"La Colomba del Castello" dei Delly (1952) uscì per "I Romanzi della Rosa", una serie di romanzi Rosa\Drammatici dei primi del Novecento, https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/10/i-romanzi-della-rosa-e-dei-delly.html veri best seller dell'epoca, che oggigiorno per i nostri parametri sono piuttosto anacronistici, ma che da appassionata collezionista di romanzi Rosa ci tengo comunque ad avere nella mia collezione... In genere si trovano alle bancarelle dei libri (bhe... li trovavo prima che qualcuno ci rimettesse agli arresti domiciliari...) messi lì a 1 euro, per lo più, ravanando nei mucchi di libri "old"... Ne ho trovati anche alcuni "gratis" lasciati lì al bookcrossing della mia città.
A parte un paio, che sono stata una deficiente a non prendere, gli altri li ho presi tutti, e ne ho diversi, e piano piano li sto leggendo.
Delly era lo pseudonimo di una coppia di scrittori, un fratello e una sorella francesi, che scrissero circa (se non di più) cento romanzi (ma scrittrici come Barbara Cartland sono arrivate a 800 romanzi, più o meno!)
Ebbero un enorme successo all'epoca; i loro libri erano basati su drammi, spesso con divagazioni "alla Ann Radcliffe", in castelli e foschi paesaggi, tra intrighi, complotti, fanciulle candide ed innocenti vittime di congiure o di tradimenti\macchinazioni di amanti o parenti diabolici e cose del genere, molto in linea con il Feuilleton ottocentesco.
Anche questo "La Colomba del Castello" si basa su un dramma: un ragazzino in coma viene ritrovato su una spiaggia; l'uomo che lo trova decide di adottarlo, di dargli un nuovo nome, Consalvo, visto che il bambino, dopo essersi svegliato dal misterioso sonno causato da un narcotico, non ricorda nulla; il trovatello vive felice accolto in questa nuova famiglia e amato dai suoi nuovi genitori e dai loro due figli, tra cui Ginetta, che si affezionano subito a lui. Anni dopo, quando i genitori muoiono, la sorella, Ginetta, va a lavorare come educatrice in un castello proprietà di una famiglia di protestanti, addetta all'educazione della loro figlioletta, Anna, e, guardando un ritratto, Ginetta scopre un'incredibile somiglianze tra Consalvo e l'erede del castello, misteriosamente morto decenni prima, come le è stato raccontato... in realtà, l'erede non è morto, ma è vittima di una congiura ordita dal conte e dal suo fedele ed inquietante servitore indù, che ha narcotizzato il bambino per poi abbandonarlo sulla spiaggia e togliere di mezzo l'erede... abbandonato sulla spiaggia, dove è stato trovato dal padre di Ginetta, e senza più ricordi della sua vita precedente. Quando ormai Ginetta ha risolto l'intrigo, viene allontanata dal castello con una scusante e poco dopo Anna, la figlioletta del malefico conte, ha un incidente: mentre è sulla spiaggia, il suo cane aggredisce l'indù che è sbucato all'improvviso spaventando la bambina; il cane azzanna l'uomo, ma mentre la bambina cerca di richiamare il cane, viene aggredita dall'avvoltoio (!) dell'indù, che la ferisce gravemente alla testa; l'indù muore sbranato e la piccina viene soccorsa e portata al castello; in punto di morte, mentre Anna sta agonizzando, la piccola protestante chiede al padre di chiamare un prete: è suo desiderio morire da cattolica, essendosi sentita fin da subito attratta dalla fede di Ginetta, super cattolica osservante... Il padre, che ormai si è ravveduto e si è pentito del male che ha fatto ai danni di Consalvo, l'accontenta, e la piccina muore da vera cattolica, a mo' di santa Maria Goretti...
