi gli occhi, Rhian". Lei fece come le aveva ordinato e lui proseguì: "Le mie braccia ti terranno sempre calda e al sicuro. Ti terrò stretta al cuore fino al giorno della mia morte e oltre. Le mie labbra incalzeranno le tue con baci senza fine. Tu assaporerai il mio amore e io mi impregnerò del tuo."
*
Le dita che la sfioravano sembravano voler memorizzare ogni curva del suo corpo, tenendola avvinta nel loro incantesimo.
Per un approfondimento sulla Letteratura del Medioevo: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/08/alle-origini-del-romanzo-rosa-medieval.html
"Dopo Mezzanotte" di Teresa Medeiros (serie Mystère)
Trama: Caroline Cabot è decisa a vederci chiaro: chi è veramente Adrian Kane, il misterioso visconte Trevelyan che corteggia sua sorella? Perché non si alza mai prima del tramonto? E soprattutto, cosa fa mentre vaga di notte per le strade di Londra? Ma quando Caroline lo incontra, l'attrazione irresistibile che prova fin dal primo momento le fa sospettare che sia davvero una creatura delle tenebre...
Commento di Lunaria: "Dopo Mezzanotte" è un intrigante e avvicente romanzo ambientato nella Londra del 1820. Le abitudini e consuetudini del tempo sono descritte con dovizia di particolari, tanto che l'atmosfera del romanzo è resa davvero palpabile, come se fosse un vero resoconto recuperato dalle memorie dell'Autrice! Notevoli sono le pagine soft-horror dedicate ai vampiri e l'Autrice si è davvero superata nel disseminare la vicenda con citazioni tratte non solo da Byron, ma anche da Polidori e da Horace Walpole! Si veda tutta la parte del romanzo ambientata nel castello: gli appassionati riconosceranno sicuramente gli stilemi gotici da "Castello di Otranto", nella descrizione dei corridoi, pertugi, passaggi segreti, cripte o la luna che illumina la brughiera; infine, roventi e coinvolgenti, anche se presenti solo negli ultimi capitoli, le descrizioni dell'amplesso tra Caroline e Adrian. Insomma, "Dopo Mezzanotte" è davvero un romanzo accattivante, appassionante, che vale la pena di cercare - è uscito nel 2007 - perché se cercate una bella storia d'amore erotico - a differenza del più celebre e teen-ageriale "Twilight" dove mancava del tutto l'eros carnale! - tinta di atmosfere gotiche e horror soft, "Dopo Mezzanotte" fa al caso vostro...
P.S Notare che il romanzo si conclude con un "finale aperto"... che l'Autrice avesse pensato ad un seguito, magari dedicato alla sorella di Caroline, ovvero Portia, invaghita del fratello di Adrian? Sicuramente il nome di Teresa Medeiros resta un nome da segnarsi tra le autrici Rosa più promettenti...
Altri libri di Teresa Medeiros:
La copertina originale di "Dopo Mezzanotte", "After Midnight", nel titolo originale
Gli stralci più belli:
"Si aggirava per le strade immerse nella nebbia alla ricerca della preda. Il mantello gli svolazzava alle spalle, mentre scivolava da un'ombra all'altra e i suoi passi sussurravano sui ciottoli. Anche se attirava al suo passaggio gli sguardi cupidi delle prostitute e dei borsaioli nascosti negli androni, procedeva noncurante. La notte non riservava pericoli per lui. Almeno, da parte degli esseri viventi. Da tempo il buio era diventato il suo amante e il suo nemico, il momento più desiderato e temuto. Quando una folata di vento soffiò per il vicolo, scacciando la nebbia e le nuvole, lui alzò lo sguardo alla luna con i sensi assetati di luce. Ma nemmeno i pallidi raggi dell'astro placavano più la sete di sangue che gli infettava l'anima."
*
Con il solo avvicinarsi al camino, lo sconosciuto vestito di nero riuscì magicamente a trasformare quell'angolo di sala in un palcoscenico e l'elegante folla di invitati in un pubblico in estasi. Il suo raffinato pallore aveva il potere di rendere ancora più intenso il nero brillante degli occhi e dei capelli ondulati. Aveva spalle larghe ma fianchi stretti, un forte naso aquilino e labbra piene che rivelavano una sconcertante sensualità.
*
Era la sua immaginazione oppure lo sguardo del visconte si era soffermato sul suo collo? Sul pulsare del sangue sotto la sua pelle chiara? Istintivamente si portò le mani alla gola, ma era una ben povera difesa. [...] "Come avete fatto a riconoscermi?"
In due passi lui la raggiunse. "Dai capelli. Nessun'altra donna ha i capelli del vostro colore." Le sfilò una ciocca dallo chignon e se la passò tra le dita come se fosse la seta più preziosa. "Sembrano intessuti con raggi di luna."
*
Le campane battono mezzanotte. Lei sta immobile, con i piedi piantati tra i ciottoli del sentiero, quando lui sbuca dalla nebbia con i capelli inondati di luna e il mantello che gli svolazza dietro le spalle. Sa di essere la preda, ma non riesce né a gridare né a muovere un solo muscolo. La luna sparisce, lasciandola sperduta nelle tenebre. Lui la stringe tra le braccia con gentilezza e determinazione inesorabile. I suoi denti scintillano mentre calano su di lei. Troppo tardi lei si rende conto che non sta cercando le sue labbra, ma il suo collo. Neppure allora, comunque, riesce a smettere di porgergli la gola, di invitarlo... anzi, supplicarlo... di approfittare di lei, di bere la corrente di vita che le pulsa sotto la seta sottile della pelle.
Lui le offre solo ciò che lei desidera, ciò che ha sempre desiderato. La possibilità di arrendersi. Mentre i denti le trepassano la carne e un'ondata di estasi impura travolge la sua anima, le campane continuano a suonare, annunciando l'arrivo di una mezzanotte eterna in cui gli apparterrà per sempre...
*
Posò la fronte contro il vetro freddo e chiuse gli occhi per dominare la malinconia che la stava travolgendo. Che Kane fosse un vampiro o un semplice uomo, se l'avesse guardato negli occhi in quel momento, sarebbe stata perduta. Alzò lentamente il capo e aprì gli occhi. Il balcone era deserto, immerso in un bagliore argentato.
*
Mentre mugolava la propria resa, lui la strinse a sé in un bacio oscuro e dolce come la morte stessa. I capelli le volavano sul viso e il mantello le frustava le gambe.
*
Con un passo la raggiunse e la strinse tra le braccia, fissandola negli occhi con bruciante trasporto. "Non voglio sposarti perché ti amo troppo per farti trascorrere il resto della vita nelle tenebre."
"Preferisco trascorrere il resto della mia vita con te nelle tenebre piuttosto che vivere nella luce piena del giorno in solitudine."
[...] Adrian aprì le tende della portafinestra invitando la luce della luna a inondare il loro talamo. Poi, silenzioso come un'ombra, le tolse la rosa dall'orecchio e distrusse i petali tra le dita disperdendo nella stanza il loro inebriante profumo. Mentre cadevano volteggiando dolcemente a terra, le sfilò il turbante e liberò la cascata dei suoi capelli, ma prima le pressò sulla nuca un ardente bacio che le procurò una scarica di brividi lungo la schiena.
"Hai sempre avuto ragione su di me", sussurrò accarezzandola con le mani e con la voce. "Dal primo momento che ti ho vista, non ho voluto altro che divorarti."
Posò le labbra sulla sua giugulare pulsante. "Bere dalle tue labbra, assaggiare la morbidezza della tua pelle." Poi le sussurrò all'orecchio con voce così roca e impaziente che lei si sentì sciogliere come cera: "Suggere ogni goccia di nettare che la tua carne può offrirmi." [...] Caroline sentì una risposta di piacere inumidirle le cosce e fiaccarle le ginocchia. Chiuse gli occhi, accasciandosi contro il suo corpo...
Aggiornamento: sì, come sospettavo! Di "Dopo Mezzanotte" c'è il seguito, tradotto anche qui da noi! "Il vampiro che mi amava"
che dire?? Devo assolutamente cercarlo!!!!!!
"I segreti di Hunter's Bay" di Molly Rice (Harmony Emozioni)
Trama: Troppi segreti nella vita della bella pittrice Stacy Millman, troppi lati oscuri nel suo passato. C'è una sola cosa da fare: tornare a Hunter's Bay, la piccola città da dove è stata portata via in tenera età senza alcun motivo apparente. Nessuna certezza... solo una strana sensazione e un presentimento la riportano là dove era venuta, sul luogo in cui qualcosa di misterioso era accaduto. Nessuno la aiuta. Ma Dereck Chancelor, il giovane e aitante sceriffo della città ha una premonizione e...
