"La Città dei Tamarindi" di Nerina Hilliard (Collezione Harmony)

 


Trama: Allo scopo di fare luce sulle misteriose origini di sua madre, il giovane Terry si trova scaraventato con la fidanzata Kay in un mondo da mille e una notte: l'Hoggar, nel cuore del deserto algerino, il regno dei Tuareg. I leggendari uomini blu, altissimi e col viso velato, incutono terrore, sanno essere spietati, ma sono alteri e di nobili tradizionali. Kay è immediatamente soggiogata dagli intensi occhi azzurri del loro capo, Alim ibn Enian e non può mentire a se stessa: quell'incontro le ha sconvolto il cuore e i sensi...


Commento di Lunaria: Notevole romanzo che descrive alla perfezione usi e costumi dei Tuareg oltre che essere arricchito con splendide descrizioni dei paesaggi desertici, tra oasi e dune; tutto è talmente ricostruito nei minimi dettagli e con tanto pathos che sembra quasi che l'Autrice ci sia stata per davvero per poterne parlarne con così tanta cognizione di causa! Non manca un riferimento quasi lovecraftiano ad antiche rovine nel deserto notturno. Curiosamente, Kay si innamora di Alim senza neanche averlo visto a viso scoperto (lui si toglie il velo blu che gli copre gran parte del viso solo verso la fine) Il titolo italiano è più suggestivo dell'originale inglese "Land of the Sun", "Terra del Sole"


Gli stralci più belli: 

"Erano accampati davanti alle rovine di un tempio antico, eretto in onore di qualche divinità sconosciuta, molti secoli prima. Quei muri decrepiti offrivano un ottimo rifugio contro i rigori della notte, ma niente avrebbe potuto riscaldare il cuore di Kay. Alla debole luce degli ultimi raggi di sole intravedeva mostruose figure incise nella pietra. Gigantesche statue disumane facevano da guardia a quello che una volta era stato un grande atrio a cupola. Ora un bagliore rosso fuoco appariva tra le crepe enormi del soffitto."



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APPROFONDIMENTO SUI TUAREG

Tratto da



ALLE ORIGINI DEI TUAREG: LA REGINA TIN HANAN E LA MATRILINEARITà

I Tuareg hanno eletto queste montagne a loro dimora fin da quando vi sono arrivati. 

Pare certo che essi si siano sovrapposti a popolazioni locali e che nulla abbiano in comune con quelle genti che lasciarono meravigliose incisioni e dipinti sulle pareti rocciose. Vi arrivarono, secondo le leggende, guidati da una famosa regina, Tin Hanan, la cui tomba fu scoperta ad Abalessa nel 1928, indicata dagli stessi Tuareg; 


sia le leggende (come quella della regina Tin Hanan, capostipite dei Tuareg) che le abitudini di discendenza rivelano una certa forma di matriarcato. Il rispetto per la donna, rimasto radicato anche dopo l'accettazione dell'islam, il suo diritto a partecipare all'elezione dell'Amenokal (il sovrano dei Tuareg) con diritto di voto pari all'uomo, la stessa trasmissione dei diritti (anche se in molti casi non possa esercitarli di fatto) e l'usanza ancora praticata da qualche tribù che il marito appena sposato abiti, per un certo tempo, nell'accampamento della moglie (come i Moso. Nota di Lunaria), sembrerebbe confermare questo sospetto. 

Anche se la società Tuareg non è affatto matriarcale, si ha la sensazione che un filo li leghi direttamente a un mondo neolitico. Infatti, poiché è Tuareg solo chi ha la madre Tuareg, avendo poca o nulla importanza l'origine del padre, l'Amenokal era eletto secondo norme di ereditarietà in linea femminile.

La struttura sociale prevede una gerarchia di caste che ricorda la nostra società feudale: in cima alla scala sociale vi era la tribù dei nobili: guerrieri, predoni e mercanti razziavano nell'Africa centrale imponendo protezione e balzelli; i guerrieri erano forniti dai Tuareg delle tribù nobili. 

La veste tradizionale dei Tuareg nobili prevede un'ampia tunica di cotone e un velo chiamato "Taghelmust", impregnato di tintura blu-indaco; coprirsi il volto è necessario quando si percorre il deserto (nota di Lunaria: anche per evitare gli insetti; molti bambini Tuareg, almeno fino al 1978, soffrivano di tracoma e di infezioni agli occhi portate dalle mosche; l'Autrice del romanzo "La Città dei Tamaridi" riporta che il velo maschile sarebbe di origine medievale e rimanderebbe proprio agli elmi tipici dei crociati) 


LINGUA E SCRITTURA

I Tuareg parlano una lingua berbera; grazie alla lingua comune, tutte le componenti etniche sparse dal Sahara centrale fino alle rive del Niger si riconoscono partecipi di un'unica cultura. Il tamahaq (dialetti del nord) o tamasceq (dialetti del Sudan) è l'unica lingua berbera viva che utilizza la scrittura, il tifinar, di origine antichissima; è simile all'antica scrittura libica che forse deriva da quella fenicia. L'alfabeto tifinar è costituito da 25 consonanti a cui si aggiunge un solo carattere alla fine di ogni vocabolo per indicare tutta la gamma della vocalizzazione. 

Una parola si scrive accostando le sue consonanti in un qualsiasi senso da destra a sinistra, dall'alto al basso o viceversa. è chiaro che decifrare un testo tamahaq è lungo e complicato e pochi Tuareg sanno scrivere nella loro lingua (Nota di Lunaria: prima dell'islamizzazione, le donne sapevano leggere e scrivere, come riporterò più sotto).

