Trama: un matrimonio avventuroso è al centro di tutte le vicende che movimentano la vita di Morven Lyndsay, la graziosa ultima erede di un'illustre casata, costretta a vendere la splendida tenuta che appartiene da secoli alla sua famiglia. A mali estremi estremi rimedi, e la fanciulla propone all'odiato Gareth Farre di sposarla... incredibilmente l'uomo accetta. Durante il viaggio di nozze, in Spagna, molte cose accadono a Morven, che, decisa a non rivelare il sentimento che è nato in lei, accetta l'amicizia di un misterioso spagnolo. Ma anche il comportamento di Gareth non è molto chiaro e a poco a poco la verità si fa strada...
Commento di Lunaria: romanzo che per tutta la prima parte si colloca dalle parti del Billionaire, con un odioso, arrogante e straricco Gareth, e una Morven che lo detesta e lo sposa per forza. Improvvisamente dopo un po' "si sente innamorata di lui" (il tutto non è che sia proprio molto giustificato...) e dalla seconda parte del romanzo in poi, compare un mistero da risolvere. La parte migliore del romanzo è proprio la seconda, dove i riferimenti da "maschio arrogante e strafottente da Billionaire" scompaiono per lasciare posto al mistero da risolvere. Notevoli le pagine che descrivono i due che si aggirano nelle rovine e nella cappella sepolcrale, mi hanno fatto ripensare a certi scenari alla Ann Radcliffe; vale la pena trascrivere lo stralcio:
"Immagino che non ci siano proibizioni alla visita della cappella sepolcrale", osservò con un sorriso accattivante. "Gli antenati di mia moglie sono sepolti laggiù e ci farebbe piacere darvi un'occhiata un giorno o l'altro." (...) La precedette attorno all'ala occidentale del monastero dove non esisteva sentiero e l'erba era ancora bagnata dalla rugiada del mattino. Ogni volta che raggiungevano un contrafforte, e ce n'erano otto di queste opere murarie rampanti a sostegno del muro di cinta, erano costretti ad aprirsi un varco fra un letto di aghi e di rovi, e Morven non potè che felicitarsi per aver seguito il suggerimento di Gareth di indossare i calzoni. Un'entrata bassa, ad arco, dava accesso, dopo aver sceso pochi gradini, a una vasta camera sostenuta da sei massicci pilastri dalla cui sommità gli sbriciolati resti di ciò che doveva esser stato un tempo un magnifico esempio di volta a ventaglio si biforcavano ora verso il cielo in una serie di contorni frastagliati. Soltanto sul lato dove la volta si congiungeva al corpo stesso del monastero restava una parte del tetto originale: un'arcata di pietra dalle linee pure e leggiadre lungo l'intero muro orientale. In quest'ala riparata l'erba non aveva invaso le lastre di pietra essendo protetta dai raggi del sole dal muro e non fu difficile camminare da un'estremità all'altra della volta. Sotto ogni finestra ad arco c'erano delle profonde nicchie scavate nella parete per ospitare le tombe dei molti gentiluomini del sedicesimo secolo che avevano governato in quella zona. Gli stemmi incisi nella pietra, e per la maggior parte corrosi dal tempo, indicavano i nomi delle famiglie sepolte."
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