Commento di Lunaria: "I segreti di Hunter's Bay" è un thriller che inizia con elementi apparentemente soprannaturali (le visioni psichiche di Stacy, che la portano a dipingere, quasi fosse in trance, una casa e delle inquietanti corde). Alla fine sarà fatta chiarezza non solo su un omicidio avvenuto decenni prima, ma anche sul ruolo dei genitori di Stacy e sull'infanzia di Dereck. L'intreccio è buono, sempre a confine con l'elemento soprannaturale, alla fine tutto trova una spiegazione razionale e l'Autrice è stata capace di mantenere un buon ritmo narrativo e di suspense, anche se le scene sono ridotte all'osso, così come la psicologia dei singoli personaggi coinvolti, poco più che delineati da singoli tratti. Manca quasi totalmente la descrizione del coinvolgimento erotico tra Stacy e Dereck, che ovviamente è palpabile, ma viene lasciato un po' all'immaginazione della lettrice e descritto solo verso gli ultimi capitoli, fugacemente. Per il resto, l'Autrice ha preferito dare più spazio all'azione, alle ipotesi investigative, al complotto. Non un libro epocale, eppure sa coinvolgere, a patto di non aspettarsi un ottimo libro rosa, perché le scene erotiche sono praticamente assenti.
Gli stralci più belli:
Ma il primo negozio che vide era vuoto e buio. Sulla vetrina un cartello diceva "apertura 1° giugno". Quando vide che anche gli altri negozi erano chiusi, provò uno sconforto ancora maggiore. "Maledetta città fantasma", mormorò. Si accorse di essere arrivata alla fine dell'isolato quando scivolò sul bordo del marciapiede. Continuò dall'altra parte della strada, avvolta nella spessa coltre di nebbia. Avrebbe voluto mettersi a correre, ma la visuale così limitata la faceva procedere cautamente, per paura di cadere o di andare a sbattere contro qualcosa. O qualcuno. Si fermò e si asciugò il viso impregnato di umidità con la manica della giacca. Non doveva lasciarsi prendere dal panico. Ricominciò a camminare, poi di nuovo si fermò, con il cuore che le batteva forte nel petto. Il rumore che sentiva era l'eco dei suoi passi? Si voltò, ma non riuscì a vedere niente. "Ehi, c'è qualcuno?", gridò allarmata. Non ci fu alcuna risposta. Fece ancora qualche passo in avanti.
"C'è qualcuno?"
D'istinto cominciò a correre, incurante dei pericoli a cui poteva andare incontro.
Inciampò in un marciapiede, ma si rialzò e continuò a correre. Il rumore dei passi dietro di lei era sempre più forte.
*
Sembrava che la voce provenisse da un lungo tunnel. Lei si guardò intorno per scoprire da dove provenisse. La nebbia avvolgeva ogni cosa, cercò di dissiparla con le mani, inutilmente [...] Aprì la bocca per gridare, ma le parole vennero soffocate dalla nebbia che le ostruì la gola. "Deve morire", disse la voce in tono perentorio.
Si svegliò all'improvviso e sentì riecheggiare il proprio grido nella stanza. Un velo di sudore le copriva il viso.
Il messaggio del sogno era chiaro: non doveva dimenticare il motivo per cui si trovava a Hunter's Bay.
*
Un brivido le irrigidì la schiena, capì che quelli non erano i rumori della natura, ma di qualcuno che stava camminando sugli aghi di pino, sulla ghiaia. Si sentì all'improvviso vulnerabile, sola com'era in mezzo al bosco, lontano da casa. Se avesse gridato, nessuno avrebbe potuto sentirla.
*
Quando si chinò per baciarla, lei lo strinse forte contro di sé. Era così dolce assaporare il caldo respiro di Stacy che non si sarebbe mai staccato da lei. Stacy avrebbe voluto togliergli i vestiti, ma lui la immobilizzò. Fece scivolare una mano sotto le sue gambe e mentre la baciava sempre più appassionatamente, cominciò a muoversi lentamente, ritmicamente contro di lei, accendendo a poco a poco il fuoco della passione.
''Un uomo bussa alla porta'' di Jill Warren
Trama: è notte. La pioggia spazza le strade, crepita contro i vetri, sfronda gli alberi. Improvvisamente un uomo bussa alla porta e Barbara apre. Perché è stata tanto imprudente? Che cosa l'ha spinta ad aprire? Attraverso quella porta, infatti, insieme a quell'uomo, entrano incertezza, paura ed amore. è un amore che ha la voce, il volto e i gesti di Albert, insidiato, però, dai pericoli di una fuga senza respiro, nell'ansia di giungere in tempo a fermare qualcosa che se è necessaria alla vita, è indispensabile per l'amore.
Commento di Lunaria: "Un uomo bussa alla porta" di Jill Warren è un romanzo rosa atipico. In primis, tutta la vicenda, per quanto ancorata al reale, è narrata con un stile strano, che enfatizza e accentua un tono onirico, come se più che la realtà, si stesse raccontando un sogno, o meglio un'allegoria. Difatti non è spiegato perché Barbara ami, fino a consumarsi e ad annullarsi, un uomo con cui non ha mai condiviso nulla e di cui sa a malapena il nome: Albert. Lo stile è così strano che qualche volta, durante la lettura, si ha la sensazione che sia stato scritto da un uomo, e non da una donna (risulta comunque tradotto da un uomo) e non escludo sia stato scritto sotto pseudonimo. I dialoghi sono ridotti all'osso, gran spazio è dato ai monologhi e alle sensazioni di Barbara, che sembra pensata esclusivamente come donna-vittima sacrificale, immolata all'egoismo di Albert, che per giunta la abbandona presto, andandosene senza tante spiegazioni; la donna poi cercando di rintracciare le sue tracce, riuscirà a ritrovare Albert, fino all'epilogo finale (il matrimonio). Ma più che la vicenda e i singoli fatti narrati, sembra che chi l'ha scritta abbia voluto lasciar trapelare un significato allegorico. Personalmente ho avuto la stessa sensazione quando lessi "Una romantica donna inglese" di Thomas Wiseman perché appunto sembra che la prospettiva si svolga secondo una visuale maschile, degli eventi, secondo una modo maschile di relazionarsi e di vedere le cose.
Non è un brutto romanzo, anzi, ma piuttosto atipico nel genere rosa. Più che descrivere un amore (e l'eros) descrive una noia di vivere, un affossamento dell'io e un tentativo, disperato, di non lasciarsi travolgere dall'atrofia individuale, attaccandosi all'altro, quasi per parassitarlo, quasi per sussistere con lui, perché non si è in grado di stare da soli. L'ho trovato profondamente pessimista e cinico in tal senso, caricato di un tono leggermente esistenzialista alla Camus, anche se "esiste il lieto fine".
PER APPROFONDIRE IL TEMA DELLA VIOLENZA CONIUGALE, LEGGETE QUI: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/11/non-e-amore.html
Le pagine più belle:
"Non aveva voglia di leggere, non aveva voglia di ascoltare musica, non aveva voglia di niente. Doveva solo aver pazienza, accumulare giorni su giorni, in attesa che qualcuno pronunciasse il verdetto della sua perfetta guarigione [...] Era immersa in questi pensieri quando il campanello suonò a lungo [...] Non attendeva nessuno. Non conosceva nessuno in quella casa."
"E Barbara? Non se ne andò. Quella bellezza mascolina era così pura, perfetta. Guardava impressionata la vita rifiorire sotto il fiotto caldo, scacciando da quelle membra irrigidite la morte."
"Quando lui se ne fu andato, si promisero di rivedersi, di telefonarsi; Barbara si accorse che era accaduta una cosa semplicissima: lo amava."
"Com'era cambiata. E in così pochi giorni. Il suo coraggio? S'era spento tra le braccia di quell'uomo che non aveva ancora abbracciato? Se era così doveva odiarlo, non amarlo [...] Barbara guardava quell'uomo che le stava di fronte e che aveva visto soltanto una volta. E si diceva che ormai era entrato nella sua vita. Non sapeva come, non sapeva neppure il perché: restava solo quella conclusione che la faceva felice e inquieta nello stesso tempo."
"Pioveva dal pomeriggio. La pioggia turbinava attorno alla casa isolandola ancora di più. Barbara non aveva voglia di andare a letto. Voleva stare sveglia, pensare. Da quando aveva incontrato Albert le sue giornate si svolgevano sotto il segno dell'inquietudine. Non lo aveva più rivisto."
"Quella mattina uscirono dalla vecchia casa, si diressero verso il bosco. Dove il viottolo finiva c'era un'altra siepe; e, in quella siepe, un grosso foro rotondo con un cartello: "Tana della Volpe". Varcarono quella specie di soglia e subito si trovarono dentro una scura e luminosa cattedrale, fatta di fusti e rami altissimi. Il terreno era ondulato. Il vento non riusciva a penetrare entro quelle navate misteriose: si limitava a mormorare in alto, dove il cielo si vedeva a tratti, tanto l'oscura foresta intrecciava stretti i suoi rami. Scesero in silenzio fino ad una piccola valle, risalirono dall'altra parte. Là si diramavano parecchie piste e Albert ne imboccò una, senza incertezza. Adesso calpestavano aghi di pino, rami secchi, foglie. Passando sotto un basso arbusto, Barbara avvertì un fremito, un guizzo veloce. Barbara aveva nei capelli qualche ago di pino. Senza dir nulla Albert si mise a baciarle i polsi, le palme delle mani. Lei era come stordita da quell'intenso profumo, umido e penetrante. [...] Improvvisamente il castello apparve innanzi agli occhi di Barbara. Mura annerite, diroccate. L'incendio lo aveva completamente distrutto; tuttavia se ne potevano distinguere ancora le linee principali: il corpo centrale, una torre e due piccole ali che dovevano aver servito da abitazioni della servitù. Riconobbe in quella rovina, lo scenario dell'incubo di Albert. Un castello in fiamme, le due figurette che si agitavano tra le travi che crollavano."