LITOLATRIA E CULTO DELLE MONTAGNE?

L'autore, Edoardo Borzatti von Löwenstern, ha vissuto per un periodo tra i Tuareg, raccogliendo informazioni dalla voce degli abitanti. C'è un passaggio molto interessante che, per quanto stringato, ci permette di ipotizzare che prima dell'arrivo dell'islam i Tuareg adorassero le montagne e forse anche le pietre, concepite come Dee. 

"Un giorno ci avviammo fuori dal villaggio, in silenzio; non diceva nulla, poiché era la stessa natura a parlare. Guardava il cielo, le montagne, respirando con soddisfazione l'aria fresca. Si stagliavano di fronte a noi alcuni picchi vertiginosamente alti e le pareti dirupate delle montagne. Ahmed intuì il mio interesse; si fermò ed incominciò ad elencare i nomi di queste montagne: "Ognuna è come un uomo, ora stanno ferme, ma come l'uomo hanno un'anima e sono ricche di sentimenti. Qualcuna prende il nome di un uomo e altre nomi da donna; nel passato vissero una vita simile alla nostra: si innamoravano, spesso soffrirono di gelosie e più di una volta si verificarono dei duelli mortali e le ferite sono ancora visibili sulle nude rocce." Poi Ahmed concluse guardandomi ironicamente (...) mi lasciava concludere che egli stesso era convinto che tutte le leggende erano frutto della fantasia. Visto che eravamo caduti in argomento ne approfittai: rivolsi cautamente qualche domanda sulle superstizioni e sulle idee più ricorrenti intorno alla magia. Ahmed da parte sua si fece ripetere la domanda più volte; mi guardava come per rimproverarmi l'ardire di indagare cose in cui non avrei dovuto occuparmi. Ahmed cercava di farmi capire che era di religione islamica e che quindi le mie domande cadevano nel vuoto; d'altraparte io ero conscio di quanto l'islam fosse superficiale ed imbevuto di superstizioni, residui di precedenti credenze: me lo confermavano le numerose tera (amuleti) al collo di Ahmed e la professione di fede animistica, sia pure velata di ironie che mi aveva fatto poco prima descrivendomi il paesaggio." 

Si noti come questi monili (originariamente amuleti) abbiano forme cruciformi, antropomizzate, triangolari, a quadrato e persino con sporgenze che ricordano le corna... sono tutti elementi magico-politeistici presenti in tante altre civiltà. Io ho un paio di bellissimi orecchini tuareg







(Nota di Lunaria: adorare le montagne, grotte e colline è una pratica ancora presente nell'Induismo; vedi per esempio Parvati, la Figlia della Montagna, la Dea-Grotta Hingraj Mataji, la Dea delle colline Saptashrungi; molte Dee vengono rappresentate con una semplice roccia o una forma ad uovo - come Ashapura - e c'è persino una Dea, Shantadurga, che viene adorata sotto forma di tumulo di formicaio!)

"La superstizione", mi disse, "c'è fra la gente più ignorante, fra quelli che vivono nel sud o in tende isolate. Esistono per essi degli spiriti maligni conosciuti con il nome di Kel es Souf, che si materializzano durante la notte o comunque in ambienti oscuri. Questi geni invisibili fanno molte cose contro i viventi, per cui è necessario difendersi con amuleti e spesso ricorrendo all'aiuto di un saggio con dei poteri magici." "Perché ce l'hanno con gli esseri umani?" "Perché gli uomini non sono buoni e spesso non li rispettano. Preghiamo e onoriamo Allah, altrimenti ci punisce con carestie e morti; i Kel es Souf sono temuti, ma nessuno li ama o li degna di una preghiera; rappresentano il male che vuole sopraffare il bene." Cercavo di fare un confronto con il nostro demonio; in realtà i Kel es Souf lo ricordano solo vagamente, relegati alla funzione di folletti. Come spesso succede nel deserto, sul pianoro si formò, all'improvviso un turbine di sabbia, un vortice simile ad una colonna, alto una trentina di metri e stretto alla base. Dimenticando i miei discorsi con Ahmed, presi la macchina fotografica e mentre mi preparavo a scattare le foto, Ahmed mi dise: "Ecco i Kel es Souf: sono essi che producono quel vortice" 

(Nota di Lunaria: leggende legate a spiriti del vento nel deserto erano presenti anche nel folklore sumero - si pensi a Lilith, Dea del vento o a Pazuzu - ma anche in Namibia, le cui leggende sugli spiriti maligni hanno ispirato il celebre film horror "Demoniaca" 


comunque i popoli del deserto adoravano le tre Dee, Allat, Manat, Al Uzza, spesso sotto forma di tronchi di legno o di pietre nere, come i meteoriti) 

LA CONDIZIONE DELLA DONNA TUAREG DOPO L'ARRIVO DELL'ISLAM

Con la scolarizzazione obbligatoria i Tuareg hanno dovuto subire una discriminazione operata contro le bambine: sembra che non siano obbligate all'istruzione e questo fatto sembrerebbe essere la conseguenza di una certa mentalità araba discriminante nei riguardi della donna. Il Tuareg aveva sempre mostrato rispetto per la donna, depositaria dell'istruzione e delle tradizioni: si sa infatti che erano solo le donne a saper leggere il tifinar, l'alfabeto, a suonare il violino e a conoscere le leggende e le storie della famiglia e delle tribù. Oggi dunque, la situazione tende a relegarle ad un ruolo del tutto secondario della società. (almeno, nel 1978, visto che il libro risale a quella data. Nota di Lunaria)

Curiosamente, nella serie di Sailor Moon, compare "Il cavaliere della Luna" ^_^








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