Il libro non è scritto male, pur grondando cattolicesimo zuccheroso ad ogni piè sospinto... e ha pure qualche divagazione sepolcrale che piacerebbe a tutti i fans di Ann Radcliffe, come questo stralcio:
"Chiacchierando, continuarono ad avanzare. Uscirono dal parco passando da un cancelletto e si trovarono nella landa. Percorrendo un sentiero sassoso, giunsero a una pineta di vaste proporzioni, che Ginetta non conosceva ancora. Sulla landa l'aria era viva e fresca, nonostante il sole; ma penetrando sotto i pini, Ginetta fu colpita dal tepore che vi regnava. Un acutissimo odore di resina imbalsamava l'aria; dal suolo ricoperto di un fitto strato erboso sorgevano alte felci ed eriche stupende. Venendo dalla landa soleggiata, l'ombra che qui si stendeva, sembrava intensa. Un largo sentiero che l'erba invadeva era tracciato fra i pini e scendeva in dolce pendio. A un tratto Ginetta vide dinanzi a sé un lungo e basso edificio di granito nero, dall'aspetto stranamente lugubre, soprattutto con quello sfondo di cupa verzura, che proiettava all'intorno un'ombra funerea. Si avvicinarono all'uscio di querce, semiaperto. Anna lo spinse, ed entrarono nella lunga e bassa galleria lastricata di granito, rischiarata da alte finestre ornate di vetri bianchi offuscati dalla polvere e dai ragnateli. Da ciascun lato erano allineati i sepolcri di granito che portavano scolpito, su una lastra di marmo, il nome del morto. Un nauseante odore di muffa fluttuava nell'aria umida. La signorina Francesca era là, ritta dinanzi a una tomba sulla quale appoggiava le mani congiunte. Ella si volse e disse sottovoce: "Anna ha voluto farvi fare questa funebre visita, signorina? Che triste luogo di sepoltura hanno scelto i miei antenati, non vi pare? L'aspetto lugubre del luogo è parso loro senza dubbio in armonia con l'uso a cui volevano destinarlo. Quanto a me, non ho mai capito perché si voglia, di proposito, rendere tristi le vicinanze dei sepolcri. Vidi un giorno, in Italia, un cimitero così soleggiato, così fiorito, così luminoso, che mi sarebbe piaciuto molto riposare là! Tali luoghi ci rammentano meglio la misericordia di Dio e le bellezze del Paradiso. Qui pensiamo soprattutto alla giustizia, all'abisso eterno dell'espiazione..." "è vero!", disse Ginetta. E in quell'istante ella rivedeva col pensiero il piccolo camposanto di Kersanlic, situato all'ombra della vecchia chiesa e profumato, nella bella stagione, dalle viole e dalle rose, a cui si univano gli effluvi del mare. Che differenza tra la tomba dei suoi cari genitori, tutta fiorita, sormontata dalla croce redentrice, e quel freddo sepolcro!"
"Il conte Carlo Marcill e la figlia riposavano ora accanto ai loro antenati nel cupo sepolcro avvolto dall'ombra funebre dei pini. Ma il conte Roberto si proponeva di fare inalzare nella cappella del castello, restituita al culto cattolico, un sontuoso mausoleo di marmo bianco, per colei che tutti chiamavano la piccola santa, la colomba del castello di Rudsay."
perciò questo "La Colomba del Castello" si piazza al secondo posto, dopo "Atala" https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/11/francois-rene-de-chateaubriand.html nella mia classifica di romanzi cattolici ben scritti! (mirabile dictu!) qui trovate le pagine cattoliche: https://intervistemetal.blogspot.com/2021/03/facciamo-un-altro-regalo-ai-cattolici.html
Gli stralci più belli:
"L'aspetto del paese era selvaggio e triste, soprattutto in quel pomeriggio nuvoloso. Un forte vento di mare curvava le quercie, che in fondo alla pianura limitavano, a destra, l'orizzonte. Alcune case di misero aspetto sorgevano qua e là, accanto a magri campicelli il cui prodotto non impediva ai padroni di morire di fame. Ad una svolta della strada, il mare apparve agli occhi di Ginetta. Era cupo, agitato, e lanciava i flutti spumanti contro gli scogli di cui era disseminato, contro le alte spiagge rocciose, incavate e corrose da ogni parte. Un isolotto sorgeva a breve distanza da terra. Fra i pini si scorgevano le rovine di costruzioni che dovevano essere state importanti. A una nuova svolta della strada, Ginetta vide apparire su una scarpata della spiaggia un imponente edificio, massiccio e scuro, coronato da larghe torri. Un parco lo circondava. La giovinetta pensò: "Senza dubbio, è il castello di Rudsay." E il suo cuore, già così triste, si serrò maggiormente, poiché l'aspetto di quella dimora, posta su un tale sfondo e sotto un cielo denso di nubi oscure, era quasi sinistro. La carrozza entrò in un viale di quercia piegate dalla tempesta d'alto mare, e si fermò in un immenso cortile, dinanzi a un portico di granito nero."