"Albert ne fu commosso; ma era dibattuto tra la voglia di averla con sé e il timore di ciò che avrebbe potuto comportare la presenza di lei. Taceva. Anche Barbara, dopo quel primo scatto, taceva. Si era ripiegato su se stessa: non avrebbe insistito. Voleva che fosse lui a ripeterle: vieni. A desiderare la sua vicinanza, ad essere convinto che ormai le loro due strade, unite come erano, non si sarebbero divise mai più."
"Albert mise una mano tra i riccioli biondi di Barbara, la attrasse a sé con molta dolcezza. Non incontrò resistenza, perché Barbara voleva che lui l'attirasse a sé, voleva andargli incontro, sentirsi tutt'uno con lui. Che non avessero più nomi diversi, né corpi diversi ma un nome solo: amore. Un corpo solo e il suo nome era: vita."
"Era tutto come un brutto sogno: ossia era la fine di un sogno. Aveva sognato, ed ora il sogno era svanito. Forse non aveva nemmeno sognato, s'era immaginato lei, quell'amore; lo aveva creato lei, come aveva creato lui [...] La sua immaginazione le aveva fatto uno scherzo: uno spiacevole scherzo, che ora pagava con quella sofferenza. Col cuore stretto Barbara trovò che la conclusione a cui era giunta era giusta anche se amara: Albert non esisteva; esisteva un uomo sconosciuto, con il quale non c'era nessuna affinità. Si sforzò di credere a questa nuova verità. Solo così sarebbe guarita di lui ancor più presto. Chi non mi ama non mi merita, pensò orgogliosamente. Del resto, avrebbe potuto sperare altro? Quanto tempo era passato da quando Albert aveva bussato alla sua porta? Giorni, pochi giorni. Quei giorni doveva cancellarli, come se non li avesse mai vissuti. Era così che doveva fare: toglierselo dalla mente, sdrammatizzare quanto era accaduto. Perché, si disse ancora, la vita di una persona deve necessariamente dipendere dall'esistenza, dal volere, buono o cattivo di un'altra persona? Sì, il mondo era andato avanti a questo modo per anni e secoli, forse millenni. Ma non era una buona ragione. Bisognava cambiare, lei avrebbe cambiato questa assurda condizione di dipendenza, di sudditanza. Lei sarebbe vissuta, come viveva prima: si può vivere sereni ugualmente. Ma sopravvenne una reazione totalmente negativa. Fu sconvolta da un improvviso eccesso di nausea per l'accaduto. Doveva gridare, doveva urlare, se no non le sarebbe passato. E pianse, urlò con tutta la forza che le rimaneva, soffocando l'urlo sotto le coperte del letto [...] Barbara si liberò con violenza. Gridava "Lei e suo marito. Non me la date ad intendere. Lei è una schiava! Tutte le donne sono delle schiave. Si consolano, certo, si consolano: con una sigaretta. Lei fuma molto. Vuol dire che deve consolarsi molto. Anch'io mi devo consolare. Anch'io. E bevo. Mi piace bere, mi piace molto! [...] che sottomissione, che generosità, che comprensione. Fedeltà, romanticismo, tenerezza... Lo odio, oh come lo odio. Bisogna odiarli gli uomini perché ti prendono, ti lasciano come stracci usati. Ma quando tornano, gli buttiamo le braccia al collo..."
"Albert non la chiamava Barbara. Le diceva: amore. E quando lui diceva amore, s'infiammava tutta, s'inebriava. Amore significava bellezza naturale, semplicità, autenticità, verità [...] I loro corpi si erano uniti, erano un corpo solo. Bellissimo, splendente momento. Ah, se fosse potuto durare sempre, non finire mai. Barbara sentiva il profondo respiro di lui, vedeva il rosseggiare del fuoco; si domandava, negli intervalli della passione, dove si trovasse. Era come sradicata dalla terra e le pareva di volare in cieli fatti di aurore e di tramonti, in continuazione [...] Le fiamme gettavano sulla schiena dell'uomo riflessi rossastri. Lei lo stringeva, non voleva lasciarlo, non voleva staccarsi da lui neppure un minuto."
Nota: due storie simili le trovate qui:
https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2019/05/possesso-di-charlotte-lamb-collezione.html
https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2018/05/notturno-di-charlotte-lamb-collezione.html
Le pagine più belle:
"Non aveva voglia di leggere, non aveva voglia di ascoltare musica, non aveva voglia di niente. Doveva solo aver pazienza, accumulare giorni su giorni, in attesa che qualcuno pronunciasse il verdetto della sua perfetta guarigione [...] Era immersa in questi pensieri quando il campanello suonò a lungo [...] Non attendeva nessuno. Non conosceva nessuno in quella casa."
"E Barbara? Non se ne andò. Quella bellezza mascolina era così pura, perfetta. Guardava impressionata la vita rifiorire sotto il fiotto caldo, scacciando da quelle membra irrigidite la morte."
"Quando lui se ne fu andato, si promisero di rivedersi, di telefonarsi; Barbara si accorse che era accaduta una cosa semplicissima: lo amava."
"Com'era cambiata. E in così pochi giorni. Il suo coraggio? S'era spento tra le braccia di quell'uomo che non aveva ancora abbracciato? Se era così doveva odiarlo, non amarlo [...] Barbara guardava quell'uomo che le stava di fronte e che aveva visto soltanto una volta. E si diceva che ormai era entrato nella sua vita. Non sapeva come, non sapeva neppure il perché: restava solo quella conclusione che la faceva felice e inquieta nello stesso tempo."
"Pioveva dal pomeriggio. La pioggia turbinava attorno alla casa isolandola ancora di più. Barbara non aveva voglia di andare a letto. Voleva stare sveglia, pensare. Da quando aveva incontrato Albert le sue giornate si svolgevano sotto il segno dell'inquietudine. Non lo aveva più rivisto."
"Quella mattina uscirono dalla vecchia casa, si diressero verso il bosco. Dove il viottolo finiva c'era un'altra siepe; e, in quella siepe, un grosso foro rotondo con un cartello: "Tana della Volpe". Varcarono quella specie di soglia e subito si trovarono dentro una scura e luminosa cattedrale, fatta di fusti e rami altissimi. Il terreno era ondulato. Il vento non riusciva a penetrare entro quelle navate misteriose: si limitava a mormorare in alto, dove il cielo si vedeva a tratti, tanto l'oscura foresta intrecciava stretti i suoi rami. Scesero in silenzio fino ad una piccola valle, risalirono dall'altra parte. Là si diramavano parecchie piste e Albert ne imboccò una, senza incertezza. Adesso calpestavano aghi di pino, rami secchi, foglie. Passando sotto un basso arbusto, Barbara avvertì un fremito, un guizzo veloce. Barbara aveva nei capelli qualche ago di pino. Senza dir nulla Albert si mise a baciarle i polsi, le palme delle mani. Lei era come stordita da quell'intenso profumo, umido e penetrante. [...] Improvvisamente il castello apparve innanzi agli occhi di Barbara. Mura annerite, diroccate. L'incendio lo aveva completamente distrutto; tuttavia se ne potevano distinguere ancora le linee principali: il corpo centrale, una torre e due piccole ali che dovevano aver servito da abitazioni della servitù. Riconobbe in quella rovina, lo scenario dell'incubo di Albert. Un castello in fiamme, le due figurette che si agitavano tra le travi che crollavano."
"Albert ne fu commosso; ma era dibattuto tra la voglia di averla con sé e il timore di ciò che avrebbe potuto comportare la presenza di lei. Taceva. Anche Barbara, dopo quel primo scatto, taceva. Si era ripiegato su se stessa: non avrebbe insistito. Voleva che fosse lui a ripeterle: vieni. A desiderare la sua vicinanza, ad essere convinto che ormai le loro due strade, unite come erano, non si sarebbero divise mai più."
"Albert mise una mano tra i riccioli biondi di Barbara, la attrasse a sé con molta dolcezza. Non incontrò resistenza, perché Barbara voleva che lui l'attirasse a sé, voleva andargli incontro, sentirsi tutt'uno con lui. Che non avessero più nomi diversi, né corpi diversi ma un nome solo: amore. Un corpo solo e il suo nome era: vita."
