"Il Sentiero tra gli Alberi" di Quinn Wilder (Collezione Harmony Jolly)

Trama: Per sfuggire ad un matrimonio di convenienza, la ricca ereditiera Aurora Fairhurst, sostituendosi all'amica, partecipa ad una dura spedizione in una selvaggia regione del Canada. Priva di esperienza, deve affrontare molte difficoltà, ma soprattutto... l'indomabile Chance Cody, la guida del gruppo. è l'essere più arrogante, autoritario e affascinante che abbia mai conosciuto e ogni volta che i loro occhi si incontrano, sprizzano scintille. Aurora lo ama, ma riuscirà a fargli cambiare opinione su di lei?


Commento di Lunaria: Di base "Il Sentiero tra gli Alberi" analizza temi come "il ribellarsi alle aspettative borghesi-classiste del ricco parentado", il razzismo (Chance ha origini native americane) nonché la diversità di classi sociali e se l'amore "è possibile" anche quando il divario tra lei e lui è legato al vil denaro. Tuttavia, se il primo tema è stato trattato in maniera egregia, con un'Aurora caparbia, risoluta e decisa che "scappa dalla famiglia" perché non sopporta che siano i genitori a scegliere il marito per lei... ovviamente con uomini interessati a lei unicamente "per il suo cognome" e per stringere alleanze con suo padre (magistrale l'incipit del romanzo, che si apre con un pranzo "tutto in famiglia" da incubo e un padre che commenta "Puoi essere solo una deliziosa moglie di un uomo ricco. Da sola, non potresti sopravvivere per più di una settimana") il tema del classismo lascia un po' desiderare perché pur partendo da buone premesse iniziali, viene via via stemperato e banalizzato nei "capriccetti" e nelle stizze di Aurora e nelle prediche paternalistiche di Chance che dopo un po' cominciano ad essere tediose... (risultati ben diversi erano stati raggiunti nel bellissimo "La vendetta di Adis" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/10/la-vendetta-di-adis-di-anne-hampson.html) E sono proprio queste schermaglie, troppo ripetute e banali, che dopo un po' rallentano il ritmo del romanzo rendendo i capitoli centrali un po' tutti uguali e monocordi...  Peccato che l'Autrice si concentri su particolari banali o dispersivi (pure su personaggi secondari di contorno che formano "il gruppo di escursionisti"), senza sfruttare fino in fondo la bellezza selvaggia della foresta canadese, che di per sé, se fosse stata messa in primo piano, avrebbe arricchito il romanzo dandogli la giusta vibrazione avventurosa... invece niente, calma piatta e qualche screzio e marachella piccata tra Aurora, Chance e dell'invidiosa Heather che  fa di tutto per "rompere le uova nel paniera" (onde poi piangere come una bambina a fine romanzo con Aurora che l'abbraccia), ed è solo l'arrivo improvviso (e con pochissima suspense) di un orso, a ricordarci che i due protagonisti sono immersi in una foresta completamente isolati dal mondo circostante... peccato che la scena abbia quasi zero thrilling, visto che "basta che Aurora batta un piede" e l'orso fa subito dietrofront... Insomma, un romanzo che alla fine risulta discreto, ma niente più di questo: era partito con buone premesse, via via sempre più ammosciate da un ritmo senza nerbo e qualche prolissità di troppo, anche se in generale la psicologia e l'emotività dei personaggi risulta ben tratteggiata. Pochissimo presente l'eros fisico, dosato col contagocce.


Gli stralci più belli: "Quello che desiderava veramente sembrava ingenuo, irreale e romantico. Aurora Fairhust voleva un'avventura. Voleva svegliarsi una mattina senza sapere cosa le sarebbe successo nelle successive ventiquattro ore. Voleva qualcosa di magico, voleva danzare con la vita. Ridere e vivere, esplorare qualcuno di quei misteri di cui era sicura il mondo fosse fatto. Voleva esplorare se stessa, le proprie possibilità, la propria forza, le proprie debolezze, i lati del proprio carattere che le convenzioni sociali avevano represso e che suo padre e Douglas avrebbero disapprovato. Il matrimonio e Douglas, decise alla fine, non l'avrebbero sottratta alla trappola, ma solo immersa in una triste, piatta vita in cui sarebbe stata solo un'ombra, come sua madre. Aurora dovette ammettere che una parte di lei ancora inesplorata sarebbe morta se avesse sposato Douglas."

