Trama: Sul palcoscenico della vita si muovono la perfida e ammaliante Lavinia, il giovane affascinante duce Tayne e la splendida e dolcissima Ivory. Attorno al duca di Margrove, nel lussuoso scenario del suo castello, ruotano personaggi avvincenti, dai tratti brillanti e di vitale importanza, che imprimono al romanzo svolte impreviste e determinanti. è il gioco degli equivoci e dei sottintesi, un minuetto malizioso ed eccitante. Chi avrà l'amore di Tayne? Lavinia o Ivory? O tutte e due? Di sorpresa in sorpresa, gli incredibili eventi conducono ad un finale carico di promesse, suspense e colpi di scena.
Commento di Lunaria: più che un romanzo, è un racconto lungo (112 pagine); trama un po' confusa e a tratti inconsistente nello svolgimento delle schermaglie e ripicche dei vari personaggi, ma c'è da dire che l'Autrice ha curato nel dettaglio la descrizione degli ambienti, dei vestiti, dei particolari, del linguaggio. Fu allegato al "Grand Hotel" del 15 maggio 1994.
Gli stralci più belli: "Il trascorrere del tempo non aveva fatto altro che attutire il dolore, sbiadire i ricordi e il risultato era stato deludente. Si era accorto di poter vivere, ridere, ballare, volare e di voler fare tutte queste cose, con la certezza di averne il diritto. Questo lecito e rivendicato diritto gli offuscò, piano piano, la memoria non più cocciuta né tormentata; gli rosicchiò, giorno dopo giorno, la spietatezza necessaria per interrogarsi fino a farsi male. La vita gli riservò, dopo, un trattamento particolare, agiato, protetto da ulteriori eventi negativi, come se tutto quello che doveva succedergli nell'arco dei suoi anni, si fosse già esaurito nella fragile prima parte della sua esistenza. Questa constatazione gli aveva così insegnato a gestire il dolore, stemperandolo in piccole dosi, ravvivandolo solamente attraverso la malinconia che gli era compagna occasionale e non troppo petulante. (...) Oh, certo! Come avrebbe voluto cancellarlo e riscriverlo secondo un copione diverso! Di fronte a tale impossibilità, aveva preferito affrontarlo e subirne, solo in apparenza, le lugubri trame. Dentro di sé, intanto, lasciava crescere la forza, la pazienza, la tenacia, la risolutezza. Quando le sentì vitali e impellenti, si servì di queste preziose muse per risalire in superficie, attraverso l'attributo del dolore: il coraggio di guardarlo in faccia, per quello che era, con tutti i suoi risvolti frustranti e deleteri, contribuì a minimizzarlo, frantumarlo, sbriciolarlo fino ad afflosciarne il velenoso lievito."
"La guardò come si guarda un dipinto: luci, ombre, sfumature, nuances, tutte affiorate sul viso trepidante e interrogativo di lei. Ondeggiavano appena nel vento i suoi lunghi capelli miele e brunito: anche l'aria di quella sera speciale non giocò più. Ristagnò un poco e si smorzò. Nel silenzio calato lungo la strada deserta, senza vento, senza luna, senza voci, Tayne capì di essere innamorato, non perché gli era stato proibito ma perché quel sentimento scavalcava le piccole cose terrene, per andare al di là di ogni capriccio o risentimento."
"La mente di Tayne sgommò sull'asfalto di un presente che lo vedeva prostrato e svilito. Sgomitò via, nel tempo di un respiro, quella pausa infernale al suo amore per Ivory. Scalciò fuori dal suo cuore la spina conficcata giù nel profondo, in quella cavità nera dove non c'è posto per il domani. Lui, adesso, lo voleva quel domani a cui aveva diritto, con tutte le sue forze. Ed erano di nuovo tante! Il silenzio stupito e adorante di Ivory lo frustò in pieno petto dove un groviglio di fiele andava perdendo, sempre più, il suo amaro."
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