"Era tutto come un brutto sogno: ossia era la fine di un sogno. Aveva sognato, ed ora il sogno era svanito. Forse non aveva nemmeno sognato, s'era immaginato lei, quell'amore; lo aveva creato lei, come aveva creato lui [...] La sua immaginazione le aveva fatto uno scherzo: uno spiacevole scherzo, che ora pagava con quella sofferenza. Col cuore stretto Barbara trovò che la conclusione a cui era giunta era giusta anche se amara: Albert non esisteva; esisteva un uomo sconosciuto, con il quale non c'era nessuna affinità. Si sforzò di credere a questa nuova verità. Solo così sarebbe guarita di lui ancor più presto. Chi non mi ama non mi merita, pensò orgogliosamente. Del resto, avrebbe potuto sperare altro? Quanto tempo era passato da quando Albert aveva bussato alla sua porta? Giorni, pochi giorni. Quei giorni doveva cancellarli, come se non li avesse mai vissuti. Era così che doveva fare: toglierselo dalla mente, sdrammatizzare quanto era accaduto. Perché, si disse ancora, la vita di una persona deve necessariamente dipendere dall'esistenza, dal volere, buono o cattivo di un'altra persona? Sì, il mondo era andato avanti a questo modo per anni e secoli, forse millenni. Ma non era una buona ragione. Bisognava cambiare, lei avrebbe cambiato questa assurda condizione di dipendenza, di sudditanza. Lei sarebbe vissuta, come viveva prima: si può vivere sereni ugualmente. Ma sopravvenne una reazione totalmente negativa. Fu sconvolta da un improvviso eccesso di nausea per l'accaduto. Doveva gridare, doveva urlare, se no non le sarebbe passato. E pianse, urlò con tutta la forza che le rimaneva, soffocando l'urlo sotto le coperte del letto [...] Barbara si liberò con violenza. Gridava "Lei e suo marito. Non me la date ad intendere. Lei è una schiava! Tutte le donne sono delle schiave. Si consolano, certo, si consolano: con una sigaretta. Lei fuma molto. Vuol dire che deve consolarsi molto. Anch'io mi devo consolare. Anch'io. E bevo. Mi piace bere, mi piace molto! [...] che sottomissione, che generosità, che comprensione. Fedeltà, romanticismo, tenerezza... Lo odio, oh come lo odio. Bisogna odiarli gli uomini perché ti prendono, ti lasciano come stracci usati. Ma quando tornano, gli buttiamo le braccia al collo..."
"Albert non la chiamava Barbara. Le diceva: amore. E quando lui diceva amore, s'infiammava tutta, s'inebriava. Amore significava bellezza naturale, semplicità, autenticità, verità [...] I loro corpi si erano uniti, erano un corpo solo. Bellissimo, splendente momento. Ah, se fosse potuto durare sempre, non finire mai. Barbara sentiva il profondo respiro di lui, vedeva il rosseggiare del fuoco; si domandava, negli intervalli della passione, dove si trovasse. Era come sradicata dalla terra e le pareva di volare in cieli fatti di aurore e di tramonti, in continuazione [...] Le fiamme gettavano sulla schiena dell'uomo riflessi rossastri. Lei lo stringeva, non voleva lasciarlo, non voleva staccarsi da lui neppure un minuto."
Nota: due storie simili le trovate qui:
https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2019/05/possesso-di-charlotte-lamb-collezione.html
https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2018/05/notturno-di-charlotte-lamb-collezione.html
"Sotto Inchiesta" di Lucy Hamilton (Harmony Intrigue)
Commento di Lunaria: "Sotto Inchiesta" è un buon giallo di ambientazione ospedaliera, condito da delicate scene d'amore. La trama gialla (ripetuti furti di medicinali come narcotici e morfina) è solo un pretesto, per l'Autrice, per poter in realtà focalizzarsi sui due personaggi, Allison e Cruz, e l'intreccio della loro passione amorosa per svelarne la personalità (nonché i reciproci vissuti): lei, ricca figlia di una famiglia prestigiosa (ma che ha subito il trauma del suicidio della madre e l'abbandono), lui, proveniente dai sobborghi e ancora a disagio a ricordare la sua origine.
In generale, la vicenda è narrata senza pause morte e negli ultimi capitoli si alza il livello di suspense; forse un difetto potrebbe essere il non aver descritto più estesamente il colpevole e le motivazioni del suo gesto (tutto viene risolto nel giro di un paio di righe); belle e coinvolgenti le scene d'amore tra i due protagonisti.
Nota: un romanzo che parla della tossicodipendenza in ambito medico è questo:
https://intervistemetal.blogspot.com/2020/04/recensione-pericolo-medico.html
Gli stralci più belli:
Cruz le cinse la vita con le braccia. Non fu un bacio incerto, esitante, ma il bacio lungo e profondo di due amanti. Ally si lasciò andare completamente al richiamo di quelle labbra sensuali. La passione cresceva in loro facendo pulsare il sangue nelle vene: i loro respiri diventavano affannosi e i loro cuori battevano all'unisono. Ally gli passò le mani tra i capelli attirandolo più vicino a sé mentre lui l'accarezzava seguendo le dolci linee del suo corpo.
*
Ci fu un breve silenzio, poi lui l'attirò a sé in un abbraccio prepotente. "Questo è ciò che voglio", rispose con voce roca, e premette le sue labbra su quelle di lei. Ally perse l'equilibrio e si lasciò andare al suo abbraccio, a quel bacio arrabbiato, passionale e caldo. L'unica cosa che le importava era essere tra le braccia di Cruz. Non era più in grado di ragionare e aveva perso il controllo del suo corpo. Gli strinse le braccia intorno al collo e si lasciò trascinare dalla passione, consapevole che una nuova forza si era impadronita di lei. Cruz la dominava con la sua forza fisica, ma lei aveva fatto in modo che lui la baciasse, che perdesse il controllo delle proprie azioni. Cruz fece scivolare una mano sotto l'orlo della sua camicetta e le circondò la vita. [...] Poi la mano si spostò. Lui percepì la pelle morbida e la pienezza del suo seno. Ally sentì il cuore sobbalzare. Cruz le sollevò la camicetta e stava avvicinando la bocca al seno quando improvvisamente bussarono alla porta con una serie di colpi decisi.
*
"Sei stata forte come una roccia da quando sei entrata in questo ospedale. Ma ora basta, Ally, tu hai bisogno di me." La voce di Cruz era dolce e carezzevole.
Ally scosse il capo rassegnata. "è tutto così complicato, come puoi aiutarmi?"
"Così."
Quando la strinse tra le sue braccia lei non oppose resistenza. La baciò teneramente, senza rabbia passionale, per offrirle conforto e protezione. Ally sentì qualcosa sciogliersi dentro di lei e si lasciò andare a quel languore. Era esausta e si affidava alla forza rassicurante di Cruz. Gli cinse la vita con le braccia e nascose il viso sul suo petto mentre Cruz la copriva di piccoli baci. Ascoltava il battito del suo cuore e si sentiva rassicurata. In quel momento non le importava neanche di sapere se la riteneva colpevole o innocente, l'unica cosa importante era che lui la stava abbracciando.
*
"So anche che non sei una ladra di droga. Mi dispiace averti sospettata. Ho cercato di essere imparziale, ma volendo reprimere i miei sentimenti per te ho esagerato con la severità."
Ally non sapeva cosa dire; sollevò lentamente il capo e lo guardò negli occhi [...] sentiva una forza interiore che la spingeva verso Cruz. Era una sensazione del tutto nuova, irrefrenabile, che la tentava e al tempo stesso la spaventava. Voleva stargli vicino, essere stretta nel suo abbraccio, essere baciata, fare l'amore.
*
Ally si sentì avvampare. Era pervasa da una sensazione di desiderio ed eccitazione. Mise le braccia intorno al collo di Cruz rispondendo al suo bacio: lo desiderava tanto che non c'era spazio per nessun altro pensiero. Le mani di lui percorrevano ansiose la sua schiena e il leggero tessuto della camicetta estiva diventava una barriera fastidiosa. Le sfiorò il collo, ma lei voleva che Cruz le toccasse i seni, accarezzasse il suo corpo e l'amasse tutta la notte.
*
"Sta' tranquilla." Il respiro di Cruz scivolò come una piuma sulla sua guancia e Ally si voltò verso di lui. Erano vicinissimi. Qualcosa si sciolse dentro di lei mentre Cruz le accarezzava delicatamente il viso. Sollevò il mento come per invitarlo a continuare, mentre la tensione abbandonava i muscoli del suo corpo. Cruz appoggiò le sue labbra su quelle di lei; un solo tocco fu sufficiente e Ally sentì che il sangue nelle vene si trasformava in un fiume impetuoso. [...] Cruz le accarezzò lentamente i fianchi poi, infilata la mano sotto la camicetta, toccò la sua pelle vellutata e sentì i battiti accelerati del suo cuore. Ally inarcò la schiena per invitarlo a proseguire. Lui le coprì un seno con un palmo della mano e il corpo di Ally fu pervaso a un'intensa ondata di piacere. Poi Cruz le baciò il collo e poco per volta le sollevò la camicetta per poi toglierla del tutto. La pelle di Allison era resa argentea dal primo chiarore lunare ed era così bella che Cruz ne rimase abbagliato. [...] Nessun uomo aveva mai visto il suo corpo. Nessun uomo l'aveva mai baciata o toccata così, eppure non provava imbarazzo. Lui la guardò e poi chinò il capo verso il suo seno e lo baciò. Ally gli si strinse contro e sospirò di piacere.
*
Ally si premette contro di lui e il suo corpo aderì perfettamente, modellandosi ai contorni più spigolosi di quello di Cruz. La sua bocca ardente riscontrò nelle labbra di lui il suo stesso desiderio. Era un bacio che racchiudeva tutta la forza, la virilità e la passione irrefrenabile di quell'uomo, un bacio che suscitava in lei sensazioni oscure, incontrollabili e terribilmente eccitanti.