"La foresta invece era buia, piena di misteri che le incutevano terrore, per non parlare degli orsi. La radura aveva attenuato la sua paura iniziale per quella regione selvaggia, ma ora doveva affrontare di nuovo un mondo sconosciuto e non le piaceva affatto."

"Perché non si rendeva conto di quello che le stava facendo? Ma come osava prendersi gioco di lei? Usava quella dannata virilità per annullare le sue difese nel momento in cui lei ne aveva maggior bisogno?" (...) "Si incamminarono, ma la paura di Aurora per quella foresta buia era stata sostituita da una ancora più angosciante, la paura di un uomo dagli occhi neri e minacciosi. Perché reagiva in quel modo con lui? (...) Stava inconsciamente cercando di medicare le ferite del passato, di dare ascolto alla parte più audace di se stessa che cercava di emergere?"

"Ora che non doveva più sostenere lo sguardo di quegli immensi occhi neri, le riusciva più facile odiarlo. Era arrogante, egocentrico, troppo sicuro del proprio fascino, perfido, irragionevole..."

"Il suo mondo? Adesso, questo mondo sembrava essere il suo. L'altro era tanto lontano nel tempo e nello spazio e per niente reale. Era un mondo che la teneva prigioniera, come una principessa imprigionata in un castello di ghiaccio."

"Le labbra di Chance si posarono sulle sue e un momento che le era sembrato sfocato come un sogno divenne tremendamente reale. Per un istante, Aurora cercò di ribellarsi, di riportare alla mente il disprezzo che provava per lui. Poi le sue labbra risposero a quel bacio con l'impeto selvaggio di una tigre tenuta troppo a lungo in gabbia, troppo a lungo domata."

"Sai cosa mi preoccupa maggiormente, Aurora? Il fatto che tu abbia così poca stima di te stessa da permettere a qualcuno di servirsi di te." (...) "Sven. Douglas. Suo padre. Avrebbe mai conosciuto un uomo capace di amarla per quella che era? O forse era lei che non si lasciava amare?" Chance la osservava attentamente. All'improvviso le cinse la vita, tirandola verso di sé. (...) Fu un bacio rude, rabbioso, e Aurora ebbe la netta sensazione che fosse un modo di punirla per la sua arrendevolezza a una vita programmata dagli altri e un incentivo a sfidarla a scoprire la vita da sola. Le sue labbra le ordinavano di rispondere e poi, all'improvviso, la lotta ebbe fine e la scoperta cominciò. All'inizio fu solo un sussurro, che divenne poi una leggera brezza e quindi un vento, violento come quelli che precedono la tempesta. Nel profondo di Aurora si spalancò una porta che lei aveva sempre cercato di tenere chiusa. Tutto il passato e il futuro svanirono nel nulla, sostituiti da un'intensa sensazione di vitalità che pulsava nelle sue vene annientando tutto il resto. 

Non era distruzione, ma una resurrezione. Per la seconda volta nella sua vita si sentì liberata da ogni costrizione. Una natura rapace come quella di un'aquila scaturì dall'intimo di Aurora per incontrarsi con quella altrettanto rapace dell'uomo che voleva possedere le sue labbra. Si trovò intrappolata in un vortice di passione, di estasi, e un fremito di piacere la assalì, rendendo il suo corpo un inferno di sensazioni. (...) Era come se lui le avesse posto un sigillo per sempre. Non sarebbe stata mai più quella di dieci minuti prima. Con quel bacio l'aveva liberata da una vita che lei credeva dovesse durare per sempre, ma l'aveva richiusa in un'altra trappola. Ma lui se ne rendeva conto? Dai suoi occhi non traspariva alcuna indicazione." 

"Non voglio diventare schiava del mio nome e della mia posizione sociale! (...) Quanti uomini avrebbero ceduto alla tentazione, sussurrando bugie che sarebbero state rivelate solo alla luce del giorno? Aurora sospirò (...) Forse un istante fuggitivo rubato al tempo, un momento trascorso con Chance Cody sarebbe valso il prezzo di un po' di sofferenza."



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