"Alcuni istanti dopo, la comitiva ch'era passata silenziosamente attraverso i corridoi illuminati dalla lanterna cieca portata da Marta, si trovava fuori del castello e penetrava nel parco. Sopra i notturni viandanti, che avanzavano faticosamente, perché le raffiche erano spaventose, le cime degli alberi scricchiolavano, gemevano e pareva ad ogni istante che gli enormi rami dovessero spezzarsi e cadere sul capo di quegli audaci. Ma sotto i pini che circondavano il sepolcro, la tempesta diventava meno intensa: mentre ruggiva all'intorno, pareva volesse rispettare il sonno dei defunti Marcill."
"Poi mi sono avvicinata a una finestra di cui Marta lascia sempre aperte le imposte perché mi piace di veder spuntare il giorno. La notte non era oscurissima e, voi riderete della mia fantasia, mi è parso di vedere delle ombre passare in un viale del parco."
"E stendeva il braccio verso uno scoglio sulla cui cima era appollaiato l'avvoltoio il quale, allungando l'orribile collo nudo, guardava le due fanciulle che si avvicinavano (...) L'indù, steso sulla sabbia dietro a uno scoglio, si sollevava repentinamente dinanzi alle giovinette. Anna, impallidendo, gettò un grido di terrore. Nero, che vagava per caso a breve distanza da loro non avendo ancora fiutato Rarvari, intese il grido e scorse l'indù. Temette forse un attacco contro la sua padroncina? Comunque, balzò, e, senza ringhiare, si slanciò sull'uomo che cadde a terra. (...) I suoi terribili denti s'affondarono nella gola di Rarvari, che ebbe appena il tempo di emettere un sibilo stridente. S'intese un batter d'ali: l'avvoltoio si avventava contro l'aggressore del suo padrone... (...) Un grido di terrore le rimase soffocato in gola. Prima di poter fare un movimento per fuggire, si vide avvolta dalle ali immense dell'uccello rapace, sentì il becco terribile colpirle ripetutamente il capo, e cadde perdendo i sensi. (...) Ma Francesca non pensava più che ad Anna. Inginocchiata presso la bimba, ne sollevava la testina insanguinata."
"Ginetta, giunta alla spiaggia, sedette nell'insenatura d'una rupe. Di lì vedeva il luogo dove s'era svolto il dramma che aveva avuto per epilogo la morte di Anna. Dinanzi a lei si stendeva l'isoletta in cui si ergevano le rovine del monastero dei Santi Martiri. Un caldo sole estivo dorava le vecchie mura rossastre, ricoperte in parte dal folto strato dell'edera. L'impressione di cupa tristezza che Ginetta aveva sempre provata osservando il convento debastato, non si ripeteva oggi: la colomba annunziata dal giovane monaco martirizzato aveva liberato la stirpe dei Marcill dalla maledizione che gravava su di essa, e l'odierno conte di Rudsay ben saprebbe riparare le mancanze dei suoi antenati. Ginetta aveva appoggiato il mento sulla mano e il suo sguardo vagava ora sul mare di un bel verde profondo, insolitamente calmo. Una strana tristezza la opprimeva da parecchio tempo."
P.s qui potete vedere altre due copertine di "La Colomba del Castello" https://i.pinimg.com/originals/8f/76/f7/8f76f7d3322f3a9c571d228ca9642cf5.jpg
e qui la "visione simbolica" della colomba aggredita dall'avvoltoio, che compare ad un certo punto nel romanzo, nel sogno della bambina, a mo' di profezia che preannuncia la morte di Anna https://i.pinimg.com/originals/8f/76/f7/8f76f7d3322f3a9c571d228ca9642cf5.jpg
immagini più in linea con il libro, rispetto alla copertina che ho io, che sembra la réclame di un parrucchiere degli anni Sessanta! :P
Dagli stessi Autori vedi anche: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/01/la-fine-di-una-valchiria-di-delly.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/09/orgoglio-domato-dei-delly-romanzi-della.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/09/figlia-del-mistero-dei-delly-romanzi.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/10/delly-liala-gli-stralci-piu-belli.html https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/12/la-sua-ora-di-elinor-glyn-romanzi-della.html
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