*
Richiedevano la sua presenza al Pronto Soccorso per un caso urgente. Ally prese la scorciatoia che passava per il tunnel sotterraneo. Veniva usato raramente poiché era umido e squallido. Era un luogo veramente sinistro e Ally affrettò l'andatura. Circa a metà del tunnel sentì alle spalle un rumore di passi affrettati. Ally iniziava ad avere paura: qualcuno si stava avvicinando velocemente e l'eco dei passi rimbombava sul cemento. Esitò, poi si mise a correre, ma era troppo tardi.
Vicinissimo a lei, proprio dietro l'angolo, sentiva l'ansimare del suo inseguitore. Ormai fuggire era impossibile e Ally si voltò per guardarlo in faccia. Vide la macchia sfuocata di un camice bianco e un braccio che si alzava per colpirla. Ci fu una luce abbagliante come un lampo, un dolore intenso e poi più nulla.
*
La bocca di Cruz premette con desiderio su quella di lei e tutto l'amore e la passione che Ally aveva disperatamente cercato di reprimere salirono in superficie annullando il finto atteggiamento di distacco che aveva assunto. Non aveva bisogno di toccarla o accarezzarla, poteva sedurla e costringerla ad arrendersi con un semplice bacio, ma quando il corpo e le labbra di Ally furono protese verso di lui Cruz la respinse e studiò l'espressione del suo volto con un mezzo sorriso.
Altri Rosa ambientati nel mondo ospedaliero: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/03/per-elyse-di-cathy-gillen-thacker.html
https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/06/lunico-uomo-che-di-josie-metcalfe.html
Anche "La Droga Diabolica" ha a che vedere con la droga: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/11/la-droga-diabolica-di-rebecca-york.html
"Dame e Cavalieri" di Laurie Grant (Romanzi Storici)
Trama: Inghilterra, 1141; in quell'evo, già tanto tormentato dalla lotta per le investiture conclusasi nel 1022 col trattato di Worms, Lady Gisele de l'Aigle, erede di un nobile normanno, viene mandata in Inghilterra alla corte di Matilda in modo che possa trovare un marito nobile come lei. Gisele è una ragazza ribelle, che non intende sottomettersi alla volontà di un uomo, tuttavia, poco dopo il suo arrivo a corte, si vede costretta a sposare il giovane barone de Balleroy. Nemmeno Brys de Balleroy sarebbe per natura troppo ansioso di sposarsi ma, innamorato di Gisele, cerca in ogni modo di renderla felice anche se per far ciò dovrà affrontare pericoli e insidie d'ogni sorta, a causa della lotta senza quartiere tra Matilda, figlia di Enrico I, e suo cugino Stefano, nipote di Guglielmo il Conquistatore, per ottenere la Corona.
Commento critico di Lunaria: "Dame e Cavalieri" è un romanzo storico ricostruito con dovizia di particolari: la vita di corte, i passatempi delle dame, il galateo che regolava i rapporti tra uomini e donne, le brutalità delle razzie e il malcontento popolare di fronte al despotismo imperiale e alle incursioni di briganti o miliziani, è tutto descritto in forma dettagliata... il problema è che mancano totalmente scene di passione amorosa reale e carnale! I rapporti sessuali tra i protagonisti sono soltanto suggeriti e si esauriscono in neanche una frase. In compenso, ci sono pagine e pagine dedicate agli intrighi di corte e alla lotta per le investiture, che risultano anche le più noiose, se si legge il romanzo soprattutto per cercare scene d'amore e non tanto per avere un resoconto storico certosino...
In conclusione, "Dame e Cavalieri" è un romanzo prettamente storico, del tutto privo di scene erotiche; l'amore viene principalmente descritto nei dialoghi tra i personaggi, non particolarmente ispirati, ma nella media (i monologhi invece sono ben costruiti) e il tutto si esaurisce con un bacio e niente più; difetto che avevo già evidenziato anche qui: http://recensioniromanzirosa.blogspot.it/2017/07/la-rosa-del-cavaliere-di-joanna.html
perché esattamente come in "La rosa del cavaliere", anche in "Dame e cavalieri" la passione erotica-amorosa risulta appena appena accennata e sommersa dalle vicende storiche-politiche che si susseguono pagina dopo pagina, e alle quali l'Autrici ha dato preminenza. A tema medioevale e con scene d'amore più esplicite e coinvolgenti avevo già consigliato questo: http://recensioniromanzirosa.blogspot.it/2017/07/le-figlie-del-drago-di-bertrice-small.html
o questo http://recensioniromanzirosa.blogspot.it/2017/07/il-cavaliere-bianco-di-connie-mason.html
per cui, "Dame e Cavalieri" è un buon romanzo storico, con intrighi politici di lotta per il potere imperiale, ma niente più. Se cercate una rovente storia d'amore passate altrove, perché c'è il rischio di annoiarsi. Viceversa, se in un romanzo ambientato in epoca medioevale non cercate pagine erotiche e neppure religiose (l'influenza cristiana è appena appena accennata), ma vicende di intrigo politico e giochi di potere, allora questo romanzo fa al caso vostro.
Qualche stralcio per dare un'idea: "Sì, mai sai benissimo anche tu quali sforzi stia facendo per cercare di far valere i suoi diritti", replicò il conte. "L'inghilterra è divisa mentre lei litiga con suo cugino, Stefano di Blois. Per quanto riguarda te, invece, verresti annientata in un batter d'occhio da uno dei nostri vicini. No, Sidonie Gisele." Charles usava sempre entrambi i nomi di sua figlia quando la rimproverava (...) "Una donna di famiglia nobile ha solo due possibilità: il matrimonio o il convento. Dal momento che voglio un erede, non ti permetterò di scegliere la seconda. Morendo non ho nessuna intenzione di restituire l'Aigle al ducato di Normandia!" Le ultime parole di suo padre, urlate a squarciagola, non fecero altro che rafforzare la risoluzione di Gisele. Nessun uomo si sarebbe mai vantato di possederla.
Lark, la cavalla dal manto marrone che aveva portato con sé da l'Aigle, aveva un'andatura costante e un carattere mite che permisero a Gisele di assaporare appiena la bellezza della zona costiera. La campagna era splendida in giugno, grazie anche ai colori dei fiori selvatici che crescevano ovunque. Alcuni campi erano punteggiati da greggi al pascolo, altri sembravano esser ricoperti da tappeti d'oro per via della colza in fiore, coltivata per sfamare i maiali e le pecore. In cielo le allodole e i gheppi si erano sostituiti ai gabbiani che regnavano nell'area del porto. "Quindi questa è l'Inghilterra", pensò Gisele compiaciuta. Suo padre le aveva descritto l'isola come nebbiosa e battuta dalle piogge, ma quel giorno almeno, il tempo era bellissimo. "Questa è la mia nuova casa. Qui mi costruirò una nuova vita in cui sarò io a decidere e non un marito che mi comandi a bacchetta."
Di colpo nella mente di Brys si inserì l'immagine di Lady Gisele alle prese con un marmocchio che assomigliava terribilmente a lui. Con forza bandì l'immagine prima di affezionarcisi troppo. Nella sua esistenza non c'era posto per sentimenti di quel genere e per quanto riguardava Lady Gisele aveva appena asserito che non voleva uomini nella sua vita. Tuttavia qualcosa lo spinse a indagare oltre cercando di usare un tono il più neutrale possibile. "Non desiderate aderire al ruolo che la natura e la chiesa hanno ritenuto adatto al ruolo della donna?"
"Nella vita di una donna deve esserci qualcosa di più del talamo o del convento, a dispetto di tutto quello che ci insegna la chiesa", affermò Gisele in tono enfatico. "Deve esserci dell'altro".
"Il verde vi dona, Lady Gisele", commentò lui con voce roca. "In special modo con questo al collo", aggiunse estraendo dall'astuccio che portava legato alla cintura il ciondolo celtico che lei aveva adocchiato nel negozio dell'orefice. Gisele sgranò gli occhi incredula. "Lord de Balleroy, come avete fatto a... non posso assolutamente..." "Brys", la corresse lui sorridendo. "Lady Gisele, darei la mia vita per proteggervi e nel vostro caso non per lealtà ma perché ho deciso di donarvi il mio cuore. Volete accettarlo, bellissima signora?" Prima che Gisele avesse il tempo di rispondere, Brys la baciò attirandola contro di sé in un abbraccio dolcissimo.
Gisele fissò lo sguardo sui regali. "Non capite che vi desidero almeno quanto voi desiderate me? E che ho paura di innamorarmi di voi?"
"Accetterò la seta", dichiarò in tono asciutto, "ma non posso fare altrettanto per quanto riguarda la collana. è un dono che un uomo dovrebbe fare a sua moglie o alla sua fidanzata".
"E voi non mi avete chiesto né di diventare vostra moglie né la vostra fidanzata, ma solo la vostra amante."
