"A qualcuno piace il brivido" di Pamela Kent (Collezione Harmony 1985)


Trama: Rimasta sola al mondo, senza mezzi, Helen lascia Parigi e raggiunge il castello in Cornovaglia dove un amico del padre le ha offerto ospitalità. Il suo benefattore, Roger Trelawnee, sotto i modi bruschi sembra nascondere una grande sensibilità e generosità ed Helen non tarda a subirne il fascino. Ma un mistero circonda l'uomo e la sua splendida dimora. Da che cosa proviene la recente ricchezza di Roger? Perché ci sono notti in cui nei corridoi dell'immenso maniero echeggia un grido? E di chi è il volto che appare di tanto in tanto a una delle finestre dell'ala che dovrebbe essere disabitata?

Commento di Lunaria: "A qualcuno piace il brivido", purtroppo, è un romanzo che non soddisfa pienamente le aspettative di cui è stato caricato nella trama sul retrocopertina. Infatti, a leggere la trama, sembra di trovarsi di fronte ad un romanzo quasi venato di soprannaturale; e questo soprannaturale in quelle 154 pagine è distillato in maniera cosaì rada e discontinua che mentre lo si legge quasi non lo si nota; inizia con le migliori promesse, ma poi si affloscia, come se l'autrice non sapesse bene che strada prendere; non è un giallo, perché non c'è un delitto; c'è qualche sospetto, ma il tutto è descritto in maniera troppo sintetica e scarna. E non perché Pamela Kent non sappia scrivere, al contrario, ma perché si perde dietro dei particolari paesaggistici o di abbigliamento che non aiutano allo sviluppo della trama in senso "misterico" ma neanche "erotico", ma anzi, divagano senza arrivare al punto della questione. Anche la passione amorosa tra Helen e Roger è pressoché inesistente per oltre cento pagine: assistiamo a due miseri baci dati furtivamente! In compenso, per svariati capitoli si va avanti a focalizzarsi su un protagonista del tutto secondario alla vicenda che essendo etichettata come "romanzo rosa" avrebbe dovuto prevedere passione, amore ed eros tra i due protagonisti principali... le cui emozioni sono descritte in maniera molto blanda e sintetica.
Non è scritto male, questo romanzo, ma come facevo notare in ''Un uomo bussa alla porta" http://recensioniromanzirosa.blogspot.it/2017/10/un-uomo-bussa-alla-porta-di-jill-warren.html
è un romanzo rosa atipico: passione erotica inesistente, un bacio che arriva dopo cento e passa pagine, un'attrazione reciproca tra i due protagonisti che è descritta in maniera molto sintetica e sbrigativa... praticamente solo nell'ultimo capitolo! Insomma, si avverte molto un senso di sbilanciamento, come se gli ingredienti che dovevano formare la trama siano stati messi a casaccio e fuori tempo. Peccato, perché gli elementi notevoli che potevano servire ad imbastire una bella storia avvincente c'erano: un castello, un paesaggio suggestivo, un uomo tormentato da un passato difficile e che ha perso un braccio, una donna dalla sensibilità empatica. Solitamente, alcuni autori difettano di bravura linguistica, ma riescono ad imbastire storie avvincenti, pur scrivendo davvero molto male e in modo raffazzonato; in questo libro di Pamela Kent è esattamente il contrario: lei è capace di scrivere, ma la storia è scialba, nel ritmo e nel pathos, tanto che si sarebbe potuta narrare la stessa vicenda in poche pagine di racconto.

Gli stralci più belli: "Quando mio padre si ammalò, volle... volle che le scrivessi." [...] "Capisco perfettamente, signorina Dainton", continuò lui, "e per quanto mi riguarda, lei ha bussato alla porta giusta. Potrà rimanere al castello di Trelawnee fino a quando le piacerà. Anche per il resto della sua vita se lo desidera."

*

La notte li avvolse col profumo delle violette che crescevano tra l'erba, delle felci e del muschio e con l'aroma che, portato dal vento, proveniva dai campi di grano, di mais e d'orzo e dai boschi che circondavano il fiume. Più in basso, si sentiva il rumore delle onde che andavano a infrangersi contro la scogliera. [...] Helen sollevò lo sguardo verso l'ala del castello che aveva attirato la sua attenzione nel pomeriggio. Era tutto buio, eppure lei aveva la strana sensazione di essere osservata. La luna era una falce d'argento nel cielo scuro.
La luce le diede un po' di sollievo, ma nel silenzio profondo che incombeva su Trelawnee, Helen aveva l'impressione di percepire dei mormorii. Voci che si alzavano e scomparivano, attutite dalla distanza... voci agitate.

*

"Sei così bella... Non sono certo il primo che te lo dice." Helen trattenne il respiro. Avvertiva la straordinaria dolcezza di quelle lunghe dita che le accarezzavano la guancia e lo sguardo di Roger aveva un'espressione che era una rivelazione vera e propria. [...] Ora il suo cuore batteva violentemente come un uccello spaventato chiuso in gabbia. Quegli occhi strani che, all'inizio, aveva trovato duri come le pietre la esaminavano attentamente e in essi brillava una fiammella. L'atmosfera che si era creata tra loro era carica di elettricità. Helen indietreggiò e si girò bruscamente per nascondere l'agitazione improvvisa che la pervadeva.



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