Recensione a "Winter" di Asia Greenhorn



Uno scritto di Lunaria

Trama: Winter si è appena trasferita da Londra a Cae Mefus, nel nord del Galles, in seguito al malore della nonna, ricoverata d'urgenza all'ospedale. Una nuova famiglia accoglie Winter, orfana di padre e madre. Sembra che per la ragazza inizi una nuova vita, ma a scuola Winter conosce e si innamora di Rhys, un ragazzo dal quale la famiglia presso cui Winter alloggia, i Chiplin, cercano di metterla in guardia. L'attrazione però è reciproca, e Winter scopre che anche Rhys la corrisponde: l'attrazione li travolge, l'energia che sprigiona dal loro contatto diventa inspiegabile e pericolosa. Mentre delle aggressioni si verificano nella cittadina, anche Winter viene presa di mira e inseguita, una notte, nel bosco.
Winter si metterà alla ricerca della verità: la morte dei genitori, il malore della nonna, il misterioso ciondolo di cristallo che indossa fin da piccola e che in qualche modo la protegge, anche da Rhys: ma perché?

Qualche stralcio, per dare l'idea dello stile narrativo:

Era all'ospedale. Il ronzio dei macchinari che tenevano in vita la nonna era un rumore orrendo che sembrava lacerarle i timpani. La nonna continuava a rimanere immobile e Winter studiava il movimento quasi impercettibile e irregolare del petto, respiri lunghissimi, strascicati. Mentre si chiedeva se al precedente ne sarebbe seguito un altro, sentiva le lacrime rincorrersi sulle guance.
E d'improvviso fu troppo. Winter lasciò la stanza e si lanciò nel corridoio. Le mancava l'aria. Non riusciva a respirare.
Doveva fare in fretta... C'erano tante porte e non ricordava più da che parte fosse l'uscita. Ne varcò una a caso e si ritrovò sulle scale. Iniziò a scendere tre gradini alla volta, una rampa dopo l'altra.
Scale e ancora scale.
Salivano e scendevano e non arrivavano da nessuna parte.
Winter cominciò ad urlare.

Fu il suo stesso grido a svegliarla.
Con la tachicardia più violenta che avesse mai avuto, Winter barcollò fino al bagno per sciacquarsi la faccia, cercando di allentare la tensione.

"Dio", pensò Winter vedendolo, "devo avere un aspetto orrendo!"
Il peggio era passato e si sentiva svuotata e stranamente calma. Ma il pianto le aveva lasciato sul viso una devastazione di lacrime e mascara colato.
Il bambino infatti esitò per qualche istante. Le iridi di Winter erano dischi argentei e liquidi negli occhi arrossati, e brillavano di una luce talmente triste...

Si svegliò più stanca di quando era andata a dormire, avvolta in un bagno di sudore. Si sentiva indifesa, esposta, quasi che le ombre del sogno l'avessero seguita nella soffitta. La sua mano salì al collo per toccare la vecchia catenina d'argento.

Quel giorno, Winter entrò in aula a testa bassa. Dopo il modo in cui gli incubi l'avevano svegliata, contemplare le proprie occhiaie allo specchio le aveva dato un nuovo moto di sconforto. Circonfusi di quell'alone nero, gli occhi brillavano umidi e affossati.

Winter era immobile, come pietrificata. Non poteva fare altro che attendere, assordata dal martellare stesso del suo cuore, mentre la figura sottile e nervosa del suo aggressore avanzava verso di lei.
Non di nuovo!, supplicò con gli occhi dilatati dall'angoscia. Non era possibile, eppure stava succedendo ancora: la radura, il rumore dei passi, l'aria della notte che per la prima volta le faceva paura...
Non l'aveva sentito arrivare.
Riuscì a convincere il proprio corpo a muoversi, scattò veloce, ma mentre correva qualcosa di denso, vischioso, le appesantiva i vestiti, qualcosa di umido e caldo che impregnava la stoffa. Era sempre più pesante e le dava un senso di orrore.
Winter dovette fermarsi, si passò le mani sulla maglietta fino a sentirle bagnate. Il suo istinto sapeva cos'era, l'aveva capito sin dall'inizio, da quell'odore dolciastro, rugginoso...
Sollevò le mani al viso e urlò vedendole piene di sangue.
Ce n'era dappertutto. Impregnava il terreno rendendolo scivoloso, tutto il suo corpo ne era intriso...