Gisele rimase a guardarlo senza sapere che cosa dire. Come poteva descrivere il percorso che il suo cuore aveva affrontato da quando lo aveva conosciuto? Aveva lottato contro l'amore che provava per lui per paura di dover rinunciare alla libertà e aveva perso, in quanto l'amore si era dimostrato più grande di qualsiasi altra cosa (...) Due notti prima, quando si era resa conto del peccato di cui Brys si era macchiato in passato, si era aspettata che l'amore appassisse nel suo cuore, ma non era successo niente del genere. Il sentimento che provava per lui si rifiutava di morire. Forse era destino delle donne essere catturate da un certo sorriso, dallo sguardo profondo di due occhi scuri, dal potere di un bacio o dal tocco della mano di un uomo...
"Credete che avrei potuto sposare un altro uomo dopo avervi amato? Mio signore, non sono fatta così!" (...) "Non mi sono innamorata di voi perché eravate il barone di Balleroy, Brys. Io vi amo sia che siate sir Brys o Lord de Balleroy o Brys il contadino, che Dio mi sia testimone!
Per approfondimenti sulla Letteratura del Medioevo: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/08/alle-origini-del-romanzo-rosa-medieval.html
"Il futuro nel passato" di Kate Hoffmann (Harmony Emozioni)
Trama: Antefatto: Passò alla storia come l'età dell'oro della pirateria, un'età in cui i senza legge del mare solcavano le acque degli oceani in cerca di bottini e continue razzie. E sebbene l'esistenza di un pirata si compisse all'ombra del patibolo, in capo al 1700 sia uomini che donne s'erano dati a questo lucroso commercio. Fra tutti, il più temibile era il famigerato Blackbeard, la cui incontrastata ascesa al potere sgomentò tutti coloro che battevano le acque costiere delle colonie americane. Più di un uomo aveva desiderato porre fine ai giorni terreni del crudele Blackbeard. Ma solo un uomo aveva giurato di riuscire in tale intento. Quell'uomo era Griffin Rourke.
1996: Meredith ha alle spalle una infanzia non facile e il terribile ricordo dell'uragano che ha fatto scempio della sua isola. La maturità e la vita l'hanno in parte ripagata, ha fatto le scelte giuste e la carriera di studiosa di storia la colma di soddisfazioni e la riporta sull'isola della sua infanzia. Un nuovo uragano l'aspetta, è terrorizzata, ma non ha scelta: non le resta che mettersi al riparo e attendere. E nell'attesa scopre un vecchio testo dalla cui copertina sbiadita sorride un volto maschile a lei noto: l'uomo che da sempre popola i suoi sogni. Lo accarezza e l'uragano finisce. Esce sulla spiaggia e sul bagnosciuga c'è proprio quell'uomo. Il mistero si infittisce. Chi è? Che cosa vuole da lei? Da dove viene?
Commento di Lunaria: "Il futuro nel passato" è un piacevole romanzo che si situa tra il rosa e il picaresco in salsa fantasy: difatti si parla di pirati, o meglio, di uno di essi "catapultato" nel nostro presente. Da qui inizia un rapporto contrastato dalle differenti visioni culturali (il matrimonio per onore e non per amore, verginità, ruoli di genere, i progressi della scienza medica...) tra Meredith e Griffin, con risvolti anche umoristici (pensate a come potrebbe reagire un uomo del passato di fronte ad una donna dottoressa o alla coca cola...)
Non ci sono difetti nella sintassi e nel ritmo, la lettura scorre veloce e piacevole, anche se non è chiarissimo come Meredith abbia "teletrasportato" Griffin, dal passato al 1996. Forse Meredith ha poteri magici, che si sono attivati quando ha fantasticato sul pirata disegnato sul libro? o è il libro ad essere magico? e se sì, chi lo ha scritto, perché?
Domande che non trovano risposte, perché l'Autrice sviluppa poco la spiegazione al "viaggio temporale", preferendo dare spazio ai dialoghi tra i due. Le scene d'amore però sono rade e non particolarmente descritte nei dettagli; poco credibile anche il fatto che Meredith, vergine al momento del primo rapporto, non provi dolore, considerato anche il fatto che aveva avuto già alcuni tentativi di rapporti con altri uomini e si erano tutti conclusi in malo modo. C'è poca atmosfera, insomma, nella creazione e descrizione di tutta la scena che non giustifica la mancanza di paura di Meredith.
Gli stralci più belli: "Con grande sollievo di Meredith, il giorno seguente si preannunziò cado e limpidissimo. Dopo quel disastroso bacio in salotto, aveva fatto del suo meglio per evitare Griffin. (...) Che cosa diavolo le aveva fatto credere di potergli ispirare sentimenti d'amore o anche solo sesso?
All'improvviso sentì un braccio bagnato intorno alla vita e, strillando come un'ossessa, si dibatté con violenza. Ma poi sentì la profonda risata di Griffin e un brivido caldo le corse giù per la schiena.
"Pensavi che fossi annegato, eh?"
"Lasciami andare!", protestò Meredith furente. "Sei tutto bagnato!"
Ma senz'accennare a mollarla, Griffin le girò verso di sé e incrociò il suo sguardo.
Stordita dallo spavento e dalla sensuale subitaneità di quell'abbraccio, Meredith schiuse le labbra e si lasciò sfuggire un gemito soffocato. "Io..."
Zittendola con un bacio, Griffin le accarezzò i fianchi e poi la schiena. Cullata dalla magia di quegli istanti, lei chiuse gli occhi e si protese in avanti. Fu allora, nell'avvertire contro il ventre la sua dirompente virilità, che si sentì illanguidire tutta e gioire dentro.
Guardandolo mentre s'allontanava verso prua, Meredith si sentì stringere il cuore. Per un attimo, la passione aveva semplificato ogni cosa. Ma poi il passato era tornato a compromettere i fragili equilibri del presente e a ricordarle l'infinita precarietà di quegli istanti...
"Uhm, sapone al sandalo, eh?", mormorò lui compiaciuto. Passandole un braccio intorno alla vita, l'attrasse a sé con sensuale indolenza e la sentì calda sotto le sue dita. Calda e pronta per l'amore. "Sei sempre più desiderabile, mia tentatrice", le sussurrò contro l'orecchio. "Come un frutto proibito..."
"E allora coglimi." (...) E la sospinse giù e si chinò a baciarla sul collo, con dirompente passionalità.
Le sfuggì un sospiro. Chi stava cercando di prendere in giro? Era sempre Griffin Rourke, un uomo il cui cuore e la cui anima appartenevano al passato...
"Non sarei un uomo se non portassi a termine la mia vendetta."
"E a me, non ci pensi?"
"Oh, Merrie, sai bene che non è così! Io... io credo di amarti!"
Lei ebbe un tuffo al cuore. "E allora dimostramelo!", gridò con calore. "Dimostramelo!"
"Vorrei tanto poterlo fare. Ma apparteniamo a mondi diversi, Merrie. E a dividerci è il tempo."
"Quello, basta sfidarlo", bisbigliò Meredith stringendogli un braccio.
"E come?"
"Oh, è semplice. Facendo finta che non esiste." E sollevandosi in punta di piedi, lo baciò sulla labbra. (...) La mente di Meredith cessò di funzionare. Ma non così il suo corpo che fluttuò libero e leggero verso il piacere.
Fu allora che la realtà si dissolse nell'amore, che passato e futuro si riunirono nell'unica dimensione temporale che ancora poteva vederli insieme: il presente.
"Volo nella notte" di Lynn Michaels (Harmony Emozioni)
Trama: Willow Evans non sapeva di avere un segreto desiderio fino a quando non percepisce la presenza immateriale di Jonathan Raven. I suoi occhi ipnotici, il suo tocco appassionato le procurano un'estasi che non aveva mai provato con nessun uomo mortale. Ma è solo quando incontra il Dr. Jonathan Raven in carne e ossa che Willow scopre quell'amore che riempiva i suoi sogni. Si trova così divisa fra due uomini... che sembrano identici... al di fuori della realtà... uno l'ama, l'altro ha bisogno di lei. Chissà...
Commento di Lunaria: "Volo nella notte" inizia con un ottimo prologo, a tinte horror (tanto che potrebbe configurarsi come racconto a sé) ambientato in una tomba egizia nel 1878. Prosegue poi nella nostra era attuale, anche se per i primi capitoli l'intreccio della vicenda si adagia su un ritmo banale e spesso "paludato", con qualche passaggio poco chiaro. Il romanzo acquista vivacità passati i primi capitoli, per poi tornare su binari decisamente sovrannaturali negli ultimi capitoli. Praticamente assenti le scene erotiche, mentre l'attrazione tra Willow e Raven è descritta con pochi tratti essenziali e sintetici. Il punto di forza del romanzo resta la trovata originale di "dividere" il personaggio di Raven in due parti: "la parte corporale", vampiresca, e quella "spirituale", l'anima che vaga a mo' di fantasma e che cerca di "rientrare" nel corpo (o meglio, il corpo cerca di impossessarsi dell'anima smemorata), mentre un vampiro potente, Nekhat, il vampiro egizio che all'inizio, nel 1878, vampirizzò Raven, è sulle sue tracce. Peccato che una storia che ha un punto di forza originale (il vampiro sdoppiato in corpo e anima) sia poi abbassata da un ritmo narrativo non sempre brillante e da descrizioni ridotte all'osso. Si sarebbe potuto dare maggior spazio ai monologhi di Raven, creando un personaggio seducente e affascinante, nel suo tormento, ma come detto, tutto è ridotto all'osso e ci lascia un po' a bocca asciutta. Peccato!
