Recensione a "Winter" di Asia Greenhorn



Uno scritto di Lunaria

Trama: Winter si è appena trasferita da Londra a Cae Mefus, nel nord del Galles, in seguito al malore della nonna, ricoverata d'urgenza all'ospedale. Una nuova famiglia accoglie Winter, orfana di padre e madre. Sembra che per la ragazza inizi una nuova vita, ma a scuola Winter conosce e si innamora di Rhys, un ragazzo dal quale la famiglia presso cui Winter alloggia, i Chiplin, cercano di metterla in guardia. L'attrazione però è reciproca, e Winter scopre che anche Rhys la corrisponde: l'attrazione li travolge, l'energia che sprigiona dal loro contatto diventa inspiegabile e pericolosa. Mentre delle aggressioni si verificano nella cittadina, anche Winter viene presa di mira e inseguita, una notte, nel bosco.
Winter si metterà alla ricerca della verità: la morte dei genitori, il malore della nonna, il misterioso ciondolo di cristallo che indossa fin da piccola e che in qualche modo la protegge, anche da Rhys: ma perché?

Qualche stralcio, per dare l'idea dello stile narrativo:

Era all'ospedale. Il ronzio dei macchinari che tenevano in vita la nonna era un rumore orrendo che sembrava lacerarle i timpani. La nonna continuava a rimanere immobile e Winter studiava il movimento quasi impercettibile e irregolare del petto, respiri lunghissimi, strascicati. Mentre si chiedeva se al precedente ne sarebbe seguito un altro, sentiva le lacrime rincorrersi sulle guance.
E d'improvviso fu troppo. Winter lasciò la stanza e si lanciò nel corridoio. Le mancava l'aria. Non riusciva a respirare.
Doveva fare in fretta... C'erano tante porte e non ricordava più da che parte fosse l'uscita. Ne varcò una a caso e si ritrovò sulle scale. Iniziò a scendere tre gradini alla volta, una rampa dopo l'altra.
Scale e ancora scale.
Salivano e scendevano e non arrivavano da nessuna parte.
Winter cominciò ad urlare.

Fu il suo stesso grido a svegliarla.
Con la tachicardia più violenta che avesse mai avuto, Winter barcollò fino al bagno per sciacquarsi la faccia, cercando di allentare la tensione.

"Dio", pensò Winter vedendolo, "devo avere un aspetto orrendo!"
Il peggio era passato e si sentiva svuotata e stranamente calma. Ma il pianto le aveva lasciato sul viso una devastazione di lacrime e mascara colato.
Il bambino infatti esitò per qualche istante. Le iridi di Winter erano dischi argentei e liquidi negli occhi arrossati, e brillavano di una luce talmente triste...

Si svegliò più stanca di quando era andata a dormire, avvolta in un bagno di sudore. Si sentiva indifesa, esposta, quasi che le ombre del sogno l'avessero seguita nella soffitta. La sua mano salì al collo per toccare la vecchia catenina d'argento.

Quel giorno, Winter entrò in aula a testa bassa. Dopo il modo in cui gli incubi l'avevano svegliata, contemplare le proprie occhiaie allo specchio le aveva dato un nuovo moto di sconforto. Circonfusi di quell'alone nero, gli occhi brillavano umidi e affossati.

Winter era immobile, come pietrificata. Non poteva fare altro che attendere, assordata dal martellare stesso del suo cuore, mentre la figura sottile e nervosa del suo aggressore avanzava verso di lei.
Non di nuovo!, supplicò con gli occhi dilatati dall'angoscia. Non era possibile, eppure stava succedendo ancora: la radura, il rumore dei passi, l'aria della notte che per la prima volta le faceva paura...
Non l'aveva sentito arrivare.
Riuscì a convincere il proprio corpo a muoversi, scattò veloce, ma mentre correva qualcosa di denso, vischioso, le appesantiva i vestiti, qualcosa di umido e caldo che impregnava la stoffa. Era sempre più pesante e le dava un senso di orrore.
Winter dovette fermarsi, si passò le mani sulla maglietta fino a sentirle bagnate. Il suo istinto sapeva cos'era, l'aveva capito sin dall'inizio, da quell'odore dolciastro, rugginoso...
Sollevò le mani al viso e urlò vedendole piene di sangue.
Ce n'era dappertutto. Impregnava il terreno rendendolo scivoloso, tutto il suo corpo ne era intriso...

Era possibile essere sconvolte dal ricordo di un amore che non era mai esistito? Che era divampato e si era consumato in un battito di ciglia?

