"Il Cavaliere Bianco" di Connie Mason (Romanzi Storici)


Trama:  Il principe Edoardo d'Inghilterra ha ordinato al prode Lionheart di prendere il castello gallese di Cragdon, ma un giovane guerriero dalla cappa candida in sella a un bianco destriero si oppone ai suoi attacchi, guidando i difensori con coraggio e audacia. Quando però l'affascinante inglese riesce a fare irruzione nella fortezza, non trova traccia del Cavaliere Bianco, come ha battezzato l'odiato avversario. Ad attenderlo c'è invece Vanora, la fiera e bellissima signora del maniero. Presto tra i due comincia una nuova battaglia e Lionheart si ritrova a combattere contro una forza sconosciuta e ancor più potente: l'amore.

Commento critico di Lunaria:  Ambientato in Galles, nel 1258, al tempo della guerra contro gli inglesi, racconta dell'assedio al castello di Lady Vanora, Cragdon, poi espugnato dagli odiati nemici inglesi. Ma la bella, orgogliosa e coraggiosa Lady Vanora scende in campo, armata di elmo e spada, disorientando gli assalitori, primo fra tutti Lionheart...  "Il Cavaliere Bianco" di Connie Mason mi è piaciuto molto: una scrittura elegante con la descrizione dei paesaggi, un po' di lessico militare nella descrizione degli eserciti in lotta e degli intrighi politici e un'analisi psicologica molto accurata dei personaggi. Nelle scene dove Vanora combatte mascherata da Cavaliere Bianco, come non pensare alle Dee della guerra Atena e Bellona? E un riferimento cinematografico su tutti: la saga di "Fantaghirò"! Ma anche, Lady Oscar, la Principessa Zaffiro e Sailor Uranus!
 
Ma c'è di più: l'Autrice mette in bocca a Vanora una frase che strizza l'occhio all'emancipazione femminile: "Spero che un giorno una donna possa scegliersi il marito e che il matrimonio sia un'unione paritaria. Forse non vivrò abbastanza a lungo da vederlo, ma sono sicura che quel momento arriverà." Quella predizione lo lasciò interdetto. Lionheart non riusciva a immaginare un mondo in cui le opinioni delle donne contassero quanto quelle maschili. Peccato che però l'Autrice, Connie Mason, abbia inserito l'elemento cristiano (Vanora è religiosa e in più è presente anche il personaggio del prete, poco credibile, perché la Mason lo fa parlare come un prete di adesso, e non certamente come un prete del 1258! :P ) e nessun elemento "stregonesco" e pagano che non avrebbe guastato... anche se mi rendo conto che storicamente l'Autrice ha voluto dare spazio alle credenze del tempo, inserendole nella psiche dei personaggi. C'è da dire però che malgrado la patina cristiana del periodo, ci sono diversi passaggi piuttosto audaci (ma mai volgari) che non ci si aspetterebbe, a livello di scrittura erotica: le reazioni psico-fisiche di Vanora alla seduzione di Lionheart sono descritte nei dettagli, soprattutto nella prima parte dove ancora Vanora deve lottare tra sé e sé contro le inibizioni interiori, atteggiamento comune di quasi tutte le donne di fronte ai primi approcci sessuali ("Bruciava di desiderio e allo stesso tempo deplorava la propria natura sfrontata, si inarcava contro di lui e piangeva la perdita dell'innocenza"). Certamente, però, le pagine più appassionate e hot riflettono solo un'aspettativa sessuale e sentimentale tipicamente femminile, e piuttosto che essere una "fotografia" della realtà (men che meno della cruda realtà di quel tempo, basata su matrimoni di interesse e su razzie e "ius primae noctis") sono piuttosto una forma di ideale e fantasticheria irraggiungibile.

Qualche stralcio dell'opera, per dare un'idea dello stile:

Il campo di battaglia era rosso di sangue. Combattendo sotto il vessillo del giovane Principe Edoardo d'Inghilterra, Lionel de Coeur, conosciuto in tutto il regno come Lionheart per il suo valore, brandiva la spada con forza e abilità (...) Con la spada imbrattata di sangue, Lionheart si guardò intorno nel campo di battaglia e si rese conto che gli unici uomini ancora in piedi erano i suoi. (...) Lionheart riportò lo sguardo sul castello e studiò i bastioni, chiedendosi quanto tempo ci sarebbe voluto per abbattere le mura e fare irruzione all'interno. (...)
Maneggiando con abilità sia la spada sia l'azza, Lionheart tenne lo sguardo puntato sul Cavaliere Bianco: l'arma che questi brandiva pareva più leggera del suo spadone, ma l'abilità era pari alla sua (...) C'era qualcosa che lo provocava nel Cavaliere Bianco.
(...) All'improvviso il sole scomparve dietro le colline, gettando nell'ombra il campo di battaglia, e Lionheart non riuscì più a distinguere il nemico. (...)
 (...) "Non scappate così in fretta. Forse vi serve un assaggio dei piaceri che gusterete nel mio letto", ringhiò Lionheart. L'attirò a sé per un bacio impetuoso. Vanora tenne la bocca chiusa, respingendo l'avido assalto della sua lingua, ma quando l'inglese si premette contro di lei, facendole percepire quanto fosse eccitato, non potè fare a meno di venirgli incontro. Poi se ne rese conto e gli pestò un piede con violenza.
(...) Lionheart passò una notte irrequieta e quasi insonne. Forse il problema era proprio quello: voleva Vanora nel proprio letto. Ormai non mancava molto, si disse soddisfatto: la minaccia di giustiziare i suoi uomini l'avrebbe indotta presto a cedere. Avrebbe potuto costringerla, ma l'uso della forza non gli dava alcun piacere: voleva che le sue donne fossero docili e disponibili. L'idea che Vanora venisse a letto con lui di sua spontanea volontà gli strappò un sorriso: quella donna era fin troppo fiera e indipendente, ma in fondo era sicuro di riuscire a farsi desiderare. La immaginò calda e appassionata e si eccitò subito (...) Le strinse più forte le spalle e la baciò di slancio, con selvaggia avidità, carezzandole la schiena e premendola contro di sé. Capì dalla reazione della giovane che aveva avvertito la sua eccitazione e il bacio divenne ancora più avido e audace. Quella che doveva essere una punizione però divenne qualcosa di inatteso: baciarla e tenere stretto il suo corpo morbido gli piaceva. Nonostante la sua resistenza, il modo in cui la bocca si addolciva e i fianchi si inarcavano dimostrava che quei baci non le facevano orrore, anzi. Vanora rappresentava l'essenza della sua terra, selvaggia e indomabile, forte nel corpo e nella volontà, e lui la desiderava.


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