Qualche stralcio per dare idea dello stile:
"L'amico inciampò sulla porta, lasciando cadere la fiaccola. La luce si dimezzò e dalla penombra un paio di zanne colpì Raven alla gola, tra nuca e mascella. Sentì le trafitture, sentì la carne lacerarsi e il dolore propagarsi lungo le braccia. Riuscì in qualche modo a sollevarle e a scagliare la torcia contro la cosa che lo attaccava da dietro. Questa ringhiò e lasciò andare la presa, indietreggiò e tornò a farsi avanti (...) Cercò di deglutire, ma non ci riuscì. I muscoli erano paralizzati. E lo erano anche le palpebre, così che le pupille fissavano allucinate il basso soffitto di pietra e la spettrale immagine di sé che s'alzava dal proprio corpo. Fu colto dal panico. Era morto. Oh, Dio, era morto! Sdraiato sul pavimento della tomba, con la gola dilaniata e lo sguardo rivolto verso quella sorta di doppio incorporeo."
"In passato era stato incline ai sensi di colpa. Adesso doveva inseguirli, ricordarsi di continuo ch'era un medico, che aveva doveri e responsabilità ben precisi, Quando la colpa lo disertava in maniera totale, allora lo consumava con l'amoralità, distruggendo tutto ciò ch'era stato. Se avesse potuto, avrebbe pregato. Ma gli era proibito. Poteva soltanto riaprire gli occhi e lasciare che la luna gli inargentasse il viso. Quella fredda luce opalescente era un balsamo per lui. Era un figlio della luna, adesso. Più di quanto non lo fosse mai stato (...) S'alzò a sedere e vide la lince muovergli incontro. "T'aspettavo", le disse col pensiero. Sollevò la sinistra e il felino s'arcuò contro il suo palmo. La pietra al dito di Raven brillò nella notte."
"S'era reso conto che ciò che aveva visto salire in quella tomba era la sua anima, l'essenza della sua umanità, e per la prima volta aveva sperato... di ridiventare mortale, di porre fine alla sua tormentata esistenza di uomo spezzato."
"Per assurdo che potesse sembrare, incominciava a credere che Beaches fosse infestata dagli spettri. Era l'unica spiegazione logica per ciò che aveva visto allo specchio... che doveva essere il fantasma del primo dottor Raven, con addosso brache e stivali al ginocchio. Se si potevano definire logiche certe cose. O casuali. Ma era di questo che doveva trattarsi. Di un caso. Una mera coincidenza il fatto che lo spirito di Johnny Raven, assassinato in Egitto nel 1878, fosse apparso nello specchio di camera sua nello stesso periodo in cui un suo discendente con le stesso nome, la stessa faccia e persino la stessa professione era entrato nella vita di Willow."
"Raven sorrise. Già le luccicavano gli occhi. Una volta che avesse finito di esaminarle la caviglia, sarebbe stata in suo potere. Non provava desiderio per il suo corpo o per il suo sangue, solo per la sua mente. Usare l'attrazione che provava per lui era il modo più rapido per asservirla, catturare la sua Ombra e scomparire prima che Nekhat s'accorgesse che gli era stata sottratta la lunaria"
"Il vento cadde e gli alberi smisero di frusciare. Nella luce dei lampioncini, Willow notò che i denti di Raven era bianchissimi e che i suoi canini erano lunghi e affilati. "Santo cielo", esclamò parodiando la favola di Cappuccetto Rosso, "che denti aguzzi che hai!" "è per mangiarti meglio, cara". Quelle parole evocarono visioni nella mente di Willow. Erotiche e selvagge, di lenzuole stropicciate e corpi nudi. Il suo e quello di Raven. Gemette rauca quando lui si chinò a baciarla. Schiuse le labbra e gli lambì la lingua con la propria."
"Il suo sguardo era triste, quasi supplichevole. Lei sapeva cosa significava. Spense il motore e scoppiò in lacrime. "Non posso farlo, Johnny. Non posso uccidere nessuno. Nemmeno un vampiro." "Devi", gesticolò lui nello specchio. "Il Rito è la nostra unica speranza. Voglio stare con te, vivo e intero, oppure morire. In entrambi i casi, finirà il tormento. Per favore." Willow assentì straziata. "E va bene", annunciò smontando dall'auto. "Lo farò. Credo di amarti abbastanza da poterti uccidere."
"La Pietra Magica" di Karyn Monk (Romanzi Storici)
Trama: scampata alla morte con l'ingiusta accusa di stregoneria, Gwendolyn ora è costretta, paradossalmente, a dimostrare di essere una strega guaritrice a colui che l'ha rapita, salvandola dalla condanna al rogo, per servirsi dei suoi poteri e salvare così il figlioletto David, gravemente ammalato. Non solo Gwendolyn non possiede nessun potere magico ma non è neppure sicura di riuscire a resistere ad Alex MacDunn, vedovo da diverso tempo...
Commento di Lunaria: il libro mi è piaciuto molto, sia per come è scritto, sia per la trama; l'Autrice è stata molto brava a riportare gran parte dei pregiudizi cristiani dell'epoca contro le donne, in particolar modo nel primo capitolo (*); i personaggi della vicenda risultano ben descritti, con dettagliati e fini ritratti psicologici; li si sente "soffrire e amare", nei loro monologhi o nei dialoghi, ma anche nei piccoli gesti, vibrando in maniera molto intensa e viva; non ci sono "punti morti" nella vicenda, che è ben narrata e architettata, anche se la mole (318 pagine) potrebbe essere un difetto per chi predilige storie più "slim". Le scene d'amore sono intense, anche se per forza di cose giungono passata la metà del romanzo; è anche intrigante l'idea di far passare Gwendolyn ora come una strega che controlla il tempo, ora come una semplice donna "che ha avuto fortuna"; ovviamente la verità verrà svelata solo alla fine.
(*) Che inizia così:
Le Highlands della Scozia, Estate 1209
Il dolore alla schiena per essere rimasta appoggiata alla parete fredda la costrinse ad alzarsi lentamente ma con dignità. Socchiudendo gli occhi alla fievole luce diffusa da una torcia, scorse la robusta figura del suo carceriere, Sim. Altri due uomini si profilavano dietro di lui, le facce indistinte immerse nell'oscurità. Li studiò per un momento, poi dischiuse leggermente la mano che stringeva la piccola pietra dai bordi taglienti. Robert non era con loro.
"Ti stanno aspettando", annunciò Sim. "Ed è anche una bella serata", aggiunse, storcendo la fetida bocca con malevolo piacere. "Il vento è giusto".
Controllando l'impulso di mollargli un pugno in faccia, Gwendolyn mosse un passo avanti.
"Dammi le mani", ordinò lui, brandendo un rozzo pezzo di corda.
Le sue dita si serrarono a pugno, nascondendo a misera arma mentre la corda stringeva i suoi polsi. Non riusciva ad immaginare quale reazione temesse Robert da lei mentre veniva scortata verso la morte da quei due energumeni. Dopo averla legata, i due l'afferrarono per le braccia e la spinsero nel corridoio buio. Il fetore dei corpi non lavati, cibo imputridito ed escrementi umani le penetrò nelle narici. Camminò velocemente lungo il viscido passaggio, i piedi che sguazzavano in sudicie pozze d'acque. Qualcosa di peloso le sfrecciò davanti. Si fermò ansimando.
I guerrieri scoppiarono a ridere. "Una strega che ha paura di un topolino!" la canzonò uno. "Non gli stacchi la testa con un morso prima di far colare il loro sangue nelle tue pozioni?"
"Perché non compi un incantesimo, come hai fatto per il tuo povero padre?", la punzecchiò l'altro.
"Conservo i miei poteri per l'incantesimo che intendo fare a te", rispose Gwendolyn.
Salirono la scala fino al piano principale del castello. Stavano preparando una magnifica festa per celebrare la sua morte, e tutto il clan era stato invitato a unirsi a Laird MacSween e alla sua famiglia in quella straordinaria occasione. Passò in fretta davanti alle ghignanti guardie sulla porta e uscì nell'aria calda della sera.
"Eccola!", strillò qualcuno istericamente.
"Strega!", sibilò una ragazza con gli occhi spiritati, stringendosi il figlioletto al petto. "Hai fatto venire la febbre al mio bambino!"
"Maledetta assassina!", ringhiò un giovane magro che non dimostrava più di 13 anni. "Sei stata tu ad uccidere mia madre il mese scorso, non è vero?"
"Ed è colpa tua se la gamba di mio figlio è rimasta schiacciata sotto quell'albero", gridò una donna con i capelli grigi, "rendendolo storpio. Tutta colpa tua, meretrice di Satana!"
La folla cominciò a lanciarle insulti e accuse, le facce alterate dall'odio, i corpi pronti a scattare. Gwendolyn si fermò, spaventata.
"Avanti, strega", ringhiò una delle guardie. "Muoviti". Le diede uno spintone, e lei inciampò.