Era possibile essere sconvolte dal ricordo di un amore che non era mai esistito? Che era divampato e si era consumato in un battito di ciglia?

Ciocche scure sfuggite all'acconciatura incorniciavano un viso di porcellana. Gocce d'acqua le scivolavano lentamente lungo il collo. Rhys si costrinse a dire qualcosa per distrarre la propria attenzione da lei. Sapeva che il suo sguardo doveva essersi fatto fin troppo intenso.
"Nemmeno io ero attento", mormorò chinandosi a raccogliere la borsa che le era sfuggita di mano.
Gliela porse e e loro dita si sfiorarono fuggevolmente, il contatto di un istante. Accadde così all'improvviso da strapparle brividi, da congelarle il pensiero. Era folle, inspiegabile, ma Rhys Llewelyn pervase in un momento ogni battito del suo cuore, ogni suo respiro, divenendo l'essenza stessa del suo sangue.
A Winter parve di annegare in acque tiepide e dolcissime, d'esserne pervasa in ogni scintilla della sua consapevolezza.

Rabbrividendo nell'aria novembrina, la ragazza cominciò a correre verso il bosco, nella speranza di accorciare il tragitto. Si immerse tra gli alberi, senza curarsi del pantano del sottobosco in cui continuava a sprofondare. L'aria era acre di muschio e di funghi tardivi, più umida e calda che in paese.
Winter passò in fretta sul tappeto di foglie cadute. Lasciò il sentiero e si inoltrò in mezzo alla vegetazione, guidata solo dal proprio senso dell'orientamento.
Non si era spinta spesso da quelle parti. Quando il suo percorso si interruppe su una brusca discesa si immobilizzò per decidere che direzione prendere. Non c'era vento, e in mezzo al ticchettio delle gocce tra i rami e ai continui richiami degli uccelli, riuscì a distinguere un rumore lontano di acqua corrente (...) Mentre avanzava lungo il greto del fiume, riuscì finalmente a scorgere un piccolo ponte di legno. Vi si diresse di corsa. Appena mise piede sulle assi, tuttavia, la sensazione di non essere sola le diede un brivido.
Camminò sul ponticello, lentamente, continuando a guardarsi attorno, mentre la nebbia sembrava inghiottire ogni rumore. Poi, le parve di vedere una sagoma appena distinguibile tra i tronchi degli alberi, un solo istante prima che tornasse a confondersi con le ombre.

Pochi sapevano... lei stessa ci aveva messo tutti quei mesi a capirlo. Ma poi a che scopo ricordare se agire era impossibile? Improvvisamente si sentiva vecchia e inutile, uno scrigno di ricordi tristi che sarebbero morti con lei.
"A cosa serve testimoniare?", aveva chiesto prima di compiere 10 anni.
Il nonno le aveva rivolto uno dei suoi sguardi severi.
"Per trasmettere", era stata la sua risposta.
Forse solo adesso ne capiva il senso.

Stare tra le braccia di Rhys le dava una sensazione meravigliosa e quasi sconosciuta che era dolcissimo esplorare. Lo desideravano entrambi da tanto - ogni sguardo scambiato, ogni parola, ogni sorriso - ma avevano dovuto tacerlo a lungo.
Il tempo pareva essersi fermato tra le vecchie rovine, e Winter sentiva le mani fresche del vampiro attorno alle sue, stringerla con lo stesso desiderio inesperto e timido che provava lei.
Era tutto perfetto. Per una volta una bolla di cristallo sembrava proteggerli.
I capelli di Rhys le sfioravano la fronte e, mentre osservava la calda sfumatura rossa dei suoi occhi, il cuore le batteva fortissimo...
Poi sangue. Sangue che lacrimava dalle sue ciglia, macchiando l'alabastro puro del viso, sangue che colava tra le sue labbra mentre lo sguardo si spegneva.
Winter sorresse il corpo del vampiro, piangendo quando la vita lo lasciò.