Ciocche scure sfuggite all'acconciatura incorniciavano un viso di porcellana. Gocce d'acqua le scivolavano lentamente lungo il collo. Rhys si costrinse a dire qualcosa per distrarre la propria attenzione da lei. Sapeva che il suo sguardo doveva essersi fatto fin troppo intenso.
"Nemmeno io ero attento", mormorò chinandosi a raccogliere la borsa che le era sfuggita di mano.
Gliela porse e e loro dita si sfiorarono fuggevolmente, il contatto di un istante. Accadde così all'improvviso da strapparle brividi, da congelarle il pensiero. Era folle, inspiegabile, ma Rhys Llewelyn pervase in un momento ogni battito del suo cuore, ogni suo respiro, divenendo l'essenza stessa del suo sangue.
A Winter parve di annegare in acque tiepide e dolcissime, d'esserne pervasa in ogni scintilla della sua consapevolezza.

Rabbrividendo nell'aria novembrina, la ragazza cominciò a correre verso il bosco, nella speranza di accorciare il tragitto. Si immerse tra gli alberi, senza curarsi del pantano del sottobosco in cui continuava a sprofondare. L'aria era acre di muschio e di funghi tardivi, più umida e calda che in paese.
Winter passò in fretta sul tappeto di foglie cadute. Lasciò il sentiero e si inoltrò in mezzo alla vegetazione, guidata solo dal proprio senso dell'orientamento.
Non si era spinta spesso da quelle parti. Quando il suo percorso si interruppe su una brusca discesa si immobilizzò per decidere che direzione prendere. Non c'era vento, e in mezzo al ticchettio delle gocce tra i rami e ai continui richiami degli uccelli, riuscì a distinguere un rumore lontano di acqua corrente (...) Mentre avanzava lungo il greto del fiume, riuscì finalmente a scorgere un piccolo ponte di legno. Vi si diresse di corsa. Appena mise piede sulle assi, tuttavia, la sensazione di non essere sola le diede un brivido.
Camminò sul ponticello, lentamente, continuando a guardarsi attorno, mentre la nebbia sembrava inghiottire ogni rumore. Poi, le parve di vedere una sagoma appena distinguibile tra i tronchi degli alberi, un solo istante prima che tornasse a confondersi con le ombre.

Pochi sapevano... lei stessa ci aveva messo tutti quei mesi a capirlo. Ma poi a che scopo ricordare se agire era impossibile? Improvvisamente si sentiva vecchia e inutile, uno scrigno di ricordi tristi che sarebbero morti con lei.
"A cosa serve testimoniare?", aveva chiesto prima di compiere 10 anni.
Il nonno le aveva rivolto uno dei suoi sguardi severi.
"Per trasmettere", era stata la sua risposta.
Forse solo adesso ne capiva il senso.

Stare tra le braccia di Rhys le dava una sensazione meravigliosa e quasi sconosciuta che era dolcissimo esplorare. Lo desideravano entrambi da tanto - ogni sguardo scambiato, ogni parola, ogni sorriso - ma avevano dovuto tacerlo a lungo.
Il tempo pareva essersi fermato tra le vecchie rovine, e Winter sentiva le mani fresche del vampiro attorno alle sue, stringerla con lo stesso desiderio inesperto e timido che provava lei.
Era tutto perfetto. Per una volta una bolla di cristallo sembrava proteggerli.
I capelli di Rhys le sfioravano la fronte e, mentre osservava la calda sfumatura rossa dei suoi occhi, il cuore le batteva fortissimo...
Poi sangue. Sangue che lacrimava dalle sue ciglia, macchiando l'alabastro puro del viso, sangue che colava tra le sue labbra mentre lo sguardo si spegneva.
Winter sorresse il corpo del vampiro, piangendo quando la vita lo lasciò.


Commento critico all'opera: "Winter" di Asia Greenhorn è ascrivibile al genere "Urban Fantasy", portato alla ribalta dal più celebre "Twilight"e che nel giro di pochi mesi ha portato ad un'invasione di saghe & trilogie tutte basate su una storia d'amore tra un'umana e un vampiro/licantropo/angelo caduto o - tanto per variare - storie di ibridi (sirene, vampire, licantrope...) che devono salvare il mondo da qualche associazione criminale intenzionata a portare caos e distruzione.
"Winter" non si discosta da questo canovaccio, che ormai è davvero abusato e spremuto fino all'osso, tanto che possiamo parlare di un vero e proprio trend commerciale, che ripropone persino copertine sempre con la stessa grafica:





Diventa difficile quindi giudicare l'onestà di questa moda (chi ha buona memoria si ricorderà anche di analoghe mode musicali: Power Metal, Nu Metal, Symphonic Metal...); solitamente, si arriva alla saturazione dell'offerta e alla conseguente implosione del trend col risultato che nei mercatini dell'usato i libri meno celebri del genere, e che pure hanno tentato di "cavalcare l'onda saltando sul carrozzone dell'Urban Fantasy" si troveranno a prezzi irrisori e saranno solo i nomi "più celebri" a vivere di rendita (e nella memoria del pubblico).
Fatta questa doverosa premessa, focalizziamoci ora su "Winter". Come ho detto, il libro si ascrive in pieno nell'Urban Fantasy, seguendo tutti i cliché letterari di tale genere (dalla copertina con dama gotica, alla storia d'amore contrastata tra un'umana e un vampiro, ovviamente buono e innamorato) per cui, non brilla né per originalità né per innovazione (ammesso e non concesso che un genere come l'Uban Fantasy, di per sé già così esile dal punto di vista culturale e concettuale, rivolto a teen agers e per sua stessa impostazione, rinchiuso in steccati ben precisi, possa ammettere una qualche evoluzione o innovazione). Tuttavia, se l'originalità non è il suo punto forte (ma questo vale anche per tutti quei romanzi usciti dopo "Twilight", "Fallen" e la saga infinita dei "Diari dei vampiri" creata da Lisa Jane Smith), c'è da dire che tutta la prima parte, dove l'Autrice ci presenta Winter e il suo arrivo a Cae Mefus, risulta ben architettata e orchestrata, nel ritmo e nei dialoghi. Curiosamente, ciascun capitolo (ben 101) è formato da appena 2-3 pagine e questo rende la lettura veloce (anche troppo). Un calo di tono e un certo impaludamento lo si avverte soprattutto nella terza parte, quella conclusiva: è come se si avvertisse che l'Autrice "abbia il fiato corto", e infatti i combattimenti tra vampiri e umani, il rapimento e la chiusa finale sono esigui e sintetici, come se l'Autrice avesse avuto fretta di chiudere il libro "allungando il brodo". Trattandosi comunque di un libro che viaggia sulle 400 e più pagine, questa scelta espressiva lascia un po' perplesse, anche perché si sarebbe potuto evitare tutte queste pagine e "finire prima" la vicenda. Un altra pecca, a mio parere, sono i personaggi antagonisti, i vampiri che danno la caccia a Winter, (ben poco delineati, dal punto di vista psicologico, tanto che non sempre si riesce a stare dietro all'intreccio della vicenda, capendo "chi fa cosa a chi"), ma forse questa è una scelta voluta, infatti il finale lascerebbe intendere un seguito, e quindi potrebbe essere che i personaggi in questione (la società dei vampiri contrapposta alle "Famiglie" umane) vengano sviluppati meglio in un secondo eventuale seguito alle avventure di Winter. Comunque, tolto il purtroppo inevitabile accostamento ai "diktat concettuali di Twilight" (per inciso, un libro che mi è piaciuto pochissimo e che trovo davvero sopravvalutato in modo imbarazzante), la vicenda che Asia Greenhorn racconta non è male, e svolge il suo compito: intrattenere con una lettura di svago, con belle e delicate scene d'amore dal taglio "teen". Ci si affeziona ai personaggi, a Winter e a Rhys; certo, qui non c'è traccia di horror (gli omicidi sono narrati con tono decisamente "soft", Rhys e i suoi amici sono "vampiri buoni") e il romanzo è espressamente in linea con le aspettative del target a cui è rivolto: adolescenti di 12, 14 anni; il che non significa che una 30-40 enne non possa apprezzare tale atmosfera ricordandosi i primi amori tra i banchi di scuola...

In conclusione, "Winter" è un libro adatto per intrattenere svagando la mente della lettrice, un libro che, tutto sommato, per quanto si porti appresso quella fastidiosa zavorra sotto la sferza di "Twilight", si ha voglia di leggere fino alla fine, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo (io ci ho messo circa 2 mesi a leggerlo tutto), magari prima di addormentarsi o nei ritagli di tempo (alla fermata del pulman, mentre si aspetta ecc.). 
Certo, come ho scritto nella premessa, il genere Urban Fantasy è quello che è: a voi la scelta se amarlo o disprezzarlo. Io sono abituata a spaziare tra generi, e di tanto in tanto leggo qualche romanzo a tema Urban Fantasy:



http://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2018/10/recensione-dark-heaven-la-carezza.html



http://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/recensione-twilight.html



http://intervistemetal.blogspot.com/2018/09/recensione-la-ragazza-del-vampiro.html






Storie e personaggi sono spesso intercambiabili tanto che si ha l'impressione di trovarsi sempre di fronte allo stesso libro e alla stessa autrice... sotto pseudonimi diversi. Comunque, dal momento che un prodotto cartaceo o musicale non deve per forza essere sempre originale per essere apprezzato, (anche perché ormai credo che ci sia ben poco da "innovare e scoprire") consiglio di leggere "Winter" a tutte coloro che cercano un libro che faccia compagnia e che intrattenga in queste interminabili notti d'inverno.







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