La folla fluttuò immediatamente in avanti, ghermendole i capelli, la faccia, il vestito.
"Meretrice del diavolo!"
"Progenie di Satana!"
"Sudicia sgualdrina!"
Gwendolyn era terrorizzata. Alzò le braccia legate nel vano tentativo di proteggersi il volto mentre il suo clan le martellava le spalle e la schiena di pugni. Quando non riuscì più a sopportare l'aggressione, cadde in ginocchio.
"Basta!", gridò una voce adirata da qualche parte oltre la mischia. "Smettetela, o vi strapperò il cuore!"
I suoi aggressori esitarono, incerti su chi avesse parlato. Guardarono con espressione interrogativa verso la pedana sontuosamente addobbata sulla quale sedeva Laird MacSween con sua moglie, il giovane figlio e il fratello, Robert.
[...]
Quando i suoi accompagnatori la lasciarono, il florido Padre Thomas salì esitante i gradini del palco. "Bene, Gwendolyn, sei pronta a confessare finalmente i tuoi peccati e a implorare il perdono di Dio per la cattiva strada che hai imboccato?", domandò a voce alta, perché il suo pubblico lo sentisse.
Lei girò la testa dall'altra parte. Gli puzzava l'alito di birra. "Non ho commesso nessun peccato, Padre."
Padre Thomas corrugò la fronte. "Via, figliola, sarai presto al cospetto di Dio. Ti manderà dritta all'inferno, dove brucerai per l'eternità, a meno che tu non chieda perdono ora."
"Neanche un prete può aiutarti, lurida sgualdrina!", gridò furioso un uomo.
"Neanche il demonio!", aggiunse un altro. Gwendolyn fissò Padre Thomas. "E se confesserò, troverò misericordia qui, fra la mia gente?"
"Sei colpevole di assassinio e stregoneria", le fece notare lui, scuotendo la testa. Si girò verso gli astanti, alzò le braccia e concluse grandiosamente "Nessuna donna accusata di così gravi crimini sfuggirà al perenne tormento dell'inferno."
La folla esultò.
Gwendolyn rifletté per un momento. "Se non posso sperare di sfuggire alla morte, allora non vedo ragione di trattenermi dal confidarmi con voi, Padre."
Lui apparve sorpreso, ma si ricompose subito. Annuì saggiamente e intrecciò le mani sul ventre prominente. "Dio sta ascoltando, Gwendolyn", le assicurò.
"Sono innocente. Pensateci stasera quando siederete alla tavola del laird nelle vostre vesti migiori e vi ingozzerete di carne e birra sufficienti per sfamare un bambino per un mese. Riflettete sul fatto che mi avete assassinata, Padre, e pregate di non soffocarvi con tutto quel cibo."
La sua faccia tonda divenne rossa per la rabbia. "Come osi parlare così ad un uomo di Dio!"
"Se voi foste realmente un uomo di Dio, avreste cercato di proteggermi invece di distruggermi."
"è il demonio che sta parlando. Eri solo una bambina quando tua madre fu bruciata, ma evidentemente eri abbastanza grande da ereditare le sue cattive abitudini."
"Mia madre non era più colpevole di stregoneria di quanto lo sia io."
Altri stralci del libro:
Il terreno cominciò a rimbobare sotto di lei. Correva ancor più in fretta, ma adesso sentì i rami scricchiolare, annunciando l'arrivo di un cavaliere. La disperazione la sopraffece. Rendendosi conto di essere in trappola si fermò per voltarsi nella direzione di quel rumore. MacDunn si stava precipitando verso di lei, pronto a scoccare una freccia. La rabbia gli aveva indurito i lineamenti. Gwendolyn lo fissò inorridita, il cuore raggelato. Invece di abbassare l'arma mentre si avvicinava, mirò dritto a lei.
*
E così abbassò la testa e catturò le sue labbra. Gwendolyn rimase come paralizzata mentre la bocca di MacDunn si posava sulla sua. Non era mai stata baciata, perché nessun uomo nel suo clan avrebbe osato trastullarsi con la ragazza marchiata fin da piccina come una strega. Ma anche nella sua innocenza, percepiva un furore represso nel modo in cui le labbra di lui si posavano sulle sue. Una fiamma prese vita in lei, e il sangue cominciò a scorrere più in fretta, facendola avvampare e sentire strana. Quella sensazione era così deliziosa che Gwendolyn dischiuse leggermente la bocca, si appoggiò al suo corpo muscoloso e gli cinse il collo con le braccia, aggrappandosi a lui e ricambiando il bacio. La forza sembrava emanare dall'uomo mentre le sue mani si muovevano lungo la sua schiena, serrandole i fianchi, premendola contro la sua virilità. Un'ondata di piacere la pervase e un debole grido le sfuggì dalla gola.
*
Guardò Gwendolyn, che giaceva rannicchiata sul terreno rabbrividendo sotto la sciarpa di Brodick. La sua ultima speranza, per quanto tenue, era che questa strega fosse in grado di salvare suo figlio. Scoppiò quasi a ridere per l'assurdità di quell'idea. Era un'assassina condannata come tale, tanto esile che un soffio di vento l'avrebbe potuta far volare via.
*
Una fredda, nera ondata di sconforto la pervase all'improvviso [...] Era sola al mondo, prigioniera e reietta, temuta e disprezzata perché era stata marchiata come assassina e come strega. Per un momento il dolore fu insopportabile. Chiuse gli occhi e si raggomitolò, sentendosi piccina e spaventata, come una bambina indifesa. Voleva riaddormentarsi e svegliarsi per scoprire che l'amara realtà della sua vita non era altro che un brutto sogno.
*
Un'ondata di desiderio lo pervase, offuscandogli la mente e interrompendo il corso dei suoi pensieri. Avrebbe voluto toccarla, attirarla tra le sue braccia, stringerla a sé. Erano soli nella stanza. Poteva facilmente prenderla. Era sua prigioniera, viveva soltanto perché l'aveva strappata dagli artigli della morte [...] Gwendolyn guardò MacDunn a disagio, sconvolta dall'intensità del suo sguardo. Aveva già visto quell'espressione e il ricordo le affrettò il respiro e le riscaldò il sangue.
*
Gwendolyn cercò di rimanere impassibile mentre MacDunn si dirigeva verso di lei, gli occhi azzurri sfavillanti di un'emozione che non conosceva. Era stata minacciata ed intimidita per tutta la vita, ricordò a se stessa. L'avevano chiamata con i più volgari appellativi e accusata dei peggiori reati. Alla fine suo padre era stato assassinato e lei era stata gettata nella più infame delle prigioni, percossa dalla folla, legata a un palo e quasi bruciata viva. Niente di quel che poteva farle MacDunn sarebbe stato peggio di quanto aveva già sopportato, pensò mentre lui l'afferrava con forza per le spalle. Niente. Lo guardò con immensa calma, determinata a mostrargli che non aveva affatto paura di lui. Alex la fissò per un lungo, raggelante momento, le mani che le stringevano forte le spalle. Voleva scuoterla, spaventarla per vedere la paura nei suoi chiari occhi grigi invece di quella gelida calma beffarda. La furia da cui si sentiva pervadere era allarmante, perché la rabbia erodeva sempre il tenue controllo che aveva della sua mente. Ma Flora era morta e suo figlio stava morendo e questa strega, che era stata la sua ultima speranza, lo aveva deluso. (...) D'un tratto abbassò la testa e premette selvaggiamente la bocca sulla sua. Gwendolyn ansimò e cercò di tirarsi indietro, ma MacDunn la serrò forte tra le braccia, imprigionandola. Lei gli pestò i pugni sul petto, ma il suo corpo era protetto da una pesante armatura di muscoli. (...) si dibatté e cercò di protestare, ma il suono fu soffocato dalla prepotenza delle sue labbra (...) un'ondata di piacere la pervase, rimescolandole il sangue. Gli infilò le mani tra i folti capelli biondi e lo trattenne a sé, osservandolo con oscura, inspiegabile eccitazione mentre lui sfiorava il roseo capezzolo con le labbra (...) Una sensazione sconosciuta sbocciò nel suo profondo, un dolore ignoto, sordo, urgente, e infine avvertì un melato calore tra le gambe.
*
"Gwendolyn", mormorò, "non sei sola."
Lei scosse il capo. "Lo sono, MacDunn. Lo sarò sempre"
"No", mormorò lui, abbassando le labbra fin quasi a sfiorare le sue. "Non finché vivrò."
Con quel solenne impegno premette le labbra sulle sue, cingendola con le braccia e attirandola forte a sé. La baciò con ardore, con avidità, desiderando di perdersi in lei. La bocca di Gwendolyn era morbida, scura e sapeva di vino, come un frutto maturo riscaldato dall'estate, e profumava di campi e di luce del sole, un profumo che l'aveva fatto impazzire fin dalla prima volta che l'aveva stretta a sé.
Il tema della stregoneria e delle donne guaritrici è stato affrontato anche in questi libri: http://recensioniromanzirosa.blogspot.it/2017/07/la-spada-delle-highlands-di-ruth-langan.html
"La strega e il cavaliere"
e in questo (anche se è ambientato nel Novecento)
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