Commento critico all'opera: "Winter" di Asia Greenhorn è ascrivibile al genere "Urban Fantasy", portato alla ribalta dal più celebre "Twilight"e che nel giro di pochi mesi ha portato ad un'invasione di saghe & trilogie tutte basate su una storia d'amore tra un'umana e un vampiro/licantropo/angelo caduto o - tanto per variare - storie di ibridi (sirene, vampire, licantrope...) che devono salvare il mondo da qualche associazione criminale intenzionata a portare caos e distruzione.
"Winter" non si discosta da questo canovaccio, che ormai è davvero abusato e spremuto fino all'osso, tanto che possiamo parlare di un vero e proprio trend commerciale, che ripropone persino copertine sempre con la stessa grafica:





Diventa difficile quindi giudicare l'onestà di questa moda (chi ha buona memoria si ricorderà anche di analoghe mode musicali: Power Metal, Nu Metal, Symphonic Metal...); solitamente, si arriva alla saturazione dell'offerta e alla conseguente implosione del trend col risultato che nei mercatini dell'usato i libri meno celebri del genere, e che pure hanno tentato di "cavalcare l'onda saltando sul carrozzone dell'Urban Fantasy" si troveranno a prezzi irrisori e saranno solo i nomi "più celebri" a vivere di rendita (e nella memoria del pubblico).
Fatta questa doverosa premessa, focalizziamoci ora su "Winter". Come ho detto, il libro si ascrive in pieno nell'Urban Fantasy, seguendo tutti i cliché letterari di tale genere (dalla copertina con dama gotica, alla storia d'amore contrastata tra un'umana e un vampiro, ovviamente buono e innamorato) per cui, non brilla né per originalità né per innovazione (ammesso e non concesso che un genere come l'Uban Fantasy, di per sé già così esile dal punto di vista culturale e concettuale, rivolto a teen agers e per sua stessa impostazione, rinchiuso in steccati ben precisi, possa ammettere una qualche evoluzione o innovazione). Tuttavia, se l'originalità non è il suo punto forte (ma questo vale anche per tutti quei romanzi usciti dopo "Twilight", "Fallen" e la saga infinita dei "Diari dei vampiri" creata da Lisa Jane Smith), c'è da dire che tutta la prima parte, dove l'Autrice ci presenta Winter e il suo arrivo a Cae Mefus, risulta ben architettata e orchestrata, nel ritmo e nei dialoghi. Curiosamente, ciascun capitolo (ben 101) è formato da appena 2-3 pagine e questo rende la lettura veloce (anche troppo). Un calo di tono e un certo impaludamento lo si avverte soprattutto nella terza parte, quella conclusiva: è come se si avvertisse che l'Autrice "abbia il fiato corto", e infatti i combattimenti tra vampiri e umani, il rapimento e la chiusa finale sono esigui e sintetici, come se l'Autrice avesse avuto fretta di chiudere il libro "allungando il brodo". Trattandosi comunque di un libro che viaggia sulle 400 e più pagine, questa scelta espressiva lascia un po' perplesse, anche perché si sarebbe potuto evitare tutte queste pagine e "finire prima" la vicenda. Un altra pecca, a mio parere, sono i personaggi antagonisti, i vampiri che danno la caccia a Winter, (ben poco delineati, dal punto di vista psicologico, tanto che non sempre si riesce a stare dietro all'intreccio della vicenda, capendo "chi fa cosa a chi"), ma forse questa è una scelta voluta, infatti il finale lascerebbe intendere un seguito, e quindi potrebbe essere che i personaggi in questione (la società dei vampiri contrapposta alle "Famiglie" umane) vengano sviluppati meglio in un secondo eventuale seguito alle avventure di Winter. Comunque, tolto il purtroppo inevitabile accostamento ai "diktat concettuali di Twilight" (per inciso, un libro che mi è piaciuto pochissimo e che trovo davvero sopravvalutato in modo imbarazzante), la vicenda che Asia Greenhorn racconta non è male, e svolge il suo compito: intrattenere con una lettura di svago, con belle e delicate scene d'amore dal taglio "teen". Ci si affeziona ai personaggi, a Winter e a Rhys; certo, qui non c'è traccia di horror (gli omicidi sono narrati con tono decisamente "soft", Rhys e i suoi amici sono "vampiri buoni") e il romanzo è espressamente in linea con le aspettative del target a cui è rivolto: adolescenti di 12, 14 anni; il che non significa che una 30-40 enne non possa apprezzare tale atmosfera ricordandosi i primi amori tra i banchi di scuola...

In conclusione, "Winter" è un libro adatto per intrattenere svagando la mente della lettrice, un libro che, tutto sommato, per quanto si porti appresso quella fastidiosa zavorra sotto la sferza di "Twilight", si ha voglia di leggere fino alla fine, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo (io ci ho messo circa 2 mesi a leggerlo tutto), magari prima di addormentarsi o nei ritagli di tempo (alla fermata del pulman, mentre si aspetta ecc.). 
Certo, come ho scritto nella premessa, il genere Urban Fantasy è quello che è: a voi la scelta se amarlo o disprezzarlo. Io sono abituata a spaziare tra generi, e di tanto in tanto leggo qualche romanzo a tema Urban Fantasy:



http://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2018/10/recensione-dark-heaven-la-carezza.html



http://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/recensione-twilight.html



http://intervistemetal.blogspot.com/2018/09/recensione-la-ragazza-del-vampiro.html






Storie e personaggi sono spesso intercambiabili tanto che si ha l'impressione di trovarsi sempre di fronte allo stesso libro e alla stessa autrice... sotto pseudonimi diversi. Comunque, dal momento che un prodotto cartaceo o musicale non deve per forza essere sempre originale per essere apprezzato, (anche perché ormai credo che ci sia ben poco da "innovare e scoprire") consiglio di leggere "Winter" a tutte coloro che cercano un libro che faccia compagnia e che intrattenga in queste interminabili notti d'inverno.







Recensione a "Innamorata di un angelo"



Trama: "Una mattina ti svegli e sei un'adolescente. Così senza un avvertimento, dall'oggi al domani, ti svegli nel corpo di una sconosciuta che si vede in sovrappeso, odia tutti, si veste solo di nero e ha pensieri suicidi l'84% del tempo.
E io non facevo eccezione".
Questa è Mia, 16 anni, ribelle, ironica, determinata, sempre pronta ad affrontare con tenacia le incertezze della sua età: scuola, compagni, genitori separati, e un rapporto burrascoso con la madre single che la adora, ma è una vera frana in fatto di uomini. Mia insegue da sempre un grande e irrinunciabile sogno: entrare alla Royal Ballet School di Londra, la scuola di danza più prestigiosa al mondo, dove le selezioni sono durissime e il costo della retta è troppo alto per una madre sola. A complicare la sua vita c'è l'amore per Patrick, il fratello della sua migliore amica, un ragazzo così incantevole e unico da sembrare un angelo, che però la considera una sorella minore. La passione per la danza e quella per Patrick sono talmente forti ed indissolubili che Mia non sarebbe mai in grado di rinunciare a una delle due. Fino a quando il destino, inevitabile e sfrontato, la metterà davanti a una delle più dolorose e difficili scelte della sua vita.
"Innamorata di un angelo" è una commovente favola moderna raccontata con travolgente e sottile ironia, intrecciando il reale al sorprendente e all'inaspettato.

Commento di Lunaria: "Innamorata di un angelo" è il primo libro di una trilogia (i seguiti sono "Il mio angelo segreto" e "Un amore di angelo")


e quindi una recensione senza aver letto gli altri due volumi può rendere solo vagamente l'idea del concept, che viene sviscerato pienamente nei seguiti.
(e che, ora come ora, ignoro)

Premesso questo, veniamo al dunque.

Con una copertina e un titolo che "scippano" l'estetica a romanzi del genere Urban Fantasy alla "Fallen" (la dama gotica in nero in copertina e il riferimento all'angelo)




ma che non hanno niente da spartire col suddetto genere (*) se non per una blanda concessione al soprannaturale, alquanto sintetica, citando i tarocchi, e un finale alquanto strano (che, suppongo, avrà una spiegazione nel seguito), "Innamorata di un angelo" è un romanzo incentrato sulle problematiche familiari e sentimentali di Mia, una sedicenne che (non ho dubbi) molte lettrici di quell'età (e anche di qualche anno più piccole) troveranno molto rappresentativa della loro età.

Già, ma chi non ha (più) 16 anni? Bhè, il discorso è lo stesso che facevo parlando di "La ragazza del vampiro" di Heather Brewer:


sono libri pensati esclusivamente per un target di ragazzine, scritti con un "occhio verista" sulla loro realtà e che parlano il loro linguaggio; difficile che una quarantenne o cinquantenne "viva la realtà di Mia" o "la pensi come lei", ma di per sé sono libri che possono essere letti anche da chi 16 anni non li ha più da un pezzo, a patto di non avere pretese di chissà quale "profondità lessicale e concettuale" (per questo tipo di esigenze letterarie ci sono altri libri...).
Detto questo, e considerato che io stessa ero scettica nel mentre che mi leggevo le prime venti\trenta pagine (**) devo ammettere che la storia si fa via via più intrigante e che rispetto ad altre scrittrici, l'Autrice sceglie uno stile narrativo frizzante ed umoristico che spesso serve a sdrammatizzare (vabbè, non è che si debba leggere 24 ore su 24 roba con lo stile deprimente nero pece alla Sergio Quinzio, ci sta anche fare qualche lettura con un libro dallo stile sbarazzino e teen); i capitoli più interessanti, almeno per una lettrice che ricerchi "un po' il dramma", sono soprattutto gli ultimi, quando comincia a subentrare la sfortuna e la disperazione nella vita di Mia (in tal senso gli ultimi 5 capitoli sono quelli che mi hanno "preso di più", e che ho letto tutto d'un fiato, ma lì lo stile si fa cupo, tragico e riflessivo, in antitesi con l'atmosfera sbarazzina e scanzonata dei capitoli precedenti), protagonista che ormai si lascia alle spalle (nolente) le frivolezze festicciole da teen ager pasticciona e simpatica che hanno caratterizzato il libro per più di 100 e passa pagine su eventi come interrogazioni scolastiche, genitori che fanno la predica, shopping, pettegolezzi da teen e balbettamenti da primo flirt (l'autrice si diverte ad inserire particolari umoristici come fiati che sanno di cipolla e cerette disastrose).
C'è da dire che non sono narrate in maniera noiosa (e vanno preso per quello che sono, ovvero istantanee "veriste" verosomiglianti della vita di una teen ager nella media, dei giorni nostri) ma che ad una lettrice "ultratrentenne o cinquantenne" forse potranno provocare un moto di malinconia e nostalgia, visto che tutto quel brio e quelle speranze che hanno Mia o l'amica Nina, noialtre residuate del tempo-che-fu non le abbiamo più... Ma come già dicevo per "La ragazza del vampiro", anche "Innamorata di un angelo" ha un effetto "anti-age" e ci\vi ringiovanisce meglio di una crema all'acido ialuronico... almeno fin tanto che sarete immerse nella lettura (ma il rischio è quello di sentirsi anche dei "pachidermi rimasti al paleolitico" dopo aver letto di adolescenti che flirtano per sms e ascoltano musica con l'i pod...).

Leggerò gli altri due libri? La risposta è nì.
è una trilogia pensata per adolescenti (e non per vecchie cariatidi che sniffano tutt'altro genere di roba letteraria...) che parla "il loro linguaggio" con il loro punto di vista, sebbene, presumo, negli altri due volumi Mia "diventerà adulta per forza" e potrebbe acquistare complessità esistenziale (con relativo registro stilistico più drammatico e meno "teen"); ci ho messo qualche settimana a finirlo tutto leggendo un capitolo al giorno (la mole è di 376 pagine e forse si sarebbe potuto ridurle a 150 o 200, perché certi capitoli o disgressioni sono "un po' impaludanti" e non aggiungono niente al "succo" della vicenda ma suonano come ridondanti riempitivi) ma devo dire che mi sono affezionata a Mia, alla sua simpatia, alle sue battute di spirito, e negli ultimi capitoli ho provato empatia e sofferenza per lei. E poi sì, mi ha fatto anche l'effetto "la vorrei come sorellina minore".
Devo dire che però Patrick, come personaggio maschile, mi ha lasciata del tutto indifferente (non che non sia descritto bene, l'Autrice ha caratterizzato psicologicamente sia lui sia la sorella Nina o vari personaggi secondari, però trovo più affascinanti personaggi maschili "più tenebrosi" come possono essere quelli pensati per romanzi rosa "più da adulta" come "Dopo Mezzanotte" di Teresa Medeiros (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2017/11/dopo-mezzanotte-di-teresa-medeiros.html); ma è comunque difficile che anche le teen ager che stravedono per Edward di "Twilight" - e siamo ben lontani dal romanzo rosa piccante!  - proprio perché "bel tenebroso pericoloso e tormentato" possano stravedere per Patrick, che è costantemente presentato in maniera zuccherosa come un "angelo di bontà", e questo può causare un effetto un po' stuccante e artefatto)

Quindi, in conclusione: "Innamorata di un angelo" è un romanzo molto leggibile, a tratti coinvolgente e con uno stile frizzante, adolescenziale, umoristico, che vira, negli ultimi capitoli, in pagine drammatiche rese molto bene. Certamente, se cercate la complessità linguistica degna di un Torquato Tasso, la decadenza di un Tarchetti o di un d'Annunzio, bhè, andate altrove.
Chi invece avrà voglia di "tuffarsi" nella visione e nell'Io narrante di una sedicenne dei giorni nostri, lo troverà coinvolgente, frizzante e si affezionerà ai personaggi, ridendo con loro, di loro ma anche provando compassione per i loro drammi (che in fondo, sono i drammi esistenziali che toccano tutti, prima o poi: la rottura di un rapporto sentimentale, la delusione, la morte...).
A questo punto non mi resta che vedere un po' come prosegue la vicenda di Mia negli altri due volumi... per valutare nel complesso questa trilogia.  Anche se data la mole (anche gli altri due libri sono voluminosi) sono letture che affronterò più in là (ora sono affaccendata nelle mie solite letture sepolcrali)

Intanto vi lascio comunque i passaggi più emozionanti.

"Dormimmo abbracciate senza il coraggio di parlarci. Come se temessimo di sbriciolare la nostra infanzia, trovandoci ad affrontare, impreparate, un'adolescenza più grande di noi. La sentivo soffrire fra le mie braccia, ma non potevo fare mio quel dolore, avevo già la mia parte di amore non corrisposto con cui fare i conti"

"Smettila di giudicarmi sempre, sei troppo piccola per sapere come gira il mondo! Non è tutto bianco e nero come credi tu, ci sono una quantità di grigi compromessi che neppure ti immagini e che bisogna imparare ad affrontare per andare avanti (...) Anch'io a sedici anni sognavo l'amore puro e perfetto, qualcuno che vivesse per me e solo per me e che mi amasse in maniera totale, esclusiva, per sempre, ma poi ci si scontra con la realtà, che è molto meno romantica della fantasia, e questa realtà è fatta di esseri umani che hanno delle debolezze, esseri umani che fanno errori, come sposare la persona sbagliata, e non puoi condannarli per questo!"

"Non era un problema, è vero, ma mi dispiaceva tantissimo averlo perso. Era un ragazzo speciale e avrei voluto continuare a uscire con lui e divertirci senza niente di più, e non nascondo che avrei voluto continuare a essere corteggiata e riempita di attenzioni, ma non era giusto fargli credere qualcosa che non ci sarebbe mai stato."

"Intendo che, quando trovi la tua anima gemella, senti dentro di te una sensazione di pace e di benessere talmente intensa, da avere l'impressione di essere finalmente arrivato a casa. Ti sembra di conoscere quella persona da sempre, da un'altra vita magari, e ti rendi conto che prima di lei non c'era niente, solo l'attesa di ritrovarla. E dopo che vi siete rincontrati, potresti non vederla per un anno e non cambierebbe niente fra voi due, perché sai di poterti fidare completamente e anche senza anello e senza matrimonio sai che quella è la tua persona ed è solo tua. Per sempre."


(*) Almeno il primo volume; gli altri due non so... Può anche essere che siano a sfondo Urban Fantasy.

AGGIORNAMENTO, FEBBRAIO 2021: Ora che ho letto tutta la trilogia riconfermo che gli elementi soprannaturali sono pochi anche nel II e III volume, con Patrick che si limita a dialogare con Mia e niente più.

(**) Non conoscevo questa autrice, anche se avevo già visto le copertine della trilogia; ho letto "Innamorata di un angelo" solo perché rientrava nell'offerta del "prendi 3 libri usati e paghi 5 euro"; tre libri per 5 euro era un'offerta che mi "attizzava" e così li ho scuciti per i primi due libri della saga di "Fallen" (che peraltro non mi fa impazzire, ma sono una collezionista e ci tengo ad avere tanti libri...) e visto che mancava un terzo libro da scegliere, tra tutti ho preso "Innamorata di un angelo", visto che la copertina è alquanto suadente e "spicca", e pensavo fosse un altro libro del genere Urban Fantasy.



AGGIORNAMENTO SCRITTO A FEBBRAIO 2021, DOPO CHE HO FINITO DI LEGGERE LA TRILOGIA


Il seguito, "Il mio angelo segreto", è quello che mi è piaciuto di meno, per via di certe pagine puerili dove Mia si comporta come una bambina viziata e capricciosa, nei dialoghi con Patrick, e anche lui scende al suo livello (bastino le pagine dove i due battibeccano sulle "fidanzate che Patrick ha avuto prima di Mia"); per intenderci, cose del tipo "non ti parlo più, gnè gnè gnè"; la trama si risolleva solo verso il finale.

Qui riporto gli stralci che mi sono piaciuti di più.

"In realtà credo che l'unica ragione per cui si esca dal coma sia lo sfinimento. Quando veniva a trovarmi Carl, invece, tutto tornava ad essere spaventosamente triste e reale. (...) A sedici anni non dovrebbero capitarti cose del genere, a sedici anni dovresti solo pensare a essere felice e realizzare tutti i tuoi sogni e non essere testimone della morte del tuo ragazzo, la persona più dolce, più buona e generosa del mondo, che annega per salvare il tuo cane. Una morte così stupida per qualcuno che amava il mare e il suo Paese così tanto da imbarcarsi nella Marina Militare Britannica a neanche vent'anni. Nina mi riteneva responsabile, e come potevo darle torto? Anch'io mi ritenevo responsabile della sua morte, per quello avevo voluto farla finita buttandomi nelle stesse acque gelide che avevano inghiottito lui, ma evidentemente non ci ero riuscita, ed ero sempre lì o almeno c'era il mio spirito intrappolato in un corpo immobile che si consumava giorno dopo giorno."

"Tutto si poteva risolvere.
Tutto.
Tranne la nostra morte."

"Non si giudicano mai le persone senza conoscerle, mi ripeteva sempre Patrick, e anche quando le conosci non hai mai il diritto di imporre loro le tue scelte sulla base della tua esperienza."

Il terzo romanzo, "Un Amore di Angelo" è migliore del secondo, con personaggi interessanti e pagine che passano dal comico\umoristico al drammatico. 
La mole dei tre romanzi resta davvero eccessiva, e secondo me la vicenda avrebbe guadagnato ritmo se si fosse sfoltito un po' il numero delle pagine.

"Aveva ragione di nuovo. 
Del resto, la differenza tra un disastro e un'avventura è solo una